Lessico


Dea Cibele

Plaza de la Cibeles - Madrid
Fontana di Cibele – XVIII secolo – di José Hermosilla e Ventura Rodríguez

Grande dea primordiale, oggetto di culto presso i Frigi e altri antichi popoli dell'Anatolia. Il nome Cibele è un epiteto (frigio, Kubile) derivato da una sua sede di culto. Altri epiteti cultuali di Cibele erano: Berecinzia, dal nome di una regione frigia, Dindimene, dal monte Dindimo, e Madre o Grande Madre.

Questa pluralità di nomi-epiteti sembra ovviare alla mancanza di un nome proprio: in realtà Cibele non aveva bisogno di un nome personale, perché non era una vera e propria dea di una religione politeistica, ossia tale da potersi confondere con altre divinità del suo stesso grado.

Era invece “la dea” per eccellenza, una specie di essere supremo femminile, una dea sovrana, una Terra-Madre. Suoi subordinati erano un dio-Cielo (detto talvolta Papas, Padre), un mitico essere semidivino, Attis, e una schiera di spiriti-demoni (Coribanti).

Le notizie sul culto di Cibele in epoca storica riguardano pratiche orgiastiche (processioni e danze al suono di strumenti a fiato e a percussione) eseguite, pare, a scopi guaritori da operatori sacrali detti anch'essi coribanti e da sacerdoti eunuchi (Galli), che diventavano tali autoevirandosi durante la festa della dea a Pessinunte (il tempio di Cibele a Pessinunte è stato riportato alla luce nel 1967). Il culto di Cibele si diffuse in Grecia dove venne identificata con Rea (una dei 12 Titani), la madre degli dei olimpi; qui in epoca ellenistica prese forma di un culto misterico, modellandosi sui misteri eleusini dedicati a Demetra, il che forse contribuì a fare attribuire alla dea la qualità o dimensione “agraria” propria di Demetra.

Nel 204 aC il simulacro di Cibele, di forma conica in pietra nera meteorica, richiesto dal Senato romano al re Attalo I di Pergamo, in obbedienza al responso dell'oracolo di Delfi fu portato solennemente a Roma, dove, col titolo ufficiale di Grande Madre degli Dei, ebbe un tempio sul Palatino e una festa annuale in aprile (i ludi Megalenses).

Con riferimento alle origini troiane (ossia frigie) dei fondatori di Roma, i patrizi (che si vantavano loro discendenti) la onorarono come divinità della loro stirpe e la opposero alla plebea Cerere. Presto si diffusero anche i misteri ellenistici di Cibele, che in epoca imperiale presero forma di religione autonoma.