Lessico


Ambrogio Leone
Ambrosius Leo Nolanus

Medico, filosofo e umanista italiano (Nola 1457 - 1525). Leone Ambrogio nacque a Nola - in provincia di Napoli - nel 1457. Suo padre Marino esercitava la mercatura a Nola e qui Ambrogio passò la sua fanciullezza. Appena diciottenne, nel 1477 [?!], fu mandato a Padova, dove compì gli studi di medicina e di filosofia, oltre che di greco.

Ritornato a Nola, essendo molto amante della vita agreste, abitò per molto tempo nella sua villa di Cicala. Questa villa, cinta di rovi e di spine, era adornata da una fontana di marmo. Egli chiamava questa dimora "preservatrice di noia" che tradusse in "Schivacure". Molti letterati si recavano da lui in quel tempo, attirati dal clima e dal verde della collina. Tra di essi Gioviano Pontano e Lorenzo Valla, quest'ultimo attratto dalla favella dei Nolani, "priva di qualsiasi rozzeria, che conservava come un'eco di venustà della favella latina".

Dal 1490 al 1498 della vita privata di Ambrogio Leone si sa poco o niente, se escludiamo la travolgente passione e il folle amore che infiammò il cuore dell'ultratrentenne per la giovanissima Beatrice de Notariis. Il Leone nel 1498 ebbe un figlio naturale al quale fu imposto il nome di Camillo. La donna che diede alla luce il bambino si chiamava Claraluce e aveva all'incirca 23 anni all'atto del suo concepimento. La nascita di Camillo fu il frutto di un amore illegittimo. Si vuole che questa donna fosse stata una inserviente della famiglia Leone, oppure la figlia di uno dei coloni che curavano la masseria Schivacure.

Dopo l'epidemia della peste a Nola egli abbandona definitivamente la città natale e si trasferisce a Venezia insieme al figlio Camillo. Nel 1510 fu presente, come nolano e come amico della famiglia Orsini, alle solenni celebrazioni funebri in onore di Niccolò Orsini, penultimo conte di Nola e capitano generale delle truppe della Serenissima nella guerra di Lombardia e nell'assedio di Padova. La sera del 6 marzo del 1525, dopo due giorni di agonia, il vecchio Ambrogio Leone, spirò, colpito da un attacco apoplettico. Fu sepolto nella chiesa di San Bartolomeo.

Delle sue Opere oltre al De Nola Patria, ricordiamo: De Nobilitate Rerum (dialogo); De Virtutibus (Opera di Aristotele tradotta dal greco); Novum opus Quaestionum seu problematum; Lucubrationes quaendam; Castigationes.

biografia tratta da: Ciro Rubino - Storia di Nola (dalle origini ai giorni nostri)
I.G.E.I. - Napoli - 1991

Circa le sua produzione letteraria vale la pena aggiungere quanto segue: Archaeologists believe Nola to have been populated in turn by pre-Etruscans, Etruscans, Oscans and Samnites before its conquest by Rome, when it became an Allied City. An Oscan inscription gives the name as NUVLA. Nola retained its importance in the mediaeval period and has been the subject of monographs up to modern times. Cf. especially Ambrosius Leo, Lib. III antiquitatum et historiarum urbi et agri Nolani (Venice, 1514 and 1594), reprinted in J. G. Graevius, Thesaurus antiquitatum hist. ital., Vol. IX, Part iv; and G. S. Remondini, Della Nolana ecclesiastica storia (Naples, 1747 and 1781), and references in later works on the Campania. Cf. also T. Trede, Das Heidentum in der römischen Kirche (Gotha, 1889), especially I, 33-48.

Piantina di Nola disegnata da Ambrogio Leone nel 1514

L’importante ruolo culturale di Ambrogio Leone

La folta schiera di umanisti dell'Italia meridionale vanta tra i grandi eruditi anche un nolano, Ambrogio Leone, il cui nome varcò ben presto gli angusti confini del regno, per imporsi all'ammirazione e alla venerazione dei dotti di tutta l'Italia. Venezia, Padova e forse Napoli ebbero la fortuna di ascoltare le sue dottissime lezioni di grammatica, di anatomia, di filosofia, di scienze e di gustarne il latino forbito ed elegante. Il suo classicismo non si ridusse soltanto a un discreto latino, come per parecchi e pur famosi umanisti del tempo, ma egli tradusse in perfetta forma di vita il pensiero degli antichi padri e operò secondo lo spirito autentico dei classici dei quali aveva assimilato soprattutto la forma mentis. Conoscitore del greco, tradusse alcune opere di Aristotele, tra cui il De Virtutibus, che erano ancora ignorate dai dotti del tempo. In pieno Umanesimo assunse un atteggiamento polemico contro le correnti letterarie più in voga; si schierò con i Filelleni, la pattuglia più avanzata dei cultori delle humanae litterae, non tanto per il loro culto del greco quanto per quell'amore delle edizioni criticamente belle più che delle belle parole in cui è implicato il pensiero. Precorse così la filologia, quella scienza nella quale in seguito i Tedeschi terranno cattedra. È questo il lato più interessante della poliedrica figura di Ambrogio Leone che merita di essere ancora esplorata e convenientemente studiata. Del resto di questa sua diligenza e perspicacia nell'investigare i problemi di filologia, ci fornisce una prova inconfutabile Erasmo da Rotterdam, il grande umanista olandese, sincero ammiratore del Leone. Fu anche apprezzato da studiosi stranieri suoi contemporanei e fu lodato da quel fustigatore del retorico e vacuo ciceronismo che fu Erasmo da Rotterdam il quale, come si legge nell'epistolario che intercorse tra lui e il Leone, si raccomandava spesso al Nolano perché lo citasse nelle sue Opere. Era convinto, l'autore dello Elogio della Pazzia, che una semplice citazione dell'umanista nolano gli avrebbe procurato sicura fama presso i posteri. Ironia della sorte! Oggi il nome di Ambrogio Leone non viene neppure citato in certe storie letterarie dell'Umanesimo, mentre su Erasmo c'è tutta una bibliografia. Se l'Umanesimo deve qualcosa all'erudito olandese, lo dovrebbe non meno all'erudito nolano che dell'altro meritò ammirazione e lodi.

(da una pagina anonima contenuta in Virgilio.it)

Nola

Centro in provincia di Napoli, 26 km a ENE del capoluogo, a 34 m al margine orientale della Pianura Campana. Comune di 39 km2 con 32.964 abitanti: produzione di cereali, ortaggi, legumi e frutta; industrie alimentari, meccaniche, conciarie, del legno e del vetro. Nola è sede vescovile. Già ricordata da Ecateo, fu città osca e poi sannita. Conquistata nel 313 aC da Q. Fabio, divenne poi colonia romana con Silla (79 aC). Saccheggiata da Spartaco nel 73 aC, si risollevò subito e in epoca imperiale fu uno dei centri più ricchi e importanti della Campania. Nel Medioevo fu distrutta da Genserico (445), passò quindi ai Bizantini, a Benevento (647) e infine a Salerno. Nel 1269 divenne feudo di Guido di Montfort e poi degli Orsini; nel 1528 ritornò al demanio regio e seguì le sorti del Regno di Napoli. A Nola ebbero inizio i moti napoletani del 1820-21.