Ogni cellula inserita in un
determinato ambiente è al centro di numerosi segnali informativi chimici
di natura assai diversa. La possibilità di ricezione di questi segnali e
della loro conversione all’interno della cellula in messaggi ulteriori è
condizionata dalla presenza, nel contesto della membrana cellulare, di
specifici congegni molecolari detti
recettori.
Si è ipotizzato che la comunicazione tra l’ambiente e
il genoma avvenga grazie alla presenza di un particolare recettore di membrana,
costituito da una porzione che guarda all’esterno, detta sensor, in grado di interagire stericamente con uno specifico
messaggio ambientale, e da una porzione intracellulare in grado di rilasciare
opportuni messaggi, detta informon.
Viene così ammesso che la comunicazione tra l’ambiente e la cellula può
realizzarsi attraverso una rigida sequenza temporale che prevede:
§
il riconoscimento del segnale chimico ambientale da parte
del sensor;
§
la stabilirsi di un legame specifico tra segnale e sensor;
§ le modificazioni informazionali del recettore e la
liberazione di messaggeri chimici nell’ambiente intracellulare.
Questi messaggi o informons
potrebbero, in via diretta o indiretta, influenzare il genoma della cellula
attraverso un controllo della crescita e della moltiplicazione cellulare,
determinando significative variazioni metaboliche. Le variazioni del contenuto
informazionale intracellulare che si sono così determinate modulerebbero l’attività
replicativa e/o trascrizionale o addirittura quella post-trascrizionale.
Affinché una cellula sia sensibile all’azione di un
ormone è necessaria la presenza di una struttura in grado di riconoscere l’ormone,
detta recettore.
Alla base di questo fenomeno deve necessariamente esistere una
complementarietà sterica tra ormone e recettore: il recettore deve cioè
possedere una o più zone atte a legare e ad interagire con l’ormone.
È stato dimostrato come gli ormoni polipeptidici, quali l’insulina,
vadano ad interagire con uno specifico recettore, identificabile in una
proteina intrinseca di membrana con peso molecolare 300.000, costituita dall’assemblaggio
di quattro subunità in grado di migrare nel bilayer fosfolipidico.
Il
sito legante del recettore comprende le catene laterali e i legami peptidici
che stabiliscono un contatto fisico
diretto con l’ormone. Le altre catene laterali, anche se non sono in
contatto diretto con l’ormone, possono intervenire direttamente nel processo
di intercettazione. La funzione di tutto il resto o di una parte della
proteina recettoriale consiste sostanzialmente nel costituire un’ossatura
strutturale adatta a mantenere i componenti del sito legante nella
conformazione tridimensionale necessaria per un efficiente riconoscimento
specifico.
È possibile discriminare sulla membrana la presenza di varianti molecolari dello stesso recettore,
per cui un ormone può legarsi alla membrana con affinità diverse, e in tal
caso debbono esistere due recettori diversi che intercettano e legano ormoni
con affinità differenti. L’organizzazione tridimensionale degli aminoacidi
che costituiscono il sito ad affinità massima o minima non è nota per
nessuno degli ormoni finora studiati. L’effetto biologico determinato in una
cellula da un ormone dipende sia dalla concentrazione ormonale che dalla
concentrazione dei recettori e dal grado di affinità tra ormone e recettori.
Questi tre fattori identificano tre diversi livelli di regolazione.
L’ormone
lega un numero finito di recettori. La densità recettoriale della
cellula bersaglio può inoltre variare a seconda della fase del ciclo
cellulare, o di eventi legati al differenziamento o allo stato metabolico
attuale. Inoltre la cellula bersaglio può regolare il numero dei recettori in
funzione della concentrazione ormonale: a un’elevata concentrazione ormonale
corrisponde una ridotta densità recettoriale e viceversa.
A 37°C l’ormone viene rapidamente legato in maniera
irreversibile e può, successivamente, essere individuato all’interno della
cellula. È stato proposto che l’internalizzazione possa avere un ruolo
nella degradazione dell’ormone o nella degradazione del recettore, che possa
creare una sorta di deposito a lento rilascio dell’ormone o che comporti
precisi effetti biologici su bersagli intracellulari. È possibile che il
processo possa avere significato funzionale diverso in sistemi diversi.