Ulisse Aldrovandi

Ornithologiae tomus alter - 1600

Liber Decimusquartus
qui est 
de Pulveratricibus Domesticis

Libro XIV
che tratta delle domestiche amanti della polvere

trascrizione di Fernando Civardi - traduzione di Elio Corti - revisione di Roberto Ricciardi

215

 


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Quod vero contra ex vitello nutrimentum [215] capiat, et ex albumine generetur, praeterquam quod experientia id docet, luculenter demonstrat Aristoteles[1], atque ex hoc potissimum, quod luteum calore humescat, gelu contra coeat, et indurescat. Etenim si ex eo pullus generari debebat, incubatione indurari oportebat. Incubatio autem calefactio est, sed ne per ignis violentiam durescit, eodem teste, tantum abest, ut id incubatio praestet, quapropter cum vel in terra, vel per incubitum concoquitur, liquescit. Contra candidum calore induratur, frigore vero magis, magisque humescit. Quamobrem, cum ad generationem concoquitur, crassescit. Quare minime etiam audiendus est Cardanus, qui alas, et crura ex luteo constare affirmat, eo argumento nixus, quod pulli, ut putat, qui ex ovo, cuius lutea duo sint, absque sepiente membrana quattuor alis, et totidem pedibus nascantur: quasi in eiusmodi ovis etiam candidum copia non peccet. Caeterum ovi naturalis generatio, authore Philosopho[2] hoc modo evenit, ut incubante, et concoquente ave, animal ex parte ovi secernatur: natura enim simul et materiam animalis in ovo reponit, et satis sibi ad incrementum. Cum enim avis intra se perficere nequeat, cibum una parit in ovo. Nam iis quae forma animalis nascuntur, cibus in alia corporis parte paratur, quod lac vocatur.

Ma, che trae invece nutrimento dal tuorlo e che viene generato dall’albume, oltre al fatto che lo insegna l’esperienza, lo dimostra chiaramente Aristotele, e soprattutto per il fatto che il giallo si liquefa con il calore, mentre con il freddo si solidifica e si indurisce. In realtà, se il pulcino dovesse generarsi da quello - dall’albume, esso - il tuorlo - dovrebbe indurirsi con l’incubazione. In verità l’incubazione è un riscaldamento, ma, come riferisce lui stesso, dal momento che non si indurisce ricorrendo alla violenza del fuoco, è quasi impossibile che sia in grado di farlo l’incubazione, per cui quando subisce una cozione sia nella terra che attraverso l’incubazione si liquefa. Invece il bianco si indurisce con il calore, ma con il freddo diventa sempre più liquido. Per cui, quando viene sottoposto alla cozione per la generazione, diventa più denso. Per cui non bisogna assolutamente stare ad ascoltare anche Gerolamo Cardano il quale afferma che le ali e le zampe derivano dal tuorlo, basandosi sulla prova, come egli ritiene, secondo cui i pulcini che provengono da un uovo dotato di due tuorli e senza una membrana separatrice nascono con quattro ali e altrettante zampe: come se in uova siffatte anche il bianco non peccasse per abbondanza. D’altronde in base alle affermazioni del Filosofo la schiusa naturale dell’uovo si verifica nel modo seguente: con l’incubazione e la cozione da parte dell’uccello l’essere vivente viene separato da una parte dell’uovo: infatti la natura colloca nell’uovo contemporaneamente sia il materiale da cui deriva l’animale, sia ciò che gli è sufficiente per l’accrescimento. Infatti dal momento che un uccello non è in grado di giungere da solo a completamento, crea contemporaneamente il cibo nell’uovo. Infatti per quei soggetti che nascono con la forma di un animale viene predisposto il cibo in un'altra parte del corpo, e viene detto latte.

Sed quis mihi obijciat, ipsumet Aristotelem[3] in assignanda generationis in Gallo materia sibi contradicere, quando alibi ita scribit[4]. Iam quale certo tempore <est ovum in gallina>, tale aliquando prodiit luteum totum, qualis postea pullus est. Si enim totum luteum est, ex luteo pullus constet necesse est. Verum, ut addit, tale ovum monstrificum est, et pro ostento ab auguribus habetur: innuit tamen interim, meo iudicio, quod idquod album esse debebat, et pulli nascituri materia, a vitello ita tinctum sit, ut non videatur album ovo inesse.

Ma qualcuno potrebbe obiettarmi che lo stesso Aristotele si contraddice nel collocare il materiale per la generazione nel gallo, dal momento che in un punto scrive così. Come in un determinato momento si presenta l’uovo nella gallina, così talora – l’uovo - si è mostrato tutto quanto sotto forma di tuorlo, che successivamente sarà un pulcino. Se infatti è tutto tuorlo, è d’obbligo che il pulcino debba derivare dal tuorlo. In verità, come aggiunge, tale uovo è mostruoso e viene ritenuto dagli auguri come un prodigio: tuttavia nel contempo, a mio avviso, accenna al fatto che ciò che doveva essere il bianco, e il materiale da cui sarebbe nato il pulcino, era stato così colorato dal tuorlo che non sembrava che nell’uovo ci fosse dell’albume.

Quomodo vero, et quando singulae partes in ovo generentur, et quomodo nutrimentum pullus factus assumat diligentissime etiam duobus potissimum locis docet. Primus locus est eodem capite, quem iam postremum citavimus, ubi ita scribit[5]: Principio corde constituto, et vena maiore ab eo distincta, umbilici duo de vena eadem pertendunt, alter ad membranam, quae luteum continet: alter ad membranam, cui secundarum species est, qua animal obvolutum continetur, quae circa testae membranam est. Altero igitur umbilico cibum ex luteo assumit. Efficitur luteum copiosius: quippe quod calescens reddatur humidius. Cibum enim, quoniam corpulentus est humidum esse oportet, qualis plantae suppeditatur. Vivunt autem principio, et quae in ovis, et quae in animalibus gignuntur, vita plantae. Adhaerendo enim capiunt primum et incrementum, et alimentum. Alter umbilicus[6] ad secundas tendit. Ita enim in iis, quae ovo nascuntur, animalibus, pullum uti luteo existimandum, uti foetus viviparus sua parente utitur, quandiu intra parentem continetur. Cum enim non intra parentem nutriantur, quae ovo proveniunt, partem eius accipiunt aliquam, habentque secum in cibo. Membrana vero exteriore novissima sanguinolenta haec perinde ut illa utuntur. Simul autem et luteum, et secundas testa ovi complectitur uteri proportione, perinde quasi quid unum obductum amplectatur, foetum, parentemque totum. Quod ita est, quoniam foetum in utero esse et cum parente necesse est. Itaque uterus in viviparis in parente est, in oviparis e diverso fit, quasi dixeris parentem esse in utero. Luteum enim est cibus, qui a parente praestatur. Causa est, quod foetus nutricatio non intra parentem est. Crescentibus umbilicus primum considet, qui secundis adiungitur. Hac enim pullum excludi convenit. Reliquum lutei, et umbilicus ad luteum pertinens post collabitur. Cibum enim habeat statim oportet, quod exclusum est. Nec enim a parente nutritur, et per se ipsum statim capere cibum non potest: quapropter luteum subit cum umbilico, et caro adnascitur. Talis ortus eorum est, quae ex ovis perfectis foris generantur.

Ma in che modo e quando le singole parti si generano nell’uovo, e in che modo il pulcino ormai formato assume il nutrimento, ce lo dice anche con estrema precisione soprattutto in due passaggi. Il primo passaggio si trova nello stesso capitolo che già abbiamo citato per ultimo, dove scrive così: «All’inizio, quando il cuore si è formato e la vena maggiore se ne è differenziata, da questa stessa vena si dipartono due cordoni ombelicali, uno dei quali si dirige verso la membrana che contiene il tuorlo: l’altro verso quella membrana che ha l’aspetto di una placenta – allantoide - dentro la quale è contenuto l’animale ricoperto e che si trova nei pressi della membrana del guscio. Pertanto assume il cibo dal tuorlo con il primo cordone ombelicale. Il tuorlo diventa più abbondante: in quanto riscaldandosi diventa più liquido. Infatti il cibo, poiché è denso, conviene che sia liquido, come quello che viene dato a una pianta. Infatti all’inizio sia quegli esseri che si generano nelle uova che quelli che si generano negli animali, vivono come vive una pianta. Infatti rimanendo aderenti ricevono sia il primo accrescimento che il primo alimento. L’altro cordone ombelicale si dirige verso la placenta - allantoide. Infatti bisogna pensare che in quegli animali che nascono da un uovo il pulcino si serve del tuorlo, così come il feto dei vivipari si serve della propria madre fintanto che è contenuto all’interno della madre. Infatti dal momento che non vengono nutriti all’interno della madre, quelli che provengono dall’uovo ne ricevono una certa parte e ce l’hanno con loro nel cibo. Questi soggetti, al pari di quelli, si servono infatti di una membrana esterna contenente sangue formatasi di recente. Infatti il guscio dell’uovo abbraccia contemporaneamente sia il tuorlo che la placenta analogamente all’utero, come se cingesse una sola cosa ricoperta rappresentata dal feto e da tutto il genitore. Le cose stanno in questo modo in quanto è necessario che il feto si trovi nell’utero e con chi lo genera. Pertanto nei vivipari l’utero si trova nella madre, negli ovipari accade il contrario, come dire che la madre è nell’utero. Infatti il tuorlo è cibo che viene fornito dalla madre. Il motivo sta nel fatto che il nutrimento del feto non avviene all’interno della madre. Man mano che i soggetti crescono dapprima si chiude il cordone ombelicale che è connesso alla placenta. È opportuno così che a questo punto il pulcino nasca. Il residuo del tuorlo e il cordone che è connesso al tuorlo scompaiono dopo. Infatti bisogna che abbia del cibo non appena è uscito dall’uovo. Infatti non viene nutrito dalla madre e subito non è in grado di assumere cibo da solo: per cui il tuorlo penetra immediatamente insieme al cordone ombelicale, e la carne lo circonda. Tale è il modo in cui nascono quegli animali che si schiudono da uova perfette.»

Haec ille eo loco, quae omnia fere peculiariter in Gallina ut videtur, facto experimento hunc in modum alibi[7] repetit: Gallinis porro tertia die, ac nocte postquam coepere incubare, indicium praestare incipiunt. At maiorum avium generi plus praetereat temporis, necesse est: minori autem minus sufficit. Effertur per id tempus luteus humor ad cacumen, qua principium ovi est: atqui ovum detegitur ea parte, et cor quasi punctum sanguineum in candido liquore consistit: quod punctum salit iam, et movetur, ut animal. Tendunt ex eo meatus venales sanguiferi duo tortuosi ad tunicam ambientem utramque dum augetur. Membrana etiam fibris distincta sanguineis, iam {album liquorem[8]} <luteum> per id tempus {circundat} <circumdat>, a meatibus illis venarum oriens. Paulo autem post, et corpus iam pulli discernitur, exiguum admodum primum, et candidum, conspicuum capite, et maxime oculis inflatis, quibus ita permanet diu: sero enim decrescunt oculi, et se ad ratam contrahunt proportionem. Pars autem inferior corporis, nullo membro a superiore distingui intra initia cernitur. Meatuum, quos ex corde tendere diximus, alter ad ambiendum album liquorem fertur, alter ad luteum velut umbilicus. Origo itaque pulli in albumine est, [216] cibus per umbilicum ex luteo petitur.

Queste le cose che egli ha scritto in quel passaggio, tutte cose che ripete in un altro punto nel modo seguente, a quanto sembra dopo aver fatto un esperimento quasi in modo specifico nella gallina: «Dunque nelle galline – le uova - cominciano a mostrare un indizio al terzo giorno e alla terza notte dopo che hanno cominciato a covare. Ma per le specie di uccelli di maggiori dimensioni è necessario che trascorra una maggiore quantità di tempo: ma a un uccello più piccolo è sufficiente di meno. Durante questo intervallo di tempo il liquido giallo si sposta verso il polo acuto dove si trova il principio dell’uovo: ora, se l’uovo viene scoperto in quell’area, il cuore si presenta nel liquido candido come una chiazzetta di sangue: e questa chiazza già si solleva e si muove, come un essere vivente. Da esso si dipartono due condotti venosi tortuosi pieni di sangue che, mentre aumenta di dimensioni, si dirigono verso ambedue le membrane avvolgenti. Anche una membrana costellata di fibre sanguigne in questo momento già circonda il tuorlo, originandosi da quei condotti venosi. Ma poco dopo si riesce a vedere già il corpo del pulcino, dapprima molto piccolo e bianco, con la testa grande, e con gli occhi molto sporgenti coi quali rimane a lungo così: infatti gli occhi si rimpiccioliscono tardivamente e si riducono alla giusta dimensione. All’inizio non si riesce a distinguere la parte inferiore del corpo da quella superiore tramite alcuna parte anatomica. Dei condotti che abbiamo detto dipartirsi dal cuore uno si dirige a circondare l’albume, l’altro si porta al tuorlo come un cordone ombelicale. Pertanto l’origine del pulcino si trova nell’albume, il nutrimento viene fornito dal tuorlo attraverso il cordone ombelicale.»


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[1] De generatione animalium III,2, 753a 35-753b 14: Il giallo e il bianco posseggono nature opposte. Il giallo si rassoda al freddo, ma riscaldato si liquefa, perciò si liquefa quando subisce una cozione, sia nella terra sia per effetto della cova, ed essendo siffatto diventa alimento per l’animale in formazione. Sottoposto al fuoco e alla cottura non si fa duro perché è di natura terrosa così come la cera. Per questo riscaldandosi maggiormente acquista sierosità dal residuo umido e diventa sieroso. Il bianco invece sotto l’effetto del freddo non si rassoda, ma si liquefa maggiormente (la causa è stata spiegata prima), mentre sottoposto al calore diventa solido, perciò soggetto alla cozione della riproduzione animale si ispessisce. Da esso prende consistenza l’animale, mentre il giallo diventa alimento e da esso provengono i mezzi per l’accrescimento delle parti che si continuano a formare. Per questo il bianco e il giallo sono tenuti distinti da membrane, in quanto hanno diversa natura. (traduzione di Diego Lanza)

Pagina 475 del De subtilitate libri XXI - liber xii De Hominis natura et temperamento (Lugduni, apud Stephanum Michaelem, 1580): "... nam alae & crura ex luteo fiunt. Indicio est, quod pulli qui ex ovo cuius lutea duo sunt absque sepiente membrana, capite uno sed quatuor alis et totidem pedibus nascuntur, arbitranturque prodigium, quale olim Mediolani contigit."

[2] De generatione animalium III,2, 752b 15-23: La nascita dall’uovo si ha per gli uccelli perché la femmina cova l’uovo e contribuisce a operare la cozione. L’animale si forma da una parte dell’uovo e ricava i mezzi del proprio accrescimento e compimento dalla restante parte, perché la natura dispone insieme nell’uovo sia la materia dell’animale, sia l’alimento sufficiente alla sua crescita. (traduzione di Diego Lanza)

[3] Historia animalium VI,2, 559b 16-20: È accaduto di osservare formazioni simili all’uovo in un certo stadio del suo sviluppo (cioè tutto uniformemente giallo, come lo sarà più tardi il vitello [Neottòs, che significa propriamente «pulcino», vale qui, secondo Schneider, III, 407, seguito da tutti i tradd., «vitello», cioè tuorlo]), anche in un gallo sezionato sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova; queste formazioni sono interamente gialle d’aspetto, e grandi come le uova. Vengono tenute in conto di mostruosità. (traduzione e nota di Mario Vegetti)

[4] Questa citazione di Aldrovandi – a parte la corretta interpretazione del testo greco riportata nella nota precedente - è del tutto incomprensibile, ma diventa appena intelligibile se integrata con la bistrattata fonte, rappresentata come al solito da Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 420: Iam quale certo tempore est ovum in gallina, tale aliquando prodiit luteum totum, qualis postea pullus est. Gallina etiam discissa talia sub septo, quo loco foeminis ova adhaerent, inventa sunt, colore luteo tota magnitudine ovi perfecti: quod pro ostento augures capiunt, Aristot. – Anche Gessner doveva trovarsi in un momento di strana disattenzione: infatti non si trattava affatto di una gallina che aveva le uova sotto il setto trasverso come le hanno le femmine, bensì di un gallo!!! Penso che riusciremo a salvare sia Gessner che Aristotele dall'accusa di essere dei superficiali, quindi dei naturalisti da strapazzo. Questa gallina proviene da Teodoro Gaza (Aristotelis libri de animalibus, 1498) e questa gallina non viene corretta da Gessner con un logico gallus, nonostante abbia corretto un intraducibile suscepto di Gaza con un corretto sub septo. Non si può escludere che Gaza avesse come fonte lo stesso testo greco usato da Giulio Cesare Scaligero per il suo Aristotelis historia de animalibus (1619). Infatti anche Scaligero ha gallina, e il suo testo greco è inequivocabile per gallina, detta alektorís: Τοιαῦτα καὶ ἐν ἀλεκτορίδι διαιρουμένῃ ὑπὸ τὸ ὑπόζωμα, οὗπερ αἱ θήλειαι ἔχουσι τὰ ὠὰ. § Mario Vegetti così traduce questo passo di Aristotele: È accaduto di osservare formazioni simili all’uovo in un certo stadio del suo sviluppo (cioè tutto uniformemente giallo, come lo sarà più tardi il vitello), anche in un gallo sezionato sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova; queste formazioni sono interamente gialle d’aspetto, e grandi come le uova. Vengono tenute in conto di mostruosità. (1971) - D'Arcy Wentworth Thompson traduce così: Cases have occurred where substances resembling the egg at a critical point of its growth - that is, when it is yellow all over, as the yolk is subsequently - have been found in the cock when cut open, underneath his midriff, just where the hen has her eggs; and these are entirely yellow in appearance and of the same size as ordinary eggs. Such phenomena are regarded as unnatural and portentous. (1910) § Si può presumere che sia Vegetti che D'Arcy Thompson si siano basati sulla versione greca del classicista e naturalista tedesco Johann Gottlob Schneider (1750-1822) che nel 1811 pubblicava a Lipsia la sua revisione dell'Historia animalium di Aristotele. Qui non troviamo la gallina, bensì il gallo (alektryøn al maschile - al femminile sarebbe la gallina), che al dativo suona alektryóni accompagnato dal maschile diairouménøi: Τοιαῦτα καὶ ἐν ἀλεκτρυόνι διαιρουμένῳ ὑπὸ τὸ ὑπόζωμα, οὗπερ αἱ θήλεια<ι> ἔχουσι τὰ ὠὰ. - Anche i tipografi tedeschi commettevano errori:  θήλεια invece di  θήλειαι. § Peccato non poter resuscitare Aristotele! A mio avviso è nel giusto Schneider, in quanto mi sembra una ridondanza superflua - molto cara agli antichi - parlare di un gallina sezionata sotto il diaframma, laddove le femmine hanno le uova. È scontato che una gallina è una femmina!

[5] De generatione animalium III,2 753b 18-754a 17: Per la presente indagine basta che risulti chiaramente che, costituitosi per primo il cuore e a partire da esso la grande vena, due cordoni ombelicali si tendono dalla vena: l’uno verso la membrana che avvolge il giallo, l’altro alla membrana simile a corion che avvolge tutt’attorno l’animale, e questo è disposto intorno, sotto la membrana del guscio. Per mezzo di uno di essi l’animale riceve l’alimento dal giallo, il giallo infatti diventa più abbondante perché, riscaldandosi, si fa più liquido. Come per le piante, in effetti occorre che l’alimento, pur avendo consistenza corporea, sia fluido, e sia gli animali che si formano nelle uova sia quelli che si formano in altri animali vivono in un primo tempo la vita di una pianta, perché stando attaccati ricevono da un altro essere il primo accrescimento e l’alimento. L’altro cordone ombelicale si tende verso il corion avvolgente. Si deve supporre che tra gli animali che nascono dalle uova e il giallo c’è lo stesso rapporto che esiste tra gli embrioni dei vivipari, quando si trovano nella madre, e la madre (poiché infatti gli animali che nascono dalle uova non sono nutriti compiutamente nella madre, ricevono una parte di questa) e il rapporto dei primi con la membrana esterna sanguigna è come quello dei secondi con l’utero. Nello stesso tempo intorno al giallo e al corion, che è l’analogo [754a] dell’utero, sta il guscio dell’uovo, come se si avvolgesse lo stesso embrione e tutta la madre. Le cose stanno così perché l’embrione deve stare nell’utero e in rapporto con la madre. Ora, mentre nei vivipari l’utero è posto nella madre, negli ovipari al contrario è come se si dicesse che è la madre nell’utero. Perché ciò che si produce dalla madre, cioè l’alimento, è costituito dal giallo. E causa di questo è il fatto che l’alimentazione completa non avviene nella madre. Nel corso della crescita, prima cade il cordone ombelicale diretto al corion perché da questa parte deve uscire l’animale, successivamente la parte restante di giallo e il cordone teso verso il giallo, perché il nato deve ricevere immediatamente alimento, dato che né poppa dalla madre, né può procurarsi subito da sé l’alimento; perciò il giallo con il cordone ombelicale si dispone all’interno e attorno sta la carne. Gli animali che nascono esternamente da uova compiute nascono in questo modo sia nel caso degli uccelli sia nel caso dei quadrupedi che depongono uova dal guscio duro. (traduzione di Diego Lanza)

[6] De generatione animalium III,2 753b-754a: L’altro cordone ombelicale si tende verso il corion avvolgente. Si deve supporre che tra gli animali che nascono dalle uova e il giallo c’è lo stesso rapporto che esiste tra gli embrioni dei vivipari, quando si trovano nella madre, e la madre (poiché infatti gli animali che nascono dalle uova non sono nutriti compiutamente nella madre, ricevono una parte di questa) e il rapporto dei primi con la membrana esterna sanguigna è come quello dei secondi con l’utero. Nello stesso tempo intorno al giallo e al corion, che è l’analogo [754a] dell’utero, sta il guscio dell’uovo, come se si avvolgesse lo stesso embrione e tutta la madre. Le cose stanno così perché l’embrione deve stare nell’utero e in rapporto con la madre. Ora, mentre nei vivipari l’utero è posto nella madre, negli ovipari al contrario è come se si dicesse che è la madre nell’utero. Perché ciò che si produce dalla madre, cioè l’alimento, è costituito dal giallo. E causa di questo è il fatto che l’alimentazione completa non avviene nella madre. (traduzione di Diego Lanza)

[7] Historia animalium VI,3, 561a 6-26: Nelle galline, dunque, un primo segno compare dopo tre giorni e tre notti; negli uccelli più grandi di queste occorre più tempo, in quelli più piccoli meno. In questo periodo il giallo viene risalendo verso l’estremità appuntita, là dove si trova il principio dell’uovo e dove esso si schiude, e nel bianco appare il cuore, delle dimensioni di una chiazza sanguigna. Questo punto palpita e si muove come se fosse animato, e da esso si dipartono due condotti venosi pieni di sangue e avvolti a spirale, che si estendono, con l’accrescersi dell’embrione, verso entrambe le tuniche che lo avvolgono. E una membrana provvista di fibre sanguigne racchiude ormai in questa fase il giallo, a partire dai condotti venosi. Poco tempo dopo incomincia a differenziarsi anche il corpo, all’inizio piccolissimo e bianco. Si distingue chiaramente la testa, e in essa gli occhi che sono molto prominenti; questo stato perdura a lungo, perché essi diventano piccoli e si contraggono molto tardi. Nella zona inferiore del corpo non si distingue all’inizio chiaramente alcuna parte, se la si confronta con quella superiore. Dei condotti che si dipartono dal cuore, l’uno porta alla membrana periferica, l’altro verso il giallo, come se fosse un cordone ombelicale. Il pulcino deriva dunque il suo principio dal bianco, l’alimento dal giallo attraverso il cordone ombelicale. (traduzione di Mario Vegetti)

[8] Aristotle says yolk. (Lind, 1963) – Infatti Aristotele dice “il giallo” e l’erronea citazione di Aldrovandi – come dimostra anche l’erroneo circundat - altro non è che un errore di Conrad Gessner Historia Animalium III (1555), pag. 417: Membrana etiam fibris distincta sanguineis, iam album liquorem per id tempus {circundat} <circumdat>, a meatibus illis venarum oriens. – Vatti a fidare! - L'errore è tratto dalla traduzione di Teodoro Gaza del 1498. Inoltre Gaza non ha circundat, bensì circumdat. – Peggio della catena di Sant'Antonio!