Vol. 2° -  XXIV.7.

INTERSESSI ORMONALI

Le notevoli differenze tra i caratteri sessuali secondari maschili e femminili che si esprimono nella grandezza e nella forma della cresta, nonché nell’aspetto del piumaggio, sono provocate dagli ormoni sessuali; ogni loro variazione qualitativa o quantitativa si riflette in breve tempo sull’aspetto della cresta e, dopo la muta, sul piumaggio. Per questa ragione il pollo è l’animale preferito dagli endocrinologi.

Senza ormoni, il gallo neutro o cappone presenta una cresta piccola, pallida e accartocciata, piume larghe e frastagliate sul collo e sul dorso. L’analogo femminile del cappone, la poularde, somiglia al cappone, pur essendo di mole minore. Quindi, gli ormoni sessuali non influirebbero sulla mole corporea, e si dimostra pertanto irrealizzabile la speranza accarezzata da alcuni allevatori di tacchini: far raggiungere alle femmine il peso dei maschi asportando l’ovaio.

Il piumaggio dei capponi e delle poulardes è di tipo maschile, ma le piume delle aree sessualmente dimorfiche sono meno lunghe nel maschio che nei soggetti neutri. Innestando un testicolo in una poularde, questa sviluppa una cresta eretta, di tipo maschile, senza che si abbiano grandi modificazioni del piumaggio. Invece, se un cappone riceve un trapianto di tessuto ovarico, si ha uno sviluppo di un piumaggio che, dopo la muta, diventa come quello della femmina. Una femmina che abbia contemporaneamente presenti tessuto testicolare e ovarico, di solito presenta una cresta di tipo maschile, ma conserva il piumaggio femminile.

Gli individui le cui gonadi non si sono sviluppate, o che non funzionano normalmente, vengono detti capponi di sviluppo e poulardes di sviluppo. Talvolta l’ovaio è così inattivo al momento della muta, che le nuove piume non subiscono l’influenza degli ormoni femminili e si sviluppano come quelle di una poularde, ossia assai simili a quelle di un gallo. Se in seguito l’ovaio riacquista la propria funzionalità, la gallina può deporre uova. Dato che il piumaggio non cambia fino alla muta successiva, ci troviamo di fronte a un individuo che sembra un gallo ovaiolo. Oggi un pollo siffatto susciterebbe solo curiosità, ma così non doveva essere in epoche in cui la stregoneria era à la page: nel 1474 a Basilea un gallo (!) di undici anni di questo tipo fu decapitato e messo al rogo per l’evidente crimine contro natura.

Quanto piacque il rogo in passato, sostituito dai recenti forni crematoi! Da sempre l’uomo è stato condizionato da un rapporto ambivalente nei confronti dell’ermafrodito, non indugiando nel gettarlo dalla rupe Tarpea e affrettandosi a fornire di un bel fallo la statua di Venere. I Consigli di Quartiere fanno il diavolo a quattro per estinguere il meretricio sotto casa, ma sanno benissimo che una bella fetta di maschi, anche di maschi del Consiglio, non avrà più il piacere e l’emozione di scoprire cosa sta sotto a un paio di arrapanti mutandine.

La comparsa di un neonato con caratteri bisessuali annunciava una misteriosa collera divina, da espiare senza remora alcuna. Androgini dovevano essere anche i due bambini che intorno al 207 aC, bollati a morte dagli aruspici, furono annegati in mare aperto per evitare di insudiciare la Terra, che era pur sempre una Madre da rispettare ad ogni costo. Diodoro Siculo ci racconta di una donna che nel 90 aC divenne uomo, il marito arrivò fino in Senato e gli aruspici interpellati ne decretarono la morte sul rogo.

Ah, quest’affascinante rogo, inebriante, glorificato da Giovanna d’Arco, usato, secondo Umberto Eco in Il nome della rosa, da poveri monaci che interrompevano la monotonia della biblioteca con qualche sollazzo sessuale.

Rogo tanto caro all’Inquisizione in nome di un cristo che, grazie all’inquisizione, andrebbe scritto con lettera minuscola, la più minuscola possibile ammesso che esista. Ma chi forniva il fuoco purificatore? Ce lo dice Cecilia Gatto Trocchi nell’avvincente monografia Vita da trans: era il legno ricavato dagli arbores infelices, le piante infelici, come il fico nero (non so se quello di Giuda fosse nero o bianco, e furbastro il Giuda, così magari il ramo si spezzava), il pero selvatico e i rovi, posti tutti quanti sotto la tutela degli inferi.

Il tipo di intersesso più frequente è una femmina che assume i caratteri sessuali secondari del gallo. Tali soggetti hanno creste ben sviluppate e, se giungono alla muta, acquisiscono un piumaggio di tipo maschile. Alcuni cantano come galli e montano le galline. In ogni caso che fu possibile esaminare, si osservarono situazioni patologiche a carico dell’ovaio, che per lo più era invaso da tessuto neoplastico.

Sperimentalmente è stato dimostrato che, dopo rimozione o distruzione dell’ovaio, di solito esclusivamente sinistro, si sviluppa una gonade dal lato destro che può essere o un testicolo o un ovotestis, cioè un po’ testicolo e un po’ ovaio. In presenza di ovotestis, sono gli androgeni a indurre la comparsa dei caratteri maschili.

In effetti la gallina possiede 2 ovaia [1] , l’ovaio destro atrofizzato e non funzionante, il sinistro sviluppato e che permette la riproduzione. Quando l’ovaio sinistro cessa di funzionare per vecchiaia o per tumore, gli ormoni femminili diminuiscono e poi scompaiono. In seguito alla caduta degli estrogeni gli speroni si allungano, l’andatura e la colorazione del piumaggio diventano quelle di un gallo; è come se l’ovaio destro, rudimentale, non fosse più inibito da quello sinistro. La midollare dell’ovaio destro, embriologicamente deputata allo sviluppo testicolare, si trasforma in testicolo sede di gametogenesi e di ormonogenesi maschile. Sotto l’influenza degli ormoni maschili fanno la loro comparsa il canto, la combattività e l’istinto sessuale. Lo stesso fenomeno può comparire con emicastrazione sinistra della gallina.

Brontë Gatenby e Rogers Brambell (1924) sono dell’avviso che nella gallina, in caso di degenerazione fibrocistica dell’ovaio, può prodursi tessuto spermatico grazie all’epitelio peritoneale che in certi tratti dapprima si ispessisce e poi dà luogo a cordoni sessuali che successivamente si trasformano in tubuli in cui possono essere contenuti a volte spermatozoi, a volte solo spermatogoni.

In letteratura sono riportati moltissimi casi di galline mascolinizzate. Una revisione dei dati a partire dall’epoca aristotelica è stata compiuta da Forbes. Crew riferisce un caso estremo di cambiamento di sesso in una Orpington che, dopo aver a lungo deposto e covato uova, verso i 3 anni e ½ assunse le sembianze di un maschio e, un anno dopo, divenne padre di due pulcini. L’autopsia dimostrò la presenza di 2 grossi testicoli dotati di deferenti, di un ovaio atrofizzato e di un piccolo ovidutto a sinistra.

La trasformazione inversa, da gallo a gallina, non avviene spontaneamente, ma può essere indotta sperimentalmente con l’impianto sottocutaneo di una compressa da 15 mg di dietilstilbestrolo, che provoca riduzione della cresta e la comparsa di caratteristiche metaboliche femminili. I galli bellicosi vengono ammansiti e, se il trattamento coincide con la muta, assumono un piumaggio di tipo femminile. Gli stessi effetti si ottengono somministrando ai galletti il diacetato di dienestrolo, un altro estrogeno sintetico.

È difficile sapere se le femmine delle razze da combattimento che producono i migliori galli d’arena, dette galline da gallo, abbiano un’attività ormonale ovarica ridotta e geneticamente determinata, responsabile della comparsa degli speroni, oppure se gli speroni possano crescere in galline ormonalmente equilibrate ma che presentano una modificazione dei recettori ormonali a livello delle strutture bersaglio.

7.1. Ginandromorfismo

Si tratta della coesistenza di caratteri sessuali maschili e femminili nello stesso soggetto: maschi con tratti femminili o femmine con tratti maschili. Tuttavia, solo eccezionalmente vengono interessati i maschi. Si può citare il caso di un gallo tubercoloso dotato di piumaggio femminile, quello di un altro gallo il cui piumaggio si femminilizzò a due anni d’età con testicoli e tiroide strutturalmente anormali. Ancora un caso: un gallo Livorno acquisì un piumaggio femminile e all’autopsia fu dimostrato un carcinoma del testicolo. Questi tre casi si possono spiegare sia con un abbassamento della soglia di risposta del piumaggio all’ormone maschile, sia con un aumento dell’ormone femminile di origine testicolare la cui azione si palesa a livello del piumaggio.

Tutti gli altri casi di ginandromorfismo riguardano femmine che hanno acquisito caratteri maschili, e ciò si spiega sia attraverso la fisiologica azione sul piumaggio e sugli speroni da parte degli estrogeni (induzione di piume femminili - inibizione della crescita degli speroni) che in questi casi vengono a mancare, sia attraverso la bipotenzialità sessuale delle femmine degli Uccelli.

7.2. Ginandromorfismo da deficienza ovarica

È noto da secoli che le galline, invecchiando, si dotano spesso di speroni, e che alcune vecchie femmine - galline, fagiane, anatre - terminato il ciclo depositivo, spesso acquisiscono, nel giro di numerose mute, il piumaggio del maschio. L’esame anatomopatologico svela un’atrofia più o meno completa dell’ovaio. La spiegazione è facile: a causa della vecchiaia, l’ovaio ha cessato di condizionare il piumaggio femminile e di inibire gli speroni, permettendo a questi e al piumaggio neutro di svilupparsi. Il piumaggio maschile si completerà nel giro di una o di alcune mute a seconda della soglia di risposta delle piume in ricrescita e a seconda del tasso degli ormoni circolanti.

Qualunque malattia dell’ovaio che ne causi la scomparsa avrà gli stessi effetti dell’invecchiamento fisiologico. L’atrofia ovarica può determinare, specie nella gallina, altri effetti: la trasformazione della gonade rudimentale destra in testicolo con secrezione ormonale e talora con gametogenesi maschile. Se il parenchima ovarico residuo è ancora sufficientemente attivo, la gallina, pur conservando il suo piumaggio femminile, acquisterà la cresta, il canto e il comportamento sessuale del gallo. Se l’attività ovarica è insufficiente, si aggiungeranno speroni e piumaggio maschile, e il soggetto diventerà un maschio fenotipicamente completo.

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[1] Quasi tutte le femmine di uccello hanno solo l'ovaio sinistro funzionante. Un'eccezione è costituita dallo Sparviero, Accipiter nisus, nonché da altri Falconiformi, cui dobbiamo aggiungere il Kiwi, che appartiene al genere Apteryx. Ma solo l'ovidutto sinistro è funzionante, essendo quello destro per lo più inutilizzato, e talora vestigiale. Si veda per completezza - nella pagina dello Sparviero, del Falco e del Kiwi - la ricerca di Kinsky (1971) The consistent presence of paired ovaries in the Kiwi (Apteryx) with some discussion of this condition in other birds.