Lessico


Bezoàr Benzoàr
Belzoàr Belzoarre

Dal latino medievale bezoar, adattato del persiano padzähr o badzähr, da pad = protezione contro + zähr = veleno. Quindi: contraveleno. Corpo estraneo, detto anche egagropilo - dal greco aígagros, capra selvatica + pîlos, feltro o peli ammassati - che si rinviene negli stomaci dei ruminanti (e talvolta anche in quello dell'uomo). Sono formazioni rotondeggianti od ovalari che si formano quando gli animali, leccandosi, ingeriscono peli (pilobezoar) o fibre vegetali (fitobezoar).

Nel caso di esseri umani psicopatici che ingeriscono i propri capelli possono formarsi i cosiddetti tricobezoar. Talvolta il bezoar - anche quello umano - può essere compreso in categorie miste di corpi endogastrici che includono un insieme di funghi, boli di cibo, concrezioni chimiche e corpi estranei. Durante il Medioevo si riteneva che i bezoar dei ruminanti avessero efficacia terapeutica come antidoto di veleni.

Al genere Capra spettano tre specie di capre selvatiche diffuse sui monti dell'Eurasia e nell'Africa settentrionale: lo stambecco (Capra ibex), il markor o capra di Falconer (Capra falconeri) e l'egagro o capra del bezoar (Capra aegagrus); secondo alcuni autori lo stambecco spagnolo costituirebbe una specie distinta (Capra pyrenaica).

Non solo la frammentazione e la diminuzione dell’habitat hanno causato la quasi estinzione della capra selvatica, ma anche la superstizione dell’uomo ha giocato un ruolo chiave. Infatti la capra selvatica è stata a lungo cacciata per i bezoar, ritenuti curativi per la sterilità e per la vecchiaia. I bezoar sono dei sassolini che si trovano nello stomaco dell’animale e sono costituiti dal pelo, che la capra ha ingoiato leccandosi, da resine e fibre vegetali. Evidentemente nessun reale effetto benefico poteva derivare dai bezoar, eppure, la specie venne a lungo cacciata. (www.animalieanimali.net)

Per Razi un eccezionale contraveleno, per Marsilio Ficino una pietra con cui "sarebbe stato sicuro di tutto chi l’avesse avuta". (www.edicolaweb.net)

Ulisse Aldrovandi
Musaeum metallicum
1648