Il rinnovato interesse per le estinzioni suscitato da Alvarez sta producendo un diverso modo di interpretare l’evoluzione. Dopo l’estinzione avvenuta alla fine del Cretaceo la desolazione pervase ogni luogo: ovunque emersero buone opportunità di vita per quei sopravvissuti che erano sufficientemente adattabili. Gli uccelli avevano i cieli tutti per loro, non c’erano più pterosauri, erano scomparsi i rettili giganti, c’erano solo coccodrilli incapaci di mantenere la supremazia un tempo conseguita dai loro affini arcosauri.
Per parecchi anni si è ritenuto che gli Uccelli sono dotati di un’anatomia molto più uniforme rispetto agli altri vertebrati. Si è inoltre affermato che le strutture atte al volo hanno imposto particolari costrizioni alle mutazioni anatomiche, tali però da essere tollerate. Recenti studi hanno confutato questo punto di vista e hanno suggerito che l’evoluzione degli uccelli odierni si è svolta in un lasso di tempo che è più breve di quanto si pensi tuttora.
Il punto di vista tradizionale considera antenati degli uccelli attuali alcuni fossili forniti di denti che risalgono a 90 milioni d’anni fa, Ichthyornis, Baptornis e Hesperornis. Nessuno di questi fossili può tuttavia essere correlato in modo convincente con i nostri uccelli, i quali dovrebbero invece risalire a una delle antiche specie di volatili vissute circa 65 milioni d’anni fa. La dimostrazione geologica di una catastrofe risalente a 65 milioni di anni orsono rende verosimile l’ipotesi che la loro evoluzione si sia svolta in due tappe, cominciando sia prima che dopo la catastrofe. Questo concorda anche con lo scarso accumulo di mutazioni in grado di causare sostituzioni di aminoacidi nelle proteine degli uccelli odierni. Naturalmente, la discussione su quando gli Uccelli si siano effettivamente evoluti, è appena ai suoi albori.
Lasciatemi dire: tutto ciò è molto, molto interessante! Come spesso accade per le cose interessanti, anche quest’arco di tempo - che ha preceduto la comparsa del Pollo e dell’Uomo - non è scevro di difficoltà per menti come le nostre, abituate a scandire il tempo e gli avvenimenti col metro dei decenni, non certo dei milioni d’anni.