Lessico
Vino di Cerveteri
Nome di tre vini DOC prodotti nel comune di Cerveteri (Roma), l’antica etrusca Caere o Cere. Il Cerveteri bianco, tratto da uve trebbiano toscano, malvasia, bellone e altre ha colore giallo paglierino, sapore da asciutto ad abboccato, tenore alcolico di 11,5-12,5 gradi. Il Cerveteri rosso è vinificato con uve sangiovese, canaiolo, montepulciano e cesanese, ha colore rosso rubino vivace, sapore asciutto e tenore alcolico di 12-13 gradi. Il cerveteri rosato è vinificato in rosato dagli stessi vitigni della varietà rossa; ha colore cerasuolo, sapore asciutto e tenore alcolico di 11,5-12,5 gradi. Aggiorniamoci coi dati che seguono.
Storia del vino Cerveteri
Nell'antica zona etrusca (famosa per le sue necropoli), punta settentrionale della provincia, si produce "da sempre" il vino Cerveteri, sia bianco che rosso. La ricca documentazione archeologica e artistica ci attesta l'importanza che la vite e il vino ebbero in questa zona per gli Etruschi, che adottarono ovunque il sistema di allevamento della "vite maritata", cioè coltivandola appoggiata a sostegni vivi, pratica colturale ancora oggi ampiamente diffusa in molte regioni dell'Italia centrale.
Nella produzione del Cerveteri bianco, ai vitigni classici di tutte le zone vinicole laziali, Trebbiano e Malvasia, si associano piccole percentuali di Tocai e Verdicchio, vitigni introdotti in zona solo negli ultimi decenni. Il Cerveteri rosso, invece, si ottiene dall'unione dei tre più classici vitigni a frutto rosso dell'Italia centrale: il Sangiovese, il Montepulciano e il Cesanese.
Negli anni '60 e '70 si è notevolmente diffuso in questa zona l'impianto dei vigneti a tendone. La contrazione dei consumi e la continua ricerca, da parte del consumatore, di prodotti di più elevata qualità, ha spinto però i produttori, fin dai primi anni '80, a una riconversione dei vigneti verso sistemi di allevamento meno produttivi, unitamente a sperimentazioni per l'introduzione di nuovi vitigni.
Dati commerciali del vino Cerveteri
Strutture
di produzione: 449 produttori.
Numero ettari iscritti: 689,3.
Quantità max producibile: 65.620 hl.
Quantità prodotte: 38.371 hl.
Specifiche DOC del vino Cerveteri
Zona di produzione: i territori dei comuni di Cerveteri, Ladispoli, Santa Marinella, Civitavecchia, e parte di quelli di Roma, Allumiere, Tolfa e Tarquinia, in provincia di Roma. Sono da considerarsi esclusi i vigneti di fondovalle particolarmente umidi.
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I vini della Tenuta Tre Cancelli
La Tenuta Tre Cancelli sorge in prossimità della costa tirrenica ai piedi dei monti Ceriti, su uno sperone di tufo d'origine vulcanica. In questo sito dal clima ideale e mite, i terreni sono ricchi di sali di potassio e fosforo.
La scarsità della materia organica (data l'origine vulcanica) favorisce produzioni quantitativamente limitate, ma di alta resa qualitativa. I vigneti aziendali, dai quali proviene il 100% dell'uva vinificata e del prodotto imbottigliato, sono coltivati a Trebbiano, Malvasia, Chardonnay, Sauvignon, Sangiovese, Montepulciano, Merlot e Syrah.
Dopo oltre cinquant'anni di esperienza e di assiduo lavoro della famiglia De Rinaldis, nel 2001 nasce la Cantina e l'azienda passa al figlio Liborio. Il Calix Aureus per il Lituo 2002 e il diploma di merito per il Pacha 2002, entrambi ottenuti nell'ambito della Selezione dei vini del Lazio 2004, rappresentano pienamente la qualità e il successo dei vini della Tenuta Tre Cancelli.
I Vini
Lituo
Il Lituo, nella civiltà etrusca, era un bastone di piccole dimensioni e ricurvo a un'estremità, del quale si ha testimonianza fin dalla prima metà del VI sec. aC. È un attributo distintivo del capo-signore che evidentemente era investito, oltre che del potere politico, anche di quello religioso. Questo vino, prodotto con un'accurata selezione di uve Merlot, è espressione del territorio che deve le sue peculiarità al suolo vulcanico e al clima reso mite dalla vicinanza del mare. Il Lituo non ha subito filtrazioni, pertanto potrebbe presentare sedimenti a garanzia di naturalezza.
Vitigni: 100% Merlot.
Abbinamenti: Secondi piatti a base di carni rosse e cacciagione, formaggi a media o lunga stagionatura.
Pacha
Per gli Etruschi Pacha era il nome di culto della divinità nota come Fufluns, identificabile col dio greco Dionysos e il romano Bacchus. Pacha inoltre è messo in rapporto col corso del sole durante l'anno, come si addice a una divinità della vegetazione. Questo vino, prodotto con un'accurata selezione di uve Montepulciano, Sangiovese e Merlot, è espressione del territorio che deve le sue peculiarità al suolo vulcanico e al clima reso mite dalla vicinanza del mare.
Vitigni: 40% Sangiovese, 40% Montepulciano, 20% Merlot.
Abbinamenti: Primi piatti con ragù di carne e secondi piatti a base di carni rosse e cacciagione.
Flere
Flere è un "Nume" etrusco. In lingua latina significa "piangere". Questo secondo significato ci ricorda il momento emozionante in cui, al risveglio primaverile della natura, le viti "piangono" e cioè una goccia di linfa esce dai tralci tagliati con la potatura. L'assonanza fra "flere" e "fiore" poi è evidente. Quale miglior nome quindi per un vino così profumato? Flere è prodotto con un'accurata selezione di uve Chardonnay, espressione del territorio che deve le sue peculiarità al suolo vulcanico e al clima reso mite dalla vicinanza del mare.
Vitigni: 100% Chardonnay.
Abbinamenti: Primi piatti e secondi piatti a base di pesce al forno, in guazzetto, salsati e verdure.
Mastarna
Mastarna fu un condottiero etrusco che giunse a Roma e prese il potere col nome di Servio Tullio, il sesto dei re (578-534 aC). Questo vino, prodotto con un'accurata selezione di uve Trebbiano e Malvasia, è espressione del territorio che deve le sue peculiarità al suolo vulcanico e al clima reso mite dalla vicinanza del mare.
Vitigni: 70% Trebbiano, 30% Malvasia.
Abbinamenti: Primi piatti e secondi piatti a base di pesce in bianco o in frittura.
www.cerveteribb.it/sponsor/trecancelli
Centro agricolo e turistico in provincia di Roma, 44 km a NW del capoluogo, a 81 m presso il litorale tirrenico su uno sperone tufaceo, ultima propaggine sudoccidentale dell'antico vulcano sabatino. Comune di 125,57 kmq con 17.752 abitanti. Produzione di carciofi, uva da tavola e da vino, frutta e cereali; cave di materiale da costruzione; attività enologiche.
La fama del luogo è dovuta alle importanti rovine dell'antica Caere o Cere, una delle più potenti lucumonie della dodecapoli etrusca, fondata prima dei sec. IX-VIII aC. I Greci la chiamarono, con voce fenicia, Ágylla e gli Etruschi Chisra.
Sviluppatasi lentamente nei secoli IX e VIII aC, Chisra fu la più importante delle città etrusche fra il VII e il V secolo aC, soprattutto grazie alla grande potenza marittima e grazie ai suoi porti dislocati ad Alsium (Palo, presso Ladispoli), Pyrgi (Santa Severa) e Punicum (Santa Marinella). Cerveteri partecipò alle lotte per il predominio nel Tirreno. A lungo alleata di Cartagine, decadde dopo la sconfitta etrusca a opera di Siracusa nella battaglia navale di Cuma (474 aC). Nel 390 aC, durante l'invasione gallica, fu rifugio delle vestali e delle reliquie sacre; nel 389 aC ottenne, per l'aiuto prestato a Roma l'anno precedente, la civitas sine suffragio. Si oppose inizialmente alla diffusione del cristianesimo; decadde lentamente nel Medioevo; nei sec. XIV e XV risorse con i Della Rovere, gli Orsini e i Farnese; nel 1674 passò ai Ruspoli che ottennero il titolo di principi di Cerveteri nel sec. XVIII.
Della città etrusca e romana restano scarse tracce delle mura e degli edifici. Nelle necropoli circostanti (Banditaccia, Monte Abatone, Sorbo) si trovano grandi sepolcreti circolari a tumulo con camere interne che riproducono, nell'architettura e nella decorazione, l'aspetto delle case e che hanno dato ricchissime suppellettili (Roma, Museo di Villa Giulia; Museo di Cerveteri). Risalenti ai secoli VIII-I aC, comprendono i "sepolcri a camera", spesso riproducenti interni di abitazioni e ricoperti da un imponente tumulo. Le tombe più celebri sono quelle dei Rilievi (IV secolo a.C.), degli Scudi e delle Sedie (fine del VII secolo), dei Capitelli (VI secolo), la tomba Moretti (VI secolo), la Campana (VII-VI secolo) e la Regolini-Galassi dal ricco corredo orientalizzante, di una famiglia principesca del VII secolo aC, che ha restituito straordinari oggetti d'oro, d'avorio e di bronzo (oggi ai Musei Vaticani). Importante è il Museo nazionale Cerite, ospitato all'interno della rocca duecentesca, parte del nucleo medievale fortificato, che raccoglie i preziosi oggetti dei corredi funerari rinvenuti nelle necropoli.
Via degli Inferi - l'entrata della necropoli
La necropoli etrusca della Banditaccia è posta su un'altura tufacea a nord-ovest di Cerveteri (RM), e nei suoi circa 400 ettari di estensione si trovano molte migliaia di sepolture (la parte recintata e visitabile rappresenta soli 10 ettari di estensione e conta circa 400 tumuli), dalle più antiche del periodo villanoviano (IX secolo aC) alle più "recenti" del periodo etrusco (III secolo aC). La sua origine va ricercata in un nucleo di tombe villanoviane nella località Cava della Pozzolana, e il nome "Banditaccia" deriva dal fatto che dalla fine dell'Ottocento la zona viene "bandita", cioè affittata tramite bando, dai proprietari terrieri di Cerveteri a favore della popolazione locale. Vista la sua imponenza, la Necropoli della Banditaccia è la necropoli antica più estesa di tutta l'area mediterranea.
Le sepolture più antiche sono villanoviane (dal IX secolo aC all'VIII secolo aC), e sono caratterizzate dalla forma a pozzetto, dove venivano custodite le ceneri del defunto, o dalle fosse per l'inumazione.
Dal VII secolo aC, periodo etrusco, si hanno due tipi di sepolture, quelle a tumulo e quelle "a dado". Queste ultime consistono in una lunga schiera di tombe allineate regolarmente lungo vie sepolcrali. Nella parte visitabile della Necropoli della Banditaccia ci sono due di queste vie, via dei Monti Ceriti e via dei Monti della Tolfa, risalenti al VI secolo aC.
Interno della Tomba dei Capitelli
Le sepolture a tumulo sono caratterizzate da una struttura tufacea a pianta circolare che racchiude all'interno una rappresentazione della casa del defunto, con tanto di corridoio (dromos) per accedere alle varie stanze. La dovizia di particolari dell'interno di queste sepolture ha permesso agli archeologi di venire a conoscenza degli usi casalinghi degli Etruschi.
A questo scopo la sepoltura migliore risulta essere la Tomba dei Rilievi, risalente al IV secolo aC e appartenuta alla famiglia dei Matunas, come si legge nelle iscrizioni: l'interno della tomba si è mantenuto in condizioni particolarmente buone, permettendo di osservare anche gli affreschi alle pareti e sulle colonne (per questo, infatti, questa tomba è l'unica della Banditaccia che non si possa visitare - ma l'interno è visibile attraverso un vetro- a causa della particolare delicatezza degli affreschi).
Interno della Tomba dei Rilievi
Le sepolture più "recenti" sono del III secolo aC. Alcune di queste sono caratterizzate dalla presenza di cippiera, un contenitore per cippi probabilmente usato per indicare il sesso dei defunti all'interno.
Molti dei reperti trovati nella necropoli sono raccolti nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma) e in molti altri musei sparsi in tutto il Mondo, mentre solo una insignificante parte dei corredi funebri rinvenuti in loco è conservata nel Museo Nazionale Archeologico di Cerveteri.
Dal luglio 2004 la necropoli della Banditaccia, insieme a quella di Tarquinia, entra a far parte della lista dell'UNESCO dei siti patrimonio dell'umanità.
Tombe visitabili
Tomba dei
capitelli (VI sec. aC)
Tomba della capanna (VII sec. aC)
Tomba dei dolii e degli alari (VII sec. aC)
Tomba dei vasi greci (VI sec. aC)
Tomba dei rilievi (IV-III sec. aC)
Tomba della cornice (VI sec. aC)
Tomba della casetta (VI sec. aC)
Tumulo Maroi (VII sec. aC)
Tumulo policromo (VI sec. aC)
Tumulo Mengarelli (VII sec. aC)