Harveypullus
Il Pulcino di William Harvey
7° esercizio - L'addome della gallina e degli altri uccelli
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[207]
EXERCITATIO SEPTIMA. |
7°
esercizio |
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AB
orificio igitur externo per vulvam, ad gallinae uterum sive matricem,
pervenimus; in qua ovum perficitur, albumine cingitur, et testa
contegitur: de cuius situ et positura antequam dicimus, nonnulla de
ventris avium peculiari anatome huc afferenda, et praelibanda sunt. Observavi
enim in pennatis, ventriculum, intestina, aliaque viscera, aliter in
imo eorum ventre sita et constituta esse, quam in pedestri animalium
genere. |
Pertanto
a partire dall'orificio esterno attraverso la vulva giungiamo
all'utero della gallina o matrice nella quale l'uovo viene
perfezionato, viene circondato dall'albume e viene ricoperto dal
guscio. Prima di parlare della sua localizzazione e disposizione, a
questo punto bisogna riferire e accennare alcuni dati relativi
all'anatomia peculiare dell'addome degli uccelli. Infatti nei
pennuti ho visto che lo stomaco, gli intestini e gli altri visceri
sono disposti e strutturati nella parte più bassa del loro addome
in modo diverso da come lo sono negli animali che camminano. |
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Aves fere
omnes duplicem ventriculum nactae sunt; quorum alter ingluvies,
alter ventriculus proprie dicitur. In priori, edulia ingesta
reservantur et praeparantur; in posteriori, conficiuntur et in
chylum transeunt: illum nostrates vocant the
crop or craw; hunc, the
gisard. In ingluvie aves grana integra devorata retinent;
indeque, cum epota aqua madefacta, macerata, atque emollita, in
ventriculum postea transmittunt; [208] ut ibidem molantur et
comminuantur. Cuius rei gratia, pennata fere omnia arenulas,
calculos, aliaque quaedam duriora deglutiunt, et in ventriculo una
cum cibariis servant (dum interim in ingluvie nil tale reperitur);
habentque hunc ventriculum ex duobus crassissimis et robustissimis
musculis (in minoribus avibus carnosis aut ligamentosis) compactum;
ut hoc modo, ceu duobus lapidibus molaribus, binis invicem
cardinibus colligatis, molere cibaria et pinsere possint; vicemque
dentium molarium, quibus carent, calculi suppleant. Hoc pacto
alimenta conficiunt et chylificant; posteaque compressione facta (quemadmodum
ex herbis aut fructibus contusis succum vel pulticulam exprimere
solemus) pars mollior et liquidior sursum attollitur; eamque in
principium intestinorum (quod in illis iuxta ingressum gulae, in
ventriculi parte superiore collocatur) transferunt. Id ita fieri, in
pluribus avium generibus apparet; in quorum ventriculis, si calculi,
aliave duriora et aspera diutius permanserint, a continuo eorum motu
adeo attrita et laevigata cernuntur, ut cibariorum attritioni inepta
sint, ac propterea reiiciantur. Hinc aves, cum calculos eligunt,
lingua probant; et, si nihil asperos senserint, reiiciunt. Hoc modo
ferrum, argentum, et lapillos attritos et propemodum absumptos, in
ventriculo struthionis inveni, atque etiam in Cassoware. Ideoque
vulgo creditur, eos ferrum concoquere, et eodem nutriri. |
Quasi
tutti gli uccelli sono dotati di due stomaci, uno dei quali viene
detto gozzo, l'altro viene correttamente detto stomaco. Nel primo
vengono custoditi e preparati i cibi ingeriti, nel secondo essi
vengono digeriti e si trasformano in chilo* - oggi detto chimo*. Il
primo i nostri conterranei lo chiamano crop oppure craw,
il secondo gisard - oggi gizzard. Nel gozzo gli
uccelli conservano interi i granelli che hanno mangiato, e da qui,
bagnati con l'acqua bevuta, macerati e resi molli, poi li passano
nello stomaco, affinché vi vengano macinati e sminuzzati. Grazie a
ciò, quasi tutti i pennuti deglutiscono granelli di sabbia,
sassolini e alcune altre cose più dure e li conservano nel
ventricolo* - o ventriglio, o stomaco muscolare - insieme al cibo
(mentre invece nel gozzo non si rinviene nulla di questo tipo), e
posseggono questo ventricolo che è reso compatto da due muscoli
assai spessi e robusti (negli uccelli più piccoli sono di
consistenza carnosa o membranosa), affinché in questo modo possano
macinare e triturare i cibi come se si trattasse di due pietre da
mulino collegate tra loro da due cardini, e i sassolini facciano le
veci dei denti molari dei quali - gli uccelli - sono sforniti. In
questo modo sminuzzano gli alimenti e li trasformano in chimo, e
successivamente, dopo che è stata esercitata una compressione (allo
stesso modo in cui dalle erbe o dai frutti schiacciati siamo soliti
spremere un succo o una poltiglia), la parte più molle e più
liquida si porta in alto, e la trasferiscono all'inizio degli
intestini (che in essi si trova in vicinanza dell'istmo - passaggio
tra stomaco ghiandolare e muscolare -
nella parte superiore del ventricolo). Risulta che ciò
avviene in questo modo nella maggior parte degli uccelli, nei cui
ventricoli se i sassolini o altre cose piuttosto dure e rugose sono
rimasti piuttosto a lungo, per il loro continuo movimento risultano
a tal punto logori e levigati da risultare non adatti allo
sfregamento dei cibi e pertanto vengono espulsi. Per questo motivo
gli uccelli, quando scelgono dei sassolini, li esaminano con la
lingua e se hanno sentito che non sono per nulla rugosi, li
rifiutano. Così ho trovato nel ventricolo di uno struzzo del ferro,
dell'argento e dei sassolini levigati e quasi consumati, e anche in
un casuario*. E pertanto la gente crede che essi digeriscono il
ferro e che se ne nutrono. |
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Falconibus,
aquilis, aliisque avibus ex praeda viventibus, si aurem prope
admoveris dum ventriculus ieiunus est; manifestos intus strepitus,
lapillorum illuc ingestorum, invicemque collisorum percipias. Neque
enim falcones refrigerii causa (qui vulgaris accipitrariorum error
est) lapillos devorant, sed ut eorum opera cibum comminuant:
quemadmodum et aliae aves (quibus molendo victui ventriculus
carnosus obtigit) in eundem finem, calculos, vel sabulum, vel quid
aliud simile deglutiunt. |
Se
mentre lo stomaco è digiuno avvicinerai l'orecchio ai falchi*, alle
aquile* e ad altri uccelli che vivono di prede, udirai distintamente
al loro interno dei rumori di sassolini che vi sono stati ingoiati e
che urtano tra loro. Infatti neppure i falchi mangiano i sassolini
per rinfrescarsi (si tratta di un comune errore dei falconieri), ma
per sminuzzare il cibo con la loro azione. Allo stesso modo in cui
anche gli altri uccelli (ai quali è toccato in sorte un ventricolo
carnoso per macinare il nutrimento) inghiottono allo stesso scopo
sassolini o sabbia o qualcos'altro di simile. |
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[209] Avium
igitur ventriculus, intra abdominis capacitatem, infra cor, pulmones,
et iecur, situs est. Ingluvies autem extra corpus, ut plurimum, in
infima colli parte, ad os jugale[1]
haeret: in qua cibaria, ut dixi, emolliuntur solum et praeparantur;
indeque pennata quaedam cibum ita maceratum pullis suis regurgitant,
eosque nutriunt (quemadmodum quadrupedes foetus suos lacte alunt);
ut videre est in omni columbaceo genere, atque etiam spermologis[2]
illis, quos nos rooks
nominamus. Quinetiam apes e floribus collectum mel, et in ventriculo
digestum, domum redeuntes evomunt, et in propria alvearia recondunt:
eodemque modo crabrones et vespae suos foetus nutriunt. Visa etiam
est canis foemina cibos praemansos et semicoctos catulis suis
nutricandis revomere. Ut minus mirum sit, foeminas pauperes
victumque ostiatim quaerentes, prae lactis inopia, infantes suos
cibis, prius in ore suo praeparatis et in pulpam redactis, alere. |
Pertanto
il ventricolo degli uccelli è situato all'interno della capienza
dell'addome, inferiormente a cuore, polmoni e fegato. Ma il gozzo,
che si trova per lo più al di fuori della massa corporea nella
parte più bassa del collo, aderisce all'osso giugale. Nel gozzo,
come ho detto, i cibi si rammolliscono solamente e si preparano, e
da qui alcuni uccelli rigurgitano ai loro pulcini il cibo così
macerato e li nutrono (allo stesso modo in cui i quadrupedi nutrono
i loro neonati con il latte), come è possibile vedere in tutte le
specie di colombi, e anche in quelle cornacchie che noi chiamiamo rooks
- corvo nero Corvus frugilegus. Anche le api tornando a casa
rigurgitano il miele raccolto dai fiori e digerito nello stomaco, e
lo sistemano nei loro alveari; e nello stesso modo i calabroni e le
vespe nutrono i loro feti. È stata vista anche una femmina di cane
vomitare ai suoi cagnolini da nutrire dei cibi già masticati e
semidigeriti. Affinché desti meno meraviglia, le donne povere e che
chiedono cibo di porta in porta, a causa della scarsità di latte
nutrono i loro bambini con dei cibi precedentemente preparati nella
loro bocca e trasformati in una polpa. |
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Intestina in
avibus, a parte ventriculi superiore, ut diximus, oriuntur; et
secundum longitudinem sursum deorsumque (non transversim, ut in
nobis) replicantur. Iisdemque statim sub corde, ad corporis
praecincturam, ubi diaphragma (quo aves destituuntur) in
quadrupedibus situm est, iecur amplum et bipartitum, utrinque (nam
liene carent[3])
collocatum, hypochondria replet: infra iecur ventriculus positus
est; cui subiacent intestinorum volumina, cum plurimis tenuibus
membranis interiectis, aere repletis; quippe in has, ut diximus,
asperae pulmonum arteriae foraminibus hiulcis aperiuntur. Renes (qui
ampli in avibus visuntur) oblongi, et tanquam ex globulis carneis
compositi, nullisque cavitatibus praediti, utrinque spinae, et
arteriae, venaeque magnae descendenti adiacent; et in ampla atque
oblonga ossis coxendicis cavitate sepulti iacent. Ex horum parte
anteriore, secundum longitudinem, ureteres ad cloacam et podicem
ipsum extenduntur; ut deorsum excrementum [210] illuc a renibus
deferant. Est autem in avibus huius seri exigua quantitas, quod
illae parum bibant, et earum nonnullae, nimirum aquilae, nihil
omnino. Nec separatim, ut in aliis animalibus, urina profluit; sed,
ut diximus, in communem cloacam, alvi quoque faecibus dicatam, ex
ureteribus destillat; ut earum etiam hoc pacto exitum facilitet.
Differt hoc lotium in avibus,
atque in aliis animalibus: nam, cum urinae partes duae sint,
serosior una et liquida; crassior autem altera, quae in sanis
hypostasis[4]
nominatur, et in urina iam refrigerata subsidit; aves (contra quam
vivipara animalia) maiorem huius copiam obtinent; eaque, ab altera,
colore albo sive argenteo distinguitur; et non modo in cloaca
reperitur (ubi abundat) alvique faeces circumlinit, sed etiam in
toto ureterum ductu; qui a renum tunicis, hac ipsa albedine
discernuntur. Nec solum in avibus crassior haec materia a renibus
descendens conspicitur; sed in serpentibus etiam aliisque oviparis;
praesertim iis, quorum ovum duriore cortice obducitur. Maior quoque
huius, quam serosae et tenuioris partis, copia: estque consistentiae,
inter crassam urinam et stercoraceum excrementum, mediae; adeo ut
ureteres pertransiens, lac coagulatum sive leviter densatum referat;
forasque eiectum, cito facileque in crustam friabilem concrescat. |
Come
ho detto, negli uccelli gli intestini originano dalla parte
superiore del ventricolo e si ripiegano in alto e in basso secondo
la lunghezza (non trasversalmente, come in noi). E sempre in essi,
subito sotto al cuore, in vicinanza della cintura, dove nei
quadrupedi si trova il diaframma (di cui gli uccelli sono sforniti),
un fegato grosso e diviso in due, disposto su ambo i lati (infatti
non hanno la milza), riempie gli ipocondri: il ventricolo è situato
al di sotto del fegato, sotto al quale si trovano le volute degli
intestini con interposte moltissime sottili membrane ripiene d'aria
- i sacchi aerei. Infatti in esse, come ho detto, si aprono dei
canali ruvidi dei polmoni con dei fori screpolati. I reni (che negli
uccelli appaiono larghi) sono allungati e, costituiti come da
globuli di carne e non dotati di cavità, sono adiacenti ai due lati
della spina dorsale e alla grande arteria e alla grande vena che
scendono, e giacciono sepolti in una grande e lunga cavità
dell'osso dell'anca. Dal loro lato anteriore gli ureteri, disposti
in senso longitudinale, si estendono fino alla cloaca e all'ano, in
modo tale da trasferirvi verso il basso l'escrezione dei reni. In
realtà negli uccelli la quantità di questo liquido sieroso è
poca, in quanto essi bevono poco, e alcuni di essi, cioè le aquile,
non bevono assolutamente nulla. Né l'urina fuoriesce in modo
separato come negli altri animali, ma, come ho detto, gocciola dagli
ureteri nella cloaca comune dedicata anche alle feci dell'alvo, in
modo da facilitare in questo modo anche la loro fuoriuscita.
Quest'urina è diversa negli uccelli, e anche negli altri animali:
infatti, dal momento che le parti che compongono l'urina sono due,
una piuttosto sierosa e liquida, l'altra piuttosto densa che nei
soggetti sani viene detta sedimento e nell'urina già raffreddata si
porta in basso. Gli uccelli (a differenza degli animali vivipari)
posseggono una maggiore abbondanza di questa, che si distingue
dall'altra per il colore bianco o argenteo, e non la si trova solo
nella cloaca (dove abbonda) e si spalma sulle feci dell'alvo, ma
anche in tutto il condotto degli ureteri, i quali si distinguono
dalle tuniche dei reni per questo stesso biancore. Né solamente
negli uccelli si vede questa materia piuttosto densa che scende dai
reni, ma anche nei serpenti e in altri ovipari, soprattutto in
quelli il cui uovo è ricoperto da un guscio piuttosto duro. La
quantità di questo liquido è maggiore rispetto alla componente
sierosa e poco densa, ed ha una consistenza che sta di mezzo fra
un'urina densa e un escremento stercoraceo, tant'è che passando
attraverso gli ureteri somiglia a latte coagulato o leggermente
addensato, e dopo essere stato emesso all'esterno si condensa
rapidamente e facilmente in una crosta friabile. |
[1]
The jugal is a skull bone found in most reptiles, amphibians, and birds.
In mammals, the jugal is often called the malar or zygomatic. It is
connected to the quadratojugal and maxilla, as well as other bones,
which may vary by species. This bone is considered key in the
determination of general traits of the skull, in the case of creatures,
as with dinosaurs in palaeontology, whose entire skull has not been
found.
[2]
In greco spermológos significa raccoglitore di semi, come lo è
per esempio la cornacchia (genere Corvus).
[3]
Oggi la milza negli uccelli viene data come presente: rossobruna e
sferoidale. Nel pollo ha un peso di 3-4,5 grammi ed è disposta a destra
dello stomaco al limite tra parte muscolare e ghiandolare.
[4]
In greco hypóstasis, se riferito all'urina, significa ciò che
rimane sul fondo, cioè sedimento, deposito.