Harveypullus
Il Pulcino di William Harvey


11° esercizio - Il guscio dell'uovo

L'asterisco * indica che la voce è presente nel lessico

[217] EXERCITATIO UNDECIMA.
De ovi cortice.

11° esercizio
Il guscio dell'uovo

TEMPESTIVUM est, post declaratam ovi generationem, de eius partibus, et differentiis agere. Componitur autem ovum, inquit Fabricius[1], ex vitello, albumine, chalazis duabus, tribus membranis (videlicet, una vitelli propria, duabus totius ovi communibus), et demum cortice. Quibus duo addenda sunt, quae vere ovi partibus annumerari non possunt; alterum est, quaedam exigua cavitas in obtusiore ovi parte intus prope putamen efformata; alterum, perexiguum albumque vestigium, quasi rotunda cicatricula vitelli superficiei adnata. Quorum omnium historia exactius nobis afferenda est, ab externis exordientibus. Ovi exterius operculum (quod cortex et putamen appellatur a Plinio; ovi testa, a Quinto Sereno) est integumentum durum, tenue, friabile, porosum, colore vario; nimirum candido, pallido, rubro, maculato, et punctis distincto: videlicet gallinarum et columbarum, candido; palustrium, pallido; tinnunculi, rubro, ut minium; phasianorum, maculato, punctisque distincto, ut ait Aristoteles[2]. Putamen non omnia ova sortita sunt: [218] Etenim serpentium ova eo destituuntur; et gallinae aliquot solent, raro tamen, sine cortice ovum parere. Putamen hoc quanquam durum est, non tamen aequaliter in omnibus partibus durum apparet; sed durius ad ovi principium et superiorem partem est. Ideoque Fabricius[3] dubitandum ait, ex qua materia, et quo tempore, ovi testa gignatur. Aristoteles[4] enim et Plinius[5] affirmant, corticem non intus gigni, sed cum ovum editum est; et prout exit, ita ab aere externo obdurari, calore externo evaporante humorem. Idque factum, ait Aristoteles[6] ne parenti dolorem moveret, et facilius egrederetur. Quemadmodum ovum, aceto emollitum, in vas stricti orificii facile intrudi dicitur.

Dopo aver esposto la generazione dell'uovo è giunto il momento per occuparci delle sue parti e delle sue differenze. Fabrizi* dice: «L'uovo è composto dal tuorlo, dall'albume, da due calaze, da tre membrane (cioè una appartenente al tuorlo e due in comune a tutto l'uovo), e infine dal guscio. A queste cose bisogna aggiungerne due, che non possono essere correttamente incluse nelle parti che costituiscono l'uovo: una consiste in una piccola cavità, in corrispondenza della parte ottusa dell'uovo, formatasi all'interno in vicinanza del guscio, l'altra è una struttura piccolissima e bianca simile a una piccola cicatrice rotonda che si è formata sulla superficie del tuorlo. Di tutte queste strutture debbo dare una descrizione più accurata, a cominciare da quelle esterne. Il rivestimento più esterno dell'uovo - il guscio (che da Plinio* viene detto cortex e putamen, ovi testa da Quinto Sereno Sammonico*) è un rivestimento duro, sottile, friabile, poroso, di colore variabile, cioè, bianco, giallognolo, rosso, macchiettato e punteggiato. Cioè, bianco quello delle galline e delle colombe, giallognolo quello degli uccelli palustri, rossastro come il minio quello del gheppio*, macchiettato e punteggiato quello dei fagiani» come dice Aristotele. «Non tutte le uova sono dotate di guscio. Infatti le uova dei serpenti ne sono sfornite e alcune galline sono solite deporre un uovo senza guscio, anche se raramente. Anche se questo guscio è duro, tuttavia non si presenta ugualmente duro in tutti i punti, ma è più duro presso il punto dove l'uovo inizia e nella parte superiore.» E pertanto Fabrizi dice che bisogna dubitare da quale materiale e quando il guscio dell'uovo viene generato. Infatti Aristotele e Plinio affermano che «il guscio non si genera internamente, ma quando l'uovo è stato deposto; e non appena esce viene indurito dall'aria esterna in quanto il calore esterno fa evaporare l'umidità.» E ciò accade, dice Aristotele, «per non provocare dolore alla madre e per uscire più facilmente.» Allo stesso modo in cui si dice che un uovo fatto rammollire nell'aceto viene facilmente introdotto in un vaso dotato di un orificio stretto.

Fabricius quidem huic opinioni diu adversabatur; quod ovum duro cortice obductum intus reperisset; idemque mulieres quotidie experiantur, dum extra abdomen digitis ovi duritiem pertentant, ut cognoscant, an gallina mox sit editura ovum, necne. Postea autem, cum accepisset a mulieribus fide dignis, ovorum corticem in exitu ab aere obdurari, qui lentum quendam humorem exeunti ovo circumfusum e vestigio exsiccet, et cortici nondum exacte duro apponat, et induret; atque ipse tandem experientia id comprobasset: mutavit sententiam, putavitque ovum cortice obductum, et constitutionem inter molle et durum adeptum, iam in exitu statim impensius obdurari; concrescente circa putamen e vestigio, propter humoris evaporationem, ut ait Aristoteles, viscosa at tenaci quadam humiditate; cum qua madescens in tota superficie ovum nascitur, et recenti cortici adhaerescens exsiccatur obduraturque, frigido ambiente nonnihil interea conferente. Id quod facile intueberis, inquit, si gallinam domesticam domi habueris, et ovum ei in exitu dextre manu arripueris.

In realtà Fabrizi si opponeva parecchio a questo punto di vista, «in quanto internamente aveva trovato un uovo ricoperto da un guscio duro, e le donne quotidianamente sperimentano la stessa cosa quando dall'esterno dell'addome esaminano con le dita la durezza dell'uovo, allo scopo di sapere se tra poco la gallina sta per deporre un uovo oppure no.» Ma successivamente «essendo venuto a sapere da donne degne di fede che, quando esce, il guscio dell'uovo viene indurito dall'aria, la quale farebbe subito asciugare una certa umidità viscosa che avvolge l'uovo che sta uscendo e si colloca sopra al guscio non ancora duro al punto giusto e lo fa indurire, e infine avendo egli stesso sperimentato ciò» cambiò opinione e ritenne che «un uovo avvolto dal guscio, e dotato di una consistenza tra il molle e il duro, nel momento in cui esce subito si indurisce parecchio, per l'immediato addensarsi intorno al guscio, a causa dell'evaporazione del liquido, come dice Aristotele, di una certa viscosa e compatta umidità, con la quale nasce l'uovo bagnato su tutta la superficie e si asciuga aderendo al guscio recente e si indurisce, mentre nel frattempo l'ambiente freddo si dimostra abbastanza utile. E lo osserverai facilmente (dice) se a casa avrai una gallina domestica e con abilità le sottrarrai con la mano l'uovo mentre sta uscendo.»

In hac Aristotelis sententia diu haeseram, donec me certa experientia contrarium docuit. Quippe compertum habeo, [219] ovum in utero, fere semper duro cortice obductum esse. Et aliquando vidi ovum, e gallina viva exemptum, atque etiamnum calens, sine cortice humiditate tenaci madescens; quod tamen ab humiditate illa circa putamen concrescente, aut evaporescente, ut voluit Fabricius, nihil omnino obduruerat, neque ab aere ambiente frigido permutabatur; sed mollitiem, quam in utero habuerat, retinuit.

A lungo avevo aderito a questa affermazione di Aristotele, finché una sicura esperienza mi insegnò il contrario. Infatti ho appurato che l'uovo nell'utero è quasi sempre ricoperto da un guscio duro. E talora ho visto un uovo tolto a una gallina viva, e ancora caldo, che era senza guscio ed era inzuppato da una forte umidità. Ma nulla di quell'umidità che si condensava o che evaporava attorno al rivestimento si era indurita, come aveva affermato Fabrizi, né veniva modificata dalla fredda aria ambiente, ma conservò la mollezza che aveva posseduto in utero.

Visum est etiam a me ovum e gallina recens prognatum, perfectoque cortice incrustatum, cuticula tamen membranosa, et molli super corticem inducta vestitum; quae membrana ne quidem post ovi ortum concrescebat. Vidi praeterea ovum e gallina natum, undiquaque testa obductum, praeterquam in acuti culminis apice, ubi exigua mollisque quaedam eminentia (qualem forte Aristoteles pro umbilici vestigio habuit) permansit.

Sempre da me è stato visto un uovo appena deposto da una gallina e ricoperto da un guscio ultimato, tuttavia rivestito sopra al guscio da una sovrapposta pellicina membranosa e molle, e questa membrana non si induriva neppure dopo la nascita dell'uovo. Inoltre ho visto un uovo nato da una gallina ricoperto ovunque dal guscio, eccetto che in corrispondenza dell'apice dell'estremità acuta, dove continuò a esserci una sporgenza piccola e molle (quella che forse Aristotele ritenne essere un residuo dell'ombelico).

Fabricius itaque mihi videtur a vero recessisse: neque enim ea dexteritate unquam fui, ut ovum in ipso exitu arripere, idque inter molle et durum reperire potuerim. Et hoc fidenter assero, corticem intus sive in utero, ex materia ibidem oblata confici; et non aliter quam reliquas ovi partes, a formatrice eius facultate plasmari; eoque magis, quod viderim, ovum perexiguum (Fabricius centeninum vocat, et nostrates mulieres gallo adscribunt) crusta tectum, intra aliud gallinae ovum maius, perfectum, et cortice circumcirca obductum contineri. Ovum hoc serenissimo regi Carolo[7], domino meo clementissimo, multis aliis coram spectandum praebui. Eodemque anno in limone maiore dissecto, limonem alterum perfectum, sed perexiguum, flavo cortice obductum reperi. Quod iam crebro in Italia contingere audio.

Pertanto a me sembra che Fabrizi si sia allontanato dal vero, e infatti non ho mai avuto un'abilità tale da essere in grado di catturare un uovo mentre sta uscendo e di trovarlo tra il molle e il duro. Asserisco risolutamente anche quanto segue: il rivestimento viene fabbricato internamente, ossia nell'utero, a partire da materiale messo a disposizione sempre nello stesso luogo, e che viene plasmato in modo non diverso dalle rimanenti parti dell'uovo dal potere formatore dell'utero. Tanto più in quanto ho visto un uovo molto piccolo (Fabrizi lo chiama centesimo e le nostre donne lo attribuiscono al gallo) ricoperto da una crosta, essere contenuto all'interno di un altro uovo di gallina più grande, ultimato e ricoperto tutto intorno dal guscio. Ho offerto quest'uovo al serenissimo Re Carlo I mio clementissimo signore, per essere osservato alla presenza di molte altre persone. Nello stesso anno in un limone più grande sezionato ho trovato un altro limone ultimato, ma molto piccolo, ricoperto da una buccia gialla. Sento dire che ormai ciò accade frequentemente in Italia.

Communis eorum error est, qui hodie philosophantur, quaerere varietatis partium causas, ex diversa materia unde oriantur. Ita medici, varias corporis partes, ex diversa materia, vel sanguinis, vel spermatis, gigni et enutriri asserunt: nempe ex [220] tenuiore materia, partes molles, ut carnem; ex duriore et crassiore, terrestres partes, ut ossa et caetera. Nos autem errorem hunc, nimis pervulgatum, alibi refutavimus. Nec minus illi falluntur, qui ex atomis omnia componunt, ut Democritus; aut ex elementis, ut Empedocles. Quasi generatio nil aliud foret, quam separatio, aut congregatio, aut dispositio rerum. Non est quidem negandum, ut aliquid ex aliquo producatur, haec quae dicta sunt necessario requiri; generatio tamen ipsa ab iis omnibus diversa est. In hac sententia Aristotelem reperio: atque ipsemet postea docebo, ex eodem albumine (quod omnes fatentur similare esse, non autem ex diversis partibus compositum) singulas pulli partes, ossa, ungues, plumas, carnem, caeterasque omnes procreari et nutriri. Praeterea, qui hoc modo philosophantes materialem duntaxat causam assignant, et vel ex elementis sponte aut casu concurrentibus, vel ex atomis varie dispositis, causas rerum naturalium deducunt; quod est in operibus naturae, atque in generatione et nutritione animalium praecipuum, haud attingunt: divinum nempe illud efficiens, et naturae numen (quod summa arte, providentia, et sapientia operatur, omniaque in finem aliquem, sive boni alicuius gratia efficit) non agnoscunt; sed divino architecto honorem derogant, qui non minore artificio et providentia corticem, in ovi tutelam, exstruxit; quam caeteras omnes ovi particulas, ex eadem materia, et per eandem facultatem formatricem composuit.

Un errore comune di coloro che oggi filosofeggiano è indagare da dove originano le cause della variabilità delle parti composte da materiale diverso. Così i medici affermano che le varie parti del corpo vengono generate e nutrite da materiale diverso, o del sangue, o dello sperma; e precisamente, da un materiale più tenue le parti molli, come la carne, da un materiale più duro e più denso le parti terrestri, come le ossa eccetera. Ma io in un punto ho rifiutato questo errore troppo diffuso. E non sbagliano di meno quelli che compongono tutte le cose basandosi sugli atomi, come Democrito*, oppure dagli elementi primi, come Empedocle*. Come se la generazione altro non fosse che una separazione, o una congregazione, o un ordinamento delle cose. Ma non bisogna negare, affinché qualcosa si produca da qualcosa, che necessariamente sono richieste queste cose che sono state dette. Tuttavia la generazione stessa è diversa da tutte tali cose. In questa affermazione scopro Aristotele, e io stesso successivamente dimostrerò che le singole parti del pulcino, ossa, unghie, piume, carne e tutte le altre parti vengono generate e nutrite a partire dall'albume stesso (che tutti ammettono essere uguale, non composto da parti diverse). Inoltre, coloro che filosofeggiando in questo modo attribuiscono solamente una causa materiale, e deducono le cause delle cose naturali o dagli elementi che concorrono spontaneamente o per caso, oppure dagli atomi disposti in vario modo, non raggiungono affatto ciò che è fondamentale nelle opere della natura e nella generazione e nutrizione degli animali. Essendo appunto operante quello divino, non ammettono anche il nume della natura (che agisce con grande perizia, preveggenza e sapienza, e porta tutte le cose a un qualche termine, ossia per qualche vantaggio). Ma tolgono l'onore al divino architetto che ha costruito il guscio a tutela dell'uovo con un'arte e con una preveggenza non inferiore a quella che ha impiegato nel costruire tutte le altre piccole parti dell'uovo partendo dallo stesso materiale e attraverso la stessa capacità formatrice.

Quanquam illa, quae iam diximus, vera sunt, ovum scilicet, etiamnum in utero exsistens, duro cortice muniri; tantopere tamen apud me semper valuit Aristotelis auctoritas, ut non temere ab illa recedendum putem; ideoque credam, quod etiam observationes meae confirmant, huic corticis concretioni, aliquid in ipso eius exitu ab ambiente aere accedere; lentumque illum et lubricum humorem, a quo dum nascitur madet, statim ab eius exclusione indurari. Cortex enim, dum in utero [221] est, multo tenuior, et transparens magis, ac laevi superficie conspicitur; edito autem iam ovo, crassior multo, minus translucidus, et superficie aspera (tanquam polline albissimo adsperso, et nuper accrescente) apparet.

Anche se quelle cose che abbiamo appena detto sono vere, cioè che l'uovo, quando si trova ancora nell'utero, è dotato di un guscio duro, tuttavia per me ha sempre avuto un così grande valore l'autorità di Aristotele da non ritenere di allontanarmene senza motivo; e pertanto io crederei, in quanto anche le mie osservazioni lo confermano, che a questa concrezione del guscio qualcosa si aggiunge dall'aria ambiente al momento stesso della sua fuoriuscita, e che quell'umore viscoso e scivoloso, dal quale è bagnato mentre sta nascendo, subito viene indurito dalla sua fuoriuscita. Infatti il guscio, mentre si trova nell'utero, appare molto più sottile e più trasparente, nonché dotato di una superficie liscia; ma quando l'uovo ormai è stato deposto appare molto più spesso, meno trasparente e con la superficie ruvida (come se fosse stata cosparsa della polvere di farina bianchissima e che da poco tempo si sta aggiungendo).

Liceat nobis, hic dum sumus, aliquantulum exspatiari.

Mentre ci troviamo a trattare di questo argomento ci sia concesso di dilungarci un pochino.

In Scotiae insulis orientalibus desertis, tanta omnis fere generis avium marinarum copia reperitur; ut, si, quae a fide dignis accepi, retulero, verear, ne fabulas maiores narrare videar, quam quas auctores varii, de anseribus Scoticis ex arborum quarundam fructibus, quos nunquam viderunt, in mare delabentibus, prognatis, tradiderunt. Quae ipsemet vidi, bona fide edisseram.

Nelle isole orientali deserte della Scozia si rinviene una così grande abbondanza di quasi ogni tipo di uccelli marini che, se riferirò ciò che ho appreso da persone degne di fede, temo di sembrare che io narri delle favole più grandi di quelle che vari autori tramandarono a proposito di oche scozzesi nate dai frutti di certi alberi che mai avevano visto e che cadevano in mare. Ciò che io stesso ho visto lo racconterò in buona fede nei particolari.

Est insula parva, Scoti Basse [8] nominant (ex hac una, lector, nosce omnes), non procul a littore in alto mari sita, abrupto et confragoso clivo editissima (verius saxum ingens sive scopulum dixeris); haud amplius mille passuum circuitu amplitudo eius clauditur. Huius insulae superficies, mensibus Maio et Iunio, nidis, ovis, pullisque propemodum tota instrata est; adeo ut vix uspiam, prae eorum copia, pedem libere ponere liceat: tantaque supervolitantium turba, ut, nubium instar, solem coelumque auferant; tantusque vociferantium clangor et strepitus, ut prope alloquentes vix audias. Si subiectum mare, inde (tanquam ex edita turri et altissimo praecipitio) despexeris; idem quoquoversum infinitis diversorum generum avibus natantibus, praedaeque inhiantibus opertum videas. Quemadmodum, verno tempore, stagna alicubi ranis refertissima cernuntur: et aprici colles montesque acclives frequentissimis ovium caprarumque gregibus obsessi eminus spectantur. Si circumnavigando imminentem clivum suspicere libuerit, videas in singulis praerupti loci crepidinibus et recessibus, avium cuiuslibet generis et magnitudinis ordines innumerabiles; plures sane, quam illuni nocte sereno coelo stellae conspiciuntur: si advolantes, avolantesque eminus adspexeris, apum profecto ingens examen credas. [222] Haud facile dixerim, quantus reditus quotannis ex plumis, et nidorum foco utilium reliquis, ovorumque coctorum commercio possessori accedat: adeo, quod ipse mihi narravit, fidem exsuperat. Hoc unum, quod ad propositum nostrum propius spectat, potissimum mihi memorabile videtur; estque praefatae multitudinis clarum indicium. Tota haec insula adventantibus candido nitore micat; clivique, tanquam ex albissima creta, fulgent; saxi tamen nativus color obscurus, et niger est. Insulam albam et splendentem reddit crusta ei adhaerens albissima, friabilis, eiusdemque cum ovi cortice consistentiae, coloris, et naturae: adeo omnia eius latera integumento duro, testaque alba friabili superinducta, trullissata sunt. Pars ima, quam reciproca maris unda quotidie abluit, nativo suo colore conspicua, luculenter docet, albedinem illam in summo fucatam esse, et a liquidis avium excrementis, quae cum alvi faecibus elidunt, proficisci; quibus, tanquam ovi testa alba, dura, et friabili, saxum obtegunt et (accedente aeris ambientis frigore) incrustant: eodemque modo, Aristoteles quoque, et Plinius, ovi testam fieri voluerunt. Harum avium nullae illius loci inquilini sunt; sed pariendi causa advenae, per aliquot duntaxat septimanas ibidem, tanquam in diversorio, morantur; donec scilicet pulli una avolare possint. Tamen alba illa crusta adeo solida, firma, et profunda adhaeret, ut genuinam illius soli naturam crederes.

C'è una piccola isola che gli Scozzesi chiamano Basse - oggi The Bass - (solo in base a questa, o lettore, conoscile tutte) situata in alto mare non lontano dalla costa, altissima per un pendio scosceso e pietroso (più esattamente potresti chiamarla roccia grande o rupe), e la sua ampiezza viene delimitata da una circonferenza di non più di mille passi – 1 miglio romano, pari a 1,48 km. La superficie di quest'isola nei mesi di maggio e giugno è quasi completamente ricoperta da nidi, uova e pulcini, a tal punto che, a causa della loro abbondanza, a stento è possibile appoggiare liberamente un piede in qualche punto, e tanta è la moltitudine degli uccelli che volano in alto da sottrarre il sole e il cielo come se fossero delle nubi, e tanto è lo schiamazzo e lo strepito di quelli che urlano che a fatica riesci a udire coloro che ti parlano da vicino. Se da qui riuscirai a vedere dall'alto il mare sottostante (come da una torre elevata e da un altissimo precipizio), parimenti in qualunque direzione potresti vedere la copertura fatta da infiniti uccelli nuotatori di diverse specie e avidi di una preda. Allo stesso modo in cui in primavera in qualche luogo si vedono gli stagni strapieni di rane, e in lontananza si osservano i colli soleggiati e i ripidi monti occupati da numerosissime greggi di pecore e di capre. Se ti piacerà guardare un sovrastante pendio durante la circumnavigazione, potresti vedere nelle singole rupi e nei recessi di un luogo scosceso delle schiere innumerevoli di uccelli di qualunque tipo e grandezza, certamente più numerose delle stelle che vengono viste in un cielo sereno durante una notte senza luna. Se vedrai in lontananza che volano verso di te e che volano via, devi credere che certamente si tratta di un grande sciame di api. Non potrei assolutamente affermare facilmente quanto denaro entri annualmente nelle mani del proprietario, proveniente dalle piume, dalle altre cose dei nidi utili al fuoco e dal commercio delle uova cotte: a tal punto che ciò che egli stesso mi ha raccontato va oltre la credibilità. Solo questa cosa, che più da vicino riguarda il nostro scopo, mi sembra soprattutto degna di essere ricordata ed è una chiara prova dell'anzidetta moltitudine. Tutta questa isola, per quelli che vi giungono, brilla di un candido splendore e i pendii risplendono come se fossero di creta bianchissima; tuttavia il colore originario della roccia è scuro e nero. L'incrostazione che le aderisce rende bianca e splendente l'isola, la quale incrostazione è bianchissima, friabile e della stessa consistenza, colore e natura del guscio dell'uovo: a tal punto tutti i suoi fianchi sono stati intonacati da un rivestimento duro e da un guscio bianco friabile sovrapposto. La parte più bassa, che l'onda del mare che va e viene quotidianamente lava, ben visibile per il suo colore originario, dimostra abbondantemente che quel biancore nella parte alta è artificioso e che proviene dagli escrementi liquidi degli uccelli che espellono con le feci dell'alvo, con le quali ricoprono la roccia come se fosse un guscio d'uovo bianco, duro e friabile, e la incrostano (quando giunge il freddo dell'aria ambiente). Anche Aristotele e Plinio hanno stabilito che il guscio dell'uovo si forma nello stesso modo. Nessuno di questi uccelli è un abitante di questo posto, ma sono dei migratori per motivi di riproduzione, e vi dimorano solo per alcune settimane come se fosse un alloggio, ovviamente fino a quando i pulcini non sono in grado di volare via insieme. Tuttavia quella crosta bianca aderisce in modo talmente solido, resistente e profondo che la crederesti una caratteristica naturale di quel suolo.

Excrementum hoc liquidum, album, et lucidum, ex avium renibus cum urina per ureteres in communem cavitatem seu cloacam delabitur[9]; faeces alvi ibidem cooperit, atque una prodit foras: estque crassior earum urinae pars, quam in nostra sedimentum sive hypostasin nominamus. Nonnulla de hac re supra diximus, atque eandem alibi plenius demonstravimus. Albi huius excrementi copia ibi praesertim conspicua est, ubi accipitres stationibus suis conterminos muros faecibus illinunt, albedine gypsea obducunt, et quasi cerussa depingunt.

Questo escremento liquido, bianco e splendente scende dai reni degli uccelli insieme all'urina attraverso gli ureteri nella cavità comune o cloaca. Sempre qui ricopre le feci dell'alvo e insieme a esse fuoriesce, e la parte della loro urina, che nella nostra chiamiamo sedimento o ipostasi, è piuttosto densa. Prima ho detto alcune cose a proposito di questo materiale e in un punto ne ho trattato in modo piuttosto completo. Esiste una grande abbondanza di questo escremento bianco soprattutto là dove i falchi* cospargono con le feci i muri che confinano con le loro dimore, li ricoprono di un biancore simile al gesso e li dipingono come se usassero una biacca.

[223] In struthionis mortui cloaca, gypsei huius caementi eam copiam reperi, quae manum integram facile impleret. Similiter in testudine terrestri, caeterisque quadrupedibus oviparis, album hoc caementum abundat; forasque eiectum, evaporatione tenuioris partis, cito vel in crustam friabilem, aut pollinem ovi testae pulveratae simillimum, concrescit.

Nella cloaca di uno struzzo morto ho trovato una tale abbondanza di questo cemento color gesso da riempire facilmente un'intera mano. Parimenti nella tartaruga terrestre e negli altri quadrupedi ovipari questo cemento bianco è abbondante, e dopo che è stato emesso all'esterno, per evaporazione della parte meno densa, rapidamente si solidifica o in una crosta friabile oppure in una polvere assai simile al guscio polverizzato dell'uovo.

Inter avium tam diversa genera, quae ad insulam dictam generandi causa advolant, tamque varios nidorum modos, in quibus ova incubant; una mihi monstratur avis, quae ovum duntaxat singulare sive unicum parit, idemque super cuiusdam lapidis acuti fastigium collocat (nullo nido, aut conquisita strue supposita) idque tam firmiter, ut mater abire et redire, salvo ovo, possit. Hoc autem si quis loco dimoveat, nulla arte postea stabiliri potest; quin inde devolutum, praeceps in mare ruat. Locus nempe, ut dixi, caemento albo incrustatur; ovumque, cum nascitur, lenta et viscosa madet humiditate, qua cito concrescente, tanquam ferrumine quodam, substrato saxo agglutinatur.

Tra le specie tanto diverse di uccelli che raggiungono in volo la suddetta isola per motivi riproduttivi, e tra tanti diversi tipi di nidi in cui covano le uova, mi viene mostrato un uccello che depone un uovo singolo o unico e lo colloca sulla sommità di una pietra aguzza (senza alcun nido o una sottostante catasta ammassata) e ciò è allestito con tanta sicurezza che la madre può andare e venire e l'uovo rimane salvo. Ma se qualcuno lo spostasse di posizione, successivamente non può essere reso stabile con alcun accorgimento, e in effetti essendo stato spostato da tale posizione, cade rapidamente in mare. Come appunto ho detto, il luogo è incrostato da cemento bianco, e l'uovo, quando nasce, è bagnato da un'umidità appiccicosa e viscosa, dalla quale, dal momento che rapidamente si solidifica come se fosse una colla, viene appiccicato alla roccia sottostante.

Tam subitae concretionis exemplum apud statuarios videre est, qui ex alabastro calcinato vel gypso aqua temperato, caementum liquidum efficiunt; quo ita applicito, defunctorum vultus, vel alterius cuiuslibet rei, etiam minutissimae, simulacrum et imaginem excipiunt; eodemque mox indurescente, proplasmata concinnant.

È possibile vedere un esempio di una così rapida solidificazione presso i fabbricanti di statue, che preparano del cemento liquido dall'alabastro trattato con calce o dal gesso miscelato con acqua, e dopo averlo così trattato ricavano i ritratti dei defunti o l'effigie e l'immagine di qualsiasi altra cosa anche assai piccola, e preparano gli abbozzi con il cemento che si indurisce in fretta.

Quemadmodum igitur in omnibus fere liquoribus terreni aliquid inest (exempli gratia, in vino, tartarum; in aquis, limus, aut sabulum; in lixivio, sal; qui, humido magnam partem exhalante, concrescit et subsidit); ita pariter sedimentum album avium, una cum urina, e renibus in cloacam descendere arbitrabar, ovumque ibidem eodem oblini et incrustari; ut pavimenta a falconibus, et praedictae insulae totum clivum gypsari diximus: et perinde atque vasa, locaque alia ubi crebro mingitur, flavo cortice tegi solent; materia illa scilicet concrescente, [224] ex qua calculi in renibus, vesica, aliisque corporis partibus generantur. Credebam, inquam (praesertim Aristotelis et Plinii auctoritate ductus) ex huiusmodi albo sedimento, quod in omnibus oviparis, quorum ova duro cortice integuntur, copiose adest, ovi gallinacei corticem fieri, et ab ambiente frigore dum excluditur concrescere: Eandemque meam sententiam aliae quoque plurimae observationes adeo confirmarunt; ut vix mihi temperem, quin credam, aliquam saltem testae partem inde produci.

Pertanto così come in quasi tutti i liquidi è presente qualcosa di terroso (per esempio, il tartaro nel vino, il limo o la sabbia nelle acque, nella lisciva il sale che, quando l'umidità esala in gran parte, si indurisce e si riduce), altrettanto pensavo che il sedimento bianco degli uccelli scendesse insieme all'urina dai reni nella cloaca e che sempre qui l'uovo ne venisse rivestito e ricoperto, allo stesso modo in cui ho detto che i pavimenti vengono ricoperti di gesso dai falchi e lo è tutto il pendio dell'anzidetta isola. E allo stesso modo anche i vasi e gli altri luoghi dove spesso si urina sono soliti ricoprirsi di uno strato giallo, ovviamente per l'addensarsi di quella materia dalla quale vengono generati i calcoli nei reni, nella vescica e in altre parti del corpo. Aggiungo che credevo (soprattutto indotto dall'autorità di Aristotele e Plinio) che da un siffatto sedimento bianco, che è abbondantemente presente in tutti gli ovipari le cui uova sono ricoperte da un guscio duro, si formasse il guscio dell'uovo di gallina e che quando viene deposto venisse indurito dal freddo ambiente. E la mia stessa affermazione a tal punto la confermarono anche altre numerose osservazioni che a stento potrei trattenermi dal credere che almeno una qualche parte del guscio venga prodotta in questo modo.

Veruntamen, ut recte monet Fabricius, ratio omnis conticescat oportet, ubi experientia refragatur. Vitiumque huius seculi est nimis familiare; phantasmata, ex coniectura, levique ratiocinio (sine oculorum testimonio) nata, pro manifesta veritate obtrudere.

Tuttavia, come giustamente consiglia Fabrizi, «conviene che qualsiasi ragionamento taccia quando l'esperienza si oppone». E il vizio di questo secolo è troppo comune: imporre le fantasie nate da una ipotesi o da un ragionamento superficiale (senza testimonianza visiva) come se fossero una verità evidente.

Mihi enim certo compertum est, ovum, saltem apud nos, in ipso utero exsistens cortice integi: licet Aristoteles et Plinius contrarium affirment, idque Fabricius quoque haud pertinaciter negandum putet. Forsitan locis calidioribus, et robustioribus gallinis, ovum molle et sine testa ut plurimum nascitur; apud nos vero id rarissime contigit. Ita mihi olim, Venetiis cum essem, aromatarius medicus clarissimus ostendit, inter utramque faseoli laminam, minutum folium efformatum; cum tamen apud nos, in similibus faseolis, duntaxat apex parvulus nascituri germinis appareat. Tantopere ad foecunditatem et celeriorem proventum, coeli, soli, aerisque benignus tepor et clementia conducunt.

Infatti io ho accertato con sicurezza che l'uovo, almeno presso di noi, quando si trova nell'utero viene ricoperto dal guscio, sebbene Aristotele e Plinio affermino il contrario, e anche Fabrizi ritenga che ciò non deve essere negato con ostinazione. Forse in località più calde e in galline più robuste l'uovo nasce per lo più molle e senza guscio, ma presso di noi ciò accade assai raramente. Così una volta, mentre mi trovavo a Venezia, un celeberrimo farmacista mi mostrò un piccola foglia che si era formata tra le due valve di un fagiolo, mentre presso di noi in siffatti fagioli compare solamente un piccolo apice della gemma che sta per nascere. A tal punto il benigno tepore e la mitezza del cielo, del suolo e dell'aria portano alla fecondità e a una crescita più celere.

 


[1] Pag. 22.

[2] De hist. anim. lib. vi. cap. 2.

[3] Pag. 13.

[4] Hist anim. lib. vi. cap. 2. et gen. anim. lib. i. cap. 8.

[5] Lib. x. cap. 52.

[6] De gen. anim. lib. iii. cap. 2.

[7] Carlo I Stuart re d'Inghilterra (Dumferline 1600 - Londra 1649): secondo figlio di Giacomo I, salito al trono nel 1625, si fece subito pessima fama sciogliendo il suo primo Parlamento che gli concedeva solo un settimo della somma richiesta.

[8] The Bass Rock, or simply The Bass, is an island in the outer part of the Firth of Forth in the east of Scotland. It is approximately 2 kilometres (1.2 mi) offshore, and 5 kilometres (3.1 mi) north-east of North Berwick. It is a steep-sided volcanic rock, 107 metres (351 ft) at its highest point, and is home to a large colony of gannets (Sula bassana / Morus bassanus - solan goose - Pelecaniformes). The rock is currently uninhabited, but historically has been settled by an early Christian hermit, and later was the site of an important castle, which was, after the Commonwealth, used as a prison. The island was in the ownership of the Lauder family for almost six centuries, and now belongs to Sir Hew Fleetwood Hamilton-Dalrymple. A lighthouse was constructed on the rock in 1902, and the remains of a chapel are located there. The Bass Rock features in numerous works of fiction, including Robert Stevenson's Catriona. The island plays host to more than 150,000 gannets and is the largest single rock gannetry in the world, described famously by Sir David Attenborough as "one of the wildlife wonders of the world". When viewed from the mainland, large regions of the surface appear white due to the sheer number of birds (and their droppings, which give off 152,000 kg of ammonia per year, equivalent to the achievements of 10 million broilers). In fact the scientific name for the Northern Gannet, Sula bassana or Morus bassanus, derives its name from the rock. They were traditionally known locally as 'Solan Goose'. In common with other gannetries, such as St Kilda, the birds were harvested for their eggs and flesh which were considered delicacies. It is estimated that in 1850 almost 2,000 birds were harvested from the rock. Other bird species that frequent the rock include Guillemot, Razorbill, Cormorant, Puffin, Eider Duck and numerous gulls.

[9] Un pollo adulto normalmente alimentato produce circa 120 ml di urina al giorno. Questa appare semifluida, ma se conservata si separa in 2 fasi: un precipitato cristallino bianco e un sopranatante fluido. L'urina contiene circa 0,44 g/100 ml di prodotti azotati, dei quali l'85% è rappresentato da acido urico e il resto da ammoniaca, urea e aminoacidi. Nelle sue ceneri si riscontrano sodio, potassio, magnesio, calcio, fosforo, cloruri e zolfo. Di norma la reazione è leggermente acida.