Christian
Pander
L'uovo nei primi 5 giorni di incubazione
1817
Introduzione
L'asterisco * indica che la voce è presente nel lessico
[7]
INTRODUCTIO. |
INTRODUZIONE |
Quamquam jam
antea eorum fere omnium, qui de incubatis ovis aliquid literis
mandaverunt, ut in enarrandis factis ingens discrepantia, ita
mirificus consensus in enumerandis hujus disquisitionis
difficultatibus nos curiosos reddiderant; tamen brevi {tempora}
<tempore> nostra ipsorum experientia satis superque nos docuit,
quanta soleat natura iis, qui ejus interiorem in officinam penetrare
conantur, impedimenta objicere, quantis praesertim nebulis dicam an
tenebris? suum in animantibus procreandis artificium offundere et
velare consueverit. Nihil igitur antiquius habendum decrevimus, quam,
magna ovorum copia adhibenda, eorum diversis temporibus diverso statu
qua possemus maxima cum subtilitate inspiciendo et sub censuram
vocando eo anniti, ut primum crebra omnium observationum repetitione
[8] in contemplandis naturae miraculis magis magisque adsuesceremus;
deinde ut ne minima minimo quidem temporis momento facta in foetu
immutatio aciem nostram falleret aut effugeret; postremo autem, ut, si
quid veri dignoscere visi nobis essemus, similium experimentorum
cumulo a dubitatione ad veritatem adduceremur, vel ab omni errore, ex
festinatione forsitan orto, revocaremur. |
Anche
se già in precedenza mi avevano reso curioso non solo l'enorme
discrepanza nel commentare i fatti, ma anche lo straordinario consenso
nell'elencare le difficoltà di questa trattazione di quasi tutti
coloro che scrissero qualcosa a proposito delle uova incubate,
tuttavia in breve tempo l’esperienza che abbiamo fatto di esse ci ha
mostrato a sufficienza e in sovrappiù quanti impedimenti la natura è
solita contrapporre a coloro che tentano di penetrare nel suo più
intimo laboratorio; inoltre, con quante nubi o tenebre, dovrei dire,
è stata solita offuscare e velare la sua ingegnosa tecnica nel
generare esseri viventi? Pertanto ho deciso di dover considerare nulla
più importante del fatto, con l’impiegare una grande quantità di
uova, esaminando con la più grande profondità a noi consentita la
loro condizione in momenti diversi, e sottoponendola a un vaglio
rigoroso, di sforzarci in primo luogo valendoci della frequente
ripetizione di tutte le osservazioni, di abituarci sempre di più alla
contemplazione di tutti i prodigi della natura, in secondo luogo di
fare in modo che neppure il minimo mutamento, avvenuto nell’embrione
in un brevissimo istante, ingannasse o eludesse la nostra vigile
attenzione; infine poi affinché, se ci fosse sembrato di individuare
qualche verità, fossimo guidati dal dubbio alla verità grazie alla
somma degli esperimenti simili, o per lo meno fossimo distolti da
qualsiasi tipo di errore, sorto probabilmente per la fretta. |
Ad
haec omnia exsequenda jam non a gallinis ova incubanda, sed illius
machinae ope fovenda curavimus, quae ab Hollmannio[1]
inventa, a Blumenbachio divulgata est et collaudata. Hoc igitur
apparatu usi, eodem tempore ad quadraginta ova temperare potuimus. Si
quis autem contra hujus machinae usum moneat, quod contramoneri possit,
non aptam esse eam ad temporis momenta accurate denotanda; ei obsistit
hoc, quod tantum non omnes, qui in incubatorum ovorum naturam
inquisiverunt, in eo consentiunt, quod a gallinis ipsis incubita ova
tempore maxime dispari animari dicant. Ceterum pulli, qui, usque dum
excluderentur, in machina relicti erant, constanter vigesimo primo
quoque die in lucem sunt editi. |
Per
compiere tutte queste operazioni non abbiamo fatto covare le uova
dalle galline, ma le abbiamo incubate con l’aiuto di
quell'apparecchiatura che è stata inventata da Hollmann e divulgata e
collaudata da Johann Friedrich Blumenbach*. Servendoci dunque di questa apparecchiatura, siamo stati
in grado di tenere a temperatura costante circa quaranta uova. Ma se
qualcuno intendesse criticare l’uso di questa apparecchiatura, dal
momento che può essere avanzata la critica per il fatto che non è
adatta a indicare con precisione i tempi dell’esecuzione, gli si può
obiettare che quasi tutti coloro che dedicarono le loro ricerche alla
natura delle uova incubate, concordano sul fatto di dire che le uova
incubate proprio dalle galline prendono vita in generale in momenti
molto diversi. D’altra parte i pulcini, che erano stati lasciati
nell'apparecchiatura fino al momento della fuoruscita dall’uovo,
sono venuti alla luce regolarmente al 21° giorno. |
[9] Ceterum
observavimus, incubatui infra 28° R. et supra 32° R. locum non esse;
tum singulorum momentorum, quae in omni harum mutationum serie
deprehenduntur, celerius tardiusve subsequentium causam non in majori
minorive caloris gradu, sed in ipsorum ovorum natura et conditione
positam esse; deinde quo recentiora ova adposita sint, eo certius
evolutionem succedere. |
Poi
osservammo che la cova non era possibile al di sotto dei 28 e al di
sopra dei 32 gradi Réaumur* (<35 e 40 gradi Celsius>); inoltre,
che la causa dei singoli movimenti, che si colgono in ogni ordine di
queste mutazioni, e si verificano al più presto o al più tardi, va
ricercata non nel maggiore o minor grado di calore, ma nella natura e
nella condizione delle uova in sé; in secondo luogo, quanto più
recente è la deposizione delle uova, tanto più sicura ne risulta
l’evoluzione. |
Hac, quam
demonstravimus, via etsi amplius duorum millium ovorum commutationcs
observavimus, recensuimus, perscrutati sumus; tamen persuasum nobis
est, ne hanc quidem experimentorum abundantiam ad eam nobis rei
cognitionem parandam, quam re vera paravit, suffecisse, nisi jucunda
illa studiorum nostrorum conjunctio acccssisset. Cum enim nihil omnino
pro certo ratoque haberemus, quin unusquisque nostrum idem saepe esset
eodem modo expertus, cognovisset idem, idem evidentissime sibi ipse
probasset: singula experimenta, quae enarravimus, ut quasi tergemina
ducenda sunt, ita unius anni et quod excurrit, qui in hanc
disquisitionem impensus iabor est, quasi integrum triennium exhaustum
[10] dicendum est. |
Con
la dimostrazione che ne abbiamo dato, benché la nostra osservazione,
il nostro esame, la nostra valutazione si siano estesi ai mutamenti
intervenuti in più di duemila uova, tuttavia si è formata in noi la
convinzione che neppure questa abbondanza di esperimenti sarebbe
bastata a procurarci la conoscenza del fenomeno, che in effetti ci
procurò, a meno che non vi si fosse aggiunta la gradita, ben nota
comunanza dei nostri studi. Poiché infatti non avevamo l’assoluta
certezza che ciascuno di noi avesse condotto spesso nello stesso modo
la medesima sperimentazione, avesse ottenuto le stesse conoscenze,
fosse giunto con la massima evidenza alla stessa personale
dimostrazione: come i singoli esperimenti, che noi abbiamo commentato,
devono essere considerati per così dire triplici per affinità, così
è nostro dovere informare che per essi è stato impiegato il tempo di
un anno e quasi l’intero triennio successivo, fatica che è
risultata non indifferente ai fini di questa ricerca. |
Prae ceteris
autem maxima ad hujusmodi studia e quotidianis colloquiis redundare
commoda intelleximus. Familiarium enim sermonum nostrorum beneficio
accidit, ut aut subito deprehenderemus, an omnes pari modo de facto
aliquo et loqueremur et sentiremus, aut errores cito eorumque sedes
apparerent, aut tandem in novam aliquam observandi discendique viam
incideremus et quasi conjunctis viribus ad veritatem adspiraremus.
Illud ipsum, quod hinc inde nostrum alius aliud in iisdem studiis
quaereret; unus rerum claram et distinctam notionem vel exemplar
potius, quod possit arte sua reddere; alter anatomicarum quarundam et
physiologicarum idearum vel approbationem, vel repetitionem; tertius
denique eventum qualemcunque secure et sine omni praeoccupationis
cupiditate exspectaret: haec ipsa, inquam, consiliorum nostrorum
diversitas magnum nobis attulit adjumentum. Nemini enim nostrum justo
citius progredi licuit, neque unquam praeceptis caruimus, quae in ipsa
investigatione constituenda sequeremur, multo minus a vero, quod idem
semper et unum est, aberrare potuimus. |
D’altronde
sopra ogni cosa abbiamo compreso che in seguito a colloqui quotidiani
si riversano vantaggi su studi di tal genere. Infatti grazie alle
nostre private discussioni è avvenuto che o immediatamente ci
rendevamo conto, se tutti in eguale modo sia parlavamo sia pensavamo
di qualche fenomeno, o se si manifestavano presto errori e la loro
ubicazione, o infine se ci imbattevamo in qualche nuovo metodo di
osservazione e di apprendimento e, per così dire, a forze unite, che
aspiravamo alla verità. Proprio ciò, che a partire da questo punto,
uno di noi indagava in un modo, un
altro in un altro a proposito dei medesimi studi, uno la conoscenza
chiara e distinta dei fenomeni o piuttosto un modello, che fosse in
grado di riprodurre con la sua professionalità; l'altro o una
dimostrazione o una ripetizione di alcune nozioni anatomiche e
fisiologiche; un terzo infine aspettava con tranquillità e senza
alcuna brama premonitrice il risultato, di qualunque genere fosse:
questa stessa differenza, dico, dei nostri intendimenti è stata per
noi di considerevole aiuto. Infatti a nessuno di noi sarebbe stato
lecito avanzare più rapidamente di quanto era giusto, né mai abbiamo
accusato la mancanza di regole da seguire nel costituire il vero e
proprio metodo di indagine, tanto meno avremmo potuto allontanarci dal
vero, che è sempre uno solo. |
[11] Sic
omnia consilia nostra studiorum sobrietate, tranquillitate atque
assiduitate temperata quasi sunt et ad fines quosdam perducta. |
Così
tutti i nostri propositi sono stati per così dire armonizzati dalla
sobrietà, serenità e continuità degli studi e indirizzati a
determinati fini. |
Neque enim
reticendum putamus, ea nos teneri spe, fore, ut multum bonae frugis
inesse nostrae commentationi judicetur. Uti enim summa cum alacritate
et voluntate optima ad rem agendam accessimus; ita res acta nobis
videtur voluntatem nostram et exspectationem paene totam sustinuisse.
Verum enim vero omnibus ex partibus assequi, quae vel institueramus,
vel optaveramus, nobis non contigit. Cum enim non solum universam, qua
pulli oriantur et succrescant, rationem penitus evolvere atque
explicare apud animum nostrum constituissemus , sed etiam singulas
ovique et pulli ipsius partes perscrutari, earumque deinceps factas
mutaciones ad unam omnes recensere essemus et describere conati: ramen
brevi jntelleximus, patere tanti ambitus commentationem tam late, ut
neque otii nostri esset ea res, neque posset, nisi multorum annorum
continuo labore, absolvi. Quibus de causis quaestionem nostram ad hanc
legem revocare debebamus, ut in hoc de [12] variis ovi incubati
permutationibus libello pulli corpus ipsum tanquam unum quoddam ac
simplum considerantes, singulas, quibus constat, particulas minus
respiciamus. Item non placuit, omnes partium, quibus ovi natura
conflata est, vicissitudines persequi, addita tamen eorum narratione,
quae obiter a nobis sunt observata. Etenim licet nihil eorum, quae ad
cognoscenda varia avis in ovo evolutionis momenta pertineant,
praetermisimus: tamen separatis singulorum organorum disquisitionibus
non tantum curae atque industriae tribuere licuit, quantum ad omnes
errores declinandos requiri videbatur. Quamobrem cum potius nihil
mallemus, quam incerta et obscura tradere, non pauca censuimus apud
nos reservanda. Quapropter etiam necesse non fuit, ovi incubati
descriptionem ultra quintum diem producere. Hoc enim tempore peracto,
cum omnium partium fundamenta jacta sint, nihil magnopere memorabile
fieri cognovimus. Sunt igitur ea, quae hoc loco disputata et praecepta
sunt, quaeque vera esse observationibus nostris probatum diximus, suis
illa quidem finibus ac numeris absoluta, ita tamen comparata, [13] ut
facile quis sua hoc in genere inventa adjungere deinceps atque
adnectere queat. Quid? quod nostrum fortasse ipsorum unus vel alter, (quandoquidem
in praesentia dulcis consuetudo nostra fato quodam tristi dissolvitur,)
ea posthac augebit atque amplificabit; nihil etiam impedit, quo minus
ne alius quispiam, denuo pertractatis, quae a nobis instituta sunt,
utilem aeque hanc ac gravem doctrinam sibi deligat propagandam. Ad
quem finem quoniam non parum facit, cum rerum apparatum tum omnes
agendi operandique et rationes et subsidia cognita habere; addemus
earum rerum descriptionem, quibus ipsi usi sumus, quasque alii nostram
viam ingressuri non sine magna utilitate usurpabunt. |
Né
infatti riteniamo di dover passare sotto silenzio il fatto che siamo
motivati dalla speranza che si giudichi che nella nostra trattazione
vi è molta buona messe. Infatti, come ci siamo accostati alla
trattazione con il massimo ardore e la migliore buona volontà, così
ci sembra che la trattazione abbia supportato quasi totalmente la
nostra intenzione e la nostra aspettativa. Ma in verità non ci è
toccato in sorte di conseguire sotto tutti gli aspetti quei risultati
che o ci eravamo proposti o che avevamo auspicato. Infatti, poiché
avevamo deciso intimamente non solo di esaminare e spiegare in
profondità la causa per cui i pulcini nascono e si sviluppano, ma
anche di valutare una ad
una le singole componenti dell’uovo e del pulcino stesso, e avevamo
tentato di volta in volta di passare in rassegna e descrivere le
mutazioni intervenute singolarmente nelle uova, tuttavia in breve ci
siamo resi conto che una trattazione di così vasta ampiezza ricopre
una estensione tanto grande che né quel compito rientrava nella
disponibilità del nostro tempo libero, né vi si poteva dare
esecuzione, se non con molti anni di fatica ininterrotta. Per questi
motivi avremmo dovuto sottoporre la nostra ricerca a tale condizione,
che in questo volumetto relativo ai vari mutamenti dell’uovo
incubato, nell’esaminare l’organismo stesso del pulcino come
affatto unitario e semplice, dedicassimo minore considerazione alle
singole parti, di cui risulta costituito. Ugualmente non ci piacque
valutare tutte le trasformazioni delle parti, di cui è composta la
natura dell’uovo, aggiuntasi tuttavia la spiegazione di quei
fenomeni che sono stati da noi osservati incidentalmente. In effetti,
sebbene non abbiamo trascurato nessuna di quelle osservazioni che
riguardano le varie fasi dell’evoluzione dell’uccello nell’uovo,
nondimeno non sarebbe stato possibile dedicare alla trattazione
isolata dei singoli organi tanta cura e impegno quanto sembrava che si
richiedesse per evitare tutti gli errori. Perciò, benché
ogni cosa ci sembrasse preferibile piuttosto che professare
dottrine incerte e oscure, decidemmo di trattenere non poche
conclusioni presso di noi. Per tale motivo inoltre non fu necessario
prolungare oltre il quinto giorno la descrizione dell’uovo incubato.
Infatti, trascorso questo periodo, una volta gettate le fondamenta di
tutte le parti, riconoscemmo che non si verificava nulla cui dedicare
una rilevante attenzione. Pertanto quelle riflessioni, che a questo
punto sono state discusse e anticipate, e che, come abbiamo detto,
sono state dimostrate come vere dalle nostre osservazioni, tuttavia
sono state messe insieme in modo tale che qualcuno facilmente potrebbe
di volta in volta aggiungervi e connettervi le sue proprie scoperte in
questo campo. Che dire del fatto che forse uno o l'altro di noi (dato
che al momento presente la nostra dolce compagnia viene sciolta da un
tristissimo destino), in seguito accrescerà e allargherà quei
risultati? Niente inoltre impedisce che qualcun altro, dopo aver
riesaminato quanto era stato esaminato da noi, si scelga il compito di
divulgare queste teorie tanto utili quanto autorevoli. Poiché a tale
scopo non poco è utile conoscere alla perfezione non solo la
spiegazione dei fatti ma anche tutte le regole e i sussidi
dell’agire e dell’operare; inoltre la descrizione di quegli
eventi, di cui noi stessi ci siamo serviti, e che altri intenzionati a
percorrere la nostra via impiegheranno non senza grande profitto. |
Ovum
incubatum vero omne non aliter, nisi aqua superfusa aperiendum est:
fiat hoc sub calida, cum de systemate vasorum ac sanguine agatur. Qui
autem non massas in ovo contentas considerare, sed in solam rationem,
qua foetus gignatur, animi attentionem convertere et ante quintum
incubationis diem ovum inspicere statuerunt, curandum iis inprimis id
est, ut blastoderma, quippe in quo et per [14] quod omnes foetus
immutationes fiant, nudum et ab omnibus aliis partibus separatum
obtineant. Hoc fieri potest, si circa cicatriculam, vel
formatis jam vasis sanguiferis, circa sinum terminalem, membranae
vitelli segmentum exsecetur; quo facto ab immersa in aquam membrana
vitelli blastoderma sponte quasi, quod adhaeserat, solet recedere.
Jamque ad hoc ipsum necesse est microscopiorum varia genera, nunc
minus nunc magis augentia, nunc simplicia nunc composita admoveas.
Quodsi velis vel sola oculorum acie, vel simplici eaque magnae
potestatis lente adjutus, ad rem ingredi; id cura, ut blastoderma in
aquam, ut ante dictum est, immissum, solo quodam nigro superimpositum
sit. Nobis quidem ad hunc finem id genus vasorum vitreorum magno fuit
usui, quibus horologia minora obtegere solemus. Haec deinde parvulis
quibusdam ollis, ad hunc ipsum usum ab opifice effictis et nigro
interiori parte colore obductis, imposuimus. Quando porro, quod tum
maxime fiet, ubi embryonem voles artis instrumentis aggredi, margines
blastodermatis distendendi tibi veniunt; catilli minuti, cera nigra
obducti, vel ad [15] subtilissimas membranas cxplicandas religandasque
erunt accommodatissimi. Illa, quae supra diximus, horologiorum vitrea
praestant hoc quoque, ut embryonem, iis impositum, cum nigro super
solo amplius eum contemplare nolueris, possis microscopiis compositis,
quae fere nonnisi ab ima parte lucem admittunt, minimo cum negotio
submittere. Horumque ipsorum microscopiorum porro maxima cum utilitate
tua eliges, quae quam latissimum visionis campum praebeant. Accidit
denique illud quoque, ut sepositis his instrumentis ad unius simplicis
lentis usum, eumque in parvis efficacissimum, aciem tuam debeas
revocare. |
Invero,
ogni uovo che sia stato covato deve essere aperto solo versandoci
sopra dell’acqua: ciò sia fatto con acqua calda, poiché si tratta
del sistema circolatorio e del sangue. Ma chi ha deciso non di
considerare le masse contenute nell’uovo, ma di rivolgere
l’attenzione della sua mente soltanto alla causa che provoca la
nascita del feto, e di esaminare l’uovo prima del quinto giorno
d’incubazione, deve in primo luogo avere cura di mantenere il
blastoderma (<involucro dell’embrione?>) spoglio e separato da
tutte le altre parti, dato che in esso e attraverso esso avvengono
tutte le trasformazioni del feto. Questo è possibile, qualora una
porzione della membrana del tuorlo venga tagliata presso la piccola
cicatrice o, formatisi ormai i vasi sanguigni, presso l’ansa
terminale; fatto ciò, il blastoderma, che vi aveva aderito,
solitamente si ritira quasi spontaneamente dalla membrana del tuorlo
immersa nell’acqua. E ormai, per osservare proprio questo fenomeno,
è necessario accostarvi vari tipi di microscopi, che ingrandiscano di
più o di meno, ora semplici ora complessi. Ma qualora si voglia
esaminare l’evento o con la sola acutezza della vista, o con una
lente semplice e inoltre di grande potenza, si faccia in modo che il
blastoderma, immerso, come si disse prima, nell’acqua, sia collocato
su di un piano di colore nero. A noi invero a questo scopo fu di
grande utilità quel tipo di contenitori di vetro coi quali siamo
soliti proteggere gli orologi più piccoli. Quindi abbiamo posto
questi su alcune piccole pentole, costruite da un artigiano proprio in
vista di questo impiego e spalmate internamente di colore nero. Quando
inoltre, cosa che avverrà soprattutto quando vorrai maneggiare
l’embrione con gli strumenti professionali, si devono distendere i
margini del blastoderma, saranno assai adatti piattini piccolissimi,
ricoperti di cera nera, anche per distendere le membrane e per
collegarle fra loro. Quei contenitori di vetro che, come abbiamo detto
in precedenza, servono a proteggere gli orologi, permettono anche
questo, di poter porre, con la minima fatica, l’embrione appoggiato
su di essi – qualora non si volesse osservarlo più a lungo su di un
piano di colore nero – sotto i microscopi complessi, che ricevono la
luce soltanto dal lato inferiore. Sceglierai inoltre con massima
utilità da parte tua i più grandi di questi stessi microscopi, che
possano offrirti il campo visivo più ampio possibile. Si verifica
infine anche quanto segue, che separati questi strumenti per ridurli
all’impiego di una sola semplice lente, e per di più di estrema
efficacia quando si tratta di piccoli oggetti, si debba chiamare in
causa la propria acutezza visiva. |
Omnis vero
haec solertia, in arte posita, ad ea tantum ova pertinet, quae nondum
ad quintum diem incubatui tradita sunt. Quo tcmporis spatio elapso,
quia totum fere studium in membranis pcrlustrandis versari debet, eo
prosperiore successu gaudebis, quo cautius ab omni, si rarissimum
forficis usum excipias, acutorum instrumentorum auxilio abstinueris.
Ex aqua vero superfusa ne tum quidem, inter operandum, retrahas pullum.
Placet hoc adjicere, e periculis nonnullis, quibus [16] reagentia
quaedam remedia in ova adhibuimus, nihil nobis esse magnae allatum
utilitatis. |
Invero
tutta questa sollecitudine, consistente nella consuetudine
professionale, riguarda soltanto quelle uova che non sono ancora state
trasferite alla cova entro il quinto giorno. Ma trascorso questo
periodo di tempo, poiché quasi tutto lo studio deve occuparsi di
esaminare le membrane, si godrà di un successo tanto più felice,
quanto maggiore sarà la prudenza con cui si rinuncerà a qualsiasi
aiuto di strumenti appuntiti, con una rarissima eccezione circa
l’uso delle forbici. Invero non si dovrà escludere il pulcino
dall’aspersione di acqua versata dall’alto neppure allora, durante
le operazioni. Mi piace aggiungere che non ci è stata recata nessuna
grande utilità da taluni esperimenti, con i quali abbiamo applicato
alcune terapie che reagiscono nelle uova. |
Etsi non
omnia, quae de ovo incubato literis tradita sunt, ad manus fuerint,
tamen multa a nobis, aut plurima diligenter percognita sunt; fructus
tamen inde tenuis, ut verum fateamur, perceptus. |
Sebbene
non siano state disponibili tutte le dottrine messe per iscritto
relative all’uovo incubato, tuttavia molte da noi sono state
conosciute, o moltissime accuratamente; tuttavia se ne è ricavato,
per dire la verità, un frutto modesto. |
In tanta enim
auctorum, qui de ovo incubato egerunt, copia pauci inveniuntur, qui
vera et utilia docuerint. Eminet inter hos Marcellus Malpighius qui in
sua "de Formatione pulli in ovo {disserrtatione}
<dissertatione> epistolica," nec non in "appendice
repetitas auctasque de ovo incubato observationes continente"
praestantissimas nobis reliquit delineationes, licet nimis brevi
explicatione illustratas. |
Infatti
in così grande abbondanza di scrittori, che hanno trattato
dell’uovo incubato, se ne trovano pochi che abbiano dato autentici e
utili insegnamenti. Spicca fra questi Marcello Malpighi*, che nella
sua dissertazione epistolare «De formatione pulli in ovo*» e inoltre
nella «Appendix de ovo incubato*»
ci lasciò eccellentissimi disegni, sebbene illustrati con una
spiegazione troppo breve. |
Non
minoris momenti sunt, quae nos summus Albertus de Haller[2]
docuit. "Sur la Formation du coeur dans le poulet. Premier
{Memoire} <Mémoire>. Exposé des faits. Second {Memoire} <Mémoire>.
Précis des observations
suivi de reflexions sur le {developpement} <développement>."
et postea "Commentarius de Formatione cordis in ovo
incubato." Omnem tamen [17] laudem superant egregiae Wolffii[3]
observationes, quae partim in libro "Theoria generationis"
partim in suo "de Formatione intestinorum" Tractatu,
Commentariorum Academiae Scientiarum Imperialis Petropolitanae Tomo
XII et XIII inserto, inveniuntur. |
Di
non minore importanza sono gli insegnamenti che ha fornito il
grandissimo Albert de Haller. «Sur la Formation du coeur dans le poulet. Premier Mémoire. Exposé
des faits. Second Mémoire. Précis des observations suivi de réflexions
sur le développement», e in seguito «Commentarius de Formatione
cordis in ovo incubato». Tuttavia sono superiori a ogni lode le eccellenti osservazioni di Kaspar
Friedrich
Wolff, che si trovano in parte nel libro «Theoria generationis», in
parte nel suo trattato «De Formatione intestinorum», inserito nei
tomi XII e XIII dei Commentaria Academiae Scientiarum di San
Pietroburgo. |
Quod vero
aream vasculosam spectat et memoratu dignissimam in illa circulationem
sanguinis, solus Spallanzani[4]
eas rite cognovit: "De' Fenomeni della Circolazione." In
Modena 1773. |
Ma
per quanto riguarda l'area vascolare e la circolazione del sangue in
essa, meritevolissima di essere ricordata, il solo Lazzaro Spallanzani
le conobbe adeguatamente: «De’ Fenomeni della Circolazione». A
Modena, 1773. |
Nec
reticere licet observationes accuratas Viri Clarissimi Comitis de
Tredern[5]:
"Dissertatio inauguralis medica sistens ovi avium historiae et
incubationis prodromum." |
E
non è lecito passare sotto silenzio le accurate osservazioni di un
uomo illustrissimo come il conte Louis
Sébastien Marie de Tredern:
«Dissertatio inauguralis medica sistens ovi avium historiae et
incubationis prodromum». |
[1]
Elio
Corti – Forse
si tratta di Samuel Christian Hollmann (* 3. Dezember 1696 in Stettin; † 4. September 1787 in Göttingen) war ein
deutscher Philosoph und Naturforscher.
[2]
Elio Corti
- Albrecht von Haller o Albert de Haller (Berna, 16 ottobre 1708 –
Berna, 12 dicembre 1777) è stato un medico e poeta svizzero.
[3]
Elio Corti
- Kaspar Friedrich Wolff: embriologo tedesco (Berlino 1733 - Pietroburgo
1794). Su invito di Caterina di Russia, si recò a Pietroburgo (1764) dove insegnò anatomia e fisiologia. Nel
1759 pubblicò Theoria generationis,
opera in cui sono contenuti i fondamenti della moderna embriologia. Fu il
primo assertore in epoca moderna della teoria embriologica dell’epigenesi,
da lui esposta nel 1759 in Theoria generationis, secondo la quale
l'embrione si sviluppa gradatamente, a partire da un germe
indifferenziato, con la comparsa successiva di parti dell'organismo nuove
per morfologia e struttura. Wolff è dunque in contrasto con la teoria
all’epoca prevalente del preformismo, secondo la quale nel germe (uovo o
spermatozoo) si trova già precostituito in miniatura, con tutte le sue
parti, l'individuo adulto. Da citare quanto segue: Canale
di Wolff = uretere primario, il canale collettore del pronefro che
si apre nella cloaca. È detto anche dotto. Creste
di Wolff = pieghe presenti sui lati dell'embrione, da cui si
svilupperanno gli abbozzi degli arti.Isolotti
di Wolff = ammassi di cellule mesenchimatiche che si costituiscono
sulle pareti del sacco vitellino embrionale, dai quali deriveranno i primi
vasi sanguiferi e le prime cellule del sangue.
[4]
Elio Corti
- Lazzaro Spallanzani (Scandiano, Reggio Emilia, 12 gennaio
1729 – Pavia, 11 febbraio 1799) è stato un gesuita e biologo italiano,
considerato il "padre scientifico" della fecondazione
artificiale; è ricordato soprattutto per aver confutato la teoria della
generazione spontanea con un esperimento che verrà successivamente
ripreso e perfezionato dal chimico e biologo francese Louis Pasteur (Dole,
27 dicembre 1822 – Marnes-la-Coquette, 28 settembre 1895). Lazzaro
nacque da Gian Nicola e da Lucia Zigliani; a quindici anni entrò nel
collegio dei Gesuiti di Reggio Emilia, dove seguì i corsi di Filosofia e
di Retorica. All'Università di Bologna compì gli studi di Diritto, ma
abbandonò poco dopo tale facoltà per dedicarsi alla Filosofia Naturale,
laureandosi in Biologia nella medesima Università, avendo come insegnante
la biologa Laura Bassi. Successivamente continuò a studiare Biologia,
specializzandosi in Zoologia e Botanica in vari atenei Francesi. Esordì
come scienziato con le Lettere due
sopra un viaggio nell’Appennino Reggiano e al lago di Ventasso,
riguardanti il problema dell’origine delle sorgenti. Nel 1757 insegnò
greco nel Seminario e fisica e matematica all’Università di Reggio
Emilia. Nel 1762 prese gli ordini sacerdotali e nel 1763 si trasferì a
Modena, dove insegnò filosofia e retorica all’Università e matematica
e greco presso il Collegio San Carlo di Modena. Nel novembre del 1769 fu
chiamato all'Università di Pavia per insegnarvi Storia Naturale (carica
che tenne fino alla morte) e assunse la direzione del Museo
dell’Università, di cui fu rettore nell’anno 1777-1778. Sin dal 1771
era riuscito a creare un Museo di Storia Naturale, che nel corso degli
anni acquistò una grande fama, anche internazionale, e fu visitato
perfino dall'imperatore Giuseppe II d'Austria. Effettuò numerosi viaggi,
fra quelli celebri a Costantinopoli (1785-86) e nelle Due Sicilie (1788),
durante i quali realizzò anche importanti osservazioni in ambito
geologico. Nel 1785, mentre era in un viaggio a Costantinopoli e nei
Balcani, fu accusato dal custode del Museo di Pavia (sobillato da alcuni
colleghi) di aver rubato reperti del Museo: la vicenda si concluse dopo un
anno con la dimostrazione della completa innocenza di Spallanzani e la
condanna dei calunniatori. Morì nella notte tra l'11 e il 12 febbraio
1799 nella sua abitazione di Pavia. Oltre al Museo di Pavia, Spallanzani
costituì nella sua casa di Scandiano una raccolta privata, che oggi si
trova nei Musei Civici di Reggio Emilia. La sua opera resta legata ad
esperienze e scoperte di eccezionale importanza, che portarono a negare in
primo luogo la generazione spontanea negli infusori. Scoprì inoltre il
succo gastrico, compì studi notevoli sulla fecondazione e ammise per via
sperimentale l'esistenza degli scambi gassosi respiratori nel sangue.
Assai notevoli anche i suoi studi sulla respirazione. Nel 1761 iniziò a
interessarsi della generazione spontanea, il principale problema allora
discusso dai naturalisti, e, dopo quattro anni di ricerca, nel Saggio
di Osservazioni Microscopiche sul Sistema della Generazione de’ Signori
di Needham e Buffon (1765), riuscì a determinarne
l’infondatezza. Egli preparò degli infusi e li sterilizzò facendoli
bollire per più di un'ora. Alcuni di questi infusi erano contenuti in
recipienti di vetro sigillati alla fiamma. Spallanzani notò che in questi
contenitori non si verificava crescita batterica (l'infuso non si
intorbidiva né era possibile osservare microrganismi al microscopio).
Questo lavoro lo fece conoscere in tutta Europa. Nel 1768 si interessò
della circolazione sanguigna e su questo argomento pubblicò Dell’azione
del cuore nei vasi sanguigni. Tra il 1777 e il 1780 approfondì il
problema della riproduzione e fin dal 1777 ottenne la prima fecondazione
artificiale, usando uova di rana e rospo. Raccolse i risultati dei propri
esperimenti in Dissertazioni di
fisica animale e vegetale. Si dedicò, inoltre, a ricerche inerenti
alla digestione e alla respirazione. Le sue ricerche di fisologia
gastroenterologica furono fondamentali nel dimostrare come il processo
digestivo non consista solo nella semplice triturazione meccanica del
cibo, ma anche in un processo di azione chimica a livello gastrico,
necessario per permettere l'assorbimento dei nutrienti. Un cratere di 72,5
km di diametro sul pianeta Marte è stato chiamato col suo nome. A
Scandiano gli è dedicata una piazza e un monumento dello scultore
Guglielmo Fornaciari, inaugurato il 21 ottobre 1888 e l'omonimo
Osservatorio astronomico. --- § Lazzaro Spallanzani (10 January 1729 –
12 February 1799) was an Italian Catholic priest, biologist and
physiologist who made important contributions to the experimental study of
bodily functions, animal reproduction, and essentially discovered
echolocation. His
research of biogenesis paved the way for the investigations of Louis
Pasteur. He was born in Scandiano in the modern province of Reggio Emilia
and died in Pavia, Italy. Spallanzani was educated at the Jesuit College
and started to study law at the University of Bologna, which he gave up
soon and turned to science. Here, his famous kinswoman, Laura Bassi, was
professor of physics and it is to her influence that his scientific
impulse has been usually attributed. With her he studied natural
philosophy and mathematics, and gave also great attention to languages,
both ancient and modern, but soon abandoned them. In 1754, at the age of
25 he became professor of logic, metaphysics and Greek in the University
of Reggio. In 1762 he was ordained as a priest, 1763 he was moved to
Modena, where he continued to teach with great assiduity and success, but
devoted his whole leisure to natural science. He declined many offers from
other Italian universities and from St Petersburg until 1768, when he
accepted the invitation of Maria Theresa to the chair of natural history
in the university of Pavia, which was then being reorganized. He also
became director of the museum, which he greatly enriched by the
collections of his many journeys along the shores of the Mediterranean Sea.
In June 1768 Spallanzani was elected a Fellow of the Royal Society and in
1775 was elected a foreign member of the Royal Swedish Academy of Sciences.
In 1785 he was invited to Padua University, but to retain his services his
sovereign doubled his salary and allowed him leave of absence for a visit
to Turkey where he remained nearly a year and made many observations,
among which may be noted those of a copper mine in Chalki and of an iron
mine at Principi. His return home was almost a triumphal progress: at
Vienna he was cordially received by Joseph II and on reaching Pavia he was
met with acclamations outside the city gates by the students of the
university. During the following year his students exceeded five hundred.
His integrity in the management of the museum was called in question, but
a judicial investigation speedily cleared his honour to the satisfaction
even of his accusers. In 1788 he visited Vesuvius and the volcanoes of the
Lipari Islands and Sicily, and embodied the results of his researches in a
large work (Viaggi alle due Sicilie
ed in alcune parti dell'Appennino), published four years later. He
died from bladder cancer on the 12th of February 1799, in Pavia. After his
death, his bladder was removed for study by his colleagues, after which it
was placed on public display in a museum in Pavia, Italy, where it remains
to this day. His indefatigable exertions as a traveller, his skill and
good fortune as a collector, his brilliance as a teacher and expositor,
and his keenness as a controversialist no doubt aid largely in accounting
for Spallanzani's exceptional fame among his contemporaries; his letters
account for his close relationships with many famed scholars and
philosophers, like Buffon, Lavoisier, and Voltaire. Yet greater qualities
were by no means lacking. His life was one of incessant eager questioning
of nature on all sides, and his many and varied works all bear the stamp
of a fresh and original genius, capable of stating and solving problems in
all departments of science — at one time finding the true explanation of
stone skipping (formerly attributed to the elasticity of water) and at
another helping to lay the foundations of our modern volcanology
and meteorology. Spallanzani was a Catholic who researched the theory
about the spontaneous generation of cellular life in 1768. His experiment
suggested that microbes move through the air and that they could be killed
through boiling. Critics of Spallazani's work argued his experiments
destroyed the "life force" that was required for spontaneous
generation to occur. His work paved the way for later research by Louis
Pasteur, who defeated the theory of spontaneous generation. He also
discovered and described animal (mammal) reproduction, showing that it
requires both semen and an ovum. He was the first to perform in vitro
fertilization, with frogs, and an artificial insemination, using a dog.
Spallanzani showed that some animals, especially newts, can regenerate
some parts of their body if injured or surgically removed. Spallanzani is
also famous for extensive experiments on the navigation in complete
darkness by bats, where he concluded that bats use sound and their ears
for navigation in total darkness (see animal echolocation). He was the
pioneer of the original study of echolocation, though his study was
limited to what he could observe. Later scientists moved onto studies of
the sensory mechanisms and processing of this information. His great work,
however, is the Dissertationi di
fisica animale e vegetale (2 vols, 1780). Here he first interpreted
the process of digestion, which he proved to be no mere mechanical process
of trituration - that is, of grinding up the food - but one of actual
chemical solution, taking place primarily in the stomach, by the action of
the gastric juice. He also carried out important researches on
fertilization in animals (1780).
[5]
Elio Corti
- Louis Sébastien Marie de Tredern de Lézerec, né à Brest le 14
septembre 1780, fils de Jean Louis, a d’abord présenté une thèse
remarquée sur le développement embryonnaire du poulet (Dissertatio
inauguralis medica sistens ovi avium historiae et incubationis prodromum,
etc. Ludovicus Sebastianus M. comes ab Tredern. Iena, 1808) à l’Université
d’Iéna (Allemagne) en 1808. Revenu en France, il a ensuite soutenu à
Paris en 1811 une thèse de doctorat en médecine, également très
remarquée, sur l’organisation et la salubrité des hôpitaux. Ensuite
on a perdu sa trace et des informations recueillies par le Professeur A.
de Quatrefages (Muséum de Paris), publiées et reprises par plusieurs
historiens des sciences et de la médecine depuis la fin du 19ème siècle,
ont indiqué que le Dr de Tredern serait devenu médecin de marine et se
serait fixé à la Guadeloupe où il aurait fondé un hôpital. La date et
le lieu de son décès restent inconnus. Nous avons tout récemment pu
retrouver la trace de Tredern à Paris, où il fut sous-bibliothécaire économe
à la Bibliothèque Mazarine (dont l’administrateur, Petit-Radel, avait
été membre de son jury de thèse) en 1816 et 1817. Il obtint un congé
en 1817 pour aller régler des affaires familiales à la Guadeloupe. Sa présence
dans l’île est attestée en 1822, il y sonda la cavité de la source
thermale de la Ravine-Chaude. Ensuite, est-il revenu à Paris ? Il figure
dans la liste des médecins experts assermentés auprès de la cour royale,
de 1822 à 1835, d’après l’Almanach Royal. Ce dernier donne son
adresse à la Bibliothèque Mazarine alors qu’il y a été remplacé en
1820 dans ses fonctions antérieures. Puis on perd de nouveau sa trace.
Mais un traité de médecine sur la fièvre jaune publié en 1828 indique
que le Dr Tredern et le Dr Pépin seraient morts de cette maladie à Port
Louis, sans préciser de date (en fait entre 1822 et 1828 ?). Pourrait-on
savoir, d’une part, s’il a réellement fondé un hôpital à la
Guadeloupe ou s’il y a travaillé dans un hôpital existant, d’autre
part, s’il est réellement mort à Port Louis, sinon s’il serait
revenu à la Guadeloupe après 1835 ou même avant? (www.ghcaraibe.org)