Vol. 2° -  XXVI.1.4.

Il processo di cheratinizzazione

Le lamelle cornee dell’epidermide cheratinizzata, essendo residui di cellule che hanno perduto nucleo e organuli cellulari, appaiono al microscopio elettronico ripiene di filamenti di cheratina del diametro di 7-9 nm immersi in una matrice amorfa e probabilmente derivati dai tonofilamenti. Questi, che nello strato basale sono scarsi, diventano molto abbondanti nello strato spinoso, dove tendono ad aggregarsi in grossi fasci di tonofibrille.

L’ultima tappa della cheratinizzazione consiste nella trasformazione delle cellule epidermiche in lamelle o in squame appiattite e avviene attraverso una serie di modificazioni chimico-fisiche che comprendono la disidratazione cellulare e la completa distruzione del nucleo e degli organuli citoplasmatici. Le squame vengono continuamente eliminate per esfoliazione.

La cheratina è una proteina fibrosa presente nell’organismo sotto due forme:

· cheratina molle che ricopre la cute in tutta la sua estensione

· cheratina dura presente solo in alcuni annessi cutanei (unghie, peli, piume, becco).

Queste due forme hanno proprietà chimicofisiche diverse: la cheratina dura, infatti, è più resistente e non desquama, è scarsamente reattiva e più ricca di zolfo della cheratina molle. Negli epiteli che portano alla formazione della cheratina dura non si riscontra né uno strato granuloso né uno strato lucido. Infatti in tali epiteli si verifica una graduale trasformazione delle cellule vive dell’epidermide direttamente in cellule cheratinizzate. Ciò dimostra che la presenza di granuli di cheratoialina non è indispensabile alla formazione della cheratina, che si forma già nello strato spinoso per sintesi di proteine filamentose.

1.4.a. Il becco

Se il becco è nero o marrone è dovuto alla melanina, depositata a formare una calotta sulla superficie esterna delle cellule epidermiche. Procedendo la corneificazione, le calotte di pigmento vengono compresse in scaglie sottili e quindi impilate nelle squame cornee che rivestono il becco. Queste squame derivano dalle cellule epiteliali ormai prive di nucleo e di vita, quindi incapaci di moltiplicarsi.

1.4.b. Controllo genetico della cheratinizzazione

Saint e Rogers (1981) hanno appurato che con ogni probabilità nel pollo le differenti proteine che fungono da precursori della cheratina vengono codificate da un gruppo di geni. Dall’epidermide e dal follicolo delle piume del pollo sono stati isolati differenti tipi di RNA utilizzati per la sintesi di proteine che si dimostrano simili dal punto di vista elettroforetico alle normali precheratine. In seguito, le precheratine vengono tra loro unite attraverso legami a idrogeno, ionici e sulfidrilici a formare il complesso cheratinico, e questo processo sembra non essere mediato da enzimi.

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