Vol. 2° -  XX.3.

Frequenza di mutazione secondo l’età e il sesso

I tassi di mutazione valutati in base al metodo indiretto di stima consistono in valori medi, i quali non possono mettere in luce l’eventuale differenza tra gameti maschili e femminili, la cui esistenza è nota sia in base a studi su piante o animali che in base a precise manifestazioni nell’uomo.

In Drosofila le mutazioni letali legate al sesso sono più elevate negli spermi che nelle uova, e i giovani maschi producono spermi con un più elevato numero di alleli mutanti rispetto ai vecchi, e gli spermi di Drosofila immagazzinati accumulano alleli mutanti, come accade per il polline delle piante.

Come per primo ha sospettato Weinberg, nella prole umana la frequenza di parecchie mutazioni dominanti subisce un incremento con l’aumentare dell’età dei genitori. La frequenza di mutazione a carico di un allele per l’emofilia A associato al cromosoma X, cresce col progredire dell’età del padre, indipendentemente dall’età della madre. Il legame tra frequenza di mutazione ed età dei genitori non è però una regola generale. I tassi di mutazione per altri loci, per esempio quelli che determinano l’aniridia e la neurofibromatosi, non sono correlati con l’età dei genitori.

Le mutazioni a carico di loci specifici del cromosoma X forniscono un materiale particolarmente adatto per lo studio dei tassi relativi di mutazione nei due sessi. Se i tassi di mutazione in un locus associato al cromosoma X fossero uguali nelle uova e negli spermi, le donne eterozigoti per una nuova mutazione dovrebbero essere in numero doppio rispetto agli uomini emizigoti con una mutazione nuova, visto che, dopo la fecondazione, metà delle uova mutanti darebbero maschi e l’altra metà femmine, e inoltre tutti gli spermi mutanti, recanti il cromosoma X, darebbero origine a femmine.

Se le mutazioni si verificassero solamente nelle uova, allora ci si aspetterebbe un numero uguale di maschi affetti e di femmine portatrici, derivanti tutti dal gamete con mutazione; se invece le mutazioni si verificassero solamente negli spermi, allora la comparsa di un allele mutante sarebbe segnalata solamente da femmine portatrici.

Confrontando queste diverse attese con i numerosi dati pubblicati sull’emofilia, Haldane è giunto alla conclusione che il tasso di mutazione per questa condizione è molto più elevato nei gameti maschili rispetto a quelli femminili, probabilmente dieci volte maggiore.

Tuttavia, dati successivi non hanno confermato questa conclusione e, vista l’incertezza delle stime del tasso di mutazione, i dati sono compatibili sia con l’ipotesi di uguali tassi di mutazione per i due sessi, sia con l’ipotesi di una leggera prevalenza del tasso di mutazione negli spermi rispetto alle uova.

 sommario 

 avanti