Lessico


Sinesio di Cirene

In greco Synésios: vescovo e poeta greco (ca. 370 - ca. 415). Nato a Cirene da nobile famiglia pagana, fu educato ad Alessandria alla filosofia platonica dalla celebre Ipazia. Dopo un soggiorno di tre anni a Costantinopoli tornò in patria e sposò una cristiana. Capeggiò la difesa di Cirene dai barbari e nel 410 fu eletto vescovo di Tolemaide dai suoi concittadini. Morì non molto dopo.

Il suo fu un cristianesimo fortemente intinto di neoplatonismo. A questa filosofia si ispirarono i suoi opuscoli giovanili (Gli Egizi, Il dono); nel 399 indirizzò un discorso all'imperatore Arcadio, e negli ultimi anni si diede alla poesia, scrivendo 9 Inni platonicocristiani. Si hanno anche 150 sue lettere, molto interessanti.

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Vita e opere

Sinesio nacque a Cirene nel 370 dC in una famiglia aristocratica. Essa, infatti, apparteneva alla classe dei curiales e, quindi, aveva l’obbligo di provvedere alla difesa della città, all’esazione dei tributi e all’amministrazione della giustizia. Nel 393 lo troviamo ad Alessandria, dove si dedica intensamente agli studi presso la scuola neoplatonica di Ipazia, figlia del matematico Teone, che in quella città poteva essere considerata la rappresentante più qualificata del pensiero ellenico.

Nel 395, Sinesio lascia Alessandria e, dopo un viaggio ad Atene e, forse, ad Antiochia, ritorna a Cirene dove organizza la difesa della città contro l’invasione dei Mauri.

In quel periodo (395-396) scrive l’Inno V e l’Elogio della Calvizie, un libretto che rientra nel genere dei “paignia” o “divertimenti”, cimenti retorici nei quali emerge sia l’interesse per cose stravaganti sia la sfida della parola. In questa operetta Sinesio lancia una sfida e offre una consolazione. La sfida consiste nell’invitare il lettore ad abbracciare un pensiero originale e a sottrarsi ai dogmi che impongono rigidi criteri di bellezza; la consolazione è il sovvertire le opinioni comuni sulla calvizie, facendone, invece di un motivo di disagio, un pregio da esibire con orgoglio. Le prove a favore della sua tesi non mancano e Sinesio, espertissimo nell’arte della persuasione, ne trova di schiaccianti nella storia, nella filosofia e nella poesia.

Tra il 399 e il 402 è inviato in ambasceria dai suoi concittadini a Costantinopoli. Qui compone per l’imperatore Arcadio il discorso epidittico “Sul Regno” e scrive anche i “Racconti Egizi” o “Della Provvidenza”, che presentano una descrizione allegorica della vita di corte.

Nel 403 scrive l’Inno I. Ad Alessandria Sinesio sposa una donna cristiana e si ritira in campagna per dedicarsi all’attività letteraria, all’agricoltura e alla caccia. Scrive l’Inno VII. Nel 404 nasce il suo primo figlio. L’anno successivo porta a termine il suo scritto più importante, l’opuscolo “Dione”, nel quale la figura di Dione Crisostomo diventa simbolo di libertà e di rigore morale. Scrive poi il trattato “Sui Sogni”, in cui attribuisce alle manifestazioni oniriche una valenza profetica. Gli nascono intanto altri due figli, gemelli.

Una seconda invasione barbarica, lo induce a ritornare a Cirene per organizzare la resistenza.

Nel 408 Sinesio lascia definitivamente Cirene per trasferirsi, forse a Tolemaide. Nel 410 gli è offerta la cattedra vescovile di Tolemaide, sebbene non sia ancora battezzato. Sinesio si ritira ad Alessandria per valutare l’offerta e compone la prima Catastatis. Nel 411, ritornato a Tolemaide, accettò, dopo lunga riflessione e non senza perplessità, la carica di vescovo, ancora prima di essere battezzato. Anche da vescovo, però, Sinesio continuò sempre a diffidare degli aspetti deteriori della nascente cultura cristiana e non smise di aderire ai valori sanciti dalla tradizione ellenica. Questo non significa che egli fosse un falso o un ipocrita, ma solo che era cosciente che le forme in cui il mondo pagano e quello cristiano esprimevano il comune interesse per l’uomo erano molto diverse e forse davvero inconciliabili. Sinesio non solo è consapevole di tutto ciò, ma ne soffre addirittura, tanto è vero che in una lettera al fratello scrive:“Ottenuta la cattedra vescovile, non farò finta di credere in dogmi in cui non credo”. Scrive intanto gli Inni VI e VIII.

Il 411 ed il 412 sono anni di contrarietà e di dispiaceri, personali e sociali: i barbari invadono la Cirenaica per la terza volta; Sinesio scomunica Andronico, il nuovo governatore della Cirenaica, dopo un violento scontro con lui, e dirime contrasti ecclesiali sorti nelle città di Palebisca e di Idrace. Intanto porta a compimento la seconda Catastasis e compone le due Omelie, che ci sono giunte incomplete.

Tra gli altri scritti del retore, non bisogna dimenticare, per il notevole interesse documentario sui fatti e costumi del tempo, un epistolario di 150 lettere, molte delle quali indirizzate alla maestra Ipazia.

Sinesio muore nel 413, vinto dai dolori e dai lutti familiari, come testimonia l’ultima lettera scritta a Ipazia poco prima di morire:“mi sta consumando il ricordo dei figli che ho perduto”.

Giudizio

Sinesio di Cirene, figura di intellettuale acuto e pensoso, è ricordato come l’interprete sensibile di un’età di passaggio. Egli, infatti, vede bene che tutto il mondo è dominato da profondi contrasti e passioni opposte, e questi contrasti li vive nel proprio animo.

Eppure Sinesio, uomo di raffinata cultura e spiccata sensibilità, spera, anzi crede, se non ha addirittura la certezza, che tra la cultura pagana e quella cristiana, pur in lotta senza esclusione di colpi, ci possa essere un punto di contatto e di incontro. Alla fine bisogna pur dire che se il cristianesimo si prefigge di salvaguardare la dignità dell’uomo, obiettivo ultimo dell’educazione greca è quello di valorizzare le risorse interiori della persona.