Vol. 1° -  VIII. - Lettura 3

Gli incubatoi naturali

Come abbiamo visto, l'incubazione artificiale delle uova di Gallina risale ai tempi dell'antica civiltà egizia, ed è tuttora florida per la notevole perfezione raggiunta con le attuali incubatrici governate elettronicamente.

Una tecnica di cova del tutto naturale e senza l’intervento di una chioccia è stata inventata e applicata da tempi immemorabili dai Megapodidi: alcune specie della famiglia, infatti, depongono le uova in prossimità di caldissime sorgenti d’origine vulcanica o nella lava ancora calda; altre sfruttano il calore prodotto dalla decomposizione di foglie e sostanze vegetali; altre ancora depositano le uova lungo la riva del mare, esponendole alla forte irradiazione solare. Un simile comportamento sembrerebbe opera di un'ardita fantasia, e in effetti per molto tempo venne considerato una semplice leggenda.

Qualche tempo dopo la circumnavigazione terrestre di Magellano, il monaco domenicano Navarrete, rientrando dall'Australia, rese di pubblico dominio la notizia che in quel continente esistevano Galli che deponevano uova più grandi di loro e che le lasciavano giungere a maturazione tra cumuli di foglie. La cosa apparve talmente insolita da non trovare il benché minimo credito. Dopo alcuni secoli, i primi colonizzatori che raggiunsero l’Australia trovarono tra i cespugli numerosi cumuli di foglie simili a quelli descritti da Navarrete. Essi pensarono si trattasse di rifugi costruiti dagli indigeni per i giochi dei propri figli. I Bianchi approdati nell'Australia settentrionale li considerarono invece una forma di monumento sepolcrale.

Soltanto nel 1840 il naturalista John Gilbert ritenne opportuno scavare tra questi cumuli, e in mezzo ad essi, come avevano sempre affermato gli indigeni, furono rinvenute delle uova. Normalmente le uova dei Megapodidi sono piuttosto grandi e pesano attorno ai 185 grammi. Se si considera che una femmina di questa famiglia ha pressappoco le dimensioni di una gallina domestica e che le uova prodotte da quest'ultima pesano dai 50 ai 60 g, è facile calcolare che l’uovo di un Megapodide ha un peso pari al 12 % dell'animale stesso, mentre l’uovo di una gallina raggiunge soltanto il 4 % del suo peso. In talune zone della Polinesia  i cumuli costruiti dai Megapodidi sono spesso una proprietà personale di alcuni indigeni, che si appropriano regolarmente delle uova in essi deposte. I metodi usati dai Megapodidi per portare a maturazione le uova sono molto diversi.

Metodo alla lampada solare

Il Maleo delle Celebes, Macrocephalon maleo, e il Megapodio di Wallace, Eulipoa wallacei, sfruttano il calore del sole deponendo le uova lungo la spiaggia nei punti maggiormente soggetti all'irradiazione. Secondo alcuni osservatori, il Maleo delle Celebes si porta spesso anche nelle regioni interne e abbandona la propria covata in terreni di natura vulcanica che provvedono a fornire il necessario calore.

Sfruttamento geotermico

Molto vari sono pure i metodi usati dalle varie specie del genere Megapodius: in talune regioni, ad esempio nella Nuova Britannia e nelle Isole Salomone, il Megapodio di Freycinet [1] , Megapodius freycinet, del quale esistono alcune sottospecie, sceglie sovente località riscaldate da calore di origine vulcanica, ove scava gallerie che possono avere anche la profondità di un metro. In altre zone, quest’uccello innalza grossi cumuli di foglie e terriccio sabbioso, che talvolta hanno un diametro di 12 metri e un'altezza di 5 metri. In questi casi il calore necessario per portare a sviluppo l’embrione viene fornito in parte dal sole, in parte dalla decomposizione delle foglie; nelle zone esposte alla diretta azione dei raggi solari i cumuli sono costituiti prevalentemente da terriccio, mentre nel folto della giungla sono formati quasi esclusivamente da foglie. Dopo la deposizione delle uova gli uccelli non controllano più la temperatura esistente all'interno del cumulo o della galleria, in quanto ogni uovo viene posto in un punto che possiede la temperatura ottimale per la sua maturazione.

Sfruttamento dei processi fermentativi

I metodi di incubazione adottati dai Megapodidi dei generi Alectura, Talegalla ed Aepypodius, sono del tutto analoghi a quelli appena descritti per il genere Megapodius. Infatti i loro cumuli vengono eretti sempre nel folto della foresta, in località ombreggiate, per cui lo sviluppo dell'embrione avviene solo per effetto del calore di decomposizione. Servendosi dei robusti piedi, il maschio raduna foglie e detriti vegetali con cui costruisce un cumulo di circa 3 metri di diametro e un metro o un metro e mezzo d’altezza; nel periodo che precede di poco la deposizione delle uova egli esamina ogni giorno la propria opera, rimuovendo il fogliame in modo che questo venga bagnato uniformemente dalla pioggia o dall'umidità e nello stesso tempo sia ben arieggiato: ciò accelera il processo di decomposizione, per cui in breve si verifica la prima esplosione di fermentazione, con temperatura molto elevata.

Il maschio permette allora alla compagna di salire sul cumulo per la deposizione entro le buche in precedenza scavate alla sommità. Tuttavia prima della deposizione i due uccelli esaminano attentamente il fogliame con il becco aperto, assicurandosi che all'interno di ogni nicchia la temperatura abbia raggiunto il valore ottimale. Ciascuna femmina depone da dieci a tredici o più uova; quelle del Tacchino di boscaglia, Alectura lathami , hanno bisogno di un periodo d’incubazione variabile dalle sette alle dodici settimane, durante le quali il maschio provvede a raccogliere nuove sostanze vegetali e ad aggiungerle al cumulo, allo scopo di assicurare una continua produzione di calore.

Alectura lathami - Tacchino di boscaglia

Per essere certo che la temperatura abbia sempre il valore ottimale, l’uccello scava dei fori nel cumulo introducendovi poi il capo: ciò fa ritenere che i Megapodidi abbiano i recettori del senso termico localizzati nel becco, forse sulla lingua o nel palato.

Fermentazione a controllo totale per 7 e più mesi
Un daffare computerizzato

Problemi ben più gravi deve affrontare il Fagiano australiano, Leipoa ocellata: a differenza degli altri Megapodidi, vive infatti negli aridi territori cespugliosi dell'Australia interna ove si registrano fortissime escursioni termiche, sia giornaliere sia annuali. In queste zone il Fagiano australiano dispone di pochi detriti organici, e anche quando è riuscito a raccoglierne e ad accumularne una certa quantità, essi non si decompongono ma si seccano e vengono spazzati via dal vento oppure vengono distrutti dalle Termiti.

Leipoa ocellata - Fagiano australiano

Tenendo conto di tutti questi fattori, la Leipoa ocellata interra il proprio cumulo a una certa profondità, in modo da ripararlo dall'influenza dell'aria secca. L'intero processo ha una durata incredibilmente lunga: per dieci mesi all'anno, infatti, questi uccelli trascorrono in pratica tutta la giornata adoperandosi in modo da raggiungere all'interno dei propri cumuli la temperatura ottimale.

Fig. VIII. 8 - L’incubatoio naturale del Fagiano australiano, Leipoa ocellata: dopo 4 mesi dall’accumulo dei materiali organici, finalmente alla femmina è concessa la deposizione delle uova. Da Hünervögel der Welt di Heinz Sigurd Raethel, Natur Verlag, Augsburg, 1991. Sand = sabbia – Eikammer = camera dell’uovo – Org. Material = materiale organico – Erdreich = terreno.

Durante l’inverno il maschio scava una fossa larga due metri e profonda uno, nella quale raccoglie tutte le foglie e i rami secchi che può reperire in un raggio di 50 metri; essi vengono poi bagnati dalle piogge, che sono piuttosto frequenti in tale periodo. Quando il materiale è completamente impregnato d’umidità, il maschio lo copre di sabbia, formando al disopra della fossa un monticello che può avere un diametro di cinque metri e un'altezza variabile dal metro al metro e mezzo. Le foglie e i rami così interrati si decompongono, producendo il calore necessario; dopo 4 mesi il maschio ritiene giunto il momento di dare inizio alla deposizione delle uova, che avviene in una nicchia scavata al centro della costruzione, in un periodo di tempo variabile dai 5 ai 17 giorni. Il lavoro del maschio non è però terminato: durante la primavera, l’estate e l’autunno, esso si adopera affinché la temperatura all'interno del cumulo non scenda mai troppo al disotto di 33,5°C, cosa che richiede una costante attività, in quanto lo sviluppo dell'embrione si protrae per sette o più mesi, durante i quali la temperatura esterna è ovviamente soggetta a forti variazioni.

In primavera il cumulo deve possedere una temperatura più alta rispetto a quella media dell'aria e del terreno; in estate deve invece essere più bassa, mentre in autunno deve essere nuovamente superiore; inoltre, mentre in primavera la decomposizione dei materiali organici è molto forte, in estate essa procede con maggiore lentezza. Pertanto durante il primo periodo il maschio provvede ogni giorno a creare dei fori nel cumulo, in modo da agevolare la perdita del calore, ed evitare un surriscaldamento delle uova che l’intensità dei processi fermentativi renderebbe inevitabile; in estate accumula invece una notevole quantità di terriccio sulla sommità della sua costruzione, in modo da proteggere la covata dalla violenta irradiazione solare e dall’elevata temperatura esterna (circa 46°C). Inoltre durante le settimane più calde e ad intervalli di due giorni il maschio approfitta delle prime luci dell'alba per scavare numerosi fori nella fossa e per mescolarvi del terriccio raffreddato dall'aria della notte: in tal modo evita che il calore si propaghi dalla superficie all'interno. In autunno la temperatura all'interno della camera che accoglie le uova potrebbe facilmente scendere al disotto dei 33,5°C, per cui il maschio provvede ad appiattire il cumulo in modo che le uova siano coperte da uno strato di sabbia alto solo pochi centimetri riscaldato dal sole; al tramonto aggiunge un nuovo strato di sabbia ancora calda dei raggi solari. Quando con l’avanzare dell'autunno i giorni diventano più brevi e più freddi e la temperatura del cumulo scende a valori troppo bassi, l’incubazione termina.

Difesa del territorio e dell’incubatoio

Il Fagiano australiano e il Tacchino di boscaglia posseggono territori personali ai quali sono strettamente legati, e che possono avere un'estensione anche di 50 ettari. I territori comprendono una località adatta per la costruzione del cumulo e la sua scelta viene effettuata abitualmente durante l’inverno. Come abbiamo visto, il compito di costruire il cumulo spetta soprattutto al maschio, che difende furiosamente la sua opera contro gli altri compagni e impedisce persino alla femmina di avvicinarsi prima che all'interno sia stata raggiunta la temperatura ottimale. I rappresentanti del genere Megapodius sono invece assai meno legati ai loro territori, mentre quelli di altre specie che depongono le proprie uova sulla sabbia riscaldata dal sole o dal calore di origine vulcanica, formano spesso colonie chiuse. Maschi e femmine del genere Megapodius vivono in coppie unite da un legame duraturo e si dividono di comune accordo il compito della costruzione del cumulo. Spesso si è sostenuto che di quando in quando più femmine dell'una o dell'altra specie deporrebbero le proprie uova nello stesso cumulo, ma finora non è stato possibile accertare la validità di tale affermazione.

La preparazione del posto uovo

Il comportamento delle singole specie prima e durante la deposizione delle uova è molto diverso: il maschio di Fagiano australiano scopre il proprio cumulo e scava una nicchia prima della deposizione di ciascun uovo. Quest’operazione richiede diverse ore in quanto deve spostare da uno a due metri cubi di sabbia. Soltanto quando ha terminato la sua opera la femmina può avvicinarsi: dopo aver esaminato con il becco la buca scavata dal compagno, vi crea un piccolo avvallamento nel quale depone l’uovo. Dopo che la femmina si è allontanata, il maschio ricopre la buca, ridando al cumulo la forma originaria. Nel Tacchino di boscaglia invece, la femmina provvede da sola a creare una piccola nicchia alla sommità del cumulo, ove depone l’uovo, ricoprendolo poi con cura. Poiché i vari punti del cumulo hanno una temperatura diversa a seconda dei materiali usati e dell'andamento della loro fermentazione, talvolta la femmina scava varie nicchie, valutandone la temperatura prima di deporvi l’uovo. Nei diversi rappresentanti del genere Megapodius e nel Maleo delle Celebes, maschio e femmina provvedono di comune accordo a scavare le nicchie e quindi a ricoprirle.

Inizio e durata dell’incubazione

L'inizio e la durata dell'incubazione dipendono evidentemente dal raggiungimento e dal mantenimento della temperatura ottimale necessaria allo sviluppo dell'embrione. Tacchini di boscaglia e Fagiani australiani depongono le prime uova in settembre, quando cioè in Australia è primavera e la temperatura all'interno del cumulo ha raggiunto i valori richiesti. Se la primavera è insolitamente asciutta, e i materiali che costituiscono il cumulo non possono quindi decomporsi, gli uccelli differiscono o addirittura rinunciano alla deposizione. Nelle estati molto calde e aride, questa viene portata a termine entro breve tempo, mentre viene rallentata se la stagione estiva è mite. Talune forme di Megapodius vivono invece in territori nei quali la temperatura è per tutto l’anno piuttosto elevata e costante e in cui le precipitazioni piovose sono distribuite regolarmente nell'intero arco dell'anno. Ciò consente a questi uccelli di effettuare la deposizione in qualsiasi periodo.

I pulcini speleologi

Alcuni piccoli di questa famiglia, già allo stato embrionale sono dotati di un piccolo dente, il diamante, di cui però non si servono per uscire dal guscio, che rompono invece esercitando una forte pressione con zampe e collo. Poiché le nicchie sono situate in profondità, talvolta anche un metro sotto la superficie del terreno, i piccoli devono portarsi alla sommità del cumulo. Quest’operazione richiede sovente parecchie ore ed è qualche volta piuttosto pericolosa, almeno per i pulcini del Fagiano australiano. Se il clima è molto caldo, alcuni di essi soffocano infatti prima di uscire all’aria aperta. Quando però riescono finalmente a crearsi un varco tra la sabbia, sono del tutto sfiniti: hanno appena le forze sufficienti a portarsi nel più vicino punto sicuro, ove rimangono a riposare per un'ora o anche più, prima di cominciare a muoversi tra la vegetazione.

Quest’operazione è invece assai più semplice per i pulcini del Tacchino di boscaglia, che devono aprirsi un varco tra le foglie; quando essi hanno raggiunto la sommità non sono particolarmente affaticati e possono muoversi tranquillamente. Padre e madre non si occupano dei figli, che per loro fortuna sono in grado di muoversi svolazzando fin dalla nascita e di procurarsi da soli il cibo; essi sono rivestiti da un morbido piumino, mentre le penne delle ali hanno il vessillo ancora chiuso. Ciascuna remigante, all'atto della schiusa, è ancora avvolta da un involucro gelatinoso, che viene perduto durante la risalita verso la sommità del cumulo: in tal modo, quando il pulcino giunge all’esterno, le sue ali sono completamente asciutte e in grado di sostenerlo nel primo volo.

Gli studi sui Megapodidi

Fu possibile chiarire molti problemi relativi alla riproduzione dei Megapodidi allorché questi uccelli cominciarono a riprodursi anche in cattività. Il primo esito positivo in tal campo si ebbe nel 1872 presso lo zoo di Berlino, ove però la seconda nascita avvenne solo nel 1932. Considerando la rarità di tali eventi, a Francoforte non ritenevamo possibile [N.d.T.: è Grzimek che riferisce queste esperienze] che i Tacchini di boscaglia da noi allevati riuscissero a riprodursi. Una mattina, tuttavia, un guardiano rinvenne, distesa sotto una scala a notevole distanza dalla gabbia in cui erano alloggiati i Tacchini, una creaturina grigia, che egli scambiò dapprima per un ratto; la bestiola si era allontanata dalla gabbia, passando attraverso l’inferriata. Nei sei anni successivi nacquero complessivamente 30 esemplari, che già al primo anno di vita avevano raggiunto il loro pieno sviluppo e si preoccupavano a propria volta di costruire cumuli da incubazione. In un giardino zoologico tale operazione non è affatto semplice, in quanto gli Uccelli hanno bisogno di quantità enormi di fogliame: quando infatti si trasporta nel recinto l’intero carico di un autocarro, ad esempio di prima mattina, poco prima di mezzogiorno il maschio lo ha già tutto raccolto in un cumulo che occupa il recinto per un'ampiezza di due metri.

Nello zoo di Francoforte, Baltin e i coniugi Faust cercarono di portare a maturazione delle uova di Tacchino di boscaglia ponendole in incubatrice; il primo tentativo si rivelò un completo fallimento: nessuna delle uova presentava il minimo segno, sia pure solo iniziale, di sviluppo embrionale. Evidentemente la temperatura all'interno dell'incubatrice, che corrispondeva a quella ottimale per le galline domestiche, era troppo elevata per questi uccelli. L'anno successivo i tre studiosi decisero di regolare la temperatura tra i 33,6 e i 34,4°C; misero quindi le uova in un acquario di vetro, posto in mezzo a un mucchio di fogliame che veniva regolarmente inumidito. In tal modo le uova si trovavano in un ambiente con umidità relativa pari al 78 %. Dopo 15 giorni si dischiuse un uovo che in precedenza era rimasto per 33 giorni in un cumulo da incubazione naturale, lasciando uscire un piccolo perfettamente sano. Un secondo uovo venne messo nell'incubatrice subito dopo la deposizione, ma l’embrione morì al 21° giorno; dal terzo uovo uscì infine il primo Tacchino di boscaglia, incubato secondo un metodo completamente artificiale; esso completò il proprio sviluppo embrionale nel giro di 47 giorni.

I pulcini incubati artificialmente a Francoforte al momento della nascita non erano ancora in grado di tenersi eretti, ma potevano muoversi con sicurezza già dopo 24 ore. Solo dopo questo intervallo di tempo anche il loro aspetto esterno si presentava in tutto simile a quello dei piccoli nati allo stato libero.

Considerazioni etologiche

Quando si sente parlare per la prima volta del metodo usato dai Megapodidi per portare a maturazione le proprie uova, istintivamente ci si può domandare perché non tutti gli uccelli adottino un sistema analogo d’incubazione. In passato si credette che i rappresentanti della famiglia formassero un gruppo assai primitivo, in quanto il loro metodo di cova sembrava avere notevoli affinità con quello usato dai rettili. In seguito agli studi compiuti e alle più esatte conoscenze acquisite al riguardo, oggi si può tuttavia affermare che il comportamento durante l’incubazione dei Megapodidi e dei Rettili presenta moltissime differenze: il particolare sistema usato dai primi non è perciò una caratteristica primitiva, ma è stato elaborato nel corso del loro sviluppo filogenetico da uccelli che appartengono allo stesso ramo di altri gruppi di Galliformi. Osservando un Megapodio mentre si dedica ininterrottamente, per mesi, dal primo mattino a tarda sera, a raccogliere e ad accumulare terriccio e fogliame, a scavare fosse e avvallamenti, a rimuovere i materiali accumulati e ad allontanare dalla propria opera ogni essere il cui aspetto sia abbastanza simile a quello della femmina, si comprende come tale metodo non possa essere inteso come un progresso. Gli altri Galliformi sembrano aver intuito che l’incubazione abituale è assai più comoda e meno faticosa, e pertanto, deposte le uova, le covano tranquillamente per breve tempo.

H.J.Frith - Bernhard Grzimek - Alexander Skutch
In Vita Degli Animali


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 avanti 


[1] Louis Claude de Saulces de Freycinet (Montélimar 1779 - Freycinet 1842) fu un navigatore francese che tra il 1800 e il 1805 rilevò le coste dell'Australia e poi compì una circumnavigazione del globo (1817-1820).