Gallina guardiana del giardino


Ode alla gallina, guardiana del giardino
e simbolo di sobrio buon gusto.
Il loro allegro girovagare utile per liberarsi,
senza veleni,
di insetti ed erbacce.

di Paolo Pejrone

La Stampa
venerdì 3 aprile 201

Felici e amati, galli e galline vivono liberi tra le balze del mio giardino, un po’ come una volta nei giardini di campagna: l’esperimento è ormai cominciato da due anni e sta dando curiose soddisfazioni. Le minacce incombono dall’alto e dal basso, falchi e volpi sono sempre in agguato, ma bastano, per evitare gli attacchi, il cane, l’amatissimo, certamente non aggressivo Ciadel, un po’ di attenzioni e un po’ di rami alti e riparati, meglio se coperti dalle falde di un tetto. Qualche seme dissotterrato, qualche foglia rovinata, qualche vasetto rovesciato sono ben poca cosa di fronte al loro girovagare allegro e laborioso, così utile per liberarsi a costo zero, e senza veleni, di larve, insetti ed erbacce...

La passione della Lady

Ben lo sapeva Lady Mitford (la famosa madre di tante famose figlie) operosa e attenta padrona di uno dei più eleganti e chiacchierati pollai delle terre d’Albione. La sua era una passione intensa e anticonformista: becchettate, schiamazzi e afrori erano sempre vissuti con quotidiana simpatia. Le galline, tanto più se di razze antiche e locali, da umili animali da cortile, potevano diventare il simbolo di una campagna riscoperta e nobilitata in tutto il suo antico buon senso e il suo sobrio buon gusto... Nei suoi pollai le galline vivevano praticamente libere in grandissimi recinti, quasi dei veri e propri giardini: prati, arbusti e ben solidi muri di pietra erano il segreto della loro felice produttività.

Nella costruzione di un pollaio il «fuori» è sempre stato molto più importante del «dentro»: galli, galline, chiocce e pulcini, in quanto ad alloggio, si accontentano di poco. Basta un piccolo casotto in muratura, imbiancato di tanto in tanto a calce, non troppo freddo né troppo caldo e soprattutto ben difeso dagli assalti di volpi, donnole e faine. L’interno deve essere sempre tenuto pulito, con posatoi per appollaiarsi (consigliati bastoni), trogoli con acqua sempre fresca e nidi accoglienti, meglio in fieno che in paglia, perché si dice che quest’ultima attiri maggiormente acari e pidocchi. Perché i nostri pennuti crescano sani e ruspanti, importantissimo è che si preveda un tratto erboso in cui possano ruspare e piluccare (e perché no?) un gruppetto di piccoli alberi su cui svolazzare d’estate e della cui ombra godere nelle giornate più afose ed anche un po’ di sabbia o cenere in un posto possibilmente asciutto, per strofinarsi le piume e pulirsi. Gli antichi manuali consigliavano di coltivare non distante una verminaia, utilissima non solo per il pollaio, ma anche per il giardino: una palata di terriccio ricco di lombrichi, se data con moderazione, è una vera manna per le sempre golose galline.

Insegnamento contadino

Come insegnavano i contadini d’un tempo, nel giardino, e soprattutto nell’orto, il pollaio può giocare un ruolo davvero fondamentale, così come può farlo una piccola conigliera.

Le foglie più esterne di cavoli ed insalate, le rape e i ravanelli un po’ imperfetti o un po’ invecchiati, non venivano mai buttati: gli avanzi dell’orto (e della cucina) possono essere una vera prelibatezza per conigli e soprattutto per le galline, diventando felice espressione di una micro-economia sostenibile e a chilometri zero. Così come gli sfalci e le erbe estirpate, che vengono accolte con palese gratitudine e con gorgheggi gutturali e compiaciuti. Piccoli gesti che sono all’origine di uno scambio prezioso: il terriccio del pollaio (così come quello della conigliera), è una risorsa ricchissima, sana e biologica: un compost eccezionale, tra i migliori che vi siano. Ne sanno qualcosa qui nell’orto le piante di pomodoro, di melanzane o di fagiolini, le quali, verso metà luglio, ne ricevono solitamente uno strato di quattro-cinque centimetri: con il caldo, la ripresa delle piante e delle conseguenti verdure è sempre immediata e la frescura sulle radici più superficiali efficace. Così, con semplicità e concretezza, può nascere un piccolo e domestico universo, un casereccio modello di organizzazione salutare, equilibrata e virtuosa. Da non escludere a priori.

Paolo Pejrone

Paolo Pietro Egidio Pejrone (Torino, 7 giugno 1941) è un architetto italiano specializzato in giardinaggio e progettazione paesaggistica. Nato in una famiglia di nobile origine, Paolo Pejrone scopre la sua passione per parchi e orti nell'infanzia, trascorsa nella tenuta di Revello, grazie a due contadini della Valselice, Maria e Giovanni, che lo introdussero alla coltivazione delle piante ancora in età prescolare, cui l'architetto ha spesso mandato i propri ringraziamenti pubblicamente.

Laureato in architettura al Politecnico di Torino, si forma in seguito nell'arte paesaggistica con Russel Page. Ha collaborato a lungo anche con lo studio di Roberto Burle Marx a Rio de Janeiro. Dal 1970 lavora in Italia, Francia, Svizzera, Arabia Saudita, Grecia, Inghilterra e Germania come architetto di giardini e parchi sia pubblici che privati.

Collabora da vent’anni con l'Editrice Condé Nast e con numerosi giornali e riviste d'opinione e specialistiche. È stato il progettista del parco di Villar Perosa, di proprietà della famiglia Agnelli. Ha avuto in cura numerosi parchi di ville in Italia e tra i suoi clienti si possono ricordare Mary e Alain de Rothschild, l'Aga Khan Karim, Carlo De Benedetti, Valentino, i principi Borghese, i principi Sanjust, Anna Bonomi Bolchini, Romilda Bollati di Saint Pierre e Isa Parodi Delfino.

È curatore dell’orto attiguo alla basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme. Cura inoltre anche l'orto di Eliogabalo, tra le rovine dell'Anfiteatro Castrense.

Vive nella sua tenuta piemontese di cinque ettari coltivati con metodo biologico, che apre saltuariamente solo a esperti botanici e architetti paesaggisti. La tenuta, conosciuta anche come Giardino di Revello, si trova nel Saluzzese, ai piedi del Monviso.

Oltre all'intensa attività lavorativa, Pejrone ricopre diversi ruoli tra cui il titolo di vicepresidente per l'Italia della International Dendrology Society (I.D.S.), socio fondatore dell'Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio (A.I.A.P.P.), ideatore e fondatore della mostra-mercato "Tre giorni per il giardino" al Castello di Masino, per il Fondo Ambiente Italiano (FAI) e la carica di presidente fondatore della Accademia piemontese del giardino.

Opere

In giardino non si è mai soli. Diario di un giardiniere curioso, Feltrinelli, 2002
Il vero giardiniere non si arrende. Cronache di ordinaria pazienza, Feltrinelli, 2003
I miei giardini, Mondadori Electa, 2008
La pazienza del giardiniere, Einaudi, 2009
Gli orti felici, Mondadori Electa, 2009
Cronache di un giardino, Mondadori Electa, 2010
La pazienza del giardiniere. Storie di ordinari disordini e variopinte strategie, Einaudi, 2011