I genomi dei mitocondri e dei
cloroplasti sono entrambi circolari con DNA a doppia elica. Ambedue questi
tipi di organuli hanno numerose regioni nucleoidi nelle quali si trova il DNA,
e ogni nucleoide contiene numerose molecole di DNA.
Nucleoide
è un termine derivato dalla citologia dei procarioti, che sono costituiti da
una masserella di citoplasma al cui interno, ripiegato in un ammasso detto nucleoide,
cioè simile a un nucleo, si trova il materiale genetico sotto forma di un
filamento anulare di DNA, privo o quasi di proteine associate, lungo circa 1
mm. Quindi è più volte ripiegato su se stesso per poter essere contenuto nel
minuscolo corpo batterico.
I genomi sia mitocondriale che cloroplastico posseggono i
geni sia per le componenti dell’RNA ribosomale - che sono assemblati e
funzionano negli organuli - nonché per un certo numero di proteine, che
rimangono negli organuli e vi svolgono funzioni specifiche. Tutte le altre
proteine sono codificate dal nucleo, vengono sintetizzate sui ribosomi
citoplasmatici e trasferite all’interno degli organuli. Tra queste proteine
si trovano le proteine ribosomali dei ribosomi degli organuli. Sono note numerose
mutazioni mitocondriali e cloroplastiche.
L’ereditarietà di questi geni
extranucleari segue regole diverse da quelle dei geni nucleari:
·
non
esiste segregazione meiotica
·
si
osserva un’ereditarietà uniparentale, generalmente materna
·
un
carattere dovuto a una mutazione extranucleare permane anche dopo sostituzione
nucleare
·
i
geni extranucleari non possono essere mappati su gruppi di concatenazione di
geni nucleari.
Si definisce effetto materno la
predeterminazione di caratteri controllati geneticamente dovuti al genotipo nucleare della madre,
già presente prima della fecondazione dell’uovo,
senza che vengano coinvolti geni extranucleari.
Questo tipo di eredità è
dovuta al fatto che lo
zigote deriva dal genitore femminile la maggior parte dei suoi organuli contenenti i geni
extranucleari.
Esistono numerosi esempi di mutazioni geniche ereditate
per via extranucleare che coinvolgono geni del DNA mitocondriale o
cloroplastico, tra i quali la variegatura delle foglie di Mirabilis jalapa, certi
mutanti di funghi a crescita lenta, alcune resistenze ad antibiotici o
caratteri di dipendenza in Chlamydomonas.
Non tutti i casi di eredità extranucleare sono dovuti a
geni del DNA mitocondriale o cloroplastico. Negli eucarioti, molti altri
esempi dipendono da eredità
infettiva, nella quale batteri o virus simbionti, localizzati nel
citoplasma, vengono trasmessi quando i gameti si fondono.
Il
nucleo non è l’unico sito cellulare dove è presente DNA.
Al di fuori del nucleo, il DNA si trova nei mitocondri (presenti nelle cellule
animali e vegetali) e nei cloroplasti (presenti solo nelle cellule vegetali
delle piante verdi), che sono i due principali organuli cellulari. I geni di
questi genomi vengono definiti geni
extracromosomici, geni
citoplasmatici, geni non mendeliani,
geni organellari o geni
extranucleari.
La definizione di gene non
mendeliano è significativa, poiché i geni extranucleari non
seguono le regole mendeliane della trasmissione ereditaria, come avviene
invece per i geni nucleari attraverso i fenomeni di segregazione e di
ricombinazione. L’applicazione delle moderne tecniche di biologia molecolare
ha condotto a un rapido progresso nella conoscenza dell’organizzazione dei
genomi extranucleari. In questo capitolo esamineremo alcuni di questi aspetti
e discuteremo le modalità di trasmissione ereditaria dei geni extranucleari
da una generazione a quella successiva. Per prima cosa esamineremo la
struttura genetica dei mitocondri, esamineremo quindi il modo con cui
segregano i loro genomi. In campo umano l’eredità mitocondriale coinvolge
due importanti patologie di pertinenza oculistica: l’atrofia ottica di Leber
e l’oftalmoplegia progressiva di Kearns Sayre.
Da ricordare inoltre che esistono
elementi genetici nucleari non
cromosomici che segregano in modo non mendeliano:
ecco aperta una nuova frontiera della genetica che, naturalmente, è precoce
affrontare in questo volume.