Vol. 1° -  IX.8.9.e.

Digressione dalla digressione

Secondo Donkin, citato da Hoffmann (1995), perulero corrisponde al Nahuatl [1] perutótotl, che vuol dire Perù orientale, cioè quella parte del Sudamerica che si estende verso est dal Golfo di Darién (Panama) fino alle Guiane, bagnata dal Mar delle Antille.

Ma, secondo Kilgore, l’esatto aggettivo castigliano per denotare l’origine peruviana è peruano. Perulero sarebbe metaforico, usato sin dagli albori della conquista sudamericana per indicare gli avventurieri che se ne tornavano a casa con le tasche piene di denaro. Pertanto, l’accezione di perulero sarebbe sgargiante, vistoso, come erano i nuovi arricchiti di ritorno dalle Indie occidentali, e non indicherebbe una patria d’origine.

Questa deduzione etimologica - riportata da Hoffmann - in sé e per sé non conclude nulla contro l’origine peruviana dell’anatra muta. Che fosse peruana o perulera, essa proveniva pur sempre da un qualche Perù, come venivano dall’Eldorado i nuovi cafoni arricchiti. Sarebbe come affermare che pistolero non è l’abile maneggiatore di pistola, in quanto questa classica figura dei film western dovremmo chiamarla pistolano. Pistolero è parola spagnola e Panzini, nel suo Dizionario Moderno (1935), attribuisce a questo vocabolo il significato di anarchico nei confronti della Spagna. Che sia un anarchico oppure un killer, il pistolero usa la pistola e al suffisso spetta il compito di esprimere in modo stringato ciò che richiederebbe una pedante circonlocuzione.

Forse gli anglofoni non sono abituati all’uso di varianti dai sottintesi talora scherzosi, mentre è prassi quotidiana di noi latini. L’abbondanza di accrescitivi, diminutivi, vezzeggiativi, spregiativi, e chi più ne ha più ne metta, è una caratteristica della lingua italiana.

Ma il portoghese, pur essendo più latino dell’italiano, non possiede la ricchezza espressiva del nostro idioma. In portoghese, lingua estremamente musicale, le varianti, sia degli aggettivi che dei sostantivi, sono numericamente contenute. In Brasile café diventa cafezinho e basta. Noi possiamo sbizzarrirci con caffeino, caffeuccio, caffettinino, ciascuno con una sua propria risonanza psicologica. L’anatra muta non è sgargiante, a parte le caruncole del maschio. Infatti non è certo variopinta in modo calligrafico come il maschio della Mandarina quando veste l’abito nuziale. Gli Spagnoli l’hanno chiamata perulera, così, solo per qualche motivo eufonetico, oppure perché volevano intendere che proveniva da quel Perù, da quella terra mitica traboccante d’oro, dalla terra degli avventurieri. L’anatra venuta dal Perù rappresentava un tutt’uno con coloro che avevano l’ardire di attraversare l’Oceano in cerca di fortuna.

Ci siamo mai accorti come il limite che separa il nord dal sud dell’Italia sia variabile a seconda del nostro stato d’animo? Talora cade alla periferia sud di Roma, talora si sposta a Firenze, per gli ex sudditi romagnoli dello Stato Pontificio credo corrisponda allo spartiacque appenninico. Ma questo è nulla. Se stiamo parlando in tono bonario o di qualche persona cara, diciamo che essa è del Sud, altrimenti un bel Terrone non glielo toglie nessuno. L’aggettivazione è un’espressione dello stato d’animo e nessuno può negare che essere del Sud o essere Terrone non sia la stessa cosa. Ovviamente, il punto controverso sta nella linea di demarcazione tra le due Italie.

Anche noi alteriamo aggettivi e sostantivi senza saperne il motivo preciso. Potremmo limitarci a dire “aspetta un momento”, e un momento è già molto breve, invece no, ricorriamo a momentino e, se la fretta dell’altra persona lo richiede, passiamo al momentinino. Cercherò di spiegare questo ad Hoffmann, ma credo che certe sottigliezze del linguaggio siano difficili da recepire se la lingua madre è diversa. Logicamente è fatta salva una cosa: lo spagnolo non lo parlo e lo capisco se non è sparato a raffica, il portoghese lo parlo e lo capisco, e in portoghese brasiliano si dice brasileiro e il pollaio galinheiro, cioè dove abita la galinha. Penso siate d’accordo che suona molto meglio brasileiro anziché brasiliano. Brasileiro è più stringato, meno sboccato, dà una sensazione di compattezza e di minor dispersione di quanto non accada con quella lettera a, sguaiata, che ci costringe ad aprire la bocca per pronunciare la terza sillaba di brasiliano.

La pubblicità possiede enormi poteri e si basa sullo studio della psicologia umana, sulla quale deve esercitare violenza. Prendiamo l’aggettivo italiano meraviglioso. In passato c’era chi usava maraviglioso, ma noi del 2000 lo useremmo solo in tono scherzoso. Quella a ci dà fastidio, e, pur provenendo dal latino mirabilia, cose ammirevoli, anche i Francesi hanno scelto merveilleux. Gli Inglesi hanno optato per marvellous, intanto non sai mai come lo pronunciano, perché l’inglese è una lingua parlata, non scritta. Riprendiamo la pubblicità. Ci ha messo nelle orecchie Cacao meravilhao (meravigliao) e in portoghese ciò non esiste, ma suona molto bene, perché l’esatto sarebbe Cacau maravilhoso. Quando vogliamo scherzare diciamo Cacao meravigliao, terminando proprio con due sboccati ao, e non con la nasale richiesta dal portoghese che suonerebbe più o meno meravigliòn. Il Cacao meravilhao ha talmente intriso gli speakers dei programmi sportivi, che anche il grande Falcão diventa, tout court, Falcao. Basterebbe un italianizzato, e molto veneto, Falcòn, che la buona volontà e un minimo di cultura sarebbero salve.

In sintesi: peruano e perulero indicano la provenienza dal Perù, non stiamo a disquisire se dal Perù orientale oppure occidentale, e l’aggettivo prescelto per l’anatra dipende da motivazioni psicologiche ed eufonetiche, che sono il pane quotidiano della linguistica. Pesante digressione questa, quasi una protratta masturbazione psicologica, non dissimile dalla diatriba sul sesso degli Angeli.

Ma non potevo tacerla.

 sommario 

 avanti 


[1] Il Nahuatl era un’antica lingua amerinda parlata in Messico, appartenente alla famiglia uto-azteca, di cui restano iscrizioni ideografiche o geroglifiche, nonché una ricca letteratura, che a partire dai secoli XVI-XVII è stata scritta nell'alfabeto latino, usato secondo la pronuncia spagnola. Sopravvivono ancora dialetti nahuatl e varietà dialettali molto simili, dette nahual e nahuat. Da questi dialetti lo spagnolo messicano ha derivato non pochi prestiti lessicali.