Fabripullus
Il Pulcino di Girolamo Fabrizi
Parte
prima
La
formazione dell'uovo dei pennuti
Capitolo III - Le utilità dell'utero dei pennuti
L'asterisco * indica che la voce è presente nel lessico
De
Pennatorum Uteri Utilitatibus. CAP. 3. |
Parte
prima |
Uteri
pennatorum, uti etiam caeterorum, intus sunt propter rationem ab
Arist.[1]
adductam; Nam cum utero contineatur quod gignitur, idque custodiam,
operimentum, et concoctionem desideret, hac ratione uteri, et vulvae
omnium intus sunt dicebat Arist. locus enim exterior corporis et
frigidus est, et offensioni expositus. |
Gli
uteri dei pennuti, come anche degli altri animali, si trovano
all'interno per il motivo addotto da Aristotele. Infatti, siccome
dall'utero viene contenuto ciò che viene generato, e siccome ciò
richiede di essere custodito, coperto e riscaldato, per questo motivo
gli uteri e le matrici di tutti gli animali sono posti internamente,
diceva Aristotele, dal momento che l'ubicazione all'esterno del corpo
è fredda nonché esposta a traumi. |
Duplex est
autem uterus pennatorum, quoniam duplex substantia concurrit ad ovi
constitutionem, quarum prorsus altera alteri dissimilis est, immo sibi
ipsi etiam contraria, {calida.s.} <calida, s.> et frigida,
videlicet vitellus, et albumen, et caetera albuminis temperiem
sequentia ut cortex, membranae chalazae<:> non poterat natura in
uno utero contraria corpora constituere. |
L'utero
dei pennuti è duplice in quanto concorrono due sostanze alla
formazione dell'uovo, una delle quali è del tutto diversa dall'altra,
anzi, una è l'opposto dell'altra, cioè, una è calda e l'altra è
fredda, vale a dire, il tuorlo e l'albume, e le altre cose che seguono
alla formazione dell'albume, come il guscio, le membrane, le calaze,
in quanto la natura non poteva organizzare in un solo utero delle
strutture contrarie. |
Esse autem
contraria vitellum, et albumen etiam Arist.[2]
prodidit, his verbis. Naturam, vitellus ovi, et albumen habent
contrariam non tantum colore, verum etiam virtute. Vitellus enim
spissatur frigore, albumen non, sed amplius humet: contra, albumen
spissatur igne, vitellus non; sed mollis persistit, nisi peruratur,
magisque in aqua fervente, quam ad ignem cogitur, atque induratur:
Horum porro uterorum alter superior, alter inferior est, quoniam a
lateribus in plano ambo poni haud quaquam poterant; propter
ventriculum, intestina, renes, et alia ea parte collocata organa.
Caeterum superior uterus vitellorum est, optima ratione: calidae enim
parti, et [laeviori] leviori, [16] ut vitello, superior locus magis
conveniebat: contra frigidae, et ponderosae, inferior. Rursus quod
intus in centro, poni prius, quod extra, et ad circumferentiam,
posterius debet. Rursus vitellus ex purissimo sanguine, tenuioreque
conflatus, sublimem locum occupare a latrina, et excrementorum
faecibus distantem debebat: contra albumen, et caetera ex crassiore,
pituitosioreque sanguine conflata infernum locum adipisci. |
D'altra
parte, che il tuorlo e l'albume siano tra loro contrari, lo ha
tramandato anche Aristotele con le seguenti parole. Il tuorlo
dell'uovo e l'albume hanno una natura opposta non solo per il colore,
ma anche per le caratteristiche. Infatti il tuorlo si condensa per il
freddo, l'albume no, anzi, diventa più liquido. Invece l'albume si
condensa sotto l'azione del fuoco, il tuorlo no, anzi, rimane molle, a
meno che venga surriscaldato, e soprattutto si condensa e diventa duro
in acqua bollente più che se fosse messo sul fuoco. Inoltre di questi
uteri uno è superiore, l'altro è inferiore, in quanto ambedue non
potevano assolutamente essere affiancati e posti in piano a causa
dello stomaco, degli intestini, dei reni e degli altri organi ubicati
in quell'area. D'altronde l'utero superiore è quello dei tuorli per
un ottimo motivo: infatti a una struttura calda e più leggera, come
il tuorlo, si addiceva maggiormente un'ubicazione superiore, invece a
una struttura fredda e pesante un'ubicazione inferiore. Inoltre, ciò
che si trova internamente al centro, deve essere collocato prima,
mentre ciò che si trova esternamente e alla periferia deve
essere collocato dopo. Inoltre il tuorlo, formato da sangue purissimo
e meno denso, doveva occupare una posizione elevata, distante dalla
latrina e dalle scorie fecali; invece l'albume e le altre strutture,
formate da sangue più denso e più freddo, debbono occupare un posto
più basso. |
Praeterea
vitelli ovum inchoabant, albumen, et caetera perficiebant, ut ad
exitum, videlicet infernum podicem properaret. Ultimo vitelli fere
nudi, et mollissimi sunt, et ad patiendum aptissimi, propterea in
tutissimo loco sunt collocati, qui sublimis est, et ab osse pectoris,
et costis ex omni parte ab externis iniuriis muniti defensique, ab
internorum vero contactu, et compressione, ut ventriculi, intestinorum,
renum, quae infra sunt, semoti: contra totum ovum membranis, duroque
cortice coopertum inferius poni, qua etiam parte exitum haberet,
decebat, idque prope excrementorum loca degere nihil officiebat.
Praeterea uterus inferior cum totius ovi sit ovarium, merito maior, et
amplior superiore est, qui vitellorum tantum est uterus. |
Inoltre
i tuorli davano inizio all'uovo, l'albume e le altre strutture lo
perfezionavano affinché si affrettasse a raggiungere l'uscita, cioè
la parte inferiore della cloaca. Infine, i tuorli sono quasi nudi e
morbidissimi e assai adatti ad alterarsi, motivo per cui sono
collocati in un punto estremamente sicuro, che si trova in alto, e
sono da ogni parte protetti e difesi contro i danni esterni dall'osso
del petto e dalle costole, mentre si trovano lontani dal contatto e
dalla compressione esercitata dagli organi interni, come lo stomaco,
gli intestini e i reni che si trovano al di sotto, separati. D'altro
canto era meglio che l'uovo ultimato, ricoperto dalle membrane e dal
duro guscio, venisse posto in basso, laddove doveva avere anche la via
d'uscita, e non gli recava alcun danno il fatto di rimanere in
vicinanza degli spazi occupati dagli escrementi. Inoltre, poiché
l'utero inferiore è l'ovaio dell'uovo completato, giustamente è più
grande e più largo di quello superiore che è l'utero solamente dei
tuorli. |
Superior
aemulatur uvarum racemum; quoniam, cum ovorum origo, et promptuarium a
vitellis inchoet, primum vitellorum multitudo paranda erat: quae cum
decidua esset futura in secundum uterum, nulla alia figura ei magis
competebat, quam racemi, sic enim unus vitellus alterum non impedit.
Propter hanc causam vitelli maiores in circuitu sunt, et exterius
positi, et pediculo appensi, ut augeri sine ulla difficultate,
descendereque possint, ne ab aliis comprimerentur, vicissimque
comprimerent. Sed quo minores vitelli, eo duriores sunt, ut durities
exiguitatem tueatur. |
Il
superiore somiglia a un grappolo d'uva. Infatti, siccome l'origine
delle uova e il loro magazzino dipendono dai tuorli, per prima
cosa si doveva preparare una moltitudine di tuorli, e siccome
successivamente sarebbe scesa nel secondo utero, nessun altro aspetto
le si addiceva maggiormente di quello di un grappolo. Infatti in
questo modo un tuorlo non è di ostacolo a un altro. Per questo motivo
i tuorli più grandi sono alla periferia, sono disposti esternamente e
appesi a un peduncolo, in modo da poter crescere senza alcuna
difficoltà e scendere senza essere compressi da altri e senza
comprimersi a vicenda. Ma quanto più piccoli sono i tuorli, tanto più
sono duri, affinché la durezza ne salvaguardi le piccole dimensioni. |
Ad
huiusmodi vitellorum racemum vasa {quamplura} <quam plura>, et
quam suae moli conveniat maiora, deducuntur: quoniam racemi corpus non
solum sanguinem trahere pro sui nutritione, sed etiam longe copiosum
pro vitellorum multitudine tum creanda, tum augenda debebat: ideoque
vena cava, et magna arteria illi subiecta est, et proxima. |
A
siffatto grappolo di tuorli vengono fatti giungere quanti più vasi
sanguigni è possibile e di dimensioni maggiori di quanto si confaccia
alla sua grandezza, in quanto la struttura del grappolo doveva non
solo ricavare il sangue per il proprio nutrimento, ma anche una grande
quantità di sangue sia per generare la moltitudine dei tuorli che per
accrescerne le dimensioni. Perciò la vena cava e la grande arteria
gli si trovano sotto e assai vicino. |
Est
vitellorum propemodum infinitus numerus in racemo gallinarum, tum quia
naturae unus, ac praecipuus scopus est generationem procurare, ac
potius in ea tanquam naturalissimo opere in superfluis abundare, quam
deficere in necessariis: tum quia faecundorum ovorum non omnia supponuntur, et quae supponuntur, non omnia perficiuntur:
tum praeterea quod eiusmodi animalia, et ova in eo genita, cum hominum
in cibum magna ex parte essent cessura, ideo plurima gigni conveniebat.
Unde et quae ab his causis sunt remota, pauciora habent in Racemo
lutea. Vitelli autem rotunda figura donati sunt, quo facilius
descenderent[3],
et per secundum uterum commode volutarentur, et ex omni parte albumen
susciperent. |
In
un grappolo delle galline il numero dei tuorli è pressoché infinito,
sia perché l'unico e principale scopo della natura è quello di
provvedere alla generazione, ed è meglio a tale proposito,
trattandosi di un'attività assai naturale, abbondare nelle cose
superflue che scarseggiare in quelle necessarie, sia perché non tutte
le uova feconde vengono messe a covare, e tutte quelle che vengono
messe a covare non vanno a buon fine; inoltre, sia perché siffatti
animali e le uova in essi generate, essendo in gran parte destinati a
mutarsi in cibo per gli uomini, pertanto conveniva che ne venissero
generate in numero assai elevato. Per cui, quegli animali che sono
esenti da queste motivazioni, nel grappolo posseggono un numero minore
di tuorli. I tuorli sono dotati di una forma rotonda affinché possano
scendere più facilmente e possano rotolare senza difficoltà
attraverso il secondo utero e possano acquisire l'albume da ogni lato. |
{utilitates}
<Utilitates> autem secundi, et inferni uteri nunc proponentur.
Atque cur hic maior, et inferior, et ad excrementorum locum positus
fuerit dictum iam est supra, cum primo utero comparatus est. Sed
longus quoque valde est hic inferior uterus, causa una est; quoniam
non unum corpus, neque unius generis, ut solum albumen in hoc utero
gignitur, sed quoque chalazae, duaeque membranae, et cortex, quorum
cuique proprium locum, corpusque assignare consonum erat. |
Adesso
verranno esposte le utilità del secondo utero inferiore. E in
precedenza, quando è stato paragonato al primo utero, si è già
detto perché questo è maggiore e inferiore, e perché è stato
collocato in vicinanza della zona degli escrementi. Ma questo utero
inferiore è anche molto lungo e la causa è una sola: in quanto in
questo utero non viene generata una sola struttura, e di un solo tipo,
come il solo albume, ma vi vengono generate anche le calaze, le due
membrane e il guscio, a ciascuno dei quali è giusto assegnare la
rispettiva localizzazione e struttura. |
Quia igitur
prout inter se varia eiusmodi corpora sunt, ita varia secundi uteri
substantiae proprietas, propriusque locus requirebatur: merito [17]
non modo longum, sed etiam crassitie, incessu, et substantia varium
esse oportuit: varium autem dico, quoad naturam, quamvis varium ad
sensum exacte non appareat. Altera causa est, quoniam albumen assumit
vitellus, dum sensim descendens sensim simul convolvitur per uterum,
ubi est albumen, quod ibi gignitur, et perpetuo plus, minus, praesens
est. Etenim opinandum est, perinde huic utero accidere, ac ventriculo.
Ut enim hic cum totius corporis nutritionis, et conservationis habeat
rationem, ideo cibaria plura attrahit, quam sit pro sui nutritione ex
usu; quo fit, ut multum chyli illi superfluat, qui postea toti corpori
est utilis: ita pariter hic uterus ex numerosis venis plus sanguinis
trahit, quam sibi opus sit: quem in albumen convertens proprium uteri
alimentum, non tamen totum in se recondit, et assimilat, sed multum
illi superfluit; quod intus in utero relinquitur, ut inibi servetur,
et eo vitellus obvolvatur. |
Poiché
dunque, come siffatte strutture sono diverse fra loro, così è
diversa la caratteristica della sostanza che costituisce il secondo
utero, e si richiedeva una collocazione appropriata. Per cui era
necessario che fosse non solo lungo, ma anche variabile per spessore,
forma e composizione. Dico variabile quanto a struttura, anche se non
sembra del tutto variabile all'osservazione. Un altro motivo consiste
nel fatto che il tuorlo si ricopre di albume mentre, scendendo
lentamente, nel contempo si rigira pian piano attraverso l'utero dove
si trova l'albume, che qui viene prodotto ed è sempre presente in
quantità maggiore o minore. Infatti bisogna pensare che a questo
utero accada un qualcosa di simile a ciò che accade allo stomaco.
Infatti, così come questo, essendo responsabile della nutrizione e
della conservazione di tutto il corpo, attrae perciò più cibi di
quanto gli servano per nutrirsi, per cui ha una grande sovrabbondanza
di chilo* - oggi chimo* - che successivamente è utile a tutto il
corpo, allo stesso modo questo utero trae dalle numerose vene più
sangue di quanto abbia bisogno e, trasformandolo in albume, che è
l'alimento proprio dell'utero, tuttavia non lo accumula né lo
trattiene tutto dentro di sé, ma una grande quantità gli è in
sovrappiù, e viene lasciata all'interno dell'utero affinché vi venga
custodita e il tuorlo ne venga avvolto. |
Non igitur
mireris, si in hoc utero perpetuo albuminis insignis copia redundet,
ac detineatur: cui rei non parum conferunt tum spirae, tum earum
transversus situs, et ductus, tum denique internae plicae transversae
ad vitellum aliquantisper morandum, ne ocyus descendens albuminis
adhaerentiam, et appositionem aufugiat. |
Pertanto
non ci si dovrebbe meravigliare se, perennemente, in questo utero
sovrabbonda e vi è conservata una grande quantità di albume. A
questo contribuiscono non poco sia le spire sia la loro disposizione e
il loro orientamento trasversale, sia infine le pliche interne
disposte trasversalmente al fine di trattenere per qualche tempo il
tuorlo, affinché scendendo rapidamente non sfugga all'adesione e
all'applicazione dell'albume. |
Spirae enim
non per longitudinem ductae, sed transversae sunt, quo in descensu
placidus motus, uniformisque vitelli sit. Si enim sursum, et deorsum
porrectae spirae essent, sursum quidem tarde, ac difficulter; deorsum
vero nimis velociter pondere suo vitellus moveretur cum ruptionis
periculo. In hoc secundo utero notare etiam oportet principium,
medium, et finem. |
Infatti
le spire non sono disposte longitudinalmente, ma sono trasversali,
affinché durante la discesa il movimento del tuorlo sia tranquillo e
uniforme. Infatti, se le spire fossero dirette in alto e in basso, il
tuorlo, a causa del suo peso, si muoverebbe lentamente verso l'alto e
con difficoltà, ma troppo velocemente verso il basso, con pericolo di
rottura. In questo secondo utero bisogna anche segnalare una parte
iniziale, media e terminale. |
Principio
enim superno in membranam tenuem, mollissimamque degenerat, quae
orificium latius efformat, quasi tubulum, aut infundibulum
repraesentans, quo vitelli a sua membrana separati, et cadentes in
secundum uterum devolvantur, ac perveniant, a quo amice excipiantur:
ideoque hic tubulus laevigatissimus, tamque amplus est, ut commode
singulo vitello tunc alioqui mollissimo iter praebeat. |
Nella
parte iniziale superiore si trasforma in una membrana sottile e molto
molle che dà forma a un orificio piuttosto largo, quasi simile a un
tubulo o a un imbuto attraverso il quale i tuorli, separati dalla loro
membrana e mentre cadono, possano rotolare e giungere nel secondo
utero, dal quale vengano accolti benevolmente. Pertanto questo tubulo
è assai liscio ed è tanto grande da offrire comodamente il transito
a un singolo tuorlo peraltro ancora assai molle. |
Media uteri
pars ea est, quae a prima, et a postrema differt non modo substantia,
sed etiam conformatione<.> {substantia} <Substantia>
quidem, quia in prima, et tertia similis fere substantia est,
membranosa, et fibris rectis utraque donata: quia prima ad vitellum
attrahendum: Tertia ad iter ovo integro praebendum substituitur:
conformatione, quia prima infundibulum imitatur: tertia meatum potius
angustum, quam latum intestinum [refere] refert, et satis longum, ubi
ovum membranas primo, et ultimo corticem contrahit. |
La
parte media dell'utero è quella che differisce dalla prima e
dall'ultima non solo per la sostanza, ma anche per la struttura. Per
quanto riguarda la sostanza, in quanto nella prima e nella terza parte
la sostanza è quasi simile, essa è membranosa e fornita in ambedue
le parti di fibre ad andamento rettilineo, in quanto la prima parte è
deputata ad attrarre il tuorlo, la terza ad offrire un passaggio
all'uovo ultimato. Differisce nella conformazione in quanto la prima
parte imita un imbuto, la terza anziché un largo intestino ricorda un
meato piuttosto stretto e abbastanza lungo, dove l'uovo dapprima
acquisisce le membrane e per ultimo il guscio. |
At media
pars, quae albumini generando, et suppeditando substituitur, suum
habet proprium principium a fine colli infundibuli, quamvis continuum
sit principium, cum infundibuli fine: et amplissimum est principium,
uterusque amplissimus spiris convolutus, et magnis plicis interius
refertissimus, et albuminis feracissimus, quod vel ipsis oculis
conspicitur. Inferius autem prope podicem vesica ponitur ex eodem
corpore conflata, atque reliquus uterus est: quae ex altera parte
orificium habet, in fundo clausa est: hanc in indicis gallinis, et
nostris quoque observatam continere, et recipere galli semen
existimavimus: quod sua praesentia, et mora tum motum totum hunc
uterum, tum etiam ovum foecundum reddat, uti infra exactius dicetur. |
Ma
la parte media, che è deputata a generare e a fornire l'albume, ha un
suo specifico inizio a partire dalla fine del collo dell'infundibulo,
anche se l'inizio della parte media è in continuazione con la fine
dell'infundibulo. E l'inizio è assai ampio, e l'utero, assai ampio,
si svolge in spire, e all'interno è ricchissimo di grandi pliche e
stracolmo di albume, e lo si vede anche con gli occhi. Inferiormente,
presso la cloaca, si trova una vescica rigonfia della stessa sostanza,
ed è il resto dell'utero. La vescica ha un orificio da un lato, nella
parte bassa è chiusa: io ho reputato che questa struttura, osservata
nelle tacchine e anche nelle nostre galline, contenga e riceva il seme
del gallo, in quanto con la sua presenza e sostandovi farebbe muovere
tutto questo utero e renderebbe pure fecondo l'uovo, come si dirà più
esattamente in seguito. |
Quoniam vero
hic uterus albumini, chalazis, membranis, et putamini gignendo in
singulo ovo comparatus est, quae omnia sanguinem copiosum exposcunt,
[18] ideo membranosum corpus venis refertissimum, veluti mesenterium,
ad intestina positum, constituumque est, quo hoc publicum munus
sufficienter expleatur; quod sane corpus duplicem praebet usum, uti
etiam mesenterium intestinis: Nam uterum colligat, et ne decidat,
prohibet: tum vero stragulum sese vasis omnibus offert. |
In
verità, siccome questo utero è stato allestito per generare, in
ciascun uovo, l'albume, le calaze, le membrane e il guscio, cose tutte
che richiedono abbondante sangue, è stata pertanto creata una
struttura membranosa ricchissima di vene, simile a un mesentere
addossato agli intestini, affinché questa funzione collettiva venga
svolta in modo sufficiente. Tale struttura offre un duplice impiego,
come anche il mesentere fa con gli intestini: infatti avvolge l'utero
e impedisce che cada, oltre a offrirsi come riparo per tutti i vasi
sanguigni. |
Ultimo loco,
pensitandus usus est exitus ovi secundum latiorem partem. Contrarium
enim videri posset {efficiundum} <efficiendum> esse. Nam si
acutior pars egrederetur sensim meatum dilataret, et viam facilem
latiori parti praeberet. Sed cum latior ovi pars, ac ponderosior
declivem situm necessario esset habitura, et materia deorsum vergens
simul eam partem adauxisset, et ovum exeundi unam difficultatem
omnibus modis subire debet; non curavit natura alteram potius, quam
alteram subiturum ovum esse, praesertim cum sensim via sine ulla
violentia se dilatet. Superest nunc ovi iam geniti utilitates
proponere, et recensere. |
Da
ultimo, bisogna valutare la consuetudine dell'uscita dell'uovo con la
sua parte più larga. Infatti potrebbe sembrare che debba avvenire il
contrario. Infatti se uscisse la parte più acuta, essa dilaterebbe
gradualmente il meato e offrirebbe una via facile alla parte più
larga. Ma siccome la parte più larga e più pesante dell'uovo dovrà
necessariamente occupare una posizione bassa, e la materia, che tende
verso il basso, farebbe contemporaneamente allargare quella parte, e
l'uovo deve comunque affrontare una difficoltà nell'uscire, la natura
non si è preoccupata del fatto se l'uovo sarebbe andato incontro a
una difficoltà anziché a un'altra, soprattutto perché il passaggio
si dilata gradualmente senza alcuna violenza. Adesso rimangono da
esporre le utilità di un uovo ormai ultimato ed esaminarle. |
Sed quia
video omnia fere in ovo posita non in primis ovum, sed pulli
generationem, formationem, nutritionem, augmentum, et tutelam
respicere, et illi utilia esse, eiusque gratia comparata, et facta;
unde, et Arist.[4]
ovi essentiam, ac definitionem tradens dicebat, ovum esse, cuius ex
parte animal gignitur: reliquum cibus ei, quod gignitur est. (Nam
vitellus, albumen, chalazae omnino ad pulli generationem, nutritionem,
et augmentum conferunt, ut sensu patet: membranae vero, et cortex,
etsi ad vitelli, albuminisque tutelam conferunt, non minus tamen ad
pulli quoque tutelam conferre videntur, praeterea ovi figura rotunda,
oblonga, acuminata, et obtusior, non nisi pulli generationem, et
commodum situm respiciunt)<:> merito nunc ovi utilitatibus
omissis, eas ad foetus formationis tractationem remittemus, quam
exequi in praesentia accingimur, initio ab ovi historia desumpto. |
Ma
poiché vedo che quasi tutte le cose che si trovano nell'uovo non
riguardano in primo luogo l'uovo, bensì la generazione, la
formazione, la nutrizione, la crescita e la salvaguardia del pulcino,
e che sono cose a lui utili, preparate e attuate a suo beneficio, per
cui anche Aristotele nello spiegare la natura e la definizione
dell'uovo diceva che l'uovo è quella parte dalla quale l'animale
viene generato, il resto è cibo per colui che viene generato.
(Infatti il tuorlo, l'albume e le calaze contribuiscono completamente
alla generazione, alla nutrizione e alla crescita del pulcino, come è
evidente. Ma le membrane e il guscio, anche se contribuiscono alla
protezione del tuorlo e dell'albume, tuttavia sembra che
contribuiscano non di meno anche alla protezione del pulcino. Inoltre
le forme dell'uovo, rotonda, allungata, acuminata e piuttosto ottusa,
non riguardano altro che la generazione del pulcino e una posizione
opportuna). Adesso, avendo omesso intenzionalmente le utilità
dell'uovo, le rimanderò alla trattazione della formazione del feto
che adesso mi accingo a esporre, cominciando dalla descrizione
dell'uovo. |
[1] Aristotele De generatione animalium I 3, 716b 34-35; 717a 1-2; III 1, 749a 27 sqq..
[2] Aristotele Historia animalium VI 2, 560a 21-27.
[3] Volutamente - e forse giustamente - si traducono i verbi al presente.
[4] Aristotele De generatione animalium III 1, 751b 5-7.