Vol. 2° -  XXVIII.7.

STRUTTURA DELLA MELANINA

L’approccio alla comprensione della struttura delle molecole complesse è duplice.

7.1. Approccio analitico

Nicolaus e Coll. hanno usato l’approccio analitico per definire la struttura della melanina, giungendo alla conclusione che si tratta di un polimero composto da molteplici subunità rappresentate da prodotti intermedi tra loro differenti e tra loro uniti da legami di diverso tipo, per cui è stato coniato il termine di poichilopolimero. L’entità della partecipazione alla formazione della macromolecola da parte dei vari prodotti intermedi varia in rapporto alle condizioni biochimiche, portando così a un prodotto finale che può essere diverso a seconda dei casi pur avendo lo stesso substrato di partenza.

Secondo Mason questa teoria proposta da Nicolaus non si regge su prove sufficientemente valide che non vale la pena di elencare in questa sede. In sintesi possiamo dire che l’ipotesi di Nicolaus afferma che tutti i componenti che fan parte dei vari momenti della sintesi melanica possono copolimerizzarsi, mentre Mason è dell’avviso che la melanina sia un polimero regolare composto da indolo-5,6-chinone.

7.2. Approccio sintetico

Approccio dovuto a Raper, il quale ha affermato che la melanina è un polimero regolare in cui sono presenti subunità di un solo tipo unite da un solo tipo di legame, per cui si tratterebbe di un omopolimero. In condizioni altamente controllate in vitro, il modello proposto da Raper è predominante. Tuttavia, le tappe della sintesi in vivo sono ancora sconosciute e rappresentano un’affascinante sfida scientifica. Esiste tuttavia qualche possibilità che in vivo la melanina possa generarsi attraverso un processo ossidativo catalizzato dalla tirosinasi a carico di residui tirosilici di alcuni peptidi, residui che possono trovarsi nel terminale N, nel terminale C e al centro della molecola.

L’ossidazione provoca la formazione delle seguenti classi:

o  una sequenza di dopachinone dai residui di tirosina del terminale C

o  una sequenza di dopacromo dai residui di tirosina del terminale N

o  una sequenza proteica dai residui centromolecolari.

Quest’ultima sequenza non è stata ancora compresa, ma le prime due contengono degli stadi spettrofotometrici ben caratterizzati.

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