Christian Pander
L'uovo nei primi 5 giorni di incubazione
1817

Terzo giorno di incubazione

L'asterisco * indica che la voce è presente nel lessico


[46] §. 11.
Dies tertius.

§ 11
Terzo giorno

Blastoderma increvit, et hemisphaerium vitelli aequat; area vasculosa diametri 70-80 centesimarum[1] est.

Il blastoderma è aumentato e uguaglia l'emisfero del tuorlo; l'area vascolare ha un diametro di 70-80 centesimi di pollice <– 1,75-2 cm>.

Areae pellucidae forma, hucusque distinctis finibus circumscripta, ex regulari in irregularem longiorem et superne et inferne magis acuminatam mutata est.

La forma dell'area pellucida, fino a questo punto circoscritta da confini distinti, da regolare si è mutata in irregolare, più lunga e più appuntita in alto e in basso.

Loco halonum, qui jam hora 36 evanuerunt, totum blastodermati subjacens vitellum liquefactum est, praecipue tamen proxime sub foetu et sub area vasculosa, materia alba, liquida, lactique[2] simillima continetur.

Al posto degli aloni, che alla 36a ora svanirono, tutto il tuorlo sottostante al blastoderma si è liquefatto; tuttavia, soprattutto molto vicino al di sotto del feto e dell'area vascolare, è contenuto un materiale bianco, liquido e molto simile al latte.

Ex illo vasorum reti nunc vasa sanguifera orta sunt, quorum ramis et truncis membrana vasculosa elegantissime ornatur; trunci foetum attingunt, rami minutissimi inter se et cum annulo terminali compinguntur.

Da quella rete di vasi adesso sono nati i vasi sanguigni, dei cui rami e tronchi la membrana vascolare si adorna in modo assai elegante; i tronchi raggiungono il feto, dei rami assai piccoli si uniscono tra loro e con l'anello terminale.

[47] Area vasculosa arteriis[3], venis et sinu gaudet. Arteriarum trunci sub angulo recto ex foetu medio egrediuntur, mox in tres vel quatuor ramos dividuntur; unde permultum ramificantur, et innumerabili multitudine surculorum tum sinum terminalem ineunt, tum cum subtilissimis venarum surculis permultas anastomoses efficiunt[4].

L'area vascolare si diletta di arterie, vene e di una insenatura. I tronchi delle arterie escono ad angolo retto dalla parte media del feto, subito si suddividono in tre o quattro rami; per cui si ramificano moltissimo e con una innumerevole moltitudine di rametti non solo entrano nel seno terminale, ma con rametti venosi sottilissimi creano anche moltissime anastomosi.

[48] Sanguineus annulus terminalis, {quam} <quem> venam terminalem vocant, licet omni pariete careat, et merus sit sanguinis rivulus blastodermatis stratis retentus et coercitus, hora 30 imperfecte circularis, supra caput foetus cordiformis inflectitur. Ex hoc sinu sanguineo duae vel tres nascuntur venae, ad foetum tendentes, ita dispositae, ut eorum directio axi foetus correspondeat. Harum prima superior, descendens, plerumque duplex, immediata sinus terminalis continuatio est[5]; ex superiore parte versus caput descendit, vaginae capitis incumbit et in regione cardiaca cor adit; si duae adsunt, ante hanc cum corde conjunctionem, brevem truncum formant. Secunda inferior ascendens, ramis minutis ex opposita sinus terminalis regione nata, supra caudam adscendit, et cum descendentibus proxime a corde conjungitur.

L'anello sanguigno terminale, che chiamano vena terminale, sebbene sia sprovvisto di qualsiasi parete e sia un puro rigagnolo di sangue contenuto e rinchiuso negli strati del blastoderma, alla 30a ora imperfettamente circolare, si incurva a forma di cuore sopra la testa del feto. Da questa insenatura sanguigna nascono due o tre vene che si dirigono verso il feto, disposte in modo tale che la loro direzione corrisponde all'asse del feto. La prima di esse è superiore, discendente, per lo più duplice, immediata continuazione del seno terminale; dalla parte superiore scende verso la testa, sovrasta l'involucro della testa e si avvicina al cuore nella regione cardiaca; se ce ne sono due, davanti a questa congiunzione con il cuore formano un breve tronco. La seconda è inferiore, ascendente, nata da rami minuti dall'opposta regione del seno terminale, sale sopra alla coda e viene congiunta dal cuore assai vicino con le discendenti.

Cor in sinistro foetus latere situm, et vagina capitis tectum, (qua remota ejus structuram manifestius perspicies,) consistit ex tribus vesiculis, tribus isthmis conjunctis.

Il cuore, situato nel lato sinistro del feto e ricoperto dall'involucro della testa (tolto il quale vedrai meglio la sua struttura), è costituito da tre vescichette collegate da tre istmi.

[49] Prima harum vesicularum auricula est, secunda ventriculus et tertia aortae bulbus[6].

La prima di queste vescichette è l'atrio, la seconda il ventricolo e la terza il bulbo aortico.

Auricula globosa inferne cum venis cohaeret, superne per canalem auricularem transversim ab illa discedentem cum oblongo ventriculo conjungitur. Ventriculus {maxim ea} <maxime a> foetu distat, et qua parte canalem auricularem latissimo suo fine recipit, nodi contorti speciem fert. Ventriculus per gracilius fretum in latiorem aortae bulbum transit[7], unde canalis exiguus gracillimus cylindricus in duas, vel tres, aortae radices desinit.

L'atrio, globoso, si congiunge inferiormente con le vene, superiormente si congiunge con il ventricolo allungato attraverso il canale auricolare che scende trasversalmente dall'atrio. Il ventricolo è molto distante dal feto, e in quel punto in cui riceve il canale auricolare nella sua parte finale assai larga, mostra l'aspetto di un nodo contorto. Il ventricolo attraverso un passaggio piuttosto sottile passa nel bulbo dell'aorta che è più largo, da dove un canale cilindrico piccolo assai sottile va a finire in due o tre radici dell'aorta.

Aorta magno arcu facto usque ad foveam cardiacam simplicem format truncum, hicque in duos finditur, quorum unusquisque suo in latere vertebras columnae dorsalis tegit et contractus, ad caudam quasi evanescere videtur. Nascuntur ex his arteriis, ultra medium foetum, duae, [50] supra commemoratae, arteriae laterales areae vasculosae[8].

L'aorta, dopo aver fatto un grande arco, forma un semplice tronco fino alla cavità cardiaca e qui si suddivide in due tronchi, ciascuno dei quali copre le vertebre della colonna dorsale che stanno dalla loro parte e, contratto, sembra quasi svanire in direzione della coda. Da queste arterie, al di là della metà del feto, nascono le due arterie laterali dell'area vascolare citate in precedenza.

[51] Jam qua se habeat circulatio sanguinis ratione, patet. Ex ventriculo sanguis [52] per aortam in duas arterias laterales propellitur; ex minutissimis harum ramificationibus, [53] tum in sinum terminalem, tum in minutissimos venarum surculos transit; [54] inde a venis excipitur et per ascendentem et descendentem cordi advehitur.

Adesso è evidente per quale motivo avviene la circolazione del sangue. Il sangue a partire dal ventricolo viene spinto attraverso l'aorta in due arterie laterali; dalle loro assai piccole ramificazioni passa sia nel seno terminale sia in minutissime ramificazioni delle vene; da qui viene accolto dalle vene e viene portato al cuore attraverso la vena ascendente e discendente.

Quatuor sunt plagae in sinu terminali commemorandae, {quorum} <quarum> binae sibi oppositae, quoad sanguinis directionem inter se conveniunt, nempe duae laterales et duae alterae capitalis caudalisque. A duabus plagis lateralibus truncis arteriarum e diametro oppositis sanguis, quem sinus ex arteriarum ramis suscipit, utroque versus diffluit, ita ut pars plagam caudalem, pars capitalem petat, quasi in tali plaga adesset punctum, ubi sanguis de [55] itinere eligendo dubius haereat. Sanguinis pars in sinus terminalis quadrante superiore dextro ad venam descendentem dextram, in quadrante superiore sinistro ad venam sinistram pertingit, vena ascendens sanguinem ex utroque quadrante inferiori suscipit. Quem sanguinis motum Cl. Spallanzani ita describit: "Il sangue nelle due arterie si muove a spinte, facendo nella sistole del cuore un tratto di cammino men corto, che nel antecedente sperienza, ma soffermandosi secondo il solito nella diastole, e solo tornando ad andare avanti nella sistole sussequente. Quando va avanti, quella porzione d'impulso, che ha nel tronco, non la sminuisce ne' rami, e nelle ramificazioni, che metton capo nella circonferenza; ma la sminuisce bene all'entrar nell'altre ramificazioni arteriose, che non giungono fino alla circonferenza, anzi innoltrandosi in esse perde ogn'impeto, divitando il suo moto equabile, ma lentissimo. In questi fini arteriosi, e principii venosi si puo dire che sia equabilità di moto nel sangue."

Nel seno terminale sono quattro gli spazi da ricordare, due dei quali sono tra loro contrapposti fino a quando fanno riunire tra loro la direzione del sangue, e precisamente due laterali e altri due, cefalico e caudale. Dai due spazi laterali il sangue, che il seno prende dai rami delle arterie, fluisce in ambedue le direzioni dai tronchi delle arterie contrapposti al diametro, in modo che una parte raggiunga lo spazio caudale e lo spazio cefalico, come se in tale spazio ci fosse un punto in cui il sangue fosse dubbioso circa il percorso da scegliere. Parte del sangue nel quadrante superiore destro del seno terminale giunge alla vena discendente destra, nel quadrante superiore sinistro alla vena sinistra, la vena ascendente raccoglie il sangue da ambedue i quadranti inferiori. L'illustrissimo Lazzaro Spallanzani descrive così questo movimento del sangue: "Il sangue nelle due arterie si muove a spinte, facendo nella sistole del cuore un tratto di cammino men corto, che nel antecedente sperienza, ma soffermandosi secondo il solito nella diastole, e solo tornando ad andare avanti nella sistole sussequente. Quando va avanti, quella porzione d'impulso, che ha nel tronco, non la sminuisce ne' rami, e nelle ramificazioni, che metton capo nella circonferenza; ma la sminuisce bene all'entrar nell'altre ramificazioni arteriose, che non giungono fino alla circonferenza, anzi innoltrandosi in esse perde ogn'impeto, divitando il suo moto equabile, ma lentissimo. In questi fini arteriosi, e principii venosi si puo dire che sia equabilità di moto nel sangue."

Embryo superiori sua corporis parte, collo incurvo, in sinistrum latus decumbit, [56] et caput ita positum est, ut occiput antrorsum, sinciput versus cor prospiciat, inferiore parte pronus est situs. Usque ad foveam cardiacam a capitis vagina tegitur, inde ad usque caudam patet. Axin embryonis medulla spinalis, plicis primitivis connatis inclusa, constituit; cum adnexis vertebris dorsalibus et {lumbalibus} <lumbaribus> inferiorem partem involucrum caudae tegit.

L'embrione, con la sua parte superiore del corpo, con il collo ricurvo, giace rivolto verso il lato sinistro, e la testa è disposta in modo tale che l'occipite è rivolto anteriormente, il sincipite verso il cuore, e la posizione è prona con la parte inferiore. Fino alla fossa cardiaca viene ricoperto dall'involucro della testa, e da questo punto è scoperto fino alla coda. Il midollo spinale, racchiuso in pliche primitive congenite, costituisce l'asse dell'embrione; con le annesse vertebre dorsali e lombari l'involucro della coda ricopre la parte inferiore.

In anteriore latere thoracis ventriculus, qui die secundo antrorsum directus erat, nunc oblique deorsum prospicit, iam ea figura et habitu gaudens, quo satis manifeste cognosci possit; figura nempe oblonga, conoidea, extremitate superiori angustiori, ex oesophago continuata, inde paulo antrorsum curvatus descendit, et apertura inferiori denique terminatur. Haec apertura ventriculi, quae prius foveae cardiacae hiatus fuit, tenero limbo cingitur, qui deorsum in plicas intestinales continuatur.

Nel lato anteriore del torace lo stomaco, che al secondo giorno era diretto anteriormente, adesso è rivolto obliquamente in basso, rallegrandosi già del possedere quell'aspetto e quella conformazione per cui può essere riconosciuto abbastanza chiaramente; infatti l'aspetto è allungato, a forma di cono, con l'estremità superiore più stretta in continuazione con l'esofago, quindi, curvandosi un po' in avanti, scende e infine termina con l'apertura inferiore. Questa apertura dello stomaco, che prima era stata l'apertura della fossa cardiaca, è cinta da un orlo morbido che in basso si continua nelle pliche intestinali.

Retro ventriculum mesenterium, e duabus plicis mesentericis sibi appropinquatis et connatis formatum, continuatur ita ut laminae, ex quibus constat, prius planae, nunc erectae et unitae membranam simplicem referant.

Dietro allo stomaco, il mesentere, formato da due pliche mesenteriche tra loro avvicinate e nate insieme, si continua in modo tale che le lamine, dalle quali è costituito, prima pianeggianti, ora erette e unite, somigliano a una membrana semplice.

[57] Intestinum rectum infundibuliforme apparet, apice oblique deorsum retrorsum, hiatu sursum antrorsum collocatum. Ille in anum abit, hic aperturam et foveolam inferiorem, (caudae involucrum,) constituit.

L'intestino retto appare a forma di imbuto, collocato con l'apice disposto obliquamente in basso e all'indietro, con l'apertura verso l'alto e l'avanti. Quello passa nell'ano, questa costituisce l'apertura e la fossetta inferiore (involucro della coda).

Pelvis intestini recti, quod suscipit, formam aemulatur; nam pelvis priori tempore similiter sub plicae specie exterius circa plicam intestinalem et involucrum caudae {positus} <posita> apparuit plicasque abdominales conjungens, nunc marginem pubis refert.

La pelvi imita la forma dell'intestino retto che accoglie; infatti la pelvi in un primo tempo apparve in modo simile disposta sotto forma di plica più all'esterno intorno alla plica intestinale e all'involucro della coda, e che congiunge le pliche addominali, adesso sembra il margine del pube.

Ex hoc margine blastoderma circa superficiem dorsalem foetus reflectitur, et ibidem limbo semilunari terminatur. Fines hujus limbi in illam membranam, ex plicis abdominalibus vel super dorsalem embryonis regionem reflexam et inde in dorsalem vaginae capitis partem transeunt. Haec reflexa membrana, quod est amnii veri inchoamentum, in axi dorsi nondum connata est et hac ratione recessus oblongo {laceolatus} <lanceolatus> proxime supra dorsum efficitur, a cujus margine membrana serosa in blastoderma continuatur[9]; [58] amnium, vocamus spurium, formans, quanquam nos non fugit, rem toto coelo diversam eodem nomine a Cl. Wolffio esse insignitam.

Da questo margine il blastoderma si riflette intorno alla superficie dorsale del feto, e sempre qui termina in un orlo semilunare. I bordi di questo orlo trapassano in quella membrana che si riflette dalle pliche addominali o sopra la regione dorsale dell'embrione, e da qui nella parte dorsale dell'involucro della testa. Questa membrana riflessa, poiché è l'abbozzo dell'amnio vero, non è ancora nata nell'asse del dorso e per questo motivo si crea un recesso a forma di lancia disposta vicino per il lungo sopra al dorso, dal cui margine la membrana sierosa si continua nel blastoderma; formando un amnio che chiamo spurio, anche se non mi sfugge che una cosa completamente diversa è contrassegnata con lo stesso nome dall'illustrissimo Kaspar Wolff.

Interea plicae abdominales et intestinales, quae propter connexionem membranae serosae et vasculosae blastodermatis ex ea, ipso integro blastodermate, formari videbantur, a se invicem diversis in locis, praecipue, ubi futura pedum alarumque sedes est, solvi incipiunt; ita, ut progerminatio extremitatum accumulatione materiae cellulosae jam dignoscatur, et vestigium indicetur separationis futurae stratorum serosi et vasculosi, quam die quarto manifeste videbimus, quo tempore et amnion a sola membrana serosa et intestina a vasculosa cum adnexa pituitosa formantur.

Nel frattempo le pliche addominali e intestinali, che a causa della connessione alla membrana sierosa e vascolare del blastoderma, essendo lo stesso blastoderma integro, sembrava che si formassero da essa, cominciano a staccarsi reciprocamente tra loro in diversi punti, soprattutto dove si trova la sede futura delle zampe e delle ali; di modo che, affinché ormai si riconosca la germinazione precoce delle estremità per accumulo di materiale cellulare, e venga indicata una traccia della futura separazione degli strati sieroso e vascolare, che vedremo chiaramente il quarto giorno, momento in cui si formano sia l'amnio dalla sola membrana sierosa e gli intestini da quella vascolare con annessa quella pituitosa <- mucosa>.

In inferiore embryonis parte apparet vesicula lentis magnitudine, tenera vasculosa, pellucido liquore impleta, quae quasi de vasculoso pedunculo pendet; oritur ex apice intestini recti, ubi pelvis inchoamento obtegitur, arterias umbilicales, nempe ramificationes arteriarum iliacarum, quas supra vidimus, utrinque ad vertebras discendentes, suscipiens. Quam vesiculam [59] Chorion[10] vulgo appellant, Oken[11] autem cum Allantoide[12] mammalium comparat.

Nella parte inferiore dell'embrione compare una vescichetta della grandezza di una lenticchia, tenera, vascolare, ripiena di liquido trasparente, che quasi pende dal peduncolo vascolare; nasce dall'apice dell'intestino retto, dove viene ricoperta dall'abbozzo della pelvi, accogliendo le arterie ombelicali, cioè le ramificazioni delle arterie iliache, che prima abbiamo visto scendere da ambo le parti verso le vertebre. Comunemente chiamano corion questa vescichetta, ma Lorenz Ocken la paragona all'allantoide dei mammiferi.

Wolff hoc tempore renes sub figura laminarum angustarum longitudinalium et solutos a laminis mesenterii, quibus hactenus adhaerebant, vidit; et hepatis duos lobos et pulmonum vesiculas distinxit.

Kaspar Wolff in questo momento ha visto i reni sotto l'aspetto di lamine strette longitudinali e staccati dalle lamine del mesentere alle quali finora aderivano; e ha distinto i due lobi del fegato e le vescicole dei polmoni.

Oculi decolores apparent, palpebrisque nudi, neque praeter lentem crystallinam, atque vitreum corpus et circumpositas pellucidas membranas scleroticam et choroideam[13], quidquam apparet[14].

Gli occhi appaiono scoloriti e privi di palpebre, e nulla compare eccetto la lente cristallina e il corpo vitreo, nonché le membrane trasparenti disposte intorno, la sclerotica e la coroide.



[1] Elio Corti - Secondo la ricerca condotta il 22 luglio 2011 dall'Ingegnere Giulia Grazi – Maciò* per gli amici - si tratta di centesimi di pollice: "Mi sono fatta la convinzione che la "centesima" sia la centesima parte del pollice, ancora usata del resto. Ora il pollice è convenzionalmente 2,54 cm. Allora, ai tempi di Pander, non lo so, ma ci correrà poco. Quindi la centesima (di pollice) è 0,025 cm. Un certo Albrecht Von Haller, fisiologo e poeta svizzero (Berna 1708-1777), che tu conosci di certo come autore di "Commentarius de formatione cordis in ovo incubato", da Google-books si vede che scrive spesso "centesimarum pollicis" e scommetterei che anche il tuo più tardo Pander (1794-1865) usa le centesime con la stessa accezione."

[2] Christian Pander - Gruithuisen Beyträge zur Physiognosie und Eautognosie pag. 167: "Wenn ein Ey bebrütet wird, so wächst die Dotterhaut zusehends, und erweitert dadurch ihrVolum: der Dotter wird dabey an Consistenz immer blasser und dünner, bis er zuletzt wie dünne Milch aussieht."

[3] Christian Pander - Solus Spallanzani recte cognovit has arterias. — Esperienza CXV. ore 40: "Appariscono già i vasi ombelicali della membrana involvente la chiara dell'uovo. Due sono le arterie, e due le vene. Queste corrispondono alla stremità del pulcino somigliante in que' primi tempi ad un vermicello, e quelle lo intersecano. Il sangue, che pende a un rugginoso gialliccio, si muove adagissimo nell'une e nell'altre." — Omnes ceteri auctores pro venis habuerunt; ita Wolff commemorat: "Haec vasa mere venosa sunt ad diem fere quartam usque, ubi primum arteriarum distributio observari solet."

[4] Christian Pander - Spallanzani, Esperienza CXVI: "Non tutte però le ramificazioni delle due arterie si spingono fino alla circonferenza, ma parecchie di esse prima di giugnervi danno volta, e cosi transmutandosi in vene ritornano al cuore."

[5] Christian Pander - Malpighius Append. Tab. IV. fig. 30. 33. Idem de form. pulli Tab. II. fig. 12. 14. Tab. III. fig. 16.

[6] Christian Pander - A v Haller I. c.

[7] Christian Pander - Malpighius Append. Tab. IV. fig. 26. 29. 30., attamen errat, dum ventriculum sinistrum pro dextro et bulbum aortae pro ventriculo sinistro habuit. — Blumenbach, Abbildungen naturhistorischer Gegenstände Heft 7 Taf. 64.

[8] Christian Pander - Non absonum erit, quasdam auctorum aberrationes de vasorum significatione hic enarrare. — Tiedemann ait: "Die Gefässe des Gefässraums schimmern seitwärts neben dem durchsichtigen Hofe durch das äufsere Blatt oder die Dotterhaut durch, und sind zwischen beyden Blättern des Gefässraums enthalten." nempe inter membranam vitelli propriam et blastoderma, quod tamen jam antea Wolffius melius descripsit, dum ait pag. 416. Tom. XII. de nostro blastodermate: "Mollior quidem exsistit et opaca et vasis ornata, quae in hujus membranae substantia ipsa exarantur. — Videntur quidem haec vasa, dum per superiorem" (nempe membranam vitelli) "egregie pellucent, utrisque potius membranis communia esse et quasi in cellulosa qua membranae connecterentur distribui, uti vasa mesaraica inter duas mesenterii laminas distribuntur, sed facile experimentum quo superior membrana ab inferiori detrahitur, illaesis et nullo modo mutatis nec tactis vasis, demonstrat, soli interioris membranae substantiae inesse." — Porro Tiedemann commemorat: "Sie sind jetzt und bis zum vierten Tage blos Venen" quod ut vidimus falsum est. — Fabricius ab Aquapendente, de formatione ovi et pulli fig. 2. 3. 4. et Joerg Grundlinien zur Physiologie des Menschen, in eo consentiunt, blastoderma Chorion, vasa ejus vasa {umbilical a} <umbilicalia> esse, et haec vasa, primordia embryonis referre, ex quibus foetus formatur. Sic quidem Joerg manifeste pag. 247 commemorat: "Es ist daher fast bis zur Evidenz zu erweisen. dass die vorzüglichern Adern des Embryo vom Chorion aus in denselben gedrungen sind, oder vielmehr dass der Embryo zuerst aus einem grössern Aderstamme des Chorions bestand, der sich an einer Stelle umbiegt, dadurch das Herz bildet, aber auch dadurch die Aorta und die grosse Hohlvene bildet." — Adhuc notandum est quod Oken de his vasis et eorum significatione commemorat pag. 363: — Me hercle! — "Es sollen nämlich lauter Venen, keine Arterien seyn, welches zu glauben wir uns als Physiolog schämen würden. Die zwey Seitengefälse, welche aus der Nabelstelle kommen, und senkrecht auf den Keim nach den Seiten sieh ausbreiten und verzweigen, entspringen aus der Pfortader, wogegen wir nichts haben. Dann ist auch eine absteigende und aufsteigende Ader da ausser dem Leib, nämlich in dem Gefässraum, welche beyde aus der Hohlader entspringen sollen, was wir für baaren Unsinn halten. Aus der Gränzader sliesse mithin Blut durch die Seitennabelgtfässe durch die Pfortader ins Herz, und durch die aufund absteigende Vene in die Hohlader und auch ins Herz — und nirgends heraus? — Nach dem, was wir gesehen haben, scheinen uns die Gefässe folgende Bedeutung zu haben. Es sind zwey ganz von einander verschiedene Gefässsysteme da. Die Seitengefässe sind Krösnabelgefässe, die aufund absteigenden aber sind den Eyerkeimen eigenthümlich, wenigst bey Säugthieren noch nicht nachgewiesen. Es ist auch unrichtig, zu sagen, es sey eine aufsteigende Vene da; wir haben bey einem Ey von 3 1/2 Tagen gesehen, dass eine Menge Zweige aus der Kopfgegend, jederseits wohl ein Dutzend nach oben und seitlich gegen die Gränzader steigen, und sich mit dieser verbinden. Vor und hinter dem Kopfe laufen sie in einen Stamm, also in zwey, und der vordere scheint sich in die Gegend des Herzens, der hintere aber tiefer gegen den Nabel in den Keim zu begeben. Die Seitengefässe reichen mit ihren Enden nicht bis an die Gränzader. Das absteigende Gefass ist sehr schmächtig, und giebt wenige Zweiglein, welche sich unten auch in zwey Bündel wie oben theilen, an die Gränzader; daher diese keinen ganzen Kreis bildet, sondern nur zwey Halbkreise, die mit ihren Durchmessern sich zwar parallel liegen, aber nicht berühren. Durch die sogenaunten aufsteigenden Adern, die wir wahrer die obern nennen wollen, wird das arteriöse Blut aus der Gränzader in den Keim gebracht, und ihre zwey Stämme werden sich daher in die Hohlader, aber wie uns scheint, in beyde Hohladern öffnen. Durch die absteigenden Zweige aber, oder durch die untern Adern wird dieses Blut als venöses wieder in die Gränzader gebracht, und sie müssen mithin Fortsetzungen der Aorta seyn. Die Seitenadern, welche ihr Blut ohne Zweifel in die Krösadern, und aus diesen in die Pfortader führen, scheinen ausser aller Verbindung mit der Gränzader, selbst noch am siebenten Tage zu seyn, wo doch alle Gefasse schon sehr deutlich sind, und sogar das Chorion schon gross ist. Diese treiben also ihr Wesen für sich. — Die obern Dottergefälse wären also gleich der Nabelvene, insofern diese einen Zweig in die untere Hohlader giebt, die untern Dottergefsse aber wären gleich den Nabelarterien, welche das venöse Blut aus der Aorta zum Mutterkuchen führen. Die Gränzader ist gleich dem Mutterkuchen. Die Seitengefüsse haben als Krösgefässe nichts damit zu thun; doch haben wir nichts entgegen, wenn sie die Nabelvene vorstellen, insofern diese einen Zweig an die Pfortader giebt. Bey den Vögeln ist also das Gefässsystem mehr zerfallen; jedes individual ausgebildet, was für ein anderes Organ bestimmt ist. In der Nabelvene der Säugthiere sind zwei Gefässe verschmolzen, das für die Pfortader und das für die Hohlader. — Es ist also die Entwicklung geschichte des Pippels im Ey doch noch nicht so fertig, so deutlich und verständlich, wie viele sich einbilden; ja vielmehr ist diese sogenannte Verständlichkeit baarer Unsinn."

[9] Christian Pander - Tredern fig. II. 4. 4. erravit dum hanc continuationem membranae serosae pro amnio habuit.

[10] Elio Corti - Còrion: dal greco chórion = membrana, membrana che avvolge il feto, membrana dell'uovo. Annesso embrionale degli Amnioti, costituito da una membrana che, avvolgendo l'embrione (racchiuso nell'amnios), l'allantoide e il sacco del tuorlo, delimita con la propria parete anche la cavità del celoma extraembrionario. Nei rettili, negli uccelli e nei mammiferi lo sviluppo embrionale è caratterizzato da aree extra-embrionali dette annessi embrionali. Si tratta di amnios, corion, sacco vitellino, allantoide e placenta, quest'ultima presente nei soli mammiferi placentati. § Trattasi, in realtà, della cavità allantoidea contenente frustoli di urina solida (masse di urati). (Luigi Belloni, 1967)

[11] Elio Corti - Lorenz Ockenfuss, da lui stesso abbreviato in Oken: biologo e naturalista tedesco (Bohlsbach, Baden, 1779 - Zurigo 1851). Dopo aver insegnato nelle università di Jena e Monaco, lasciò la Germania per motivi politici e si stabilì a Zurigo (1832). A partire dal 1817 pubblicò la rivista Isis. Esponente tra i più noti dei filosofi della natura, nel suo Lehrbuch der Naturphilosophie (1809-11; Trattato di filosofia della natura) suppose che le varie specie di organismi viventi fossero tutte composte delle stesse unità materiali, o vescichette mucose infusoriali, che continuavano a vivere dopo la morte dell'organismo cui avevano appartenuto e venivano a far parte di un'altra creatura. Tale idea godette di una certa popolarità in Germania durante i primi anni del sec. XIX e, unitamente allo studio microscopico delle strutture delle piante e degli animali, portò allo sviluppo della teoria cellulare. Come filosofo subì dapprima l'influsso della filosofia della natura del filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Joseph Schelling (Leonberg 1775 - Bad Ragaz 1854), rifiutando però la sua svolta mistica e teosofica. Concependo la natura come un tutto organico unico, che esplica in sé l'eterna trasformazione di Dio, approdò al panteismo. Altra opera: Über das Universum als Fortsetzung des Sinnenssystem (1808; Sull'universo come continuazione del sistema di pensiero). § Lorenz Oken (August 1, 1779 – August 11, 1851) was a German naturalist. Oken was born Lorenz Okenfuss in Bohlsbach (now part of Offenburg) in Baden and studied natural history and medicine at the universities of Freiburg and Würzburg. He went on to the University of Göttingen, where he became a Privatdozent (unsalaried lecturer), and shortened his name to Oken. As Lorenz Oken, he published a small work entitled Grundriss der Naturphilosophie, der Theorie der Sinne, mit der darauf gegründeten Classification der Thiere (1802). This was the first of a series of works which established him as the leader of the movement of "Naturphilosophie" in Germany. In it he extended to physical science the philosophical principles which Immanuel Kant had applied to epistemology and morality. Oken had been preceded in this by Gottlieb Fichte, who, acknowledging that Kant had discovered the materials for a universal science, declared that all that was needed was a systematic coordination of these materials. Fichte undertook this task in his "Doctrine of Science" (Wissenschaftslehre), whose aim was to construct all knowledge by a priori means. This attempt, which was merely sketched out by Fichte, was further elaborated by the philosopher Friedrich Wilhelm Joseph Schelling. Oken built on Schelling's work, producing a synthesis of what he held Schelling to have achieved. Oken produced the 7 volume series "Allgemeine Naturgeschichte für alle Stände", with engravings by Johann Conrad Susemihl, and published in Stuttgart by Hoffman between 1839-1841.

[12] Elio Corti - Allantoide: dal greco allantoeidës, che ha la forma di salsiccia, essendo allâs la salsiccia, il sanguinaccio. In embriologia, uno degli annessi fetali che, negli animali amniotici, ha funzione respiratoria, nutritizia ed escretoria per l'embrione.

[13] Elio Corti - Coroide deriva dal greco chorioeidës, simile a placenta. Membrana vascolare (membrana coroidea) dell'occhio, posta tra la retina (di cui rappresenta la parte posteriore) e la sclerotica. È ricca di vasi sanguigni e di pigmento scuro e presenta posteriormente un'apertura attraverso cui passa il nervo ottico.

[14] Christian Pander - Haller pag. 399.