Arpalice Cuman Pertile
La settimana del pulcino
Lunedì,
chiusin chiusino.
Martedì, bucò l'ovino.
Pio, pio, pio, fè giovedì,
venerdì fu un bel pulcino,
beccò sabato un granino.
La domenica mattina,
avea già la sua crestina.
Arpalice Cuman Pertile
Arpalice Cuman Pertile è nata a Marostica (Vicenza) il 12 maggio 1876. Scrittrice e poetesa dalla feconda vena creativa frequentò a Marostica le elementari proseguendo poi gli studi a Verona, dove si diplomò maestra nel 1894. Non avendo avuto subito la cattedra decise di intraprendere gli studi universitari al Magistero Superiore di Firenze sotto la guida di Enrico Nencioni e Severino Ferrari e nel 1898, prima donna marosticense, prese la laurea. Iniziò subito l'insegnamento a Torino presso l'Istituto per le figlie dei militari e, dall'anno successivo, a Vicenza con la cattedra di lettere nella Scuola Normale. Nel 1904 sposò Cristiano Pertile insegnante di lettere al Liceo Pigafetta di Vicenza che la introdusse nell'ambiente culturale della città reso vivo in quegli anni da personaggi del calibro di Giacomo Zanella, Antonio Fogazzaro, Paolo Lioy, e Fedele Lampertico. Oltre all'insegnamento Arpalice Cuman Pertile fu stimata conferenziera e scrittrice di letteratura per l'infanzia. Tra i suoi volumi più conosciuti si ricordano Fuori dal guscio, Godi e impara, Primi voli, Per le vie del mondo. Fu autrice anche di libri di poesia, di teatro e di narrativa tra cui Per i bimbi d'Italia, Ninetta e Tintirintin, La Divina Commedia narrata ai piccoli d'Italia, La commedia di Pinocchio. Lo scoppio della grande guerra la vide schierarsi tra i non interventisti. Per le sue coraggiose posizioni politiche pagò lo scotto del trasferimento dapprima a Novara e poi a Genova. Il rientro nella città berica avvenne solo nel 1919 dove riprese l'insegnamento. Ma per poco. La riforma della pubblica amministrazione, voluta da Mussolini, le tolse l'insegnamento; nel 1929 furono ritirati tutti i suoi libri dalle scuole dopo l'introduzione del testo di Stato. Invisa al Regime fascista si dedicò alla scrittura e all'insegnamento privato. Morì a Marostica, nella sua casa di Corso Mazzini, il 30 marzo 1958.