Vol. 2° -  XXI.2.1.d.

Considerazioni personali

A mio avviso una parte di quanto esposto sinora è una visione abbastanza semplicistica del problema, anche se va per la maggiore. Tentiamo di andare più a fondo, senza salti rocamboleschi, ma solo riferendo le osservazioni di genetisti e allevatori.

Le piume nere anomale, tanto frequenti nella PRB, e in altre razze barrate come la Wyandotte, non sono causate da una rapida crescita della piuma, ma dall’assenza di qualsiasi effetto barrante del gene in quel particolare follicolo.

Abbiamo appena riferito che nel 1944 Slinger e MacIlraith notarono una correlazione tra piume nere anomale e iride grigioverde in femmine PRB statunitensi. Questa correlazione non deve sorprendere, dal momento che le femmine totalmente nere nate da soggetti barrati hanno tarsi scuri, becco nero, e spesso occhio scuro, anche se i genitori barrati hanno occhi arancio rosso. Perciò il gene del barrato legato al sesso impedisce la deposizione del pigmento nero nell’iride, nei tarsi, nel becco e nelle piume, e quando l’azione di B si mostra fiacca in una discreta percentuale di piume, bisogna attendersi che lo sia in una quota equivalente di iridi, e quest’attesa di dati si realizzerà se il ceppo è numericamente consistente quanto basta per trarre delle deduzioni statistiche attendibili.

In questo caso potremo notare che questa percentuale di iridi da grigioverde a scuro in una quota di femmine barrate con qualche piuma nera combacerà pienamente con la descrizione dei succitati autori. Spesso gli allevatori di barrati affermano che non importa quante piume nere o mal barrate siano presenti sul mantello, in quanto si fa presto a rimuovere le piume difettose. È ovvio invece che l’ideale per un Allevatore che si rispetti è quello di ottenere ceppi senza difetti.

Hutt ha affermato che alcuni ceppi barrati sono caratterizzati da un numero maggiore di piume nere rispetto ad altri. Quest’osservazione è senz’altro vera, e Carefoot ha potuto dimostrare che l’incidenza del mosaicismo si riduce notevolmente selezionando con accanimento da genitori con occhio rosso arancio in quanto, per effetto di un gene del barrato di buona qualità viene inibita la deposizione di eumelanina sulla faccia posteriore dell’iride.

Innanzitutto è una bugia l’affermazione di taluni secondo cui queste piume nere anomale sarebbero quasi espressione di un marchio di qualità del nero che sottende al barrato, e che questa qualità del nero sia responsabile della perpetuazione del difetto.

Non è vera neppure l’affermazione che le piume nere scaturiscono da certi follicoli, e che tali follicoli producono sempre lo stesso tipo di piuma dopo ogni muta. Carefoot ha potuto osservare che ciò è vero in alcuni casi, ma che spesso questa convinzione non ha riscontro nella realtà.

Per poter giungere alla conclusione di Carefoot è molto più pratico condurre le proprie osservazioni e sperimentazioni sulle remiganti anziché su altre aree del mantello. Inoltre è palese che una remigante nera è un difetto ben più serio rispetto a una piuma piccola dello stesso colore, in quanto questa può essere rimossa senza lasciare alcuna traccia.

Orbene, si è potuto osservare che parecchi follicoli hanno dato luogo sia a piume nere che barrate in mute successive, e che altri follicoli hanno messo la testa a posto, producendo successivamente solo piume barrate. In un caso si è anche potuto osservare che dopo il primo strappo rispuntò una piuma nera, e con un’asportazione successiva si ottenne una piuma barrata.

Si afferma che le piume nere sono estremamente rare nel maschio omozigote per B. La ragione di tale rarità, deducibile dai concetti espressi in apertura, dovrebbe consistere in una mutazione a carico di ambedue i geni presenti sui cromosomi Z, fatto più unico che raro.

Mentre ero all’affannosa ricerca di quest’anomalia per fotografarla, spulciavo ovviamente le femmine, mentre ebbi la fortuna di incappare subito in un maschio di Wyandotte nana. La fortuna fu solo mia! Lo sfortunato amico, di cui non faccio ovviamente il nome per insulsa pudicizia standard-dipendente, e col quale mi dedicherò ad una quantificazione di piume nere presenti nel suo ceppo, probabilmente è molto fortunato se adottiamo, per la piuma nera nel maschio, l’interpretazione più in auge, cioè della contemporanea doppia mutazione.

Il mio amico è molto fortunato in quanto possedere un gallo omozigote per B con piuma nera è più di una rarità, sa quasi di miracolo. Io reputo che la frequenza dell’anomalia risieda in un’interpretazione diversa del fenomeno, forse in quella di gene fiacco prospettata da Carefoot, altrimenti dovremmo ammettere che il gene B ama mutare spontaneamente piuttosto spesso comportandosi da scavezzacollo impertinente.

In una comunicazione preliminare, l’amico fortunato mi ha riferito: “I miei barrati sono stati scrupolosamente controllati: dei maschi, chiari, 1 solo ha una penna nera, una falciforme. Delle femmine solo 3 hanno una o più penne nere (al massimo 3) sul petto o sul dorso.”

Fig. XXI. 4 – Maschio di Wyandotte nana omozigote per B. È facile togliere sia a lui che al suo allevatore (volutamente anonimo per  sacrosanti motivi di privacy) quel marchio d’infamia presente sull’ala.

Questi soggetti hanno l’occhio chiaro aranciato, e ciò per ora contrasterebbe con l’affermazione di Carefoot, ma solo in apparenza, perché non è detto che un gene sia smidollato a tal punto da dover interessare per forza anche la pigmentazione dell’iride. Tuttavia non so se finora la selezione sia stata fatta con il dovuto accanimento per un numero sufficiente di generazioni. Il gallo che io ho fotografato probabilmente appartiene ai deceduti, e la penna nera era presente tra le copritrici alari. Per cui, verosimilmente i maschi anomali ammonterebbero almeno a due. Ovviamente l’incompletezza di questa comunicazione sta nella mancanza di dati circa il rapporto tra maschi e femmine, che in totale sono 10. Saremo più precisi in futuro, ceppo permettendo.

Le macchioline o le macchie nere nelle piume dei soggetti blu sono generalmente dette variegature e sembrano abbastanza comuni in uccelli portatori di un gene del colore, sia esso dotato di dominanza completa che incompleta. Le macchie hanno dimensioni diverse, a partire da una punta di spillo fino ad interessare tutta la piuma, e il loro numero è molto variabile e caratteristico per ogni mutazione del colore. Nei polli blu e nei piccioni indaco gli allevatori non accettano la presenza di macchie, ma nei piccioni mandorla l’abbondante macchiettatura è considerata attraente. Il tipo mandorla in Germania è detto gesprenkelt, cioè screziato: il gene in causa è St, scoperto da recenti studi tedeschi, e i piccioni presentano il miglior spruzzato solo quando hanno raggiunto una determinata età. Questo si spiega col fatto che la macchiettatura ha tendenza ad aumentare con l’avvicendarsi delle mute, come accade con la colorazione Ancona.

Le macchioline, anche le più fini, non sono considerate decorative, ma vengono spesso tollerate in quanto le piume discromiche, sia strappate che cadute con la muta, ricrescono senza ripetere il difetto. Invece le macchie grandi, o quelle che interessano tutta la piuma, hanno il malvezzo di ricomparire. Non avendo a disposizione altri dati dalla letteratura, seguiamo l’ipotesi che le macchie siano dovute a una mutazione somatica. A dire il vero mi pare che queste mutazioni somatiche vengano troppo spesso tirate in causa.

Personalmente, da inesperto, proporrei, sulla scia di Carefoot - che inesperto non è -, una fiacchezza del gene, oppure l’intervento di geni modificatori. Cerchiamo di ricordarci che la sintesi o la non sintesi melanica è un processo biochimico la cui informazione risiede nei geni.

Basta che qualcosa non funzioni a puntino a livello della trascrizione-traduzione o di qualche altra diavoleria con la quale si diverte Madre Natura, ed ecco che il gioco è fatto. Non è necessaria una mutazione: è sufficiente l’incapacità di un gene a dirigere in modo corretto la sintesi cui è deputato.

Chiedo scusa del tono scherzoso, ma se qualcuno avrà il fegato di leggersi le parti riguardanti la biochimica delle melanine (il plurale è esatto!), non si meraviglierà di quanto il problema sia complesso, e uno studio biochimico mirato a risolvere dubbi e quesiti richiede o fortuna o pazienza mendeliana, spesso ambedue.

Non solo, richiede un impegno di capitali che i nostri Governanti ritengono più corretto dirottare altrimenti.

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