La struttura e le attività di una cellula o di un
organismo pluricellulare dipendono, a livello molecolare, dalla presenza di
determinate proteine e dal numero di molecole di ciascuna proteina. Variazioni
in queste due caratteristiche consentono di adeguare le attività metaboliche
alle necessità del momento in ogni fase della vita, rendendo perciò gli
organismi congrui all’ambiente che li circonda.
Procarioti ed eucarioti presentano modalità diverse di
regolazione della sintesi proteica. Inoltre, gli eucarioti pluricellulari
hanno sviluppato, accanto ai meccanismi di controllo dell’attività genica,
nuovi processi regolativi che rendono possibile il fenomeno del
differenziamento nel corso dello sviluppo embrionale.
La struttura del materiale
genetico degli eucarioti e molto più complessa di quella del genoforo
procariotico. Il DNA, presente in quantità enormemente superiori, è legato a
vari tipi di proteine, istoniche e non istoniche, molte delle quali hanno
importanza regolativa.
Inoltre, i geni eucariotici non costituiscono operoni, ma
ognuno di essi è formato da sequenze introniche ed esoniche. Solo le sequenze
esoniche vengono adoperate per la trascrizione dei messaggeri citoplasmatici e
quindi per la traduzione. Infine, bisogna ricordare che il DNA eucariotico è
ricco di frazioni mediamente e altamente ripetitive non utilizzate per la
trascrizione, ma probabilmente necessarie ai complessi meccanismi di
regolazione caratteristici dei pluricellulari appartenenti al mondo animale e
vegetale. Su questi aspetti torneremo fra poco.
Va ora ricordato che una delle differenze fondamentali fra
la cellula procariotica e quella eucariotica consiste nella presenza, in quest’ultima,
di un involucro nucleare che separa nettamente il materiale genetico, sede
della trascrizione, dal citoplasma, dove avviene la traduzione, ossia la
sintesi proteica ad opera degli RNA aggregati nei polisomi. Si ritiene che la
separazione fra trascrizione e traduzione, e la presenza di numerose tappe
intermedie fra la genesi dell’RNA eterogeneo nucleare e la formazione degli
RNA messaggeri citoplasmatici, abbia permesso la comparsa di nuovi meccanismi
regolativi che operano, oltre che a livello trascrizionale come nei
procarioti, anche a livello post-trascrizionale e traduzionale. In effetti i
grandi RNA trascritti nel nucleo, detti hnRNA, vengono trasportati da
proteine, gli informoferi, e sono in
parte metilati, quindi idrolizzati nelle sequenze introniche, per essere
infine liberati nel citoplasma come messaggeri su altri vettori proteici: in
tutti questi passaggi possono operare meccanismi regolativi adatti a modulare
la qualità e la quantità delle proteine finali.
Il DNA nucleare può subire una
regolazione della sua attività genica da parte di varie proteine le quali,
associate allo stesso DNA, formano l’ossatura dei cromosomi eucariotici. Gli
istoni, a prevalente funzione
strutturale, formano col DNA i nucleosomi: se i nucleosomi si presentano
strettamente ravvicinati fra loro ad opera dell’istone H1, il DNA
circostante diviene inattivo sotto forma di eterocromatina, subendo quindi
meccanismi di repressione nell’attività genica.
Altre proteine associate alla cromatina, in particolare le
fosfoproteine
della frazione non-istonica, hanno funzione regolativa, attivando o reprimendo
il DNA con modalità ancora parzialmente sconosciute. Alcune si comportano
come i repressori dei procarioti, individuando in via stereochimica le aree
del DNA sulle quali agire: l’antigene
T e il fattore di trascrizione 5 S,
per esempio, sono due proteine che si legano in maniera specifica a
determinate sequenze del DNA nucleare: la prima ne blocca l’attività.
mentre la seconda la sblocca. Nella cellula esistono migliaia di proteine
regolatrici che si comportano nella stessa maniera, modulando l’attività
del DNA in base a segnali chimici provenienti dal citoplasma o dall’ambiente
circostante la cellula. Ma come fanno le proteine a riconoscere
il tratto di DNA, ossia il gene, su cui agire?
La doppia elica del DNA non è affatto perfettamente
simmetrica e omogenea come si riteneva fino a qualche tempo fa. Il variare
delle sue sequenze nucleotidiche determina asimmetrie strutturali che
costituiscono dei
punti di riconoscimento utilizzabili dalle proteine per individuare il
gene cui legarsi. Forse anche la disposizione irregolare dei nucleosomi
rilevata nel DNA di vari organismi può offrire dei punti di riferimento
adatti ad essere localizzati dalle proteine regolatrici.
Che le proteine e il DNA dell’asse cromosomico non
costituiscano aggregati omogenei si desume, come sappiamo, anche dalle
esperienze di bandeggio dei cromosomi, in seguito alle quali ogni cromosoma
risulta avere una sua particolare fisionomia costituita dall’alternarsi
specifico dei vari tipi di bande. Le proteine regolatrici trovano perciò
facilmente il modo di orientarsi e
di selezionare sul DNA cromosomico le sequenze da attivare o da reprimere.
Gli RNA trascritti nel nucleo,
detti RNA eterogenei o hnRNA,
sono molecole giganti formate da oltre 6.000 nucleotidi, dei quali solo 1.500,
quelli esonici, entreranno a far parte degli mRNA citoplasmatici. L’elaborazione,
o splicing, o montaggio
intranucleare degli hnRNA, dura circa 30 minuti e si presta all’intervento
di vari meccanismi regolativi di natura post-trascrizionale, in quanto
operanti fra la trascrizione e la traduzione dell’RNA. Questa fase
regolativa manca nei procarioti, i cui gli mRNA vengono trascritti
direttamente sul DNA del genoforo.
Appena trascritti dalla RNA-polimerasi II, gli hnRNA
vengono modificati alle due estremità della loro molecola filamentosa: all’estremità
5’ viene apposto un cappuccio
di guanosin-trifosfato (Gppp),
necessario per il futuro legame col ribosoma; all’estremità 3’ viene
aggiunta una coda
di 200 residui adenilici (poli-A), che serve forse ad impedire che l’hnRNA
venga immediatamente tradotto nel nucleo ad opera dei ribosomi nucleolari.
Lungo l’asse di questi RNA nucleari giganti, il DNA ha trascritto numerosi
tratti intronici destinati ad essere distrutti nel nucleo; ad essi sono
intercalati gli esoni, che vengono metilati e preservati dall’idrolisi
nucleare fino a che, espulsi nel citoplasma, formeranno gli mRNA.
Il trasporto degli hnRNA è effettuato da particelle
ribonucleoproteiche, che forse hanno un ruolo nel ritagliare da tali molecole i tratti intronici. Se il taglio
riguarda sezioni dell’RNA che comprendono qualche esone, nel citoplasma si
formeranno classi diverse di mRNA di varia lunghezza e differente significato
genetico: in tal modo il trasporto e l’elaborazione degli hnRNA assume un
ruolo regolativo. Si è anche visto che privando il sistema delle particelle
ribonucleoproteiche di trasporto, o eliminando i tratti intronici, gli hnRNA
non sono più in grado di formare mRNA: le due fasi dell’elaborazione
nucleare sembrano perciò essenziali al corretto svolgimento dell’attività
post-trascrizionale.
Tagliando e ricucendo in vario modo i tratti esonici, è
possibile produrre numerosi tipi di mRNA dallo stesso gene iniziale. Fenomeni
analoghi avvengono in cellule infettate da virus e nel caso della sintesi
delle immunoglobuline.
Non è ancora chiaro se le stesse ribonucleoproteine di
trasporto presenti nel nucleo, gli informoferi,
vengano poi liberate nel citoplasma sotto forma di informosomi che portano gli
mRNA fino ai ribosomi. Si suppone che ciò possa avvenire, e che queste
particelle abbiano ruoli regolatori sulla traduzione. D’altra parte, è
proprio impacchettando gli mRNA su
particelle analoghe che l’oocita blocca temporaneamente le sintesi
proteiche, utilizzando i vari messaggeri solo nel corso dello sviluppo
embrionale, di solito dopo la segmentazione dello zigote, in concomitanza col
fenomeno del differenziamento.