Italo Calvino


Gallo Cristallo

«C'era una volta un gallo che andava girando per il mondo. Trovò una lettera per strada, la raccolse col becco, la lesse; diceva: Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino, andiamo alle nozze di Pollicino.

Il gallo si mette in cammino per andarci, e dopo pochi passi incontra la gallina:

- Dove vai, compare gallo?
- Vado alle nozze di Pollicino.
- Ci vengo anch'io?
- Se ci sei nella lettera.

E ci guarda; legge:
- Gallo cristallo, gallina cristallina... Ci sei, ci sei: allora, andiamo.

E si mettono in viaggio tutti e due. Dopo un altro po' incontrano l'oca.

- Oh, comare gallina e compare gallo, dove andate?
- Andiamo alle nozze di Pollicino.
- Ci vengo anch'io?
- Se ci sei nella lettera.

E il gallo riapre la lettera e legge:
.- Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa... Ci sei; e andiamo!

Cammina cammina tutti e tre, ed incontrano l'anatra.

- Dove andate, comare oca, comare gallina e compare gallo?
- Andiamo alle nozze di Pollicino.
- Ci vengo anch'io?
- E sì, se ci sei.

Legge:
- Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa... Ci sei; e be', vieni anche tu!

Dopo un altro po' incontrarono l'uccellino cardellino.

- Dove andate, comare anatra, comare oca, comare gallina e compare gallo?
- Andiamo alle nozze di Pollicino.
- Ci vengo anch'io?
- E sì, se ci sei!

Riapre la lettera:
- Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino... ci sei anche tu.

E si misero in cammino tutti e cinque.

Ecco che incontrarono il lupo, e anche il lupo chiese dove andavano.

- Andiamo alle nozze di Pollicino, rispose il gallo.
- Ci vengo anch'io?
- Sì, se ci sei!

E il gallo rilesse la lettera, ma il lupo non c'era.
- Ma io ci voglio venire! disse il lupo.

E quelli, per paura, risposero: ... E andiamo.

Fatti un altro po' di passi, il lupo disse tutt'a un tratto: Ho fame.

Il gallo gli rispose: Io da darti non ho niente...
- Allora mi mangio te!

E il lupo spalancò la bocca e se lo inghiottì sano sano.

Dopo un altro po' di strada, ripeté: Ho fame. La gallina gli rispose come aveva risposto il gallo, e il lupo s'ingollò anche lei. E così fece con l'oca e così con l'anatra.

Rimasero soli il lupo e l'uccellino. Il lupo disse:
- Uccellino, ho fame!
- E che vuoi che io ti dia?
- Allora mi mangio te!

Spalancò la bocca e l'uccellino gli si posò sulla testa. Il lupo si sforzava d'acchiapparlo, ma l'uccellino svolazzava di qua, svolazzava di là, saltava su una frasca, su un ramo, poi tornava sulla testa del lupo, sulla coda, e lo faceva ammattire. Quando il lupo si fu stancato per bene, vide lontano venirsene una donna con una canestra sulla testa, che portava da mangiare ai mietitori. L'uccellino chiamò il lupo:

- Se mi salvi la vita, io ti faccio fare una mangiata di tagliolini e carne, che quella donna porta ai mietitori. Perché lei, quando mi vedrà, mi vorrà acchiappare, io volerò via e salterò da una frasca all'altra. Lei poserà la canestra per terra, e tu potrai mangiarti tutto.

Difatti, venne la donna, vide l'uccellino così bello, e subito stese la mano per pigliarlo, ma quello s'alzò un tantino. La donna posò la canestra e gli corse dietro. Allora il lupo andò alla canestra e mangiò.

- Aiuto! Aiuto! grida la donna.

Arrivano tutti i mietitori, chi con la falce, chi col bastone, saltano sul lupo e l'ammazzano. Dalla pancia saltano fuori sani e salvi il gallo cristallo, la gallina cristallina, l'oca contessa, l'anatra badessa, e insieme all'uccellino cardellino vanno alle nozze di Pollicino.»

Una fiaba marchigiana contenuta in Fiabe Italiane
di Italo Calvino
(Santiago de Las Vegas, Cuba, 1923 - Siena 1985)

Segnalazione di Giulia Grazi

Italo Calvino curò questa raccolta di fiabe, provenienti dalle diverse tradizioni regionali d’Italia, nella metà degli anni Cinquanta. Un paziente e rigoroso lavoro di collezione e classificazione, che tenne impegnato lo scrittore per ben due anni. Il suo interesse per la fiaba è infatti alieno da qualsiasi atteggiamento nostalgico. Possiamo forse avvertire una sfumatura di intima soddisfazione quando Calvino, nell’introduzione all’opera, afferma che il genere “fiaba” «tra gli scrittori e i poeti non conobbe da noi la voga romantica che percorse l’Europa da Tieck a Puskin».

Rimase invece appannaggio completo della cosiddetta letteratura per l’infanzia, risvegliando l’attenzione di letterati e studiosi quasi esclusivamente per motivi di carattere sociologico o etnografico, come nel caso delle raccolte di Pitrè, dell’Imbriani o del Comparetti, collettori e testimoni di un patrimonio ricchissimo, per quanto segnato da stilemi comuni e motivi ricorrenti, come è tipico di tutte le tradizioni orali.

Il ballo di Gallo Cristallo
di Susy Bellucci e Giulio Clementi
Versione dance della fiaba