Harveypullus
Il Pulcino di William Harvey


10° esercizio - L'aumento dell'uovo e la sua fuoriuscita

L'asterisco * indica che la voce è presente nel lessico

[215] EXERCITATIO DECIMA.
De ovi incremento, et exitu.

10° esercizio
L'aumento dell'uovo e la sua fuoriuscita

AUDIAMUS Fabricium: Sicuti dicimus, inquit[1], ventriculi actionem esse chylificationem; et testium actionem, seminis generationem; quia in ventriculo chylus, in testibus semen comperiatur: sic ovorum generationem esse pennatorum uteri actionem omnino asseveramus, quod ovum inibi inveniatur. Sed non est haec sola uterorum functio, ut patet; sed ea quoque adnotatur et enumeratur, nimirum ovi augmentum, quod ovo statim genito succedit, quousque perfectum efficiatur et iustam magnitudinem adipiscatur. Etenim gallina non prius naturaliter ovum parit, quam perfectum factum et congruam magnitudinem adeptum fuerit. Igitur uterorum actio, tum ovi generatio, tum augmentum est: augmentum autem nutritionem supponit et includit. Sed cum generatio omnis a duobus perficiatur, videlicet opifice, et materia; agens, in ovorum procreatione, nil aliud est quam instrumenta seu organa proposita, nimirum duplex uterus: materia vero, nulla alia quam sanguis.

Sentiamo Fabrizi* il quale dice: «Come diciamo che l'attività dello stomaco consiste nella fabbricazione del chilo* - oggi chimo* - e che l'attività dei testicoli consiste nella generazione del seme, in quanto nello stomaco viene trovato il chilo, nei testicoli il seme, altrettanto siamo del tutto garanti del fatto che l'attività dell'utero dei pennuti consiste nella generazione delle uova, in quanto proprio lì viene trovato l'uovo. Però la funzione degli uteri non è solo questa, come risulta chiaro, ma viene pure osservata e annoverata soprattutto quella dell'accrescimento dell'uovo che fa immediatamente seguito all'uovo generato fintanto che è diventato perfetto e ha acquisito la giusta dimensione. Infatti la gallina non depone l'uovo in modo naturale prima che sia stato ultimato e abbia acquisito una giusta dimensione. Pertanto l'attività degli uteri consiste sia nella generazione dell'uovo che nel suo accrescimento, e l'accrescimento presuppone e implica una nutrizione. Ma dal momento che ogni generazione viene portata a termine da due agenti, cioè dal creatore e dalla materia, nella generazione delle uova l'esecutore consiste negli strumenti, o organi, descritti, cioè i due uteri, mentre la materia è costituita solamente dal sangue.»

Nos autem brevitati studentes, omissis, ut oportet, altercationibus, ut facile concedimus uteri officium et usum procreandis ovis destinatum esse; ita efficiens adaequatum, ut dici solet, et immediatum, in ovo ipso contineri asseveramus; ovumque, non ab utero, sed ab interno principio naturali sibique proprio, tum generari tum augeri censemus; principium hoc a tota gallina primum vitellum inchoatum, primamve papulam profluere; quod deinde, ceu innatus calor aut natura opifex, vitello inhaerens, ipsum nutrit, augetque: quemadmodum in unaquaque corporis parte facultas quaedam inest, qua ipsae singillatim aluntur et crescunt.

Ma noi, che cerchiamo di essere brevi, dopo aver lasciato da parte, come è opportuno, le dispute, come facilmente concediamo che il compito e l'impiego dell'utero è destinato alla generazione delle uova, così affermiamo che nell'uovo stesso è contenuta la causa efficiente adeguata, come solitamente si dice, e immediata, e riteniamo che l'uovo viene generato e accresciuto non dall'utero, ma da un principio naturale interno e a lui proprio, che questo principio scaturisce da tutta la gallina che ha dato inizio al primo tuorlo o alla prima vescichetta, il quale successivamente, artefice il calore innato o la natura, rimanendo unito al tuorlo, lo nutre e lo fa aumentare. Allo stesso modo in cui in una qualunque parte del corpo è presente un certo potere grazie al quale le parti vengono nutrite singolarmente e si accrescono.

[216] Modum autem quod attinet, quo vitellus albumine augetur, Aristoteles[2] videtur credidisse, in ovis, dum mollibus membranis obvolvuntur, canalem umbilicalem in acuta ovi parte esse (ubi ovi principium statuit), per quem augeatur. Quam sententiam Fabricius[3] reprehendit, negatque ullum talem canalem adesse, aut vitellum ullibi utero adhaerere: atque dubium de eiecti ovi appendicula diluit; dicendo, ovum augeri dupliciter, prout duplex est uterus, superior et inferior; et ovi substantia duplex, vitellus et albumen. Vitellus adaugetur vero augmento, sanguine nempe, qui ad ipsum per venas porrigitur, dum adhuc vitellario appenditur. Albumen autem alio modo adaugetur et accrescit ac vitellus: etenim non per venas, neque per nutritionem, ut vitellus, incrementum suscipit; sed per iuxtapositionem vitello, dum per secundum uterum devolvitur, adhaerescit.

Per quanto riguarda il modo in cui il tuorlo viene accresciuto dall'albume, sembra che Aristotele abbia creduto che «nelle uova, mentre vengono avvolte dalle membrane molli, nel lato acuto dell'uovo c'è un canale ombelicale» (dove ha stabilito il principio dell'uovo) «attraverso il quale il tuorlo verrebbe aumentato.» Fabrizi critica questa affermazione e nega che «esista un simile canale, o che il tuorlo in qualche punto aderisce all'utero.» E chiarisce il dubbio relativo all'appendice dell'uovo deposto dicendo che «l'uovo si accresce in due modi, in quanto l'utero è duplice, superiore e inferiore, e la sostanza dell'uovo è duplice, il tuorlo e l'albume. Il tuorlo si accresce per un vero aumento, appunto grazie al sangue che gli viene recato attraverso le vene mentre è ancora appeso all'ovaio. Invece l'albume si accresce in un altro modo e si accresce come il tuorlo: infatti non acquisisce un incremento attraverso le vene e neppure attraverso una nutrizione come il tuorlo, ma aderisce per giustapposizione al tuorlo mentre scende attraverso il secondo utero.»

Mea autem sententia, ovum ubique eodem modo augetur, quo vitellus in racemo; a principio nempe intrinseco concoquente: hoc solum discrimine, quod in racemo alimentum illi per vasa deferatur, in utero autem iam paratum inveniat quod imbibat. Quippe in omni nutritione et accretione, aequaliter necessaria est partium iuxtapositio, et applicati alimenti concoctio ac distributio: neque haec minus, quam illa, vera nutritio censenda est: siquidem utraque novi alimenti accessu, appositione, agglutinatione, atque transmutatione contingit. Nec minus sane ciceres vel fabae, attracto per tunicas suas terrae humore, quem veluti spongiae imbibunt, vere nutriri dicuntur; quam si eundem per venarum oscula admitterent: et arbores corticibus suis rorem pluviasque absorbentes, aeque vere aluntur ac per radices solent. Verum de nutritionis modo, alibi plura annotavimus. Impraesentiarum nos alia difficultas tenet; nimirum an vitellus, dum albumen acquirit, separationem eius aliquam et distinctionem non faciat; atque ita, dum augetur, [217] pars quaedam terrestrior in vitellum seu medium ovi, tanquam ad centrum, ut Aristoteles voluit, subsidat; pars alia levior eundem circumambiat. Inter vitellum enim, qui adhuc in racemo est, et eum qui in medio perfecti ovi reperitur, hoc maxime interest; quod ille, quamvis luteo colore sit, consistentia tamen magis albumen referat; et coctura, huius instar, crassescat, compactus, viscidus, et in laminas fissilis sit: vitellus vero, qui in ovi perfecti medio est, a coctione friabilis fiat, et consistentiae magis terrestris (non crassae, et glutinosae, albuminis instar), appareat.

A mio avviso l'uovo si ingrandisce ovunque nello stesso modo in cui il tuorlo si accresce nell'ovaio, cioè da un principio intrinseco che digerisce; solo con questa differenza, che nell'ovaio l'alimento gli viene portato attraverso i vasi sanguigni, mentre nell'utero trova già pronto ciò che assorbe. Per cui in ogni nutrizione e accrescimento è ugualmente necessaria la giustapposizione delle parti e la digestione nonché la distribuzione dell'alimento applicato, e questa nutrizione non deve essere giudicata meno vera di quella: dal momento che ambedue avvengono per arrivo, apposizione, agglutinazione e trasformazione di un nuovo alimento. In verità non si dice neppure che i ceci o le fave vengono veramente nutriti dal liquido della terra attratto attraverso le loro tuniche e che assorbono come spugne, come se lo introducessero attraverso delle piccole aperture delle vene, e gli alberi, assorbendo attraverso le loro cortecce la rugiada e le piogge, vengono nutriti altrettanto bene come solitamente accade attraverso le radici. In verità abbiamo riferito in altri punti parecchie cose riguardanti il modo di nutrirsi. Per il momento ci tiene occupati un'altra difficoltà, e cioè se il tuorlo, mentre acquisisce l'albume, non causi una qualche sua separazione e distinzione, e così, mentre si accresce, una qualche parte più terrestre si sposti nel tuorlo o nella parte mediana dell'uovo come se fosse il centro, come ha voluto Aristotele, e un'altra parte più leggera lo circondi. Infatti tra il tuorlo che è ancora nell'ovaio e quello che si trova al centro dell'uovo ultimato, ciò che soprattutto interessa è quanto segue: il primo, anche se è di colore giallo, tuttavia per consistenza somiglia maggiormente all'albume, e con la cottura si condensa come questo diventando compatto e viscido, e diventa divisibile in lamine; invece il tuorlo che si trova al centro dell'uovo ultimato, con la cottura diventa friabile e appare di consistenza maggiormente terrestre (non densa e gelatinosa come l'albume).

 


[1] Pag. 8.

[2] De gen. anim. lib. iii. cap. 2.

[3] Pag. 11.