Marcello Malpighi
Appendix de ovo incubato
Appendice sull'uovo incubato
Trascrizione
di Fernando Civardi
traduzione di Elio Corti
revisione di Roberto Ricciardi
Settembre 2010
Il
testo latino è tratto da
Marcelli Malpighii Opera omnia
Londini – apud Robertum Scott MDCLXXXVI
ma
a causa di alcuni errori in esso contenuti
è stato emendato con la seguente fonte
Marcelli
Malpighii Opera omnia
Lugduni Batavorum – apud Petrum Vander MDCLXXXVII
Per
accedere a questa edizione
Le
note a piè pagina provengono in massima parte da
Opere scelte di Marcello Malpighi a cura di Luigi Belloni - Torino UTET 1967
L'asterisco indica che la voce è presente nel lessico
MARCELLI
MALPIGHII |
Di
Marcello Malpighi filosofo e medico bolognese appartenente alla Società
Reale |
|
MAGNAE
SOCIETATI REGIAE ANGLICANAE |
Marcello
Malpighi saluta molto cordialmente |
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[1]
Celebris[1]
apud Pictores mos est, Doctissimi
Sodales, quo perficiendarum imaginum graphidem, primaque in
tabulis lineamenta, illico ac e Materno phantasiae sinu excidunt,
continuata intuitus irradiatione fovere abstinent, ne statim
adolescant; verum ab oculis per longum tempus remota feriari iubent,
donec inchoatae prolis in artifice species obliteretur, quam subita
postmodum lustratione examinantes absolvunt. Simile quid nobis in
contemplandis Naturae primis iconibus peragendum: mihique opportunum
saltem et necessarium censeo. Sicut enim, eo temporis tractu,
aberrationes, et incompta delineamenta, si quae in tabulis extant,
illico phantasiam omnino praeiudiciis denudatam movent, et ab ea (non
adhuc in sui amorem obfirmata) severi iudicii imperio castigantur, et
delentur, indeque Naturae magis consona depromuntur: Ita in meditandis
Naturae tabulis, rara, sed repetita, indagine comptiora emergunt
mysteria, eliminatis antiquis conceptibus, qui olim Palladis[2]
arcem occupabant. Prima igitur Pullorum delineamenta incubatis
Ovis (Vobis ita consulentibus) singulo anno inquirenda mihi proposui;
quaeque proinde in postrema aggressione observare contigit, brevibus
exarata hic [2] habebitis, pro maiori eorum, quae alias innui,
dilucidatione: In re enim tam obscura, in re cui optica instrumenta
parum prosunt, cum usus indicaverit rationem separandi cicatriculam a
vitello et albumine[3],
exiguum subdubiae lucis in primorum staminum indagine effulsit. |
Dottissimi
Colleghi, presso i famosi pittori vige una consuetudine, per
cui essi si astengono dal covare, con sguardi penetranti e
ininterrotti, il profilo e i primi abbozzi delle immagini, che vanno
completate nei quadri, non appena esse si affacciano dal materno
grembo della loro fantasia, affinché non diventino rapidamente
adulte; ma impongono che a lungo se ne stiano a riposo lontano dagli
occhi finché nell'artista non venga cancellata la visione della prole
che ha abbozzato, visione che portano a compimento esaminandola
successivamente con un rapido sguardo. Noi dobbiamo fare qualcosa di
simile nel contemplare le prime immagini della natura, e lo ritengo,
almeno per me, opportuno e necessario. Infatti, come in quel lasso di
tempo le distrazioni e i profili disadorni, se presenti nei quadri,
subito colpiscono una fantasia del tutto spoglia di pregiudizi, e da
essa (non ancora irrigiditasi nell'amor proprio) vengono castigati
grazie alla supremazia di un giudizio rigoroso e vengono eliminati, e
pertanto sono dati alla luce in modo da essere più consoni alla
natura: così nel meditare i quadri della natura, con una ricerca rara
ma ripetuta, emergono segreti più raffinati una volta che sono stati
eliminati gli antichi concetti che un tempo occupavano la sommità di
Pallade - il cervello di Atena, dea della sapienza, quindi, le nostre
conoscenze. Pertanto (su
vostro consiglio) mi sono prefisso il compito di indagare ogni
anno i primi abbozzi dei pulcini in
uova incubate. E ciò che in seguito mi accadde di osservare
nell'ultima indagine, ne avrete qui la descrizione in brevi parole,
per un maggior chiarimento
di ciò che ho accennato in altra occasione. Difatti in una materia così oscura, in un
campo in cui gli strumenti ottici aiutano poco, dal momento che
l'esperienza ha indicato la tecnica di separare la cicatricola
dal tuorlo e dall'albume, nell'indagine dei primi abbozzi è brillato
un tenue sprazzo di luce peraltro alquanto incerta. |
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Fig.
1. - In Ovo nondum incubato, foecundo tamen, non absimilis ab observatis alias
et descriptis Cicatricula[4]
aderat, quae inter galazas[5]
collocata, medium locum inter bina Ovi cacumina sortiebatur, eiusque
naturalis magnitudo lentem non excedebat. In huius itaque centro
circulus candidus A, aggeris
instar, deprehendebatur, qui superiora versus cum vesiculis B[6]
interdum continuari videbatur; in hoc colliquamentum C
continebatur, in quo
pulli carina D[7]
candidis delineata zonis[8]
innatabat, quae in summitate quandoque discontinuatae apparebant;
contentum vero spatium plumbei coloris ichore[9]
replebatur. Carinae extremitatem sacculus E[10]
obscurabat. Succedebat lata quasi fascia F,
quae tandem umbilicalis area evadit: Haec partim solida, hacque
subvitellina, partim liquida et fusca integrabatur portione, et a
colliquamenti rivulo G ambiebatur, quem angularis zona candida H circumdabat. |
In
un uovo non ancora covato, tuttavia
fecondo, era presente una cicatricola non dissimile da quelle
osservate altre volte e descritte, la quale, situata tra le calaze,
occupava l'area posta fra i due poli dell'uovo, e la sua dimensione
naturale non era maggiore di una lenticchia*. Dunque, nel suo centro -
della cicatricola - si notava un cerchio bianco A (fig.
1) a guisa di argine che talora sembrava continuarsi verso le parti
superiori con le vescicole B. Nel cerchio era contenuto il
colliquamento C, in cui galleggiava la carena D del pulcino,
contornata da candide fasce, che talvolta alla loro sommità
apparivano interrotte. Inoltre lo spazio racchiuso era ripieno di icòre
- di liquido - color piombo. Il sacchetto E nascondeva l'estremità
della carena. Seguiva una specie di larga fascia F che infine diventa
l'area ombelicale. Essa si componeva in parte di una porzione solida e
inoltre giallognola, in parte liquida e scura, ed era avvolta da un
rigagnolo G di colliquamento e lo circondava la candida cintura
poligonale H. |
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Fig.
2. Fig. 3. - In Ovo, elapso Iulii
mense ab Indica gallina incubato, post horas
sex cicatricula naturalem hanc sortiebatur magnitudinem A,
in cuius centro vesicula B[11]
irregularibus interdum finibus terminata, diaphanoque turgida humore
locabatur. Pulli carinae et capitis[12]
inchoamenta zonae specie C[13]
emergebant, in colliquamento plumbei coloris[14]
innatantia, quod circulo D quasi aggere coercebatur. Succedebat
lata quaedam umbilicalis fascia E, sublutei coloris, quae interdum foraminulis pervia, pumicis
instar, colliquamento madida reddebatur, cuius ambitum rivulus F
alluebat, et tandem candidus circulus G
omnia continebat. In aliis, umbilicalis area H
in ichorem quasi fusa, fusca reddebatur, et plures circuli I
interpositis alveolis K
circumducebantur. |
In
un uovo covato da una tacchina nello scorso mese di luglio - 1672, dopo
6 ore la cicatricola presentava
questa grandezza naturale A (fig.
2) e al suo centro si trovava la vescichetta B talora delimitata da
confini irregolari e gonfia di liquido diafano. Gli abbozzi della
carena e della testa del pulcino apparivano chiaramente a forma di
cintura C e galleggiavano in un colliquamento color piombo delimitato
dal cerchio D come se fosse un argine. Seguiva un'ampia fascia
ombelicale E di colore giallognolo che, a tratti attraversata da
forellini come la pietra pomice, risultava impregnata di colliquamento,
e il rivoletto F bagnava il suo perimetro, e infine un candido cerchio
G racchiudeva ogni cosa. In altre uova l'area ombelicale H (fig. 3),
quasi fluidificata in liquido, era diventata scura, e all'intorno
decorrevano numerosi cerchi I con rigagnoli K frapposti. |
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Fig.
4. - Post duodecim horarum incubatum, cicatricula tali pollebat magnitudine A,
in cuius centro colliquamentum B
observabatur cum carina, quae candidis delineata zonis[15]
rotundum capitulum designabat, et ultra medietatem orbicularum
vertebrarum vesiculas, hinc inde adstantes C[16],
primo exhibebat; huius tamen structura sacculo D[17]
frequentissime velabatur. Succedebat candidus de more circulus E,
qui exterius copioso colliquamenti rivulo F
ambiebatur; huic proxima extendebatur area umbilicalis G, quae lato rivulo H
alluebatur. His addebantur quandoque plures circuli I taliter circumducti. |
Dopo
un'incubazione di 12 ore
la cicatricola possedeva la grandezza indicata da A (fig. 4),
al cui centro si osservava il colliquamento B con la carena, la quale,
delimitata da fasce bianche, presentava una piccola testa
rotonda, e mostrava per la prima volta al di là della parte centrale
le vescicole C delle vertebre rotonde situate su ambo i lati. Tuttavia
la struttura della carena molto spesso veniva mascherata dal sacchetto
D. Seguiva il cerchio E candido come al solito, il quale era
circondato all'esterno da un abbondante rivolo F di colliquamento,
vicino al quale si estendeva l'area ombelicale G, che era bagnata
dall'ampio rivolo H. A queste strutture talora si aggiungevano
numerosi cerchi I disposti intorno come nella figura. |
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Fig.
5. - In aliis cicatriculis ita incubatis simplicior emergebat
configuratio in umbilicali area K, et ambiente circulo L,
lato satis. Pulli carina candida quadam zona designabatur, quae
duplici excrescens tumore capitis inchoamenta M
indicabat, et vertebrarum globulos N
hinc inde haerentes habebat. |
In
altre cicatricole, incubate per lo stesso periodo di tempo, nell'area
ombelicale K (fig. 5) e
nel circostante cerchio L, abbastanza largo, si notava una
disposizione più semplice. La carena del pulcino era delimitata da
una fascia candida, la quale, gonfiandosi in due tumefazioni, indicava
gli abbozzi della testa M, e aveva aderenti da ambo i lati i
globuli N delle vertebre. |
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Fig.
6. - Transacta decima octava hora, cicatricula huius latitudinis A
versus obtusum Ovi cacumen ascendebat. In medio colliquamentum solito
[3] aggere B coercitum, pulli carinam continebat, quae de more vesicula C
obducebatur. Carinae structuram diu inquisitam, talem tenere videbar.
Ex candida zona caput D designabatur, et spinae tractus cum appensis vertebrarum
sacculis E; circa caput et
collum, carnem F luxuriare
non semel videbam, cum alarum inchoamentis[18].
Succedebat lata area G, colliquamenti alveolis H
excavata; haec rivulo ambiebatur, qui candido erat circulo I
obseptus. Umbilicalis haec area inter observandum evacuato albumine
rugosas quasdam eminentias, veluti arborum radices, exhibebat, quae
vasorum speciem mihi indicabant; quoniam tamen in exsiccata quacumque
vitelli parte parum absimiles rugosas productiones excitari facile
videbam, ideo adhuc haeret animus, an vasorum latentium rudimenta
existant, an siccescentis corporis rugae. Fig. 7. Cicatriculae
extremus circulus seu zona I,
ulteriori fermentatione in plures, hosque disparatos, solvebatur
circulos K, quorum portiones,
velut insulae, colliquamento L
mergebantur. |
Trascorsa
la 18a ora, la
cicatricola, della larghezza indicata in A (fig.
6),
saliva verso il polo ottuso dell'uovo. Nel mezzo, il
colliquamento, delimitato dal solito argine B, conteneva la carena del
pulcino, la quale come al solito era ricoperta dalla vescicola C. Mi
sembrava che la struttura della carena, a lungo indagata, avesse la
seguente struttura. La testa D e il tratto spinale, con gli appesi
sacchetti delle vertebre E, erano delimitati da una fascia candida;
intorno alla testa e al collo non una sola volta ho visto essere
rigogliosa la carne F con gli abbozzi delle ali. Seguiva un'ampia area
G, scavata da rivoli H di colliquamento; essa era circondata da un
rivolo che era delimitato dal bianco cerchio I. Quest'area ombelicale,
nel corso dell'osservazione, una volta evacuato l'albume, mostrava
certe sporgenze rugose, come se fossero radici di alberi, che per me
avevano l'aspetto di vasi sanguigni. Ma poiché in qualsiasi parte
essiccata del tuorlo vedevo con facilità il formarsi di strutture
rugose poco dissimili, ancora adesso nutro il dubbio se si tratti di
rudimenti di vasi latenti oppure di rughe di un corpo che sta
essiccandosi. Il cerchio più esterno della cicatricola, o fascia I
(fig. 7), per ulteriore fermentazione si risolveva in numerosi cerchi
K, e per di più discontinui, frammenti dei quali erano immersi, come
isole, nel colliquamento L. |
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Placebat
interea, ut Naturae methodum aliqualiter tenerem, carinam fusius
prosequi; et quae variae species, usque ad integrae diei complementum
occurrebant, prout in re tam obscura rudibus instrumentis mihi
attingere licuit, hic exarabuntur. Fig. 8. In ovis itaque minus
vegetis et infirmioribus carina taliter apparebat; geminae zonae, seu
crassae candidaeque lineae A,
in capite parum distantes, et quasi reflexae in posticam partem B,
iterum approximatae, collum C
efformabant; mox diductae, et quasi parallelae, in longum protractae,
carinatum spatium efficiebant, et hinc inde vertebrarum sacculos
numero septem D appensos
servabant; iterum tandem coeuntes, Carinae extremum constituebant.
Fig. 9. Quid simile miratus sum post diem integrum incubatus, dum
zonae A, parum obliquatae,
carinam constituebant. Fig. 10. In aliis gemina concavitas excitabatur
A, et dorsi spatium, quod
alias patebat, conniventibus zonis in B
claudebatur; hoc enim familiare ipsi Naturae saepius observavi, in
zonis motum adesse, ita ut suo accessu et recessu, areae et sinus
excitarentur et tollerentur. |
Nel
frattempo, per comprendere in qualche modo il procedimento
della natura, decidevo di indagare più a fondo la carena. E qui
saranno descritti i vari aspetti che si presentavano fino al
compimento di un giorno intero, per quanto mi è stato possibile
conseguire coi miei rozzi strumenti in una materia tanto oscura.
Pertanto nelle uova meno vigorose e più deboli la carena appariva nel
modo seguente: le due fasce, ossia le spesse e bianche linee A (fig.
8), poco distanti fra loro a livello della testa e quasi ripiegate
verso la parte posteriore B, dopo essersi ravvicinate davano forma al
collo C. Subito distanziatesi e quasi parallele, estendendosi in
lunghezza, davano luogo a uno spazio carenato e da ambo i lati
portavano appesi i sacchetti delle vertebre D in numero di 7, e di
nuovo congiungendosi costituivano l'estremità della carena. Ho
osservato con meraviglia qualcosa di simile dopo un giorno intero di
cova, mentre le fasce A (fig. 9), essendosi un po' obliquate,
costituivano la carena. In altre uova si manifestava una duplice cavità
A, e lo spazio del dorso, che altre volte era aperto, si chiudeva per
il combaciare in B delle fasce. Infatti ho osservato piuttosto spesso
che quanto segue è proprio abituale per la natura: nelle fasce è
presente un movimento, talché, avvicinandosi e allontanandosi, aree e
seni si formerebbero e si eliminerebbero. |
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Fig.
11. - Elabente die saepius
species haec occurrebat, qua capitis tumor A
emergebat, et diductis in dorso zonis B,
carinae concavitas efformabatur, quae spinali medullae C[19]
locum praebebat, cui vesiculae cerebri D
appendebantur; colli, capitis, et alarum E[20],
productiones magis manifestabantur. Crassae lineae, seu exaratae zonae,
quae varias designabant iam expositas carinae species, erant
extremitates et fines assurgentium quasi parietum; in extracta etenim
cicatricula, et vitro imposita, zonarum latitudo A occurrebat, qua totus spinae tractus delineabatur cum alarum B
inchoamentis. Fig. 12. Huiusmodi zonae non perpendiculariter
elavabantur, sed inclinatae, carinae concavitatem producebant, quae
crystallino quodam humore replebatur, qui interdum ita turgebat, ut
continentes zonas disrumperet, et areas novas excitaret. |
Quando
stava per passare 1 giorno, si
presentava per lo più questo aspetto: spiccava l'ingrossamento
cefalico A (fig. 11), ed essendosi separate le fasce B a livello del
dorso, si formava la cavità della carena, che offriva il posto al
midollo spinale C, cui erano appese le vescicole cerebrali D; erano più
evidenti gli abbozzi del collo, della testa e delle ali E. Le spesse
linee, ossia le descritte fasce, che delimitavano i vari aspetti già
descritti della carena, erano le estremità e i limiti di pareti quasi
verticali. Infatti, in una cicatricola estratta e disposta su di un
vetro, si notava la larghezza delle fasce A (fig. 12),
dalla quale veniva delimitata tutta l'estensione della colonna
vertebrale insieme agli abbozzi delle ali B. Queste fasce non si
innalzavano perpendicolarmente, ma, inclinate, determinavano la
concavità della carena, che era piena di un certo umore cristallino;
questo, nel frattempo, era così gonfio da lacerare le fasce che lo
contenevano e da determinare la formazione di nuove aree. |
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Fig.
13. Aliud insuper innuendum, zonas in apice A
hiatum habere, qui quandoque et temporis tractu claudebatur; hoc autem
forte Natura utitur pro colliquamenti ingressu. Nec reticendae sunt
mutationes, quae [4] in eadem numero cicatricula et carina absque novo
incubatu manifestabantur; nam expositus hiatus in eodem Ovo, per sex
horas aeri relicto, claudebatur, Fig. 14. et capitis concavitas B
candida tota reddebatur, et carinae extremitas ex diductis zonis C, non obstante sacculo D,
emergere incipiebat: Ulterior succedebat, elapso
die a prima Ovi lustratione mutatio; Fig. 15. clausis namque zonis[21]
geminus observabatur tumor E[22],
circa dorsum[23]
curvabantur zonae F, et carinae ovalis area patebat. |
Si
deve inoltre accennare a un'altra cosa, che le fasce presenti
nell'apice A (fig. 13) presentavano un'apertura, che talora si
chiudeva pure dopo un certo tempo: di essa forse si serve la natura
per l'ingresso del colliquamento. Né si debbono tacere i cambiamenti
che rapidamente si manifestavano, senza ulteriore cova, nella stessa
cicatricola e carena. Infatti la descritta apertura, nel medesimo uovo
lasciato all'aria per sei ore, si chiudeva, e la cavità cefalica B
(fig. 14) diventava tutta bianca, e l'estremità della carena,
nonostante il sacchetto D, cominciava a rendersi evidente per il
divaricarsi delle fasce C. Trascorso un giorno dalla prima
osservazione dell'uovo si verificava un ulteriore cambiamento:
infatti, essendosi chiuse le fasce, si osservava un duplice
rigonfiamento E (fig. 15), le fasce F si incurvavano intorno al dorso
e si manifestava l'area ovale della carena. |
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Fig.
16. Transacta die,
cicatricula hanc servabat magnitudinem A, et in sui centro carina locabatur, cuius zonae parallelae
ductae, colli B situm
designabant; mox vertebris haerentes, dorsum constituebant, et tandem
dilatatae carinae extremum C
claudebant; in capite vero D
hiabant, et tota area candida erat: In aliis autem, rudimenta
vesicularum cerebri et spinalis medullae emergebant. Carina haec, in
colliquamento E degens, proxima erat sacculo F, qui diaphano turgere videbatur succo. Lata sequebatur zona,
quae irruenti colliquamento G
obstabat; unde umbilicalis area H,
quasi tot excurrentibus rivulis interrumpebatur; postremo latus
circulus candidus cicatriculam claudebat. |
Trascorso
1 giorno, la cicatricola manteneva
questa grandezza A (fig. 16), e al suo centro era situata la carena,
le cui fasce, decorrenti parallelamente, delimitavano la regione del
collo B, quindi, aderendo alle vertebre, costituivano il dorso, e
infine, dilatate, chiudevano l'estremità C della carena. Ma si
aprivano a livello della testa D e tutta l'area era bianca. Invece in
altri casi risaltavano gli abbozzi delle vescicole cerebrali e del
midollo spinale. Questa carena, situata nel colliquamento E, era
vicina al sacchetto F, che appariva gonfio di liquido trasparente.
Seguiva un'ampia fascia che si opponeva all'invadente colliquamento G,
per cui l'area ombelicale H era interrotta come da tanti rivoli che
scorrevano fuori. Infine un ampio cerchio bianco chiudeva la
cicatricola. |
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Fig.
17. Interea progrediente incubatu, carina tumores circa caput
multiplicabat; zonae etenim in apice A hiatum adhuc servantes tres areas B constituebant, quibus vesicularum cerebri[24]
inchoamenta custodiebantur. Caro C
circum adstabat, et vertebrarum globuli dorso haerebant; cordis
pariter portio D manifestabatur, et in umbilicali area varicosa vasa prodibant,
pallido et subvitellino turgida icore. |
Nel
frattempo, col procedere dell'incubazione, la carena moltiplicava i
rigonfiamenti intorno alla testa. Infatti le fasce, che ancora
conservavano l'apertura all'apice A (fig. 17), delimitavano tre
aree B, dalle quali erano custoditi gli abbozzi delle vescicole
cerebrali. Tutt'intorno si trovava la carne C e al dorso aderivano i
globuli vertebrali. Si manifestava anche una parte D del cuore e
nell'area ombelicale spuntavano dei vasi varicosi, turgidi di liquido
pallido e giallognolo. |
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Fig.
18. Post triginta horas cicatriculae circuli multiplicati, soluti et
infracti observabantur. Umbilicalis area A
varicosis vasculis B
contegebatur, quae ab elatis solidis portionibus subpallearis
substantiae ambiebantur. Vasorum color primo vitellinus, mox
rubiginosus erat. In eadem area vesicula[25]
deprehendebatur. Pullus in colliquamento C
degens, talem sortiebatur configurationem. Fig. 19. In capite, ubi
geminae observabantur appendices, oculi A
emergebant; zonae unitae, variis excitatis areis, quinque cerebri
vesiculas B ambiebant, et inde productam spinalem medullam C;
in extremitate angularis dilatata area D,
locum laxatae medullae praebebat; vertebrarum sacculi adstabant. Hoc
eodem etiam tempore Cor E
certo deprehendebatur: Et adhuc cicatriculas in vitris exsiccatas
servo, in quibus illud prostat. |
Dopo
30 ore si vedevano i cerchi della
cicatricola che si erano moltiplicati,
sciolti e spezzettati. L'area ombelicale A (fig. 18) era ricoperta di
vasellini varicosi B, che venivano avvolti da porzioni alte e solide
di una sostanza paglierina. Il colore dei vasi, dapprima giallo come
il tuorlo, successivamente era rugginoso. Nella stessa area si
osservava una vescicola. Il pulcino, che giaceva nel colliquamento C,
presentava il seguente aspetto. Nella testa, dove si osservavano due
appendici, spiccavano gli occhi A (fig. 19); le fasce erano unite e,
dopo aver formato diverse aree, circondavano le cinque vescicole
cerebrali B, e quindi il midollo spinale C che ne era il
prolungamento. L'area appuntita ed espansa D ospitava alla sua
estremità il midollo allargato; ai lati erano situati i sacchetti
vertebrali. In questo stesso momento si poteva osservare nettamente
anche il cuore E, e conservo ancora delle cicatricole essiccate su
vetri, nelle quali esso sporge. |
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Adhuc
haeret animus in determinanda Cordis
vel Sanguinis prioritate, cum repetitis observationibus sensuum
ministerio ea nequaquam firmetur. Illud certo constat, ante incubatum,
carinae stamina observari; deinde incubatu vertebras, cerebri et
spinalis medullae inchoamenta cum alis, et inducta carnea portione
manifestari, corde, vasis, et sanguine latitantibus: Apparentibus
autem rivulis in umbilicali area, probabile est, Cor etiam carinae
appendi; cum ante trigesimam horam cordis structuram certo
deprehenderim. Plurimum autem temporis intercedit, quo Cor et Vasa
ichor pervadit, modo lutei coloris, modo rubiginosi, rubescente
postremo sanguine; unde adhuc coniecturam foveo, [5] quam alias innui,
succum, Vasa et Cor forte praexistere, et sensim manifestari, ut in
arborum Ovis observamus. |
La
mia mente è ancora incerta nello stabilire la priorità del cuore o
del sangue, dal momento che nessuna delle due ipotesi può essere
confermata dalle ripetute osservazioni fatte usando i sensi. Una cosa
è certa: prima della cova gli abbozzi della carena sono visibili, e
poi con la cova si manifestano le vertebre, gli abbozzi del cervello e
del midollo spinale insieme alle ali e alla sovrapposta parte carnosa,
mentre il cuore, i vasi e il sangue se ne stanno nascosti. Con la
comparsa dei rivoli nell'area ombelicale è probabile che anche il
cuore si appenda alla carena, dal momento che ho sicuramente
riconosciuto la struttura del cuore prima della 30a ora
d'incubazione. In effetti trascorre moltissimo tempo prima che un
liquido, ora giallo ora color ruggine, e infine con del sangue rosso
pervada il cuore e i vasi,. Pertanto sostengo ancora l'ipotesi, altrove
da me accennata, che il liquido, i vasi e il cuore forse preesistono e
si manifestano gradualmente, come osserviamo nelle uova delle piante. |
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Fig.
20. Auctiora sensim reddebantur singula circa horas triginta
sex incubatus, grandior etenim reddita cicatricula, umbilicalem
aream vasculis A coopertam
exhibebat; reticulare opus vasorum grandioribus interdum spatiis B,
quandoque minoribus distinguebatur, et rami aliqui alias oblique ducti,
nunc aliqualem rectitudinem adepti, quasi trunci dirigebantur. Iterum
suspicor, quin, ut olim innui, plexus integri vasorum umbilicalium
praeexistant in cicatricula, et subintrantis ichoris turgentia et motu
manifestantur, ipsorum areae extendantur, truncique erigantur; cum in
plantarum Ovis gemina foliola[26],
quae analoga fortasse albumini et vitello sunt, vasorum plexus, tum
aeris tum alimenti, possideant. Fig. 21. Carinae structura talis
videbatur: In capite suprema vesicula C plumbeo ichore turgebat, reliquae D, frequentius minores, diaphano scatebant humore, et continuata
medulla E in F aliqualiter dilatabatur, ut in adultis etiam observatur; caro G
circa luxuriabat, et cor H
parum eminebat. |
Le
singole strutture erano moderatamente aumentate intorno
alle 36 ore d'incubazione. Infatti la
cicatricola, divenuta più grande, presentava l'area ombelicale
ricoperta di vasellini A (fig.
20). La rete vascolare era caratterizzata talora da spazi più grandi
B, talora più piccoli, e alcuni rami, altrimenti diretti
obliquamente, avendo ora assunto un andamento in qualche modo
rettilineo, procedevano come se fossero dei tronchi. Nuovamente
sospetto, come già accennai, che interi plessi di vasi ombelicali
siano preesistenti nella cicatricola e che si mostrino turgidi di
liquido che si insinua e per il suo movimento, per cui le loro aree si
estendono e vengono creati dei tronchi, dal momento che nelle uova
delle piante le due foglioline, che forse sono analoghe all'albume e
al tuorlo, posseggono plessi di vasi sia per l'aria che per
l'alimento. La struttura della carena appariva così: sulla testa la
più alta vescicola C (fig. 21) era gonfia di liquido color piombo, le
rimanenti vescicole D, generalmente più piccole, erano piene di
liquido trasparente, e il midollo E che si continuava in F era
alquanto dilatato, come si osserva anche negli adulti. All'intorno era
assai abbondante la carne G e il cuore H era poco sporgente. |
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Fig.
22. Superatis quadraginta horis, in cicatricula evidentiores redditi venarum
surculi ab extremo limbo A
in cor productionibus B
deducebantur, a quo umbilicalia vasa, angulum C
efformantia, reticulares ramos promebant, nondum perpetuo in
grandiores propagines distinctos. Carina in colliquamento innatabat,
et circa ipsam sacculus D
parum distans, futurus amnion[27], emergebat, reliquus
amplior E, chorion[28]
erat: Fig. 23. Pulli carina talis erat: In capite solitae vesiculae
cerebri turgebant, quarum prima, vitrum referens, reliquis innatare
videbatur: Solita zona arctior reddita, cerebrum et spinalem medullam
ambiebat: Hinc inde oculi F locabantur: Cor G
turgidum pulsabat ea ratione et rythmo, prout alias descripsi, et
fusius infra habebitur. Hac eadem hora sacculus H
variato Ovi situ movebatur; perpetuo enim summitatem tenere tentabat.
Diu etiam hesitavi, an infra an supra carinam locaretur huiusmodi
vesicula H, cum diaphano
turgeret humore; tandem, cum ipsam in separata a vitello cicatricula
nequaquam inclusam deprehenderem, in subiecta vitelli fovea[29]
locari coniectatus sum. |
Superate
le 40 ore, i rametti delle vene,
essendosi resi più evidenti nella cicatricola, si dirigevano al cuore
dall'estremo orlo A (fig. 22)
tramite i prolungamenti B. Dal cuore i vasi ombelicali, formando
l'angolo C, emettevano rami reticolari, non ancora distinti in
ramificazioni maggiori senza interruzioni. La carena galleggiava nel
colliquamento e attorno a essa emergeva, a breve distanza, il
sacchetto D, il futuro amnio, e il restante sacco E, più ampio, era
il corion. La carena del pulcino si presentava così: sulla testa le
solite vescicole cerebrali erano gonfie, la prima delle quali, simile
a vetro, sembrava galleggiare sulle altre; la solita fascia, diventata
più compatta, avvolgeva il cervello e il midollo spinale; ai due lati
si trovavano gli occhi F (fig. 23); il cuore G, turgido, pulsava nel
modo e con il ritmo come ho descritto altrove, e sarà trattato in
modo più esteso successivamente. In questo stesso momento il
sacchetto H (fig. 22) si muoveva col variare della posizione
dell'uovo, infatti tentava sempre di mantenere una posizione elevata.
Ho pure esitato a lungo se questa vescicola H, essendo turgida di
liquido trasparente, fosse situata sotto o sopra la carena. Infine,
non avendola mai osservata inclusa nella cicatricola separata dal
tuorlo, ho supposto che fosse situata nella sottostante fossa del
tuorlo. |
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Postremae
observationi Cicatriculam
addam, quae licet binis diebus
incubata fuisset, quoniam tamen Ovum reliquis tegebatur, et humiliori
loco condebatur, ideo frigidum, dum auferretur, erat, et ignavum valde.
Fig. 24. In hac itaque ambientes circuli A
fracti erant, colorisque subvitellini, et mergebantur in
colliquamento B. In medio umbilicalis area C
locabatur, quae limbi D loco
zonam albam habebat, et convexa ibidem reddebatur: Haec reticulari
vasorum opere E contegebatur,
in quibus rubiginosus humor turgebat. Carina, solitis praedita
vesiculis et corde, innatabat in colliquamento. Spatium, quod inter
circulos A et umbilicalem aream C
extendebatur, insignibus rivulis F
alluebatur; in dextro[30]
enim latere veluti a tot distinctis fontibus deducebantur alveoli G,
qui ampliores redditi sub area umbilicali ultimum sortiebantur
terminum: Contentus ichor rubiginosus erat, et eiusdem pene [6]
naturae ac in corde et vasis observabatur; unde pulcherrimum
occurrebat spectaculum. |
A
quest'ultima osservazione aggiungerò quella di una cicatricola, che,
sebbene fosse stata covata per 2 giorni, siccome tuttavia l'uovo era
ricoperto delle altre uova e si trovava più in basso, era pertanto
freddo quando veniva tolto - dalla cova - e molto inattivo. Pertanto
in questa cicatricola i cerchi avvolgenti A (fig. 24) erano interrotti
e di colore giallognolo, ed erano immersi nel colliquamento B. Al
centro si trovava l'area ombelicale C, che in corrispondenza dell'orlo
D presentava una fascia bianca e proprio lì diventava convessa. Essa
era ricoperta da una formazione reticolare E di vasi rigonfi di
liquido color ruggine. La carena, fornita delle solite vescicole e del
cuore, galleggiava nel colliquamento. Lo spazio che si estendeva fra i
cerchi A e l'area ombelicale C era irrigato da evidenti rivoli F:
infatti sul lato destro scorrevano, come da tante distinte sorgenti, i
rivoli G, i quali, diventati più ampi, andavano a finire sotto l'area
ombelicale. Il liquido contenuto era color ruggine e lo si osservava,
quasi dello stesso aspetto, anche nel cuore e nei vasi, per cui si
presentava uno spettacolo bellissimo. |
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Subsequentibus
horis usque ad complementum alterius diei umbilicalia vasa varicosa,
coloris primo sublutei, mox rubiginosi, et postremo sanguinei,
reddebantur. Fig. 25. Extractus pullus hac pollebat figura: Cerebri
vesiculae A, turgidae cum
spinali medulla B
continuabantur, quae zonis C,
adhuc existentibus, ambiebatur; circulus niger patenti hiatu D solutus, oculi ambitum constituebat et custodiebat. |
Nelle
ore seguenti sino al completamento del 2° giorno i vasi ombelicali
apparivano varicosi, di colore dapprima giallognolo, poi ruggine, e
infine sanguigno. Il pulcino, estratto, si arricchiva di questo
aspetto: le vescicole cerebrali A (fig. 25), turgide, si continuavano
col midollo spinale B, che era avvolto dalle fasce C ancora presenti;
un cerchio nero, interrotto da una fessura D ben visibile, costituiva
e custodiva il contorno dell'occhio. |
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Fig.
26. Post binos dies cicatricula lateraliter vitello haerens, sensim
horizontalis fiebat, cuius naturalis magnitudo erat A, et in ipsius centro in colliquamento natans pullus locabatur,
qui vesiculis B, cerebrum
integrantibus, ditabatur: Fig. 27. His cerebellum C cum spinali medulla D
addebatur, quae zonis E
custodiebatur. Huiusmodi vero curvatae interdum, et varicosae redditae,
vertebrarum sacculis haerebant. Fig. 28. Prope extremitatem carinae
amplior reddita medulla in ovale extendebatur corpus F; circa collum et caput caro G
luxuriabat, et alae H
pendebant; bini pariter oculi circulo I
excitati eminebant, quo cristallini humoris inchoamentum ambiebatur.
Fig. 29. Cor evidentissime pulsabat; nam auricula K[31]
receptum a venis L[32]
sanguinem pulsu propellebat in dextrum cordis ventriculum M[33],
a quo iterum protrudebatur in sinistrum eiusdem sinum N[34];
Fig. 30. inde in arterias[35],
a quibus in truncum[36],
qui deorsum productus geminabatur in ramos O; |
Dopo
2 giorni la cicatricola, che aderiva
lateralmente al tuorlo, diventava gradatamente orizzontale, la cui
grandezza naturale era A (fig.
30), e al suo centro era situato il pulcino che galleggiava nel
colliquamento, dotato delle vescicole B (fig. 26) facenti parte del
cervello. A queste si aggiungeva il cervelletto C col midollo spinale
D, protetto dai cerchi E. Talvolta, incurvati in questo modo e
diventati varicosi, aderivano ai sacchetti vertebrali. Presso
l'estremità della carena il midollo diventato più ampio si allargava
nella struttura ovale F (fig. 26). Intorno al collo e al capo
abbondava la carne G e pendevano le ali H. Parimenti aggettavano i due
occhi costituiti dal cerchio I (fig. 28), dal quale era circondato
l'abbozzo della struttura fluida del cristallino. Il cuore pulsava in
modo assai evidente: infatti l'orecchietta K (fig. 29) con le
pulsazioni spingeva nel ventricolo destro M del cuore il sangue
ricevuto dalle vene L, e dal ventricolo veniva di nuovo convogliato a
forza nella sua cavità sinistra N, da qui nelle arterie, e da esse in
un tronco che prolungandosi verso il basso si suddivideva nei due rami
O (fig. 30). |
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hi,
umbilicales arterias P[37]
promentes, in aream producebantur, et tandem reticulari excitato plexu,
in limbum desinebant, qui quandoque quasi trunco Q
excitabatur, quandoque reticulari plexu[38]
ex superpositis arteriae et venae reticularibus implicationibus. In
cicatriculis ignavioribus loco umbilicalium ramorum P
rete observabatur, cum areae surculis continuatum; quod post quadragesimam
quartam horam frequenter accidebat. Humoris per vasa fluentis
color primo subvitellinus, mox fuscus et rubiginosus, postremo ad
sanguinem tendebat. Vesicula R[39],
diaphano turgida humore, prope umbilicalem ramum P
dextrum locabatur. |
Questi
rami O (fig. 30), emettendo le arterie ombelicali P, si prolungavano
nell'area - ombelicale, e infine, dopo aver formato un plesso
reticolare, terminavano nell'orlo che talora era quasi formato da uno
spezzone Q e talora da un plesso reticolare, derivante da sovrapposti
intrecci reticolari arteriosi e venosi. Nelle cicatricole meno
rigogliose invece dei rami ombelicali P si osservava una rete che si
continuava coi rametti dell'area, il che accadeva frequentemente dopo
la 44a ora. Il colore del liquido che circolava attraverso
i vasi dapprima era giallognolo, quindi era scuro e color ruggine,
infine tendeva al colore del sangue. La vescicola R, turgida di un
liquido trasparente, era situata presso il ramo destro P dell'arteria
ombelicale. |
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Fig.
31. Triduo elapso,
cicatricula parum deficiebat ab horizontali situ, eiusque magnitudo
naturalis non excedebat A.
Pullus in ventrem iacebat, ita ut spinae B
tractus a cerebello C
deductus pateret, vertebris D
hinc inde una cum zonis E
adstantibus. Cerebri cristata vesicula F
prae caeteris emergebat diaphana, turgidaque humore; reliquae G
et ipsae manifestae erant. Oculorum circuli adhuc patentes erant; alae
I extendebantur, crurumque K
et uropygii[40]
inchoamenta apparebant. Fig. 32. Cor auctius erat, unde receptus ab
auricula L sanguis, a vena M
per ductum N in dextrum
cordis ventriculum, indeque per O
in sinistrum P, tandem in
arterias Q propellebatur, a
quibus in truncum R: Fig.
33. Ab hoc erumpebant umbilicales rami S,
qui productis surculis in limbum desinebant, reticulari efformato
plexu. |
Trascorsi
3 giorni, la cicatricola si
allontanava poco dalla posizione orizzontale e la sua grandezza
naturale non era superiore ad A (fig. 31). Il pulcino era adagiato sul
ventre, tant'è che era visibile il tratto spinale B che derivava dal
cervelletto, affiancato da ambo i lati dalle vertebre D unitamente
alle fasce E. La vescicola a forma di elmo F del cervello era più
prominente delle altre, trasparente e turgida di liquido. Anche le
rimanenti vescicole G erano evidenti. I cerchi degli occhi erano
ancora aperti, le ali I erano estese, erano visibili gli abbozzi delle
gambe K e dell'uropigio. Il cuore era più grande, e da qui il sangue,
ricevuto dall'orecchietta L (fig. 32) e proveniente dalla vena M,
veniva spinto attraverso il condotto N nel ventricolo destro del cuore
e da qui attraverso O nel ventricolo sinistro P, e infine nelle
arterie Q, e da esse nel tronco R. Da questo tronco spuntavano i rami
ombelicali S (fig. 33), i quali, dopo aver prodotto dei piccoli rami,
terminavano nell'orlo, essendosi formato un plesso reticolare. |
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Fig.
34. Interdum umbilicales [7] rami
geminis finibus T, supra
limbum inclinati, reticulare venarum opus V
cooperiebant. Ab extremo carinae erumpebat venosus ramus X[41],
qui cum limbo continuatus sanguinem revehebat, non dispari ritu ac in
superioribus accidit. Fig. 35. Extracti interdum cordis hanc
licuit observare structuram, in qua crassior meatus[42]
a dextro in sinistrum cordis sinum apparebat, circumposita carne Z.
Taliter constructus pullus in arcto amnii receptaculo Y morabatur, quod a chorio +
ambiebatur. |
Talora
i rami ombelicali, inclinati sopra l'orlo, ricoprivano la rete
venosa V (fig. 34) con due terminazioni T. Dall'estremità della
carena usciva il ramo venoso X (fig. 35), il quale in continuazione
con l'orlo portava sangue refluo, non diversamente da quanto avviene
anche nei vasi superiori. Talora è stato possibile osservare la
seguente struttura del cuore che era stato estratto: in essa il
passaggio dal ventricolo destro al sinistro del cuore appariva più
spesso, grazie alla carne Z che si era depositata attorno. Il pulcino
così configurato si trovava nello stretto ricettacolo Y (fig. 33)
dell'amnio avvolto dal corion +. |
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Post
quartam diem longe auctior
cicatricula, non adhuc ex toto horizontalis erat: Vitelli substantia
valde palearis, albumenque fusum erat: Sanguinea vasa ampla, et venae,
utplurimum, latiores, limbum praecipue amplo trunco pervadebant,
excurrente sanguine una cum subluteo humore. Fig. 36. In amnio
pullus curvo corpore taliter iacebat: Caput prae caeteris turgebat;
vesicula enim cristata A,
quae in geminas videbatur dividi partes, cinerea parumque concreta
replebatur substantia: Non longe in occipite secunda locabatur
cerebelli vesicula B, parum
profunda, cui subiecta erat portio spinalis medullae C:
In anteriori parte profundius custodiebatur D,
et apicem binae pariter terminabant vesiculae E: Oculi cum nigro circulo F,
et contentis humoribus, eminebant; inter hos et cristatam vesiculam
sanguineum vas G amplum
excurrebat. Carina subcinerea mollique carne tegebatur, ita tamen ut
vertebrarum ossa H parum
elevarentur. Alae I et crura
K elongabantur. Non longe a capite ex hiante pectore Cor L
erumpebat, cuius forma erat haec: Primo itaque sanguis ab auricula M
propellebatur per canalem subalbum N
in cordis dextrum O, a
quo in sinistrum P, indeque
in continuatas arterias Q:
Cordis structura carne muscolosa evidenter excitabatur. Ab abdomine
umbilicalia vasa prodibant, et arteria R latior erat, rubicundoque
turgebat sanguine; vena vero inferior et arctior subluteo scatebat
humore. Prope umbilicalia vasa, vesicula T[43]
figebatur ichore plena. Intus partium rudimenta condebantur, quae
candida et mollia rudem sacculorum exhibebant speciem. Contentus in
chorio humor, veluti lactis serum, igne nequaquam concrescebat, sed
excitata pellicula in bullas resolvebatur. |
Dopo
il 4° giorno la cicatricola, molto
più grande, non era ancora del tutto orizzontale. La sostanza del
tuorlo era molto paglierina e l'albume era liquido. Ampi vasi
sanguigni e le vene, generalmente più grandi, raggiungevano l'orlo
periferico soprattutto con un ampio tronco dove scorreva il sangue
insieme a un liquido giallognolo. Il pulcino giaceva nell'amnio con il
corpo ricurvo e si presentava così: la testa era più gonfia delle
rimanenti parti, infatti la vescicola a forma di elmo A (fig.
36), che sembrava dividersi in due parti, era piena di una sostanza
color cenere e poco densa. Non lontano in sede occipitale si trovava
la seconda vescicola cerebellare B, poco profonda, sotto la quale
giaceva una parte del midollo spinale C. Nella parte anteriore la
vescicola D era custodita a maggior profondità, e parimenti le due
vescicole E segnavano i limiti della sommità della testa. Gli occhi
sporgevano col cerchio nero F e i liquidi in essi contenuti; tra essi
e la vescicola a forma di elmo scorreva un ampio vaso sanguigno G. La
carena era ricoperta da carne cenerina e molle, tuttavia in modo tale
che le ossa delle vertebre H si alzassero poco. Le ali I e le gambe K
si allungavano. Non lontano dalla testa fuoriusciva dal petto aperto
il cuore L, la cui forma era la seguente: pertanto dapprima il sangue
veniva spinto dall'orecchietta M, attraverso il canale biancastro N,
nella parte destra O del cuore, da qui nella parte sinistra P e quindi
nelle successive arterie Q. La struttura del cuore era formata in modo
evidente da carne muscolosa. Dall'addome uscivano i vasi ombelicali e
l'arteria R era più ampia ed era gonfia di sangue rosso. Invece la
vena, situata più in basso e più stretta era piena di liquido
giallognolo. Presso i vasi ombelicali si trovava la vescicola T piena
di liquido. Internamente si trovavano gli abbozzi delle parti, i
quali, bianchi e molli, erano grossolanamente simili a piccoli sacchi.
Il liquido contenuto nel corion non coagulava affatto, come il siero
di latte, a contatto del fuoco, ma, formata una pellicola, si
dissolveva in bolle. |
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Fig.
37. Fig. 38. Quinta transacta die
auctior erat cicatricula, et pullus in colliquamento degens curvabatur
et convellebatur; eius naturalis magnitudo erat A. Amplum erat caput, quod cristata vesicula B integrabatur; haec filamentosa replebatur substantia; huic
haerebat cerebellum C;
anterius geminae eminebant vesiculae D,
et superius profundior locabatur vesicula E;
hinc inde oculi F adstabant:
Reliquum corporis carne tegebatur, alis G
et cruribus H extra
pendentibus. Fig. 39. Patente thorace cor extra locabatur, quod
ventriculo dextro I, et
sinistro K, componebatur,
superposita pariter auricula L.
Viscera magis patebant, praecipue Pulmones rubiginosi coloris, diluti
tamen. Umbilicalibus vasis vitellum penetrantibus vitellinae
substantiae haerebant. |
Trascorso
il 5° giorno la cicatricola era più
grande e il pulcino immerso nel colliquamento era ricurvo e presentava
delle contrazioni. La sua grandezza naturale era A. La testa era
grossa, formata dalla vescicola a forma di elmo B (fig.
37 e 38), che era piena di una sostanza filamentosa. A essa aderiva il
cervelletto C, anteriormente sporgevano due vescicole D e al di sopra,
disposta più profondamente, si trovava la vescicola E. D'ambo i lati
si trovavano gli occhi F. Il resto del corpo era ricoperto di carne,
con ali G e gambe H pendenti all'esterno. Il cuore si trovava fuori
dal torace, che era aperto, e si componeva del ventricolo destro I e
sinistro K, nonché della sovrapposta orecchietta L. I visceri erano
più evidenti, soprattutto i polmoni di colore ruggine ma diluito.
Sostanze del tuorlo aderivano ai vasi ombelicali che penetravano nel
tuorlo. |
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Fig.
40. [8] Sexta completa
die albumen colliquatum erat; umbilicalium area duas vitelli
tertias occupabat. Vasorum fines A
in limbo frequenter reflectebantur, et inequale rete mutua anastomosi
efformabant. Fig. 41. Fig. 42. Pullus in amnio crystallino cubabat:
Solita aderat vesicularum cerebri structura, et amplo vase C
cristata irrigabatur vesicula, eique proxima D
obscurabatur, nec patebat nisi denudato et divulso cerebro. Rostri
principium E emergebat. Fig.
43. Patente adhuc thorace Cor apparebat, cuius sinister ventriculus F deorsum retractus, et dilatatus, consocio incumbebat ventriculo G,
superextensa auricula H. Interius
iecur, renes, et pulmones magis patebant. |
Trascorso
il 6° giorno l'albume si era
sciolto. L'area ombelicale
occupava due terzi del tuorlo. Le estremità vascolari A (fig. 40)
spesso si flettevano in corrispondenza dell'orlo periferico e per
mutua anastomosi formavano una rete irregolare. Il pulcino giaceva
nell'amnio cristallino. Era presente la solita struttura delle
vescicole cerebrali, e la vescicola a forma di elmo era irrorata
dall'ampio vaso C (fig. 41) e la vescicola D, situata vicino, era
nascosta e diventava visibile solo dopo aver messo a nudo e aver
asportato il cervello. Spuntava l'abbozzo E del becco (fig. 41).
Essendo ancora aperto il torace, il cuore era visibile: il suo
ventricolo sinistro F (fig. 43), stirato in basso e dilatato, stava
sopra al compagno ventricolo G, e sopra di essi si estendeva
l'orecchietta H. Internamente erano meglio evidenti il fegato, i reni
e i polmoni. |
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Fig.
44. Manifestiora singula reddebantur superata septima
die: Cubabat etenim pullus in amnio A,
quod a chorio hic disrupto B[44]
ambiebatur; nectebatur autem chorion vitelli membranae prope limbum
umbilicalium, quae a pullo derivata, et in amnion, chorion et vitellum
C producta, inclinatis
finibus D limbum efformabant.
Fig. 45. Fig. 46. Reliquum vitelli E
appensam servabat glutinosam albuminis F
partem. Pullus solita pollens figura, capite et oculis constabat
insignibus, et cristatae vesiculae G
exterius fibrosa integrabantur substantia; interior vero ipsarum
cavitas ichore turgebat: Anteriores pariter vesiculae H,
curvatae, sursum retrahebantur, sub quibus rostrum I pendebat; cerebellum cum principio spinalis medullae iam
solidefactum erat. Thorax acuminatus erat, in quo levi tectum
pellicula Cor pulsabat, in hanc redactum formam; gemini enim
ventriculi iuxta locabantur, et sinister K
amplior et rubicundior erat, dextra vero auricula L
capacior. Ventriculus carnosus, cum intestinis candidus, rite
conformatus observabatur; costulae niveae, et adhuc molles, iecurque
mucosum erat, oblongis glandulis constans. |
Trascorso
il 7° giorno ogni singola struttura
era meglio visibile. Infatti il pulcino giaceva nell'amnio A (fig.
44), che era avvolto dal corion B qui raffigurato lacerato. Il corion,
poi, era connesso alla membrana del tuorlo presso la cintura dei vasi
ombelicali, i quali, provenendo dal pulcino e spingendosi verso
l'amnio, il corion e il tuorlo C, formavano l'orlo periferico con le
loro terminazioni ripiegate D. Il restante tuorlo E conservava appesa
la parte collosa di albume F. Il pulcino, dotato della solita sagoma,
presentava il capo e gli occhi assai grandi, e le vescicole a forma di
elmo G (fig. 45) erano arricchite esternamente da sostanza fibrosa,
mentre la loro cavità interna era rigonfia di liquido. Parimenti le
vescicole anteriori H, ricurve, si ritraevano verso l'alto e sotto di
loro pendeva il becco I; il cervelletto si era già consolidato
insieme alla parte iniziale del midollo spinale. Il torace era
appuntito e in esso il cuore, ricoperto da una sottile membrana,
pulsava e aveva acquisito la seguente forma: dunque, i due ventricoli
si erano giustapposti e il sinistro K (fig. 47) era più ampio e più
rosso, mentre l'orecchietta destra L era più capiente. Si vedeva lo
stomaco muscolare, insieme agli intestini, che era bianco e
regolarmente conformato, le coste erano bianco neve e ancora molli, e
il fegato era mucoso e costituito da ghiandole allungate. |
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Interea
usque ad nonam diem firmiora reddebantur viscera, et Cor solita gaudebat
forma: Iecur xerampelinum[45],
glandulosis utriculis constans observabatur, qui distinctis areis,
alias expositis, continebantur. Chorii[46]
ichor, relicta crusta, igne in bullas resolvebatur, quod idem amnii
humori accidebat. |
Frattanto,
fino al 9° giorno, i visceri si irrobustivano. Il cuore manteneva la
solita forma. Si vedeva il fegato dotato del colore di una foglia di
vite che sta seccando e formato da piccole cavità ghiandolari
contenute in aree distinte, descritte altrove. Il liquido del corion,
usando il fuoco, si dissolveva in bolle lasciando una crosta, e la
stessa cosa accadeva per il liquido amniotico. |
|
Fig.
48. Post nonam vero diem pullus
longitudinis A in amnio,
quod exiguum adhuc erat, innatabat; chorion autem auctius erat.
Umbilicalia vasa, in vitello per superiorem partem producta, venosa
erant, haecque lata; arteriae autem arctiores, vitelli tunicam
profunde penetrabant. Umbilicus B
latus continuata et elongata cute excitabatur; eius concavitas C,
ab umbilicalibus vasculis et pendentibus intestinis occupabatur. Fig.
49 Exterior corporis habitus tumoribus D[47],
pro futuris pennis exasperabatur. Cerebri cristatae vesiculae E,
quae in opticorum nervorum exortum desinunt, minores et profundiores
redditae, ad latera inclinabantur: Idem accidebat anterioribus
vesiculis F. Fig. 50.
Cerebri quoque basis iam pene solidefacti talis erat; anteriores
vesiculae G[48]
patebant, nervorum pariter opticorum exortus a cristatis [9] vesiculis
H[49]
in oculos incurrebat; infundibuli portio I,
a contigua excitata vesicula, cerebri continuitatem fulciebat, et non
longe spinalis medullae principium K[50]
pendebat. Pedes lati L observabantur, et rostrum osseum producebatur. |
Dopo
il 9° giorno il pulcino, della
lunghezza A (fig. 48), galleggiava nell'amnio che era ancora poco,
mentre il corion era più abbondante. I vasi ombelicali, che si
diramavano nel tuorlo attraverso la parte superiore, erano venosi e
ampi, mentre le arterie, più strette, penetravano in profondità la
membrana del tuorlo. L'ampio ombelico B era formato da un
prolungamento cutaneo ininterrotto: la sua concavità C era occupata
da vasellini ombelicali e da intestini penduli. Il rivestimento
esterno del corpo era reso irregolare dai rigonfiamenti D, che
avrebbero dato luogo alle penne. Le vescicole cerebrali a forma di
elmo E, che terminano in corrispondenza dell'origine dei nervi ottici,
erano divenute più piccole e si erano approfondite e si inclinavano
lateralmente. La stessa cosa accadeva alle vescicole anteriori F.
Anche la base del cervello già quasi solidificato si presentava così:
le vescicole anteriori G (fig. 50) erano evidenti e parimenti
l'origine dei nervi ottici dalle vescicole a forma di elmo H penetrava
negli occhi; la porzione a imbuto I, formata dalla contigua vescicola,
assicurava la continuità del cervello, e non distante pendeva
l'inizio K (fig. 50) del midollo spinale. Si vedevano dei larghi piedi
L (fig. 48) e sporgeva il becco osseo. |
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Circa
decimam diem chorii latitudo
usque ad crassum albumen extendebatur; fusa valde erat vitelli
substantia. Fig. 51. Pullus curvo corpore iacebat, insigniter
protuberantibus oculis, qui nictitante membrana A
muniebantur. Rostri apex B
osseus extuberabat, cerebri vesiculae anteriores C,
et cristatae D solidefactae
sensim obscurabantur. Corporis
habitus tuberculis E[51]
tegebatur. Circa umbilici exitum obducebatur labium F.
Iecur rubiginosi coloris cum glandulis, vasis haerentibus, excitabatur,
turgente bilis folliculo. |
Intorno
al 10° giorno la larghezza del
corion si estendeva fino all'albume denso, e la sostanza del tuorlo
era notevolmente liquefatta. Il pulcino giaceva con il corpo ricurvo e
con gli occhi che sporgevano parecchio, dotati della membrana
nittitante A (fig. 51). L'apice osseo B del becco era gonfio, le
vescicole cerebrali anteriori C e quelle a forma di elmo D si erano
consolidate e a poco a poco si occultavano. La superficie del corpo
era ricoperta dai tubercoli E. Intorno al foro ombelicale si disponeva
il labbro F. Il fegato color ruggine era ben visibile con le ghiandole
aderenti ai vasi, e la cistifellea era gonfia di bile. |
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Fig.
52. Absoluta duodecima die chorion A,
sanguineis vasculis irrigatum, pauco scatebat succo, qui igne
evanescebat in bullas; nectebatur vero membranae B,
crassum albumen investienti, recipiebatque sanguinea vasa C,
venam scilicet et arteriam, ab umbilico. Succedebat pullus, amnio D
circumdatus, quod ab umbilico E
producebatur; ab eodem etiam derivabatur vitellus F, cuius laxa erat membrana, oleosam et glutinosam continens
substantiam. Haec vitelli membrana undequaque libera erat, soloque
limbo G, veluti ciliari
ligamento, crassiori albumini in situ H
nectebatur: Per hanc vena I
et arteria K ramificabatur
usque ad limbum. Crassum albumen L
diaphanum propria donabatur tunica, et venas et arterias
umbilicales recipiebat. Umbilicus E,
quasi intestinum, laxata et tubulosa cute componebatur, et intestina M,
foras erumpentia, aliaque insuper sanguinea et varicosa vasa
continebat. Fig. 53. Exterius plumae erumpebant N.
Cor hanc speciem prae se ferebat; protuberante ventriculo sinistro O,
superpositis auriculis geminis, dextra inquam P,
et sinistra Q. Iecur, debita
constans forma, vesiculam, viridi turgidam bile, appensam habebat,
cuius portio in carnosum ventriculum deducebatur. |
Trascorso
il 12° giorno, il corion A (fig.
52), irrigato da vasellini sanguigni, conteneva poco succo che al
fuoco si dissolveva in bolle, ma era connesso con la membrana B che
avvolgeva l'albume denso e riceveva dall'ombelico i vasi sanguigni C,
ossia una vena e un'arteria. Seguiva il pulcino, avvolto dall'amnio D
che proveniva dall'ombelico E, dal quale derivava anche il tuorlo F,
la cui membrana era allentata e conteneva una sostanza oleosa e
vischiosa. Questa membrana del tuorlo era libera da ogni parte ed era
connessa con l'albume più denso nell'area H solo con l'orlo G, come
se fosse un legamento foggiato a rima palpebrale. Attraverso questa
membrana si diramavano la vena I e l'arteria K fino all'orlo esterno.
L'albume denso L, trasparente, era fornito di una membrana propria e
accoglieva le vene e le arterie ombelicali. L'ombelico E, composto di
cute lassa e piena di tubicini, come fosse un intestino, conteneva gli
intestini M prolassati, nonché altri vasi sanguigni e varicosi.
All'esterno spuntavano le piume N (fig. 52). Il cuore presentava
questo aspetto: il ventricolo sinistro O (fig. 53) sporgeva e al di
sopra si trovavano le due orecchiette, cioè la destra P e la sinistra
Q. Il fegato, debitamente configurato, portava appesa una vescichetta
turgida di bile verde, che in parte affluiva nello stomaco muscolare. |
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Fig.
54. Decima quarta elapsa die,
pullus flexa carina in amnio A innatabat, quod gracillimis et pene inconspicuis vasculis
irrigabatur: Eius succus adauctus, veluti sanguinis serum,
concrescebat. Circumlocabatur vitelli moles B,
cui haerebat crassius albumen C;
haec omnia chorii tunica D ambiebantur: Per hanc producebantur
sanguinea Vasa, quorum amplum E,
ab umbilico emergens, tortuosum et varicosum redditum, ramos F progignens, in reticulare opus desinebat: Proxime alterum
excurrebat vasculum rubicundius, easdem ramificationes sortitum. Alia
pariter sanguinea vascula G,
ab umbilico exorta, graciliora, inter exaratas productiones F propagabantur. Pulli habitus totus fere plumis contegebatur.
Ungues et rostrum solidam acquisierant naturam. Interius
pulmones subalbi; ventriculus carnosus, auctus, lacte replebatur;
intestina extra in [10] umbilico pendebant; fellis vesicula, ad caeruleum tendens, iecori appendebatur. |
Trascorso
il 14° giorno, il pulcino con
la carena flessa galleggiava
nell'amnio A (fig. 54) che era irrorato da vasellini assai
esili e quasi invisibili. Il suo liquido, aumentato, coagulava come
liquido ematico. Tutt'attorno stava la massa del tuorlo B, al quale
aderiva l'albume piuttosto denso C, e il tutto era avvolto dalla
membrana D del corion. Attraverso questa si diramavano vasi sanguigni,
e di essi quello grande E, uscendo dall'ombelico, era diventato
tortuoso e varicoso, emetteva i rami F e terminava in una struttura
reticolare. Vicinissimo, scorreva un altro vasellino, di color più
rosso, che si ramificava nello stesso modo. Parimenti altri vasellini
sanguigni G provenienti dall'ombelico, più gracili, si diffondevano
tra le descritte ramificazioni F. Tutta la superficie esterna del
pulcino era quasi ricoperta di piume. Le unghie e il becco avevano
acquisito una struttura solida. Internamente c'erano i polmoni
biancastri; lo stomaco muscolare, ingrandito, era ripieno di sostanza
lattiginosa; gli intestini pendevano all'esterno a livello
dell'ombelico; la cistifellea tendente all'azzurro era appesa al
fegato. |
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Subsequentibus
diebus singula firmabantur, et sensim chorii humor absumebatur, qui
igne frequenter non concrescebat; amnii vero humor tenuis et diaphanus
in candidam interdum sapidamque cogebatur substantiam. Umbilicus
carneus, crassefacta cute, extra pendula intestina cum sanguineis
Vasis continebat. A vitelli tunica in tenue intestinum brevis meatus
aperiebatur. Fig. 55. Vas sanguineum, quod alte penetrabat vitellum,
relicta eiusdem tunica A,
insigni ramo B pendulum,
vitelli profunditatem occupabat, et reticularibus productionibus C eidem tunicae A
nectebatur; reliquis vero D, in fluida oleosaque substantia
vitelli mergebatur. Circa huiusmodi reticulares ramos C et D pinguedinis
sacculi F haerebant, qui
venae ramulis irrigabantur. In chorii cavitate Allantoides tunica[52]
sensim manifestabatur; laevissima etenim mucosaque extendebatur
bicornis membrana, in modum sacculi, et subalbam candidamque
continebat urinam, quae interdum filamentosa, reticulare opus
efficiebat; huius exortus postremis diebus praecipue patebat.
Ventriculus cum continuatis intestinis solo turgebat lacte. Iecur
postremo, ex rubiginoso subluteum acquirebat colorem, et bilis
caerulea erat. Fig. 56. Cerebrum iam solidefactum in superiori parte
nervorum opticorum radices A,
graciliores redditas, anteriores ventriculos B,
Cerebellum C, et principium
spinalis medullae D
exhibebat; in basi vero, ultra exarata, infundibuli regio assurgebat. |
Nei
giorni successivi ogni singola
struttura si consolidava e pian piano il liquido del corion si
consumava, il quale spesso non coagulava al fuoco, mentre il liquido
dell'amnio era tenue e trasparente e a
volte si ispessiva in una sostanza bianca e saporita. L'ombelico
carneo, essendosi ispessita la cute, conteneva, insieme ai vasi
sanguigni, gli intestini che pendevano all'esterno. Dalla membrana del
tuorlo un breve meato si apriva verso l'intestino tenue. Il vaso
sanguigno che penetrava profondamente nel tuorlo, abbandonata la sua
membrana A (fig. 55) e pendendo con il grosso ramo B, occupava la
profondità del tuorlo e con le diramazioni reticolari C si
congiungeva alla stessa membrana A, mentre con le altre ramificazioni
D si immergeva nella fluida e oleosa sostanza del tuorlo. Attorno a
questi rami reticolari C e D aderivano sacchetti di grasso F, irrigati
da piccoli rami venosi. Nella cavità del corion pian piano si
manifestava la membrana allantoide: infatti si estendeva, come se
fosse un piccolo sacco, una sottilissima e mucosa membrana bicorne, e
conteneva un'urina bianchiccia e candida, la quale, essendo a volte
filamentosa, formava una struttura reticolare. La sua formazione era
particolarmente evidente negli ultimi giorni. Lo stomaco, con gli
intestini che da esso si continuavano, era gonfio solo di sostanza
lattiginosa. Infine il fegato, da ruggine, acquisiva un colore
giallognolo e la bile era azzurra. Il cervello, già consolidato,
presentava, nella parte superiore, le radici A (fig. 56) dei nervi
ottici, divenute più sottili, i ventricoli anteriori B, il
cervelletto C e l'inizio del midollo spinale D; alla base, invece,
oltre alle parti descritte, si ergeva la regione dell'infundibolo -
forse ipotalamico. |
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Fig.
57. Transacta decima nona, chorii substantia A crassior
reddita quasi carnea, exiguum continebat humorem, eiusque concavitatem
Allantoides tunica B fere ex toto occupabat, mucosa referta
urina C. Pullus calcitrabat, amnio D contentus.
Umbilicus E amplus erat, et turgidus ex retracto interiora
versus vitello F, et ab ipso, amnii D tunica in situ G
producebatur. Intra umbilicum, ultra sanguinea Vasa, intestina
mesaraicis irrigata condebantur. |
Trascorso
il 19° giorno, la sostanza A del
corion (fig. 57), fattasi più
densa e quasi carnosa, conteneva scarso liquido e la tunica allantoide
B, piena di urina mucosa C, occupava quasi interamente la sua cavità.
Il pulcino, contenuto nell'amnio D, scalciava. L'ombelico E era ampio
e teso dal tuorlo F che si era ritirato verso l'interno, e da esso
avanzava nell'area G la membrana D dell'amnio. Internamente
all'ombelico erano raccolti, oltre ai vasi sanguigni, gli intestini,
irrigati dai vasi mesenterici. |
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Vigesima
completa die, Ovi cortex de
facili friabilis erat; crassum item chorion, et fere sanguineum, non
tamen fibrosum, et succo undequaque vacuum, Fig. 58. solaque
Allantoides tunica A
continebatur, quae urinae stirias B
reticulariter ita ductas et implicitas, ut naturae mysterium
crederetis, includebat; Fig. 59. et tandem versus umbilicum C
deducta, et ventrem subingressa, efformato Uracho[53]
D, in extremum intestini E
hiabat. Vitelli corpus in ventrem retractum, exteriorem abdominis
formam F excitabat. Iecur
perpetuo lutei coloris erat, quasi vitello turgeret; eius vero fel
caeruleum, materia in carnoso ventriculo et tenuibus intestinis
contenta lactea erat. |
Ultimato
il 20° giorno, il guscio dell'uovo
era facilmente friabile. Parimenti il corion era spesso e quasi color
sangue, non tuttavia fibroso e completamente svuotato di liquido. Vi
era contenuta la sola
tunica allantoide A (fig. 58), che includeva strie di urina B così
tracciate e intricate a rete che le credereste un mistero della
natura. E infine si dirigeva verso l'ombelico C, penetrava nel ventre,
formava l'uraco D (fig. 59) e si apriva nell'estremità E
dell'intestino. La massa del tuorlo, ritiratasi nel ventre,
determinava la forma esterna F (fig. 58) dell'addome. Il fegato era
sempre di colore giallo come se fosse turgido di tuorlo, mentre la sua
bile era azzurra. Il materiale contenuto nello stomaco muscolare e
negli intestini tenui era color latte. |
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Postremo
pullus prope exitum pipiebat, et interdum ictu rostri [11] friabilem
urgebat corticem; eius venter A,
turgidus et fere rotundus ex condito vitello reddebatur; Fig. 60.
scissura tamen B observabatur ex retracto umbilico, a quo Urachus C
et umbilicalia Vasa D
prodibant. In aperto pullo vitellus E
huius magnitudinis[54],
intestinis F brevi ductu G continuabatur; Fig. 61. haec a carnoso orta ventriculo H,
versus extremitatem caecales appendices I
promebant, et dilatata sui portione cloacam K
efficiebant, a qua erumpebat Urachus. Vitelli substantia viscida et
oleosa erat. Iecur adhuc luteum prae se ferebat colorem. |
Alla
fine, il pulcino, prossimo a uscire,
pigolava e aggrediva di quando in quando a colpi di becco il guscio
friabile. Il suo ventre A (fig. 60) era reso gonfio e quasi rotondo
dal tuorlo nascosto. Tuttavia si osservava l'apertura B prodotta
dall'ombelico retratto dal quale uscivano l'uraco C e i vasi
ombelicali D. Nel pulcino sezionato il tuorlo E (fig. 61), che aveva
questa grandezza, si continuava con gli intestini F tramite il breve
condotto G. Gli intestini, provenienti dallo stomaco muscolare H,
emettevano verso l'estremità le appendici cecali I, e con la loro
parte dilatata K formavano la cloaca, dalla quale fuoriusciva l'uraco.
La sostanza del tuorlo era viscida e oleosa. Il fegato presentava
ancora un colore giallo. |
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Haec
sunt quae Vobis imperantibus in tam profundo naturae mysterio
anniversaria hac aggressione visus sum attigisse, quae licet rudi mea
delineata manu, incomptoque exarata stylo extent, pro integro tamen
animi voto penes Vos erunt, et fortasse ulterioribus subsequentium
annorum firmata observationibus, naturae normam in ducendis primis
pulli staminibus adumbrabunt. |
Queste
sono le cose che su vostro ordine mi è sembrato di aver
esaminato con questo assalto annuale in un così profondo mistero
della natura. Questi reperti, benché disegnati dalla mia rozza mano
ed esposti con stile disadorno, tuttavia saranno a vostra disposizione
con l'augurio che vi tornino graditi, e forse confermati da ulteriori
osservazioni degli anni venturi, e saranno un abbozzo della regola
della natura nel tessere i primi abbozzi del pulcino. |
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Dabam
Bononiae die Octob. 1672. |
Consegnavo
a Bologna in un giorno di ottobre del 1672. |
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FINIS. |
FINE |
[1] Secondo Roberto Ricciardi questo celebris andrebbe associato a Pictores anziché a mos. Infatti l'aggettivo celeber, nominativo maschile, può anche trovarsi sotto la forma celebris, ma celebris oltre a essere il nominativo femminile di celeber potrebbe esserne l'accusativo plurale maschile, quindi da associare a pictores.
[2] Atena era la dea greca della sapienza, particolarmente della saggezza, della tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della guerra, mentre la violenza e la crudeltà rientravano nel dominio di Ares. Pallade era l'epiteto di Atena, connesso con la sua raffigurazione a mezzo del palladio, specie di manichino porta-armi che nella religione greca arcaica era considerato provvisto di poteri divini, in funzione protettrice del palazzo (età micenea) o della città, e Atena, era la dea poliade, o protettrice della città, per eccellenza. § Ateneo deriva dal latino Athenaeum, che risale al greco Athënaion, luogo sacro ad Atena, tempio di Atena intesa come dea della sapienza. Nome dato all'istituto per l'insegnamento superiore di alcune discipline umanistiche (filosofia, grammatica, retorica, diritto), fondato a Roma dall'imperatore Adriano (76-138), oggi usato comunemente come sinonimo di università. § Arx Palladis – La rocca di Pallade: il punto di partenza di Arx Palladis sembra essere un'espressione con cui si designava l'Acropoli di Atene, il Partenone e, per estensione, la stessa Atene: Lucrezio De rerum natura VI 749: arcis in ipso vertice, Palladis ad templum Tritonidis almae; Virgilio Eneide XI 477: summasque ad Palladis arces; Ovidio Metamorfosi VII 399: Palladiae arces (= Athenae); Tito Livio Ab urbe condita XXXI 30,8: arcis Minervam praesidens. Nel senso figurato di eccellenza, perfezione, sommità, il sostantivo arx è spesso usato, per esempio, in Stazio Silvae II 131: celsa tu mentis ab arce; Quintiliano Institutio oratoria XII 11,28: Cicerone arcem tenente. L'espressione ricompare nel filosofo Marsilio Ficino (1433-1499) De vita triplicii I 2: Inde (dal sangue) creati spiritus cerebri et... Palladis arces (= cervello) ascendunt; Apologia (scritta contro le accuse di magia): § 6 Nunc vobis, amici, nunc, si nescitis, arx illa Palladis (quella cittadella di Pallade) necessaria fore videtur, qua procul a nobis saevum impiorum Gigantum impetum arceamus – dove, a detta dei commentatori, Ficino scherza con le associazioni di idee suggerite da 'arx Palladis' e che sarebbero le seguenti: 1) la rocca della dea della Saggezza, Pallade Atena, da cui gli 'spirituali' contemplano il movimento dei 'normali', e con la quale possono difendersi dai loro assalti; 2) la rocca di Atene, l'Acropoli; 3) l'Olimpo, in cui anche da Atena fu respinto l'assalto dei Giganti. Alla fine del 1500, forse in memoria di questa definizione, l'umanista olandese Erycius Puteanus (Eric van der Putte 1574-1646) chiamò 'Arx Palladis' il castello dove abitava, nel senso di 'scuola di saggezza', così come aveva chiamato 'palaestra bona mentis' l'accademia scientifica da lui fondata. Tuttavia va ricordato che - come possiamo leggere in Encyclopédie (Yvedon 1772) curata da Fortunato Bartolomeo De Felice - 'sacra Palladis arx' è in medicina la 'parte sacra del corpo', ossia la testa, in connessione con la definizione di epilessia (morbus sacer) che colpiva appunto la testa. E questo in parte coincide con quanto osservato da Ficino nel De vita triplici I 2.
[3] Per la tecnica di separazione cfr. Giovanni Maria Lancisi, De motu cordis et aneurysmatibus, Roma, 1728, p. 41 (lib. I, sectio II, cap. I, propositio XXIV). – Referenza citata da Luigi Belloni in Opere scelte di Marcello Malpighi (Torino utet 1967).
[4] La cicatricola o cicatricula - piccola cicatrice - è anche detta discoblastula oppure blastoderma. Blastula deriva dal latino scientifico blastula, diminutivo del femminile greco blástë = germoglio, gemma, rampollo, germe, embrione; equivalente è il maschile blastós che ha lo stesso significato. § Cicatricola o cicatricula deriva dal latino tardo cicatricula = piccola cicatrice, diminutivo di cicatrix = cicatrice. Ristretta zona del polo dell'uovo degli uccelli, dove, subito sotto alla membrana vitellina, si trovano il citoplasma e il nucleo. Dalla cicatricola, detta anche discoblastula o disco germinativo, si svilupperà l'embrione.
[5] In De formatione pulli in ovo è presente un più corretto chalazas/chalazarum. § L'italiano calaza deriva dal greco chálaza, grandine, per l'aspetto particolare dei cordoncini che nell'uovo privato di guscio ricordano due chicchi di grandine; chálaza è derivato a sua volta da una radice indeuropea che significa ghiaccio. Le calaze si dipartono da ciascun polo della cellula uovo e sono dirette secondo l’asse maggiore del guscio. Si tratta di strutture cordoniformi avvolte su se stesse. Verso il polo ottuso si dirige una sola calaza, mentre dall'altro lato ne esistono due tra loro intimamente ritorte. Originano a livello dello strato calazifero e terminano da ciascun lato nella regione dei legamenti dell'albume.
[6] Probabilmente, vacuoli formantisi entro o sotto la periferia del germe, in rapporto, forse, col suo processo estensivo attorno al vitello. (Luigi Belloni, 1967)
[7] Carena, dal latino carina (chiglia della nave, guscio della noce), per estensione significa organo animale o vegetale, o parte di esso, che richiama la forma della chiglia di una nave, elemento longitudinale dello scafo, facente parte della struttura del fondo.
[8] Forse i labbri blastodermici che delimitano la stria primitiva. (Luigi Belloni, 1967)
[9] Icòre: dal greco ichør, ichôros. Secondo la mitologia greca, il purissimo sangue degli dei. Nel linguaggio medico, essudato, spesso purulento, secreto da ferite o piaghe infette.
[10]
È il nucleo del Pander, o parte svasata della latebra di vitello bianco
che forma come un letto al disco germinativo. (Luigi Belloni, 1967) §
Christian Heinrich Pander
naturalista ed embriologo nato in Lettonia da genitori tedeschi (Riga 1794
- Pietroburgo 1865). Allievo del medico e naturalista estone Karl Ernst
von Baer (Piep 1792 - Dorpat 1876), dimostrò che lo sviluppo
dell'embrione del pulcino procede attraverso la formazione di tre strati
principali di tessuto, o foglietti germinali (ectoderma, entoderma,
mesoderma), dai quali si formano i diversi organi. Si occupò anche di
geologia e di paleontologia.
Gli studi di embriologia sono contenuti in Beiträge
zur Entwicklungsgeschichte des Hühnchens im Eye (Contributi alla
storia dell'evoluzione del pollo nell'uovo),
Brönner, Würzburg (1817). §
Heinz Christian Pander, name
sometimes given as Christian Heinrich Pander (1794-1865) was a biologist
and embryologist who was born in Riga. In 1817 he received his doctorate
from the University of Würzburg, and spent several years (1827-1842),
performing scientific research from his estate near Riga. In 1820 he took
part in a scientific expedition to Bokhara as a naturalist, and in 1826
became a member of the St. Petersburg Academy of Sciences. Pander studied
the chick embryo and discovered the germ layers (i.e., three distinct
regions of the embryo that give rise to the specific organ system).
Because of these findings, he is considered by many to be the founder of
embryology. His work in embryology was continued by Karl Ernst von Baer
(1792-1876), who expanded Pander's concept of germ layers to include all
vertebrates. Pander performed important studies in the field of
paleontology, and was the first scientist to describe primitive creatures
known as conodonts. He also did extensive research of fossils found in the
Devonian and Silurian geological strata of the Baltic regions.
(www.worldlingo.com)
[11] Il nucleo del Pander. (Luigi Belloni, 1967)
[12] Il nodo primitivo. (Luigi Belloni, 1967)
[13] Forse i labbri blastodermici che delimitano la stria primitiva. (Luigi Belloni, 1967)
[14] L'area pellucida e il fluido subgerminale. (Luigi Belloni, 1967)
[15] Si tratta qui, invece, delle pliche neurali. (Luigi Belloni, 1967)
[16] I somiti. (Luigi Belloni, 1967) § Somite, singolare e maschile, deriva dal greco sôma, corpo+-ite. In embriologia, un somite è ciascuno dei segmenti in cui si suddivide la parte dorsale del mesoderma (o epimero), a destra e a sinistra della corda dorsale. I somiti danno origine a elementi che formeranno il derma della cute del tronco (dermatomi), alle masse muscolari (miotomi) e allo scheletro assile (sclerotomi). Ogni somite è connesso al mesoderma insegmentato, posto ventralmente, da un peduncolo (peduncolo del somite). Nella zona caudale dell'embrione il mesoderma è costituito da una massa cellulare dalla quale hanno origine nuovi somiti per cui l'embrione può gradatamente allungarsi. Per alcuni embrioni l'età si indica con il numero dei somiti (per esempio, embrione umano e del pollo).
[17] Il nucleo del Pander, meglio rappresentato nella fig. 5. (Luigi Belloni, 1967)
[18] In realtà, i tronchi delle vene onfalo-mesenteriche. (Luigi Belloni, 1967)
[19] Ossia la notocorda, affiancata dai cercini midollari B e, più esternamente, dai somiti. (Luigi Belloni, 1967)
[20] In realtà, i tronchi delle vene onfalo-mesenteriche. (Luigi Belloni, 1967)
[21] In corrispondenza del neuroporo anteriore. (Luigi Belloni, 1967)
[22] Proencefalo e mesencefalo. (Luigi Belloni, 1967)
[23] Il seno romboidale. (Luigi Belloni, 1967)
[24] Al proencefalo e mesencefalo si è aggiunto il metencefalo. (Luigi Belloni, 1967)
[25] Il nucleo del Pander. (Luigi Belloni, 1967)
[26] I cotiledoni. (Luigi Belloni, 1967)
[27] Per la prima volta il Malpighi interpreta correttamente l'amnio. (Luigi Belloni, 1967) § Amnio, amnion o amnios: dal greco amníon, vaso in cui si raccoglieva il sangue delle vittime. Annesso embrionale costituito da un sacco che si sviluppa a spese di una parte dei tessuti formati dall'uovo fecondato (sacco amniotico), contenente – in quantità variabile nei diversi animali e nei vari stadi di sviluppo – un liquido sieroso (liquido amniotico) nel quale è immerso l'embrione ancorato al cordone ombelicale.
[28] In realtà, l'area pellucida. (Luigi Belloni, 1967) § Còrion: dal greco chórion = membrana, membrana che avvolge il feto, membrana dell'uovo. Annesso embrionale degli Amnioti, costituito da una membrana che, avvolgendo l'embrione (racchiuso nell'amnios), l'allantoide e il sacco del tuorlo, delimita con la propria parete anche la cavità del celoma extraembrionario. Nei rettili, negli uccelli e nei mammiferi lo sviluppo embrionale è caratterizzato da aree extra-embrionali dette annessi embrionali. Si tratta di amnios, corion, sacco vitellino, allantoide e placenta, quest'ultima presente nei soli mammiferi placentati.
[29] Ed è infatti il nucleo del Pander. (Luigi Belloni, 1967)
[30] Ossia alla sinistra di chi guarda la figura. (Luigi Belloni, 1967)
[31] L'atrio indiviso. (Luigi Belloni, 1967)
[32] Le vene vitelline anteriori. (Luigi Belloni, 1967)
[33] Il ventricolo primitivo indiviso. (Luigi Belloni, 1967)
[34] Il bulbus cordis. (Luigi Belloni, 1967)
[35] Gli archi aortici. (Luigi Belloni, 1967)
[36] L'aorta. (Luigi Belloni, 1967)
[37] Le arterie onfalo-mesenteriche. (Luigi Belloni, 1967)
[38] Il seno terminale. (Luigi Belloni, 1967)
[39] Nella fig. 30, a sinistra di chi guarda. (Luigi Belloni, 1967)
[40] Non l'uropigio, ma probabilmente il nodo primitivo. (Luigi Belloni, 1967)
[41] La vena vitellina posteriore. (Luigi Belloni, 1967)
[42] Ossia il fretum Halleri tra il ventricolo indiviso e il bulbus cordis. (Luigi Belloni, 1967) § Fretum in latino significa stretto di mare. Il fretum Halleri è il restringimento presente nel cuore fetale tra le orecchiette e il ventricolo. In corrispondenza del fretum si formeranno le valvole semilunari aortiche e polmonari. § Albrecht von Haller fisiologo e poeta svizzero (Berna 1708-1777). Allievo a Leida di Hermannus Boerhaave, si dedicò a studi botanici e anatomici. Nelle Icones anatomicae descrisse per primo (1743-1756) la circolazione arteriosa nel corpo umano e pubblicò i suoi Primi lineamenti di fisiologia nel 1747; studiò le proprietà del sistema nervoso e muscolare nel De partibus corporis humani sensilibus et irritabilibus, del 1752, respingendo le interpretazioni materialistiche di Julien Offray de La Mettrie; studiò anche lo sviluppo degli embrioni; nel 1766 pubblicò gli Elementa physiologiae corporis humani.
[43] Forse il nucleo del Pander, che fa la sua ultima comparsa. (Luigi Belloni, 1967)
[44] L'allantoide (allantocorio). (Luigi Belloni, 1967) § Allantoide: dal greco allantoeidës, che ha la forma di salsiccia, essendo allâs la salsiccia, il sanguinaccio. In embriologia, uno degli annessi fetali che, negli animali amniotici, ha funzione respiratoria, nutritizia ed escretoria per l'embrione.
[45] Xerampelinus deriva dal greco xërampélinos, da xërós = secco e ámpelos = vite, quindi un colore che richiama quello di una foglia di vite che sta seccando.
[46] Il liquido allantoideo. (Luigi Belloni, 1967)
[47] I follicoli delle piume.
[48] Gli emisferi cerebrali. (Luigi Belloni, 1967)
[49] I lobi ottici del mesencefalo. (Luigi Belloni, 1967)
[50] Il midollo allungato. (Luigi Belloni, 1967)
[51] I follicoli delle piume.
[52] Allantoide: dal greco allantoeidës, che ha la forma di salsiccia, essendo allâs la salsiccia, il sanguinaccio. In embriologia, uno degli annessi fetali che, negli animali amniotici, ha funzione respiratoria, nutritizia ed escretoria per l'embrione.
[53] Ùraco: dal greco ourachós, uretere del feto o sostituto embrionale della vescica, derivato dal greco ourá che significa coda. Canale presente nell'embrione dei vertebrati amnioti, che mette in comunicazione la cloaca con l'allantoide.
[54] Previa riduzione a circa 1:4. (Luigi Belloni, 1967)