Lessico


Cales

D/ Testa di Athena (Minerva) a sinistra, con elmo Corinzio.
R/ Gallo a destra, dietro astro a 8 raggi; avanti
CALENΩ

III sec. aC - Monete uguali, eccetto ovviamente l'etnico, sono coniate a: Aquinum, Caiata, Cales, Suessa e Teanum. Analizzando lo stato di conservazione delle monete ritrovate a Pietrabbondante, "le monete Minerva/gallo sono più usate mentre quelle Apollo/toro sono più fresche", Gabrici (Notizie di Scavi 1900) arriva alla ovvia conclusione che le monete Athena o Minerva/gallo sono le prime monete enee emesse.

Città degli Aurunci (sottomessi dai Romani nella seconda metà del sec. IV aC), in Campania, poi municipio e quindi colonia romana, presso l'attuale Calvi Risorta in provincia di Caserta. Rimangono resti di un tempio, del teatro, dell'anfiteatro, di terme. Da Cales prendono nome i vasi caleni, vasi ellenistici (sec. III-II aC) a vernice nera con decorazione impressa a stampo, fabbricati in gran parte a Cales. Sono di tre tipi: piatti (phialai) con medaglione, patere ombelicate, gutti. I rilievi rappresentano divinità isolate, scene mitiche, fregi fitomorfi, animali, ecc. Molti vasi recano i timbri dei fabbricanti (L. Canoleius, i Gabini, gli Atili, ecc.).

Aurunci: in latino Aurunci, antico popolo italico della zona costiera tra il Lazio e la Campania, lungo il Liri-Garigliano, con centro principale Sessa Aurunca. Furono sottomessi dai Romani nella seconda metà del sec. IV aC.

Aurunci: gruppo montuoso dell'Antiappennino tirrenico, nel Lazio sud-orientale, così chiamato dal nome degli antichi abitatori. Situato a ridosso della costa tirrenica (golfo di Gaeta), è limitato all'interno dalle valli del Liri-Garigliano e del Sacco; a ovest la piana di Fondi lo separa dai monti Ausoni (da taluni considerati come loro prosecuzione nord-occidentale). Costituito in massima parte da rocce calcaree, culmina a 1535 m nel monte Petrella.

Cales

Cales era la più importante città degli Aurunci, o degli Ausoni, un'antica popolazione italica. Nelle fonti antiche erano denominati Ausoni gli abitanti dell'Italia meridionale dal Lazio alla Calabria, appartenenti allo stesso gruppo linguistico degli Italici. La denominazione è talora usata a indicare un gruppo etnico osco occupante l'area tra il Lazio e la Campania, talaltra è riferita dai poeti a tutta quanta l'Italia antica.

Cales si trovava sulla via Latina, l'attuale via Casilina, vicino alle montagne sannitiche, pochi chilometri a Nord di Casilinum (l'attuale Capua in provincia di Caserta) e poco a sud di Teanum, a poca distanza da Calvi Risorta nel cui comune ricade.

Nell'ambito della penetrazione in Campania, nel 335 aC i Romani conquistano la città sotto la guida del console Marco Valerio Corvo.L'anno successivo viene dedotta una colonia di diritto latino. È la prima colonia nella zona. In seguito verranno Suessa, Acerra e altre. La città era economicamente fiorente, giacché, come afferma Livio "praeda capta ingens est".

Importante e famoso era il vino caleno. Altrettanto famose erano le ceramiche calene, stampate in rilievo e decorate, in modo da sembrare stoviglie di bronzo.

La città di Cales
e la sua storia

Cales è la più importante città degli Ausoni. Il nome attuale è Calvi Risorta. Era situata sulla via Latina, la via che da Roma portava a Casilinum e a Capua seguendo l'itinerario pedemontano. La collocazione di Cales lungo la via Latina è tra Teanum, capitale dei Sidicini (antica popolazione campana), e la congiunzione delle via Latina con la via Appia poco prima di Casilinum. La città e il suo sito attuale datano, in base ai dati archeologici, alla fine del VII secolo aC, cioè, al periodo di egemonia degli Etruschi come attestato dai rinvenimenti della necropoli (W. Johannowsky 1965) È rimasta la città degli Ausoni fino alla conquista da parte dei Romani.

Il contesto storico

Nel 340 ha fine la guerra latina e inizia l'espansione del potere romano nel sud d'Italia. Questa espansione che inizia ora porterà all'eliminazione della potenza Sannita, la conquista e l'assimilazione da parte di Romani di molte colonie greche in Italia. Nell'Italia centrale e meridionale vengono dedotte diverse colonie che servivano da una parte a fornire terreni da coltivare alla popolazione di Roma che era in forte espansione e allo stesso tempo formavano un cuscinetto di territorio che serviva a proteggere Roma dagli attacchi dei nemici, che in questo periodo erano principalmente rappresentati dai Sanniti. Gli abitanti delle colonie latine non erano Cives Romani Optimo Jure, ma possedevano il diritto di commercium et connubium secondo i diritti del Nomen Latinum. Le più importanti colonie sono Cales (334) e Fregellae (328).

La conquista e la deduzione della colonia

Nel 336, i Romani, con i consoli Lucio Papirio Crasso e Cesone Duilio, muovono guerra contro Sidicini e Ausoni. L'anno successivo furono eletti consoli Valerio Corvo e M. Attilio Regolo. Valerio Corvo, su incarico del Senato romano, conquista Cales grazie anche all'aiuto di un prigioniero Romano (M. Fabio) che riesce a fuggire. Dopo la conquista Corvo celebra un trionfo. (Livio VIII, 16)

La città era economicamente fiorente, giacché, come afferma Livio "praeda capta ingens est". L'anno successivo viene dedotta una colonia di diritto latino costituita da 2500 homines. Sono incaricati della deduzione della colonia e della divisione dei terreni: K. Duillio (uno dei due consoli del 336), T. Quinctio (altro consolare) e M. Fabio (il cittadino romano che aveva aiutato Corvo nella conquista, anche lui ex-dittatore e consolare). I Romani utilizzano la colonia per controllare i Sidicini e come avamposto nei confronti dei Sanniti. L'economia fiorisce e, nel periodo tra la prima e la seconda guerra romano-punica vengono emesse le monete "nomine Caleno".

Le guerre sannite

In questo periodo i Sanniti erano impegnati in una guerra contro Tarentum e il suo alleato, re Alessandro il Molosso (cioè di Molossia in Epiro). Nel 331, alla fine delle ostilità con Tarentum, i Sanniti furono liberi di contrastare l'espansionismo romano. I Sanniti consideravano la presenza romana a Cales e Fregellae particolarmente pericolosa. Una lotta politica interna tra due partiti opposti diede ai Sanniti l'opportunità di inviare una guarnigione a Neapolis. Nel 327 i Romani cacciarono via la guarnigione sannita e diedero inizio alla seconda guerra sannita.

Durante la seconda guerra sannita Cales, e le altre città della zona, vengono perdute e riconquistate. Parte della popolazione si sente più vicina ai Sanniti, mentre la componente dei coloni romani è comunque forte. Si ritrova qui, come in altre situazioni della storia romana, l'opposizione all'interno delle città tra la nobiltà schierata con i Romani e il partito popolare schierato con i loro nemici. (Livio IX, 25)

La guerra annibalica

Durante la guerra annibalica (la 2° guerra romano-punica) i combattimenti si svolgono spesso vicino alla città che rimane fedele a Roma e a volte offre il suo rifugio alle legioni: Fabio Massimo Verrucoso detto in seguito Cunctator (il temporeggiatore) combatte intorno a Cales, il console Sempronio si rifugia a Cales; di nuovo Fabio si accampa a Cales. (Livio: XXII, 15; XXIII, 31, 36)

I Romani, assediano Capua ed Annibale attraversa i territori di Cales e delle altre città dirigendosi verso Roma ("Hannibal ad portas"). Portato a termine l'assedio di Capua, molti senatori campani si danno la morte con il veleno. Gli altri, nonostante il parere contrario del Senato Romano, vengono fatti uccidere da Fulvio di fronte alla popolazione calena. (Livio: XXVI, 9; 14; 15; 16)

Nel 209 dodici colonie, tra cui Cales, rifiutano l'aiuto richiesto da Roma secondo la formula togatorum. La scena è drammatica: gli ambasciatori delle colonie, nonostante i ripetuti tentativi dei consoli, si rifiutano di dare qualsiasi tipo di aiuto "milites pecuniamque" sia soldati che danaro. (Livio XXVII, 9; 10). Roma, come ritorsione dell'aiuto negato in precedenza, toglierà l'autonomia di cui godevano in precedenza. (Livio: XXIX, 15, 37)

La repubblica e l'impero

Durante il periodo tardo repubblicano, quando è riapparsa come municipium, la città era la sede del quaestor di Campania. Subisce un forte sviluppo urbanistico con la costruzione di molti edifici: teatro, anfiteatro, terme. "Nel I secolo, ma verosimilmente anche prima , questi ultimi avevano i loro uffici ad Ostia, c.d. questor Ostiensis, [e] a Cales, antica colonia campana...", AA.VV., Lineamenti di storia del diritto romano, Milano , Giuffrè, 1989, p. 174. Verso la fine dell'impero, praticamente è stata distrutta dai vandali sotto Genserico e nel periodo Longobardo vi fu costruita una fortezza.

L'economia e lo sviluppo della città

Cales è un importante punto di appoggio per il commercio tra Campania, Lazio e Sannio ed è anche importante per le sue industrie e per la fertilità del territorio. Importante e famoso il vino caleno. Sotto la dominazione romana prospera la produzione di utensili agricoli (Cato: de agricultura 135), e la produzione di ceramiche a rilievo, esportate e famose ovunque. Sono ceramiche stampate e decorate, con spesso il sigillo-firma del ceramista (Canulei, Atilii, Gabinii e altri). La scoperta di un certo numero di stampi nella zona sostiene la certezza della provenienza da Cales.

La produzione inizia nell'ultimo decennio del 4° secolo aC con l'introduzione di questa tecnica da parte di artigiani attici. Prosegue fino alla fine del 3° secolo quando inizia la produzione di ceramica a rilievo dipinta con smalto nero, più comune, che imita il bronzo fino alla fine del I secolo aC, quando fu gradualmente sostituita da praesigillata comunque di alta qualità.

La città

La città occupa un lungo e stretto pianoro, circondato da vicino da torrenti che hanno scavato profondamente il tufo. Al punto più alto, a N, si trova la cittadella. Nel centro dell'insediamento, attraversato dalla via Latina, c'erano il foro e alcuni dei principali edifici pubblici. Dal foro, le due sezioni del cardo, intersecate dal decumanus, corrono in direzione N-S, secondo lo schema degli insediamenti etruschi e italici, nonché romani. Le mura, sviluppate su precedenti strutture del IV secolo, o più antiche, hanno subito ripristini importanti nell'età di Silla, in particolare in prossimità delle porte, ad alcune delle quali si accede tramite gradini ripidi e stretti scavati nel tufo.

Fra gli edifici più notevoli riconoscibili ora: il teatro, nella zona della tribuna, del tardo periodo ellenistico e ingrandito nell'età di Silla; i bagni centrali e un santuario a terrazze del periodo di Sillano; un tempio che data dall'inizio del periodo imperiale, non lontano da quale sono state scoperte offerte votive e alcuni rivestimenti di terracotta che appartengono a un santuario di periodo arcaico. Il nord dell'insediamento è l'anfiteatro tardo repubblicano (ricostruito nel II sec. dC) e un edificio termale monumentale imperiale della prima metà del II sec dC.

Nella parte esterna, nella sezione a sud, è stata parzialmente esplorata una importante area di stipi votive di periodo ellenistico. Nel suburbio occidentale, adiacente alla Via Latina, ci sono le rovine di una palaestra, parzialmente incorporata in una basilica del V secolo, e laboratori di ceramica del periodo ellenistico. Lungo le strade della stessa area si estendono le necropoli di periodo ellenistico e romano, con monumenti che datano in parte al III sec. aC. Più a nord sono state scoperte tombe di periodo arcaico, tra cui una particolarmente ricca databile tra la metà e la fine del VII sec. aC con corredi tombali di importazione Etrusca. In genere nelle tombe di questo periodo a Cales è frequente il cosidetto bucchero rosso.

La centuriazione, cioè la divisione del territorio tra i coloni, data ovviamente alla deduzione della colonia nel 334. Molte ville di campagna sia in pianura che in collina sono costruite nel periodo repubblicano. Una più dettagliata descrizione dell'impianto urbanistico, con una pianta della città antica è visibile nel sito "Da Cales a Calvi Risorta", curato da S. Cipro direttamente da Cales.

www.morino.it

Cales

Cales (modern Calvi Risorta), an ancient city of Campania, belonging originally to the Aurunci, on the Via Latina, 8 m. NNW of Casilinum. The Romans captured it in 335 BC and established a colony with Latin rights of 2,500 citizens. Cales was centre of the Roman dominion in Campania, and the seat of the quaestor for southern Italy even down to the days of Tacitus.

It was an important base in the war against Hannibal, and at last refused further contributions for the war. Before 184 BC more settlers were sent there. After the Social War it became a municipium. The fertility of its territory and its manufacture of black glazed pottery, which was even exported to Etruria, made it prosperous.
At the end of the 3rd century BC it appears as a colony, and in the 5th century (AD) it became an episcopal see, which (jointly with Tano since 1818) it still is, though it is now a mere village. The cathedral, of the 12th century, has a carved portal and three apses decorated with small arches and pilasters, and contains a fine pulpit and episcopal throne in marble mosaic. Near it are two grottos, which have been used for Christian worship and contain frescoes of the 10th and 11th centuries. Inscriptions name six gates of the town: and there are considerable remains of antiquity, especially of an amphitheatre and theatre, of a supposed temple, and other edifices. A number of tombs belonging to the Roman necropolis were discovered in 1883
.

Calvi Risorta

Rielaborazione di Irene Mastronardo
Scelte cromatiche di Fernando Civardi

Centro in provincia di Caserta, 25 km a NW del capoluogo, a 113 m ai piedi del versante sud-occidentale del monte Maggiore (1037 m). Comune di 15,88 kmq con 5.679 abitanti; produzione di cereali, ortaggi, frutta e uva da vino; allevamento ovino e bovino. L'abitato è stato danneggiato dal terremoto del 1980. Nel territorio comunale si trovano, a Calvi Vecchia, i ruderi di Cales.

Calvi Risorta

Calvi Risorta è un comune in provincia di Caserta. È situata sulla Via Casilina, a pochi chilometri da Capua e da Santa Maria Capua Vetere. Nel territorio comunale è situato il sito archeologico di Cales, antica colonia romana. Comune agricolo e industriale della Terra di Lavoro alla destra del Volturno. I centri di Visciano Zuni e Petrulo sono allungati sulla strada che corre al margine tra la pianura e il rilievo subappenninico di monte Coricuzzo (463 m).

Antichissima città degli Aurunci, Cales, ricordata da vari scrittori latini, fu conquistata del Romani nel 335 aC e vi fu insediata una colonia di 2500 uomini. Fedele ad Annibale, fu punita da Roma con l'imposizione di alti tributi nel 204 aC. Riabilitata come colonia, nel secolo II aC divenne celebre per le ceramiche (vasi caleni). Eretta in municipio, fu dotata di templi, di anfiteatro, di terme nel secolo I aC, e di teatro. Sede vescovile nel secolo V, nell' 879 fu distrutta dai Saraceni.

Ricostruita da Atenolfo I, Gastaldo di Calvi e Conte di Capua, fece poi parte del principato normanno di Capua e nel secolo XII fu conquistata dal re normanno Ruggero II. Fu feudo dei vescovi di Calvi, degli Stendardo nel secolo XIV, dei Carafa e possesso dei duchi di Sessa. Nel 1460 Ferdinando I d'Aragona la cedette definitivamente a Capua, di cui seguì le sorti. Nel 1818 la diocesi fu integrata con quella di Teano.

I monumenti architettonici e archeologici sono concentrati nella frazione di Calvi Vecchia, centro di primaria importanza e grande interesse. Al periodo romano appartengono i resti attualmente visibili di Cales (l'identificazione di elementi della preesistente città degli Aurunci è ardua), consistenti nelle grandiose terme, nel teatro, nell'anfiteatro, in un tempio, nel foro e in altri ruderi.

Al periodo paleocristiano (secolo V) risale la chiesa di San Casto Vecchio, in rovina. Nell'attuale borgo è notevole la cattedrale romanica, iniziata nel secolo IX, ben conservata nella nuda e semplice facciata, nei fianchi e soprattutto nelle tre absidi di carattere schiettamente lombardo, a lesene e archetti. Di grande interesse è un sarcofago del secolo VIII incastrato nella facciata. L'interno della chiesa, a tre navate, di semplici forme barocche, (inizi del '700), conserva la cripta della prima costruzione, a tre navate su colonne romane, oltre a importanti opere cosmatesche del secolo XII, con fini decorazioni scolpite a mosaico: l'ambone e la cattedra episcopale. Vi è custodito inoltre il sepolcro del vescovo Angelo Mazziotta, (1444-1446). Il castello, in posizione isolata, è articolato su pianta regolare con quattro torri cilindriche negli angoli, e mostra chiaramente i rifacimenti quattrocenteschi specialmente in una delle torri.

Il territorio inoltre è ricco di tombe anacoretiche (per lo più inaccessibili) tra le quali si distinguono la grotta dei Santi, di modeste dimensioni, ma ricca di affreschi votivi riferibili ai secoli X-XI, e la grotta delle Formelle, pure con affreschi, fra i quali è particolarmente notevole quello raffigurante l'Assunzione del secolo XI-XII.

La pastorizia (bovina e ovina), l'agricoltura (pere, pesche e mele) e il commercio dei prodotti ortofrutticoli (cereali, foraggi, uva e ortaggi) sono fonti cospicue di reddito per gli abitanti. Presente anche l'industria con fabbriche di laterizi e manufatti in cemento armato, acque minerali e impianti per la vinificazione. È praticata anche la silvicoltura con lavorazione e commercio del legname. Da visitare: Cattedrale romanica di San Casto (sec. XI) e Castello Aragonese (sec. IX)