Lessico


Alloro
Laurus nobilis

Detto laurus in latino, derivato forse dal celtico laur = verde, ma forse dal latino laudo = io lodo. L'alloro o lauro - Laurus nobilis - è un albero o un arbusto sempreverde della famiglia Lauracee, caratteristico per le foglie coriacee e lucenti, ovali-lanceolate, profumate, con fiori dioici, gialloverdastri i maschili e precocemente caduchi, biancastri quelli femminili, i quali producono frutti a drupa, neri a maturità. La specie è appunto dioica, cioè, con due case: questo significa che i fiori contenenti l'apparato riproduttore maschile sono posizionati su individui diversi da quelli recanti gli organi femminili.

È proprio delle zone meno aride della macchia mediterranea, formando anche da solo una macchia-foresta (può raggiungere i 15 m d'altezza). Viene coltivato per ornamento e per le foglie aromatiche contenenti tannini e oli essenziali che servono per preparare bagni antireumatici. Le foglie si utilizzano anche in cucina, per il loro potere aromatizzante che conferisce ai cibi un gusto intenso, specialmente con arrosti, con fegatelli (fegatelli di maiale all'alloro), con pesci alla griglia. Dai frutti si estrae il burro di lauro, sostanza verde di odore e sapore caratteristici, usato per preparare l'unguento laurino che trova applicazione nella produzione di alcuni cosmetici, del sapone e in medicina veterinaria quale parassiticida.

Nella mitologia greco-romana l'alloro era consacrato ad Apollo e simboleggiava la sapienza e la gloria: una corona di alloro cingeva la fronte dei vincitori nei giochi olimpici e costituiva il massimo onore per un poeta. Da qui l'accezione figurata di simbolo della vittoria, della fama; trionfo, onore, gloria: conquistar l' alloro, la vittoria; raccogliere alloro, successi e onori; «O Musa, tu che di caduchi allori non circondi la fronte» (Tasso). Riposare sugli allori, restare inattivo dopo un successo.

Laurea

Dal latino (corona) laurea, (corona) d'alloro, con cui si cingeva la fronte degli imperatori vittoriosi, dei poeti, degli atleti. Titolo accademico rilasciato dalle università al termine del corso di studio. Essa è conferita «in nome della legge» dal rettore e dà la facoltà a chi la consegue di valersi della qualifica di “dottore”.

La laurea può essere conferita ad honorem a persone che per le opere compiute o per le pubblicazioni fatte «sono venute in meritata fama di singolare perizia» nella disciplina nella quale è concessa. La laurea non abilita però all'esercizio della professione per il quale bisogna superare l'esame di Stato, così come stabilito dall'art. 33, V Costituzione.