Vol. 2° -  XXIII.4.1.

Ostacoli alla selezione

Le suddette considerazioni presuppongono evidentemente due condizioni:

§ che i caratteri selezionati siano determinati da geni liberi di ricombinarsi fra loro e perciò localizzati in cromosomi diversi

§ che i caratteri stessi siano diretta espressione dei genotipi individuali.

Risulta perciò ovvio che le modificazioni dei caratteri provocate dai fattori ambientali e alimentari, e l’esistenza di fenomeni di epistasi oppure di interazione fra geni non allelomorfi, come pure il linkage fra geni situati nello stesso cromosoma, determinano dei gravi ostacoli all’opera selettiva e ne ritardano sensibilmente gli effetti.

4.1.a. Epistasi

Circa i fenomeni di epistasi in senso lato e di interazione fra geni non alleli, si può affermare che essi, per il fatto di rendere indistinguibili diversi genotipi, tendono a diminuire l’incremento di frequenza dei geni che risentono di queste azioni (geni ipostatici) fino ad annullarla, mantenendo le loro frequenze intorno a un punto di equilibrio, analogamente a quanto avviene nella selezione di caratteri eterozigoti. Questo problema teorico è stato particolarmente studiato da Lush, e può spiegarci perché talora la selezione è incapace di produrre miglioramenti apprezzabili nei riguardi di certi caratteri, la cui manifestazione è appunto legata ad effetti epistatici o di interazione fra diversi geni.

4.1.b. Linkage

La selezione può manifestare pienamente la sua azione soltanto nel caso che i caratteri che si vogliono diffondere o incrementare siano determinati da geni o gruppi di geni localizzati indipendentemente in cromosomi diversi. Ma in parecchie circostanze può accadere che geni associati in singoli cromosomi non siano ugualmente desiderabili dal punto di vista selettivo; anzi, che taluni siano addirittura negativi ai fini del miglioramento.

Evidentemente la conseguenza di un’associazione completa consiste nel fatto che, selezionando un carattere desiderato x, si trascina automaticamente un altro carattere y che può essere utile, ma anche dannoso per gli scopi prefissi. Tale effetto è però più o meno mitigato dall'esistenza di fenomeni di scambio con allelomorfi favorevoli, che possono consentire al selezionatore l’isolamento di genotipi esenti dai caratteri negativi ordinariamente associati ai caratteri desiderati. La stessa possibilità viene ovviamente offerta anche dall'insorgere di mutazioni di alleli sfavorevoli in alleli utili alla selezione.

Le ipotesi ora accennate non hanno soltanto interesse teorico perché talvolta, nel corso del lavoro di selezione, si constata che vi sono delle caratteristiche somatiche o funzionali importanti che si dimostrano associate con caratteri più o meno negativi, per quanto di minore importanza zootecnica. In questi casi, una volta accertata la correlazione genetica, bisogna che nella scelta dei riproduttori il tecnico e gli allevatori sappiano decidere se conviene o meno rinunciare a qualche vantaggio oppure accettare qualche inconveniente.

Si tratta di istituire una specie di bilancio fra i pro e i contro per quei caratteri morfologici e funzionali che l’osservazione e l’esperienza dimostrano essere fra loro associati. È proprio per l’esistenza di tali compromessi e per le varie interazioni genetico-ambientali, attivi sulle caratteristiche somatiche e funzionali più complesse, che la scelta dei soggetti destinati ai gruppi selezionati è spesso difficile e laboriosa, e l’efficacia stessa della selezione viene ridotta.

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