Lessico


La coltivazione del penniseto nel Monferrato

Esperimenti fatti nel 2009 e nel 2010
Studi e ricerche nell’annata 2011
di Giorgio Scelsi

Pennisetum americanum / Pennisetum glaucum

Mi chiamo Giorgio Scelsi, sono un anziano agricoltore e allevatore di bovini di razza piemontese con azienda nella zona collinare del Monferrato, precisamente a Moncalvo. Da circa 40 anni studio e coltivo le essenze foraggere più adatte ad alimentare i bovini in modo del tutto naturale con l’impiego di erbai usati allo stato verde in primavera, estate, autunno e insilati per l’inverno. Poiché ci troviamo in zone non irrigue, anzi, in certi periodi dell’anno alquanto siccitose, non tutti i tipi di erbai possono dare risultati soddisfacenti, per cui dopo molte prove in campo ho optato per l’impiego di due erbai che meglio si adattavano al clima della zona, uno a semina autunnale composto da avena, loglio italico, veccia, pisello da foraggio, l’altro a semina primaverile-estiva composto da sorgo ibrido a tre tagli.

L’erbaio di sorgo è sempre stato per il bestiame di fondamentale aiuto durante i periodi siccitosi, anche se tale graminacea risentiva in certi momenti della mancanza di umidità. Era l’unico erbaio possibile da seminare in estate nella zona in cui risiedo. Così è sempre stato fino al 2009 quando, acquistando la semente di sorgo mi fu proposto di provare a seminare anche il miglio perlato ibrido o penniseto proveniente dall’Australia.

Il miglio perlato è una graminacea tropicale usata per l’allevamento dei bovini in Africa, in India, in Australia, in America tropicale. In questi territori è pianta perenne e in India in condizioni climatiche favorevoli si fanno 9 raccolti all’anno con punte di 4000 quintali di foraggio verde per ettaro. Accettai il consiglio, nonostante qualche riserva sulle rese in zona temperata, e dopo aver seminato alcuni ettari a sorgo, il 15 luglio 2009 su stoppia di avena in un appezzamento di 5000 metri quadrati di superficie su terreno non lavorato ho seminato 2500 mq a penniseto e 2500 mq a sorgo per poter fare il confronto sulle produzioni.

Dopo 48 ore dalla semina l’appezzamento a miglio perlato risultò completamente rinverdito, mentre la porzione a sorgo rinverdì dopo 5 giorni. A un mese dalla semina il sorgo aveva raggiunto un’altezza doppia rispetto al penniseto. Durante le ore più calde del giorno dava notevoli segni di sofferenza idrica mentre il miglio ibrido non presentava carenza d’acqua. Se ci si inoltrava nel campo si poteva camminare tra le file del sorgo, mentre lo spazio tra le file del penniseto era occupato da un muro di materia verde impenetrabile che non permetteva neppure il passaggio a fagiani e lepri. Mentre il sorgo si sviluppava in altezza con pochi culmi, il miglio perlato accestiva a tal punto da emettere 15-20 culmi per pianta. Il 6 settembre, quando si iniziò il taglio mediante macchina falcia condizionatrice, il sorgo aveva raggiunto quasi 3 metri in altezza, il miglio perlato 150-170 cm. Però alla trinciatura le andane di penniseto hanno dato una resa in massa verde doppia rispetto a quelle del sorgo. Grande appetibilità del bestiame nei confronti del miglio ibrido. Alcune parti del sorgo troppo legnose e fibrose venivano scartate dagli animali, del miglio perlato nella mangiatoia non veniva lasciata traccia. Mentre il sorgo crescendo forma una canna che lignifica velocemente per poter sopportare il peso della pannocchia all’apice, il penniseto ha culmi erbacei, con emissione di numerose lunghe foglie, che non lignificano nelle nostre zone poiché raramente emette la pannocchia per mancanza di temperatura adeguata.

Pennisetum americanum / Pennisetum glaucum

Sempre nel 2009 il giorno 30 luglio ho seminato un altro appezzamento esclusivamente a penniseto in terreno asciutto. Il seme è riuscito a germogliare e le piccolissime pianticelle sono rimaste ferme per circa un mese fino all’arrivo di un temporale. Un paio di giorni dopo la pioggia erano già cresciute il doppio e osservando l’apparato radicale ho potuto capire come avessero tollerato la mancanza di acqua nel periodo siccitoso. Il seme, quando germoglia, velocemente emette piccolissime radici filamentose che si addentrano nel terreno profondo alla ricerca di un minimo di umidità e così rimangono fino a quando piove. Come l’umidità scende nello strato superficiale del terreno, le pianticelle emettono il vero poderoso apparato radicale e le piccole filamentose radichette seccano. Dopo una settimana il giovane apparato radicale è già così robusto che le piantine cominciano a emettere i numerosi culmi che all’inizio formano una rosetta a livello del terreno e poi si innalzano in posizione eretta per continuare la crescita.

La velocità di crescita è prodigiosa. Dal 10 settembre al 15 ottobre le piante raggiunsero un’altezza di 170 cm. Furono falciate appena in tempo, perché qualche giorno dopo la temperatura notturna scese a zero gradi e i cespi di penniseto furono fulminati dalla bassa temperatura. A differenza del sorgo non sopporta le brinate. Dopo queste incoraggianti prove decisi per il 2010 di sospendere la semina del sorgo e di approfondire la conoscenza e gli studi in campo del miglio perlato con semina di appezzamenti in tarda primavera e in estate.

Iniziai il 29 maggio 2010 a seminare un terreno concimato nell’autunno precedente con letame bovino maturo. Dopo 2 giorni dalla semina la temperatura si abbassò sensibilmente per cui il seme rimase nel terreno senza germogliare. Impiegò circa 10 giorni a nascere e le piccolissime pianticelle piuttosto intirizzite rimasero ferme fino a quando la temperatura risalì ai valori stagionali. Dal 20 giugno iniziarono a svilupparsi a una velocità incredibile recuperando il tempo perduto e al 15 luglio l’appezzamento appariva come un muro verde scuro alto quasi 2 metri.

L’erbaio fu quindi utilizzato per il foraggiamento giornaliero del bestiame. Dopo il taglio il miglio perlato ricacciò velocemente e nel giro di 45 giorni era di nuovo pronto per essere falciato avendo raggiunto un’altezza di 150 cm. Viene tagliato ai primi di ottobre ma non ricaccia a causa dell’abbassamento della temperatura ottimale di questa foraggera tropicale. Sommando i due tagli, la resa in materia verde è stata di circa 85 quintali ogni 1000 metri quadri, quindi 850 q a ettaro, un risultato eccezionale se consideriamo che il penniseto ha occupato il terreno solamente per 4 mesi.

Un secondo appezzamento, dopo la raccolta dell’erbaio di avena, veccia, loglio, fu seminato il 29 giugno e le pianticelle uscirono dal terreno dopo 48 ore. Continuarono a crescere fino intorno al 20 luglio poi per scarsa umidità arrestarono la vegetazione che riprese verso il 10 agosto quando un temporale interruppe il periodo siccitoso. Al primo settembre iniziai il taglio per il foraggiamento giornaliero, avendo il miglio ibrido ormai raggiunto un’altezza di 160 cm e oltre. Essendo stato raccolto fino a settembre inoltrato, non abbiamo avuto un ricaccio degno di apprezzamento ma la resa è stata di circa 60 q ogni 1000 metri quadri, quindi 600 q a ettaro con una occupazione del terreno di 3 mesi, senza nessun genere di concimazione.

L’ultima prova è avvenuta su un appezzamento di terreno occupato precedentemente da loglio italico. Dopo aver raccolto il secondo taglio del loglio, il giorno 20 luglio ho seminato il miglio perlato in terreno completamente privo di umidità. Il seme è rimasto senza germogliare fino al 10 agosto quando un temporale ristabilì l’equilibrio idrico e il penniseto nacque, però questa volta con un 20 per cento in meno di piante sulle file. La velocità di accrescimento fu notevole, alla fine di settembre l’altezza dei culmi era pari a quella degli altri appezzamenti, però l’accestimento risultava inferiore. La resa è stata di circa 300 q a ettaro, quantitativo molto soddisfacente in considerazione dei soli 50 giorni che sono intercorsi dalla nascita al taglio, facendo presente che le temperature notturne di settembre non sono molto ottimali per una coltura tropicale.

I miei bovini sono stati alimentati per 80 giorni esclusivamente a penniseto e hanno acquisito una performance notevole, addirittura superiore a quella ottenuta con alimentazione di erbaio di avena, veccia, pisello, con maturazione cerosa della granella. Dopo questi favorevoli esperimenti ho deciso di eliminare il sorgo dall’alimentazione estiva del bestiame e usare il miglio ibrido assai più appetibile e molto più digeribile. In campagna le piantagioni di sorgo sono frequentemente soggette all’allettamento causato dalle intemperie con conseguente difficoltà nella raccolta, mentre il penniseto è pianta inallettabile con estrema facilità di raccolta da parte delle macchine operatrici.

Ho voluto scrivere questo articolo sul miglio perlato e pubblicarlo su internet per tentare di far conoscere ai giovani agricoltori una eccezionale pianta da foraggio che se fosse usata normalmente dagli allevatori di bovini, sia da carne che da latte, sarebbe in grado di abbassare sensibilmente le spese di produzione a beneficio del reddito aziendale. Purtroppo devo dire che gli organi di informazione, come le riviste agricole, non hanno mai scritto nulla sul penniseto per informare gli operatori del settore. E anche le riviste che trattano di energie alternative come le biomasse, dimenticano questa eccellente pianta capace di produrre, a costi ridottissimi e più velocemente di altre, enormi quantità di sostanza verde da trasformare in biogas.

Dopo aver trascorso 40 anni a coltivare le foraggere più consone all’allevamento del bestiame sempre in funzione di una resa migliore con costi contenuti, ho potuto constatare che se oggi gli allevatori italiani resistono ancora è perché, per produrre i foraggi per i loro animali in quantità e qualità, sono stati costretti a rivolgersi alla sperimentazione e alla genetica straniera, poiché in fatto di essenze foraggere la ricerca italiana è assente e questo non fa proprio onore all’Italia.

Studi e ricerche nell’annata 2011

Quando nel 2009 per la prima volta acquistai la semente di penniseto in sacchi originali australiani era riportata la dicitura PENNISETUM HYBRID che dalla ditta importatrice fu tradotto in italiano come miglio perlato ibrido. Il rivenditore mi disse che era una foraggera a più sfalci se veniva tagliata prima della fioritura, a una altezza di 120—130 cm. e non oltre perché dopo avrebbe emesso l’infiorescenza.

Dall’osservazione dei campi che avevo seminato nel 2009 e nel 2010 si evidenziava qualcosa di insolito. Nessuna pianta di miglio perlato emise la pannocchia, anche se in alcuni appezzamenti aveva raggiunto i 2 metri in altezza quando fu falciata, dopo di che ricacciò il secondo taglio. Mi vennero dei dubbi che si trattasse del miglio perlato. Nel 2011, avendo raddoppiata la superficie seminata a codesto ibrido, decisi di fare delle ricerche approfondite e così venni a conoscenza dell’errore di traduzione.

È vero che il miglio perlato fa parte della numerosa famiglia dei penniseti, ma ha delle caratteristiche completamente diverse dall’ibrido che avevo seminato. Il suo nome scientifico è Pennisetum glaucum. Raggiunge, con la pannocchia, l’altezza di circa 2m e a 60-70 giorni dalla semina fiorisce. Le foglie sono molto diverse da quelle della foraggera da me seminata. Per essere precisi, le foglie del miglio perlato hanno una larghezza di 6-8 cm, molto simili a quelle del sorgo zuccherino, mentre le piante nate da seme australiano avevano le foglie con una larghezza di 3-4 cm e una lunga costola centrale in risalto e avevano portamento eretto.

Era necessario sapere a quale foraggera corrispondeva la dicitura inglese hybrid pennisetum. Ho contattato il centro ricerche australiano titolare della semente e così ho avuto informazioni sulla varietà messa in commercio. Si tratta dell’ibrido PENNISETUM AMERICANUM x PENNISETUM PURPUREUM, che è conosciuto anche col nome di miglio giunco e raggiunge un’altezza di 3m e oltre.

Il Pennisetum  purpureum è il nome scientifico dell’erba elefante, graminacea perenne dell’Africa tropicale, chiamata anche falsa canna da zucchero. È stato ibridato per poter ottenere l’intero utilizzo della pianta a fini zootecnici perché l’erba elefante da sola è utilizzabile come pianta foraggera quando raggiunge al massimo il metro di altezza. Con l’ulteriore sviluppo gli steli divengono rigidi, ricchi di cellulosa, non più utilizzabili come alimento. Esperimenti di coltivazione dell’erba elefante erano già stati fatti in Italia e precisamente in Sicilia nella zona degli agrumi circa un centinaio di anni fa e avevano dato risultati superiori a ogni previsione, essendosi eseguiti fino a sei tagli, con produzioni di 1000 quintali per ettaro.

Il miglio giunco in Australia è utilizzato come pascolo permanente, essendo per la temperatura tropicale pianta perenne con ottima resistenza alla siccità. Nelle nostre zone del Piemonte è da considerarsi pianta estiva perché non tollera le basse temperature. Il suo utilizzo come alimento fresco per il bestiame va compreso tra metà luglio e metà ottobre.

Nel 2011 ho voluto studiare a fondo questo ibrido per capire quale fosse il momento giusto per la raccolta del foraggio verde da somministrare al bestiame. In effetti nei due anni precedenti avevo notato che i bovini erano restii ad alimentarsi con foraggio tagliato a un’altezza di 50—60cm. Gli animali, quando quest’erba veniva immessa nella mangiatoia, la odoravano a lungo e poi svogliatamente masticavano qualche foglia con smorfie evidenti. All’analisi olfattiva da parte mia le piante di penniseto avevano un odore somigliante a quello del sedano. Anche nei campi si avvertiva, col vento favorevole, lo stesso odore. Odore che scompare totalmente a un'altezza dell’erba da 80cm in su, con evidente soddisfazione degli animali che ne consumano in grande quantità con palesi benefici.

L’estate scorsa ho anche voluto verificare se la resa in massa verde di 2 tagli fosse quantitativamente superiore a un unico raccolto. A tale scopo ho seminato il 20 giugno due appezzamenti contigui, uno di 6000 metri quadrati, l’altro di 4000. Il penniseto del primo campo è stato falciato la prima volta con un’altezza di circa 140 cm a partire dal 10 fino al 20 agosto, la seconda volta con un’altezza di circa 110 cm dal primo fino al 5 ottobre. Con i 2 tagli ho alimentato 20 bovini per 15 giorni. Il secondo appezzamento invece è stato falciato una sola volta, quando l’erba aveva raggiunto l’altezza di 2 metri e oltre, a partire dal primo fino al 20 settembre. Nonostante la superficie fosse notevolmente inferiore ho alimentato gli stessi animali per 20 giorni.

È opportuno dare una spiegazione di questo singolare comportamento del penniseto tra i due terreni oggetto dell’esperimento. Le piante del campo falciato ad agosto hanno subito a causa della siccità un forte stress che ha rallentato il ricaccio con una produzione di culmi inferiore del 50% e con un'altezza inferiore. Invece le piante del secondo appezzamento, non avendo subito nel mese di agosto stress da taglio, hanno continuato ad approfondire il loro apparato radicale alla ricerca di umidità emettendo nel contempo nuovi culmi attorno a quelli preesistenti, aumentando notevolmente la massa verde per metro quadro.

Da queste prove si può capire che codesto ibrido, in estate, nelle zone non irrigue può produrre ingenti quantità di foraggio verde se viene falciato a 60—70 giorni dalla semina. L’anno scorso ho voluto fare un ulteriore esperimento,vedere quale altezza massima poteva raggiungere il miglio giunco seminato a inizio estate nei nostri terreni asciutti del Monferrato. A tale scopo ho seminato il primo luglio un appezzamento di fondo valle. Le precipitazioni nei mesi di luglio e agosto sono state insignificanti, ma, nonostante la siccità, l’ibrido non ha dato segni di stress e il 20 settembre a 80 giorni dalla semina è stato misurato e mediamente ha raggiunto un’altezza di 3 m.

Un successivo controllo del 6 ottobre ha fatto registrare un’altezza di 320 cm. Nelle nostre zone le piante di codesta graminacea sono sempre in crescita e, a differenza del sorgo, non riescono in autunno a emettere la spiga per le temperature non idonee. Le erbe che non devono sopportare il peso della pannocchia non lignificano come quelle del sorgo e così hanno un valore nutritivo superiore, non dovendo cedere alla spiga il nutrimento necessario alla formazione dei semi.

Ho potuto comprendere perché questa varietà di penniseto è anche chiamata miglio giunco. Il giorno 7 ottobre 2011 è transitato sul Monferrato un fortissimo uragano che è durato 2 giorni. L’appezzamento di penniseto ondeggiava come un mare in tempesta. Le piante si piegavano a tal punto che le cime toccavano il terreno, ma, passata la folata di vento, riprendevano la posizione eretta, pronte a cercare di resistere a una successiva folata. Terminato l’uragano il campo risultò completamente indenne. Fu in seguito trinciato per l’alimentazione del bestiame. Il miglio giunco a un’altezza di 3m dà una produzione di trinciato per insilamento molto superiore in quantità a qualsiasi varietà di sorgo e anche in qualità, poiché le piante risultano sempre succulente e poco lignificate, per cui l’insilato è assai più digeribile da parte dei ruminanti rispetto a quello di sorgo. Quando il penniseto è giovane, a un’altezza di 120—130 cm può anche essere facilmente affienato, specialmente se viene trattato con falcia condizionatrice nel periodo compreso tra metà luglio e metà agosto. Un’altra caratteristica molto importante è quella di apportare, al terreno che occupa, notevoli quantità di sostanza organica. Infatti in autunno i grandi cespi con l’enorme apparato radicale, interrati, si trasformano rapidamente in humus a beneficio dei successivi raccolti primaverili di cereali o foraggere.

Il miglio giunco, se viene seminato a file distanti 15 cm l’una dall’altra, agisce anche come diserbante naturale. Coprendo interamente il terreno, soffoca, privando della luce, le erbe infestanti perenni che sono costrette a soccombere. Nei campi dove per 3 anni ho seminato questa graminacea, tutte le malerbe con radice fittonante sono scomparse.

È una foraggera che non ha bisogno per svilupparsi di concimazione e neppure di lavorazione del terreno. È sufficiente una erpicatura delle stoppie con semina immediata e rullatura. La rullatura è fondamentale perché blocca l’evaporazione superficiale del terreno e così i semi sono in grado di germinare in tempo molto breve, tanto che dopo 48 ore già si vedono uscire le piantine.

Ho voluto,come allevatore, pubblicare su internet queste mie esperienze riguardo questa foraggera, praticamente sconosciuta agli agricoltori e allevatori italiani, perché sono convinto che possa dare un contributo importante alla crisi che da molti anni attanaglia il settore della bovinicoltura da carne, specialmente il comparto che tratta le carni di qualità. Da quanto ho potuto capire il penniseto in Italia era conosciuto dalla comunità scientifica perché è già da molti anni che le istituzioni scientifiche statunitensi, australiane, indiane ecc. hanno reso pubblici gli studi sull’ibrido evidenziandone nel contempo le grandi potenzialità.

Non si comprende perché gli agricoltori italiani non siano stati informati. Voglio segnalare il risultato di 2 ricerche compiute una in Australia e l’altra negli USA, che potrebbero essere molto interessanti per gli allevatori italiani. In Australia il miglio giunco, pascolato per 16 settimane, ha dato una resa in carne di circa 300 kg per ettaro. Negli Stati Uniti, sempre pascolato per un periodo di 12 settimane, ha dato una resa in carne di circa 540 kg per ettaro. Questi dati sono molto lusinghieri, tenendo conto delle perdite sensibili per pascolamento. Se la foraggera fosse invece interamente utilizzata, potrebbe dare un incremento alquanto superiore con costi molto contenuti.

Concludendo: mi auguro che questo mio articolo possa essere di aiuto all'odierna precaria situazione agricola italiana.