Lessico
Ioannes Tzetzes
Giovanni Tzetzes (in greco Ἰωάννης Τζέτζης, ca. 1110 – ca. 1180) è stato un filologo bizantino. Nato tra il 1110 e il 1112, figlio di un insegnante di grammatica e discendente, per parte di madre, da una ricca famiglia georgiana, ricevette una educazione completa in tutte le materie. Trovò impiego quale segretario a Beroia, in Macedonia, ma a seguito di uno scandalo perse il posto e cadde in miseria. A partire dal 1139 svolse a Costantinopoli dapprima incarichi burocratici nella segreteria imperiale, poi si dedicò all'insegnamento e alla filologia, pur continuando a ricoprire, come la maggior parte degli eruditi bizantini del suo tempo, incarichi sia civili che religiosi. Morì tra il 1180 e il 1185.
Epistolario - Le 107 lettere scritte negli anni 1135-1170, rivolte a destinatari sia reali che fittizi, trattano di argomenti mitologici, letterari e storici.
Il libro di ricerche - Ὀ βίβλος ἱστορίων (Ho bíblos historíøn) (conosciuto per lo più sotto i titoli di Libro di storie - ma la parola greca ἱστορία (historía) qui vale nel suo significato etimologico, ricerca, indagine; cfr. Erodoto I, 1, 1 - o di Chiliades, dalla suddivisione in libri di circa mille – χίλιοι / chílioi in greco - versi ciascuno operata dal curatore dell'editio princeps) consta di 12.674 versi dodecasillabi (il cosiddetto verso politico - dal bizantino politikós = comune, volgare - accentuativo, assai frequente nella poesia bizantina e neoellenica), originariamente divisi in 660 capitoli, in cui vengono sviluppati molti degli argomenti già discussi nelle Lettere. Assieme a Giovanni Zonara, egli è uno dei pochi autori a citare, nei Chiliades, la vicenda degli specchi ustori costruiti da Archimede durante l'assedio di Siracusa, da parte dei Romani.
Allegorie di Omero - Composte tra il 1142 e il 1147 in versi politici, contengono una interpretazione allegorica dei poemi omerici.
Carmina omerica - I cosiddetti carmina omerica constano di 1676 esametri dattilici, e sono divisi in tre parti: 1. Antehomerica: storie del ciclo troiano che si svolgono prima della materia trattata nell'Iliade. 2. Homerica: rielaborazione riassuntiva dell'Iliade. 3. Posthomerica: storie del ciclo troiano che si svolgono dopo la morte di Ettore (ultimo avvenimento cantato nell'Iliade): il cavallo di legno e la distruzione della città. Lo stesso Tzetzes aggiunse degli scolî a questa sua opera.
Scolî, Glosse, Prolegomena, Opere tecniche - Prima del 1138 Tzetzes compose scolî e prolegomena al testo degli Erga di Esiodo, di alcune commedie di Aristofane, della Alessandra di Licofrone, degli Halieutica di Oppiano e altri autori minori. In seguito compose vari trattati di metrica, retorica e grammatica di carattere scientifico e alcuni poemetti per l'uso scolastico, sempre sulle medesime discipline (infatti nella tarda antichità e nel medioevo era costume che i libri di testo fossero scritti in versi, per favorire la memorizzazione delle nozioni da parte degli allievi). Scrisse anche un commento all'Introduzione alle Categorie di Aristotele di Porfirio, Prolegomena a vari poeti bucolici, un commento a Claudio Tolomeo e glosse a Pindaro, Eschilo, Euripide, Tucidide.
Importanza di Tzetzes per la filologia classica - Giovanni Tzetzes è il primo filologo bizantino a riacquistare una competenza della metrica tragica tale da consentirgli di emendare i testi classici. Infatti i copisti bizantini tendevano a commettere errori manomettendo i trimetri giambici - dal ritmo quantitativo - scambiandoli per dodecasillabi - dal ritmo accentuativo, "aggiustandoli" quindi secondo il loro orecchio. L'equivoco era favorito dallo stesso numero di sillabe, 12, contenuto in ciascun tipo di verso, l'uno caratteristico della poesia greca classica, l'altro della poesia bizantina e neollenica. Tzetzes inoltre è il primo a riconoscere la corresponsione tra strofe e antistrofe nei cori tragici, e a sfruttarla per l'emendatio (nei cori tragici, a ogni verso della strofe corrisponde un verso metricamente identico nell'antistrofe: se così non è, significa che nel testo c'è una corruttela che va identificata e - se possibile - corretta).
Scolî, Glosse, Prolegomena e Opere tecniche di Tzetzes contengono una impressionante quantità di citazioni da opere perdute, per la conoscenza delle quali spesso non abbiamo altra fonte. Ciò permette di capire anche che gran parte della letteratura greca antica era sopravvissuta alla tarda antichità e all'alto medioevo, per poi perire solamente nel sacco di Costantinopoli del 1204, durante la quarta crociata.
John
(Johannes) Tzetzes (Ιωάννης Τζέτζης), (c. 1110 – 1180) was a Byzantine poet and
grammarian, known to have lived at Constantinople during the 12th century.
Tzetzes was Georgian on his mother's side. In his works, Tzetzes states that
his grandmother was a relative of the Georgian Bagratid princess Maria
"of Alania" who came to Constantinople with her and later became the
second wife of the sebastos Constantine, grand droungarios and nephew of the
patriarch Michael I Cerularius.
Tzetzes was described as vain, seems to have resented any attempt at rivalry,
and violently attacked his fellow grammarians. Owing to a lack of written
material, he was obliged to trust to his memory; therefore caution has to be
exercised in reading his work. However, he was learned, and made a great
contribution to the furtherance of the study of ancient Greek literature.
The most important of his many works is considered to be the Book of Histories, usually called Chiliades ("thousands") from the arbitrary division by its first editor (N. Gerbel, 1546) into books each containing 1000 lines (it actually consists of 12,674 lines of political verse). It is a collection of literary, historical, theological, and antiquarian miscellanies, whose chief value consists in the fact that it to some extent makes up for the loss of works which were accessible to Tzetzes. The whole production suffers from an unnecessary display of learning, the total number of authors quoted being more than 400. The author subsequently brought out a revised edition with marginal notes in prose and verse (ed. T. Kiessling, 1826; on the sources see C. Harder, De J. T. historiarum fontibus quaestiones selectae, diss., Kiel, 1886).
A collection of 107 Letters addressed partly to fictitious personages, and partly to the great men and women of the writer's time, contain a considerable amount of biographical details.
Tzetzes supplemented Homer's Iliad by a work that begins with the birth of Paris and continues the tale to the Achaeans' return home. The Homeric Allegories, in "political" verse and dedicated initially to the German-born empress Irene and then to Constantine Cotertzes, are two didactic poems in which Homer and the Homeric theology are set forth and then explained by means of three kinds of allegory: historical (πρακτική), anagogic (ψυχική) or physical (στοιχειακή).
Tzetzes also wrote commentaries on a number of Greek authors, the most important of which is that on the Cassandra or Alexandra of Lycophron (ed. K.O. Müller, 1811), in the production of which his brother Isaac is generally associated with him. Mention may also be made of a dramatic sketch in iambic verse, in which the caprices of fortune and the wretched lot of the learned are described; and of an iambic poem on the death of the emperor Manuel, noticeable for introducing at the beginning of each line the last word of the line preceding it (both in Pietro Matranga, Anecdota Graeca 1850).
For the other works of Tzetzes see J. A. Fabricius, Bibliotheca graeca (ed. Harles), xi.228, and Karl Krumbacher, Geschichte der byz. Litt. (2nd ed., 1897); monograph by G. Hart, "De Tzetzarum nomine, vitis, scriptis," in Jahn's Jahrbucher für classische Philologie. Supplementband xii (Leipzig, 1881).