Lessico


Era - Giunone

Giunone per i Romani corrispondeva alla greca Era, figlia di Crono e di Rea, sorella e sposa di Zeus. Si diceva che fosse stata allevata da Oceano e da Teti. Le nozze con Zeus furono celebrate con grande solennità e partecipazione degli dei e degli uomini.

Solo Chelonea, una ninfa, si rifiutò di recarvisi e anzi derise la cerimonia. Per questo atto di empietà Ermes la trasformò in tartaruga e la condannò a un eterno silenzio (la tartaruga era considerata dagli antichi il simbolo del silenzio).

Era divenne la regina degli dei e la signora del cielo e della terra. Dipinta dai poeti come dea dispotica e capricciosa, perseguitò con la sua gelosia le donne amate da Zeus e i figli nati dalla sua infedeltà. Per questo erano frequenti i suoi litigi con l’augusto sposo. Un particolare accanimento mostrò nei confronti di Eracle o Ercole, concepito da Zeus con Alcmena.

Il suo risentimento verso Paride, dopo il famoso episodio della mela d’oro, la rese spietata avversaria dei Troiani, di Priamo e di tutta la famiglia del re, causando loro infinite sciagure e lutti. Proteggeva i matrimoni fecondi e le spose illibate. Il dittamo, il papavero e il giglio erano i suoi fiori preferiti, gli animali che le erano sacri erano il falco, il pavone e l’oca.

Aveva un culto particolare ad Argo, a Samo, a Micene, a Sparta e a Corinto. Le venivano offerti in sacrificio un agnello e una scrofa ogni primo giorno del mese. Non le venivano invece mai immolate le mucche, perché quando gli dei, durante la guerra con i Giganti, fuggirono in Egitto, Era assunse la forma di quell’animale.

A Roma fu adorata come Giunone ed era onorata in Campidoglio, le cui famose oche erano a lei sacre. I consoli, quando entravano in carica, le tributavano solenni sacrifici. Le erano dedicate delle feste dette Caprotinae nonae, il 7 luglio. Presiedeva ai parti e in questa veste era soprannominata Lucina.