Harveypullus
Il Pulcino di William Harvey


19° esercizio - La quinta ispezione dell'uovo

L'asterisco * indica che la voce è presente nel lessico

 [266] EXERCITATIO DECIMANONA.
Quinta ovi inspectio.

19° esercizio
La quinta ispezione dell'uovo

DIE sexto, capitis tres bullae evidentius apparent, oculorumque tunicae iam distinctae sunt: simul etiam pedes atque alae expullulant: quemadmodum, sub finem Iunii, gyrinis (Italis ranabottoli dicuntur, Anglis tadpoles) pedes adnasci solent, cum iam aquas deserunt, caudam amittunt, et ranulae formam induunt.

Al sesto giorno le tre bolle della testa appaiono in modo più evidente e le tuniche degli occhi sono già distinte; contemporaneamente anche i piedi e le ali stanno germogliando, allo stesso modo in cui verso la fine di giugno sogliono spuntare i piedi ai girini (dagli Italiani vengono detti ranabottoli, tadpoles dagli Inglesi), quando ormai abbandonano le acque, perdono la coda e indossano l'aspetto di una piccola rana.

Pullo autem non alia adhuc uropygii forma adest, quam quae in caeteris omnibus animalibus, ipsisque serpentibus, conspicitur; cauda nempe teres et exigua. Parenchyma cordis pulsanti vesiculae obnascitur: pauloque post iecoris, et pulmonum cernuntur rudimenta; rostrumque simul apparet: albissima omnia, praesertim rostrum. Circa hoc tempus etiam viscera omnia, et intestina conspicua sunt. Cor vero ante reliqua se videndum exhibet: pulmones etiam ante iecur, aut cerebrum. Omnium tamen primi oculi videntur, propter amplitudinem ipsorum, et nigredinem.

Ma nel pulcino ancora non esiste una forma dell'uropigio* diversa da quella che si vede in tutti gli altri animali e nei serpenti stessi; infatti la coda è liscia e minuscola. Il parenchima del cuore nasce dalla vescicola che pulsa, e poco dopo si vedono gli abbozzi del fegato e dei polmoni, e contemporaneamente compare il becco: tutte cose estremamente bianche, soprattutto il becco. Intorno a questo periodo di tempo anche tutti i visceri e gli intestini sono ben visibili. Ma il cuore si mostra alla vista prima delle rimanenti strutture, anche i polmoni prima del fegato o del cervello. Tuttavia primi fra tutti si vedono gli occhi a causa della loro grandezza e del colore nero.

Iam quoque foetus sese movet, et leniter contorquet, caputque exporrigit: licet nihil etiamnum cerebri, praeter aquam limpidam vesiculae inclusam, comperiatur. Est denique perfecta galba; hoc solum ab erucis discrepans: quod hi vermes emancipati cum sint, huc illuc serpant, victumque sibi aliunde quaerant: ille vero vermiculus loco stabilis, proprioque pabulo innatans, cibum per vasa umbilicalia mutuetur.

Ormai il feto si muove pure e si contorce delicatamente, e allunga la testa, sebbene finora non si rinvenga nessuna traccia del cervello, eccetto un'acqua limpida contenuta nella vescicola. Insomma, è un perfetto verme della quercia, che discorda dai bruchi solo per questo: quando questi vermi si sono emancipati, strisciano qua e là e cercano cibo per se stessi da un'altra parte, mentre quel vermicello, fermo in un posto e nuotando nel suo nutrimento, assume il cibo attraverso i vasi ombelicali.

Exstructis iam visceribus, atque intestinis, foetuque motum exercente; pars tamen corporis anterior, thorace et abdomine privata, plane aperta decernitur; corque ipsum, iecur, et intestina foris pendula conspiciuntur.

Essendosi ormai formati i visceri e gli intestini, e muovendosi il feto, tuttavia la parte anteriore del corpo, priva di parete toracica e addominale, la si vede del tutto aperta, e si vedono il cuore stesso, il fegato e gli intestini che pendono all'esterno.

[267] Sub finem huius diei, et principium septimi, digiti pedum distinguuntur; foetusque iam pulli effigiem induit, rostrum aperit, et calcitrat: omnes denique partes adumbrantur, prae caeteris vero oculi. Viscera adeo obscure patent, ut Coiterus vere affirmet, se oculos quidem et rostrum percepisse, nullum vero viscus potuisse discernere, vel absconditum, vel confusum.

Verso la fine di questo giorno e l'inizio del settimo, si distinguono le dita dei piedi, e il feto assume già l'aspetto del pulcino, apre il becco e scalcia, e infine tutte le parti prendono un abbozzo, ma soprattutto gli occhi. I visceri si manifestano in un modo talmente oscuro che giustamente Coiter afferma di aver osservato gli occhi e il becco, ma che non è riuscito a individuare alcun viscere, o nascosto o indistinto.

Quae sequuntur ab initio {sextiad} <sexti ad> septimi diei finem, ut plurimum in aliis ovis citius, in aliis paulo tardius contingunt. Oculorum tunicae iam videntur, licet humorem solum liquidum et limpidum in se contineant. Ipsi oculi extra orbitas suas prominuli sunt: eorumque singuli non minus cerebrum amplitudine excedunt, quam caput, cui innascuntur, totum reliquum corpus mole exsuperat.

Le cose che avvengono dall'inizio del sesto alla fine del settimo giorno, per lo più in alcune uova avvengono più in fretta, in altre un po' più lentamente. Già si vedono le tuniche degli occhi, sebbene contengano solo un umore liquido e limpido. Gli occhi stessi sono lievemente sporgenti dalle loro orbite, e ciascuno di essi eccede in grandezza il cervello non meno di quanto la testa, in cui si originano, supera in grandezza tutto il resto del corpo.

Bullula quaedam, instar cristae, extra cerebri ambitum expansa, cerebelli vicem supplet; ipsaque similiter aqua limpida referta est.

Una piccola bolla, come un ciuffo, espansa al di fuori del contorno del cervello, svolge la funzione del cervelletto, e anch'essa è piena di acqua limpida.

Cerebrum obscure bifidum apparet; minusque quam cerebellum fulget; magis tamen candicat. Et, quemadmodum cor foris extra pectoris penetralia conspicitur, ita pariter cerebellum extra cerebri fines protuberat.

Il cervello appare confusamente bifido e splende meno del cervelletto, tuttavia biancheggia di più. E allo stesso modo in cui il cuore si vede all'esterno delle parti interne del petto, così allo stesso modo il cervelletto sporge al di fuori dei confini del cervello.

Abscisso capite, apparuit (perspicillis utenti) in cervice, venae ad cerebrum ascendentis quasi punctum sanguineum. Spinae quoque vestigium iam primum a reliqua pulpa discernitur, colore quidem lacteo, sed consistentia firmiore. Ita similiter quasi tenues aranearum telae, exiles lineae lacteae per corpusculi pulpam vagantes, costarum, aliorumque ossium specimen exhibent: idemque luculentius in maiorum animalium viviparorum formatione apparet. Cor, pulmones, iecur, et intestinorum loco tenuissima filamenta, omnia alba. Iecoris parenchyma venae umbilicali, qua parte ingreditur, super exilia stamina fibrosa adnascitur: simili prorsus modo, quo rudimentum corporis, venae a corde descendenti, vel vesiculae pulsanti accrescere [268] diximus. Quemadmodum enim uvae racemo; germina virgultis; incipiensque spica gramini accrescunt: ita quoque hepar venae umbilicali adhaeret, indeque oritur, ut fungi ex arboribus, et supercrescens in ulceribus caro, vel sarcoses morbosae arteriarum ramulis conterminae, e quibus nutriuntur, et in maximam interdum molem excrescunt.

Rimossa la testa, apparve nel collo (a chi usa delle lenti d'ingrandimento) come un punto sanguigno di una vena che sale al cervello. Anche un abbozzo della spina dorsale per la prima volta si distingue dalla restante polpa, del colore del latte, ma di consistenza maggiore. Allo stesso modo, come se fossero delle tenui ragnatele, delle sottili linee lattee che vagano per la polpa del corpuscolo mostrano l'indizio delle coste e di altre ossa. La stessa cosa appare in modo più evidente nella formazione degli animali vivipari più grandi. Il cuore, i polmoni, il fegato e sottilissimi filamenti al posto degli intestini sono tutti bianchi. Il parenchima epatico si forma sopra dei sottili filamenti fibrosi presso la vena ombelicale nella parte in cui penetra, quasi allo stesso modo in cui ho detto che l'abbozzo del corpo si unisce alla vena che scende dal cuore o alla vescicola che pulsa. Come infatti i chicchi d'uva si uniscono al grappolo, le gemme ai ramoscelli e un'incipiente spiga a uno stelo, così anche il fegato aderisce alla vena ombelicale, e da qui nasce come i funghi dalle piante, e la carne che cresce sopra alle ulcere, oppure le carni malate confinanti sopra ai rametti delle arterie dalle quali vengono nutrite, e nel frattempo si ingrandiscono notevolmente.

Ad hoc arteriarum officium, sive sanguinis circulationem respiciens, ingentes aliquando hernias carnosas, praeter omnem spem, perfecte curavi; id solum agens, ut, praecisa vel ligata arteriola, nihil nutrimenti spiritusve ad partem laborantem accederet; quo factum, ut tumor morticinus facile postea, vel ferro, vel igne extirparetur. Habuit quidam prae caeteris (idque complurium fide dignorum testimonio confirmare possum) sarcosin  in scroto, sive herniam carnosam humano capite maiorem, genuum tenus deorsum pendulam: indeque sursum carnosa moles, ad carpi magnitudinem, ceu funis nauticus, abdomen ingrediebatur; adeoque malum increvit, ut nemo ferro, vel aliter, curam aggredi auderet. Hanc tamen ingentem excrescentiam, scrotum tantopere distendentem, testiculumque in medio eius obvolventem, quo dixi modo plane abstuli, et curatione perfecte defunctus sum; relicto interea testi vase suo praeparante, et deferente; reliquisque in scroto, per vaginalem tunicam descendentibus, salvis et intactis. Verum huiusmodi, aliasque curationes, praeter vulgi sententiam et methodum feliciter peractas, in observationibus nostris medicinalibus, si Deus nobis vitam largitus fuerit, copiose enarrabimus.

Per questo compito delle arterie, cioè riguardante la circolazione del sangue, talora ho curato perfettamente, al di là di ogni speranza, delle ernie carnose, facendo solo questo: affinché, dopo aver reciso o legato una piccola arteria, non giungesse alcun nutrimento o forza vitale alla parte malata; fatto ciò, affinché successivamente il tumore morto venisse facilmente rimosso o con un ferro o con del fuoco. Un tale oltre ad altre cose (e lo posso confermare con la testimonianza di numerose persone degne di fede) ebbe un sarcoma nello scroto, ossia un'ernia carnosa più grande di una testa umana, che pendeva fin sotto le ginocchia, e da qui verso l'alto una massa carnosa quasi grossa come un carpo, come la fune di una nave, entrava nell'addome; e la patologia crebbe a tal punto che nessuno osava intraprendere la cura con un ferro o in un altro modo. Tuttavia questa grande tumefazione, che distendeva così tanto lo scroto e che avvolgeva nel suo centro il testicolo, l'ho asportata completamente nel modo che ho detto e ho portato a termine la terapia in modo perfetto, avendo lasciato nel frattempo al testicolo il suo vaso nutritivo e deferente, e avendo lasciato salve e intatte le altre cose che attraverso la tunica vaginale scendono nello scroto. In verità siffatte e altre terapie, portate felicemente a termine al di là dell'approvazione e del metodo popolare, le riferirò abbondantemente nelle mie osservazioni terapeutiche se Dio mi concederà di vivere.

Haec eo fine potissimum a nobis dicta sunt, ut luculenter constet, hepar vasis accrescere; et aliquandiu post natum sanguinem demum generari; eiusque parenchyma ex arteriis, unde materia affunditur, procreari; et aliquantisper sanguine privatum albescere; quod et reliquis nostri corporis partibus commune est. Quemadmodum enim pullum ex ovo nasci diximus, [269] eodem omnino modo atque ordine, hominis, aliorumque animalium generatio contingit.

Queste cose sono state da me riferite soprattutto affinché risulti chiaramente che il fegato si accresce attraverso i vasi sanguigni e che appunto si genera un qualche tempo dopo che il sangue è nato, e che il suo parenchima viene generato dalle arterie, dalle quali la materia viene infusa, e che per un certo tempo è bianco essendo sprovvisto di sangue; il che è comune anche per le rimanenti parti del nostro corpo. Infatti così come ho detto che il pulcino nasce dall'uovo, allo stesso identico modo e ordine avviene la generazione dell'uomo e degli altri animali.

Unde constat, absonam prorsus esse eorum sententiam, quanquam olim hodieque passim obtinuit, qui iecur sanguinis officinam et auctorem esse adstruunt; eoque nomine ipsum inter praecipuas primoque genitas corporis partes recensent. Quinetiam tanto viscus hoc honore dignati sunt, ut statim ab initio, una cum corde, e matris semine oriundum dicerent; fabulamque de tribus capellis, vesiculis nempe fictitiis, acriter nimis defenderent. E quorum numero Parisanus nuper, magno quidem sed imprudenti animo, veterem cantilenam occinit. Non animadverterunt scilicet hi boni viri, vesiculas in ovo moveri, cor micare, sanguinemque iam perfecte coctum adesse, antequam hepatis vola aut vestigium conspiciatur. Profecto sanguis potius ipsius hepatis efficiens, quam hoc illius auctor, censendus est. Nam post sanguinem, et ab ipso, hepar generatur, vasisque sanguineis adnascitur.

Per cui risulta essere discordante l'affermazione, anche se un tempo e oggi è prevalsa ovunque, di coloro che sostengono che il fegato è l'officina e il creatore del sangue, e con questo nome lo ascrivono tra le principali e primogenite parti del corpo. Inoltre hanno talmente reso onore a questo viscere da affermare che subito sin dall'inizio deriva insieme al cuore dal seme materno, e da difendere in modo eccessivamente accanito la favola relativa alle tre caprette, cioè alle finte vescicole. Tra i quali recentemente Parisano*, con grande ma imprudente baldanza, canta la vecchia cantilena. Ovviamente questi bravi uomini non si sono accorti che nell'uovo le vescicole si muovono, il cuore pulsa, che è presente del sangue già perfettamente maturato prima che si possa vedere una traccia o un abbozzo del fegato. Senza alcun dubbio bisogna affermare che il sangue è il produttore del fegato anziché questo ne sia l'artefice. Infatti il fegato viene generato dopo il sangue e da esso, e nasce accanto ai vasi sanguigni.

Sed neque Aristotelicis assentiri ausim, cor sanguinis auctorem reputantibus. Nam substantia eius sive parenchyma, aliquanto post sanguinem nascitur, et vesiculis pulsantibus superadditur. Plurimum autem ambigo, utrum vesicula sive punctum saliens, an sanguis ipse sit antiquior: num scilicet liquor contentus, an vasa continentia. Videtur autem, quod continet, contenti gratia fabrefactum esse; ideoque posterius efformari. Id quidem oculorum fidelium testimonio certum est, prima corporis stamina, primumque eius fundamentum conspicuum, venas esse; quibus reliquae omnes partes superadditae, et postgenitae sunt. Verum hac de re postea amplius.

Ma non me la sentirei di approvare neppure i seguaci di Aristotele, i quali ritengono che è il cuore a generare il sangue. Infatti la sua sostanza o parenchima nasce abbastanza dopo il sangue e si aggiunge sopra le vescicole pulsanti. Ma sono molto in dubbio se è più antica la vescicola o punto pulsante oppure il sangue; se cioè il liquido contenuto oppure i vasi che lo contengono. In effetti sembra che ciò che contiene viene fabbricato per ciò che vi è contenuto, e che pertanto viene creato successivamente. Grazie alla testimonianza dei fedeli occhi è accertato che le vene sono i primi filamenti del corpo e il suo primo visibile fondamento, alle quali tutte le rimanenti parti vengono aggiunte e successivamente generate. Ma su questo argomento se ne parlerà successivamente in modo più esteso.

Interea ridere libet fictam illam partium divisionem, in spermaticas, et sanguineas: quasi vero aliquae ex semine immediate natae sint, et non omnes ab eadem origine proficiscantur.

Nel frattempo fa piacere deridere quella falsa suddivisione delle parti in spermatiche e sanguigne: come se alcune fossero nate immediatamente dal seme, e non che tutte provengono dalla stessa fonte.

[270] Ad propositum revertor. Colliquamenti ambitus iam supra dimidium ovi occupat. Cor foris pendulum, a corpore nonnihil remotum est. Et, si attente inspexeris, vasa quaedam umbilicalia pulsare videas.

Faccio ritorno al mio argomento. La circonferenza del colliquamento già occupa superiormente la metà dell'uovo. Il cuore che pende all'esterno è lievemente distante dal corpo. E se guarderai con attenzione potresti vedere pulsare alcuni vasi ombelicali.