Lessico


Tito Vespasiano Strozzi

La famiglia fiorentina degli Strozzi discenderebbe da Ubaldino (sec. XIII), ma il nome le deriva dal suo primogenito Strozza, che pare abbia combattuto a Montaperti (1260). Ciò spiega la latinizzazione del cognome Strozzi in Strozza. Ma non è infrequente reperire un'altra latinizzazione, Stroza, con perdita di una z, come accade sia nel frontespizio che nell'introduzione a Strozii poëtae pater et filius stilata da Aldo Manuzio per la sua edizione del 1513 e riportata pari pari in quella parigina del 1530.

Tito Vespasiano Strozzi fu un letterato italiano (Ferrara 1424-1505). Ricoprì importanti cariche diplomatiche e amministrative sotto Borso ed Ercole I d'Este. Nel 1497 fu nominato giudice dei Dodici Savi. Considerato il più notevole poeta ferrarese dell'età umanistica, compose in latino egloghe, sermoni (che preludono alle Satire ariostesche), epigrammi e il poema epico Borsias, sulle imprese di Borso d'Este, ma è soprattutto ricordato per l'Eroticon, una raccolta di elegie che risale al 1443 e fu più tardi ampliata in sei libri, con l'aggiunta di altri quattro libri di Aelosticha (poesie varie). È notevole, nella produzione elegiaca di Strozzi, il tentativo di risolvere nelle formule della poesia latina, soprattutto di Tibullo, la tematica petrarchesca: nella tenue, ma elegante ispirazione di Strozzi si rispecchiano non solo le vicende personali del poeta (in particolare il suo amore per Anzia, una fanciulla che poi lo tradì, proprio come le celebri donne cantate dai diletti elegiaci latini), ma anche i fatti e i personaggi della splendida corte ferrarese.

Tito Vespasiano Strozzi

Tito Vespasiano Strozzi (Ferrara, 1424 – ca. 1505) è stato un poeta italiano. Discendente da un ramo di esiliati della famiglia fiorentina degli Strozzi, fu educato alla cultura umanistica e allo studio dei classici, come faceva presagire il suo nome scelto tra quello di due importanti imperatori romani. Fu un patrizio di Ferrara ed ebbe alcuni importanti incarichi nella magistratura civile: armato Cavaliere dal Duca di Ferrara nel 1473, fu nominato Governatore di Rovigo e del Polesine tra il 1473 e il 1484, poi Giudice dei Savi dal 1497 al 1505, incarico che poi cedette all'unico figlio Ercole.

La sua figura è comunque ricordata per le sue composizioni come poeta umanista, con una serie di raffinate elegie in latino e alcuni sonetti in volgare. Formatosi letterariamente a Verona alla scuola di Guarino de' Guarino, fu poeta di corte di Borso e Ercole d'Este. Tra le sue opere più importanti i quattro libri dell'Eroticon, dove si manifesta la sua fusione dei classici latini con l'ispirazione petrarchesca. Scrisse anche epigrammi, sermoni, e un poema epico intitolato Borsiade dedicato a Borso d'Este (perduto, restano solo frammenti). La sua opera fu pubblicata da Aldo Manuzio nel 1513, assieme alle composizioni del figlio Ercole, con il titolo di Strozii poëtae pater et filius.

Tito Vespasiano Strozzi

Tito Vespasiano Strozzi (Ferrara, 1424 – ca. 1505) was a Renaissance poet at the Este court of Ferrara, who figures as an interlocutor in Angelo Decembrio's De politia litteraria ("On literary polish"). A member of the Strozzi family exiled from Florence and a patrician of Ferrara, he was educated in humanistic culture and was entrusted with several important posts in the civil magistrature. He was the official champion of the Duke of Ferrara (1473), served as Governor of Rovigo and the Polesine (1473-84) then Giudice dei Savi (1497-1505), in which post he was succeeded by his only son Ercole. He is more remembered for his humanistic compositions in Latin and some sonnets in the common tongue. He is said to have spent a lifetime polishing the amorous verses written in the first flush of his youth. His literary style was formed at Verona under the guidance of Guarino. He was a courtier of Leonello d'Este, Borso, and Ercole.

Among his works are the six books of the Eroticon, a series of elegies in refined Latin verse fusing Latin classical training with the spirit of Petrarch. A fine illuminated manuscript of them, with gold initials and illuminated margins, was purchased by the humanist Celio Calcagnini from the extensive former library of the Aragonese kings of Naples, dispersed by Isabella del Balzo, the deposed queen.

His heroic Borsiade celebrating his patron Borso d'Este is lost, save a few fragments. Strozzi was one of the entourage that accompanied Borso to Rome, March 1471, to be elevated from marchese to duca di Ferrara. There are also epigrams, and sermons. His collected opere were published by Aldus Manutius in 1513, together with works of his son, under the title Strozii poëtae pater et filius.

Ercole Strozzi

Ercole Strozzi (Ferrara, 2 settembre 1473 – Ferrara, 6 giugno 1508) è stato un poeta e letterato italiano, figlio di Tito Vespasiano Strozzi, confidente di Lucrezia Borgia alla corte degli Estensi. Successe al padre nella carica di giudice dei XII Savi, alla quale peraltro rinunciò dopo pochi mesi. Scrisse, come il padre, eleganti elegie e sonetti in latino, da alcuni giudicate migliori di quelle del padre. I suoi sonetti in volgare sono ispirati alla scuola del Petrarca. Affetto da una malformazione fisica, camminava zoppicando. Familiare nella corte degli Este, entrò tra gli uomini di fiducia della Duchessa Lucrezia Borgia quando essa sposò Alfonso I d'Este. La sua misteriosa morte, avvenuta per assassinio tramite accoltellamento in una strada di Ferrara la notte del 6 giugno 1508, destò molto scandalo e non fu mai stato chiarito chi fosse il responsabile né il mandante.

Sicuramente era una figura scomoda per il Duca, secondo alcuni perché Alfonso era invaghito della moglie di Ercole; secondo altri (tra i quali Maria Bellonci, che scrisse una puntuale ricostruzione degli avvenimenti nel suoi libro su Lucrezia Borgia) perché Alfonso avrebbe scoperto che Ercole era il messaggero tra sua moglie Lucrezia e Francesco II Gonzaga, tra i quali esisté un amore platonico, ricostruito da alcune, poche, lettere pervenuteci. È invece un'ipotesi piuttosto fantasiosa il fatto che esistesse una relazione tra Lucrezia e Ercole stesso. Lasciò tre figli naturali, Giulia (poi legittimata dopo il suo matrimonio), Romano e Cesare. Le elegie di Ercole Strozzi furono pubblicate assieme ad altri componimenti del padre da Aldo Manuzio, già suo allievo nel 1513.

Strozzi

Lo stemma degli Strozzi ha tre mezzelune crescenti d'argento sopra una fascia rossa in campo oro. Molti araldisti sostengono che le lune altro non sarebbero che strozze, cioè quei pendagli che scendono dal giogo dei buoi e passano attorno alla gola (la strozza, appunto, come veniva detta la gola adottando il termine longobardo strozza), dalle quali deriverebbe il nome familiare.

In alcune zone di confine tra Marche e Toscana il giogo dei buoi era considerato sacro e quando era inservibile si soleva sotterrarlo, mai bruciarlo. Chi lo avesse fatto avrebbe sofferto, prima di morire, una lunga agonia.

Quella degli Strozzi è una delle più importanti e antiche famiglie di Firenze. Grazie all'attività finanziaria divenne molto ricca, per alcuni periodi documentati la più ricca della città, e con l'apertura di numerose filiali bancarie in tutta Europa i suoi discendenti si sparsero un po' dappertutto, acquisendo fama e fortuna in Italia e all'estero. A differenza di altre famiglie, gli Strozzi non ebbero molti uomini di chiesa, con solo un cardinale (Lorenzo Strozzi), ma si distinsero invece per i banchieri, gli uomini politici e i numerosissimi condottieri militari di valore. Fino ad oggi si possono contare una dozzina di rami patrizi diversi, vissuti in varie città italiane.

Nel XIII secolo la famiglia ebbe Firenze come centro di prima origine, con un capostipite storicamente accertato ma dalla biografia quasi leggendaria di nome Strozza Strozzi, che ebbe cinque figli principali, ciascuno dei quali decise, di prendere una sua strada diversa operando per proprio conto, dando origine a una vera e propria diaspora.

Il primo esponente della famiglia di rilievo politico è Ubertino Strozzi, figlio di Rosso. Egli fu tra i protagonisti della riforma dell'amministrazione repubblicana dopo la cacciata dei ghibellini da Firenze, stabilendo, tra l'altro, che chiunque volesse esercitare un'attività dovesse essere iscritto a una delle corporazioni delle Arti, estromettendo quindi la nobiltà feudale dall'esercizio delle professioni e favorendo la corsa al potere del ceto dei mercanti, che proprio in quegli anni tessevano le loro trame per quegli straordinari casi di ascesa sociale che si sarebbero manifestati a partire dal secolo seguente. La famiglia risiedeva nella Torre degli Strozzi e negli edifici adiacenti, che ancora oggi si trovano in Via Monalda.

Fu soprattutto l'attività bancaria di altissima importanza che permise alla famiglia di costruire una solida base economica dalla quale poi derivarono gli incarichi e gli onori, i titoli nobiliari e il mecenatismo. Il Banco Strozzi, tra i principale della città già dal primo Quattrocento, prestava denaro a papi e re e aveva filiali in tutta Europa: Francia, Spagna, Fiandre, oltre a un banco nelle principali corti italiane: Roma, Napoli, Ferrara, Venezia, eccetera. Almeno fino al Quattrocento gli Strozzi erano di gran lunga la famiglia più ricca di Firenze. A suffragio della stima delle ricchezze esiste il registro di una tassazione chiamata prestanza, un prestito forzoso richiesto a tutte le famiglie della città nel 1343: se i Medici vennero tassati per esempio di 304 fiorini, gli Strozzi ne dovettero sborsare ben 2.063. In ogni città gli Strozzi facevano costruire lussuose residenze che avevano scopi anche di rappresentanza verso la loro illustre clientela, ed erano ben allenati in quella palestra di banchieri che era la spietata concorrenza di Firenze. In tutto gli Strozzi diedero alla città di Firenze 93 priori e sedici Gonfalonieri di Giustizia.

Palla Strozzi fu un fine letterato, filologo e filosofo, collezionista di libri rari e conoscitore del greco e del latino. Già avanti negli anni si trovò infine allo scontro frontale contro Cosimo de' Medici, l'uomo che si era preso tutto il potere cittadino e davanti al quale solo due strade erano possibili: allearcisi accettando un ruolo da subordinati o scontrarcisi frontalmente, e Palla, dall'alto della sua ricchezza e fiero della propria cultura, fu a capo della fazione antimedicea assieme a un altro oligarca indomabile, Rinaldo degli Albizi. La fama letteraria della famiglia è garantita anche dai ferraresi Tito Vespasiano, padre, e Ercole Strozzi, figlio.

Intanto dopo che a Firenze Filippo Strozzi il Vecchio faceva iniziare il grandioso progetto di Palazzo Strozzi a Benedetto da Maiano, il più bel palazzo rinascimentale della città, suo figlio Filippo Strozzi il Giovane, si guadagnava una duratura fama come uno dei politici più influenti della sua epoca. Suo figlio Filippo Strozzi, che dal padre ereditò anche il nome, fu pure un ricchissimo banchiere, ma fu anche uno dei più importanti uomini politici del suo tempo. Sposò una Medici, ma con la salita al potere del tirannico Duca Alessandro divenne uno dei principali esponenti del partito anti-mediceo. Nel 1537, deciso a riprendere la città dopo l'assassinio di Alessandro e la salita al potere di un nuovo rampollo di casa Medici, magari ancora inesperto, lo portò a radunare un esercito degli esuli fiorentini che marciò sulla città. In nuovo duca però, quel Cosimo I de' Medici che unificò poi la Toscana sotto la sua corona, si rivelò già allora un condottiero tutt'altro che facile da battere, infatti la sua vittoria fu schiacciante. Filippo venne arrestato e finì i suoi giorni nelle carceri della Fortezza di San Giovanni Battista.

Intanto i discendenti di Filippo si erano rifugiati in Francia, sotto la protezione di Caterina de' Medici: Piero Strozzi divenne Maresciallo di Francia e Leone Strozzi ebbe incarichi e ambascerie in Italia da svolgere. Tornarono entrambi in Italia per difendere Siena dalle mire del nemico di famiglia, Cosimo I. La resistenza nella città assediata fu sin dall'inizio dura, con le truppe dei fiorentini forti dell'aiuto di truppe imperiali. L'11 giugno 1554 Piero tentò una sortita dalla città con diecimila uomini, dirigendosi verso Pontedera. Sperando di raggiungere Firenze attraverso la Val di Nievole, colse di sorpresa i nemici. Dopo un esito inizialmente favorevole, le truppe di Piero si ritirarono a Pistoia in attesa di aiuti via mare portati da Leone Strozzi. Ma Leone era morto colpito da un archibugio vicino a Castiglione della Pescaia e il mal tempo impedì alle navi di attraccare. Così Piero riuscì solo a rientrare fortunosamente in Siena. Piero tentò un nuova sortita il 2 agosto, ma fu sconfitto a Marciano della Chiana. La guerra di Siena venne persa.

Con il passare delle generazioni gli Strozzi si riappacificarono con i Medici e tornarono a Firenze. Nel Seicento il loro palazzo era uno dei più frequentati con numerosi ricevimenti, e vi si riunì anche l'Accademia della Crusca. Non meno importante fu il ramo degli Strozzi di Roma, dove vissero una gloriosa stagione soprattutto nel Settecento. All'inizio dell'Ottocento a Firenze fu restaurato Palazzo Strozzi, e alla morte del Principe Piero Strozzi, con una disposizione allora nuova per la città di Firenze, venne donato allo Stato. Il passaggio definitivo avvenne solo nel 1937.