Vol. 1° -  I.5.5.

Estinzioni selettive

Una causa dovuta a un singolo evento presuppone una singola ondata onnicomprensiva di estinzioni. Esistono invece delle contraddizioni: il plancton marino venne devastato, mentre le specie d’acqua dolce non furono praticamente toccate; le piante terrestri dell’America settentrionale soffrirono parecchio, ma non soffrirono affatto quelle tropicali; gli pterosauri perirono, ma non gli uccelli; la maggior parte dei marsupiali scomparve, mentre scomparve solo una parte dei mammiferi placentati loro affini; le ammoniti furono spazzate via, ma non i loro parenti, i calamari; i dinosauri si estinsero, ma non gli arcosauri, cioè i coccodrilli.

Le dimensioni degli esseri estinti non rappresentano un indicatore affidabile: dinosauri di piccole dimensioni si estinsero, mentre sopravvissero rettili affini dalle dimensioni analoghe: i Campsosauridi. Quindi le estinzioni furono selettive, il che getta qualche dubbio sull’ipotesi di una causa singola. Potrebbe darsi che la vita, verso la fine del Cretaceo, si trovasse sotto un notevole stress, quand'ecco sopraggiungere un evento catastrofico, particolarmente all’epoca delle estinzioni di massa in mare. Tale evento può aver dato il colpo di grazia alle specie meno resistenti, ma doveva essersi verificato qualcos’altro in modo graduale e cumulativo nell’arco di decine o centinaia di migliaia di anni, fino a giungere al limite fra Cretaceo e Terziario.

I ricordi che la Terra possiede del tempo passato e della vita scomparsa si trovano in mostra a Hell Creek, nel Montana, in burroni e gole soggetti a erosione e sui ripidi pendii dei pan di zucchero. Durante l’ultima fase del Cretaceo risulta che il territorio tra l’Alberta e il New Mexico fosse un’ampia distesa di pianure alluvionali unite all’occidente dalle Montagne Rocciose che stavano lentamente emergendo, e all’oriente dalla linea costiera del mare interno che stava lentamente regredendo. I corsi d'acqua fluirono attraverso le pianure negli ultimi 2-3 milioni d’anni del Cretaceo e scorrevano ancora nel Terziario. Nei sedimenti, ora trasformati in siltiti e in arenarie, giacciono i resti di piccoli mammiferi, rane, salamandre, lucertole, pesci, squali, uccelli e dinosauri. Barnum Brown dissotterrò da questi sedimenti il primo scheletro di tirannosauro e si ritiene che, dopo la regressione del mare epicontinentale, i dinosauri stabilirono qui la loro ultima dimora.

Clemens, collega incredulo di Walter Alvarez, dopo aver accettato la teoria dell’impatto, volle verificare se anche a Hell Creek fosse presente lo strato arricchito di iridio: lo trovò, coi segni di un’interruzione del tutto improvvisa della vita vegetale. Però vennero alla luce altri reperti che invalidarono l’ipotesi di Alvarez: assenza di ossa di dinosauro con evidente proliferazione di mammiferi.

Gradualisti e sostenitori dell’ipotesi dell’impatto hanno preso posizioni precise, mentre altri scienziati si sono riservati il giudizio. Un giorno, azioni e controreazioni innescate dall’ipotesi di Alvarez rappresenteranno un classico esempio di come procede la scienza: a singhiozzi.

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