Lessico


Genserico

Il nome deriva dalla forma tedesca Geiserich, composta da gaiza, lancia, e rikja, potente. Detto anche Gizericus, Gaisericus, Geisericus, Zinzirichus. Re dei Vandali e degli Alani, morto nel 477. Succeduto nel 428 al fratellastro Gunderico, l'anno seguente guidò i Vandali dalla Spagna nell'Africa settentrionale, dove conquistò e devastò ampie regioni, espugnando infine Cartagine nel 439. Attaccò anche Ippona, la cui strenua resistenza fu animata dal vecchio Sant'Agostino.

Dalle coste africane portò duri attacchi alla penisola italiana spingendosi fino a Roma, che fu barbaramente messa a sacco nel giugno del 455 sotto il pontefice Leone Magno. Conquistò anche la Sicilia, che cedette poi a Odoacre. Suo successore fu il figlio Onorico.

Saccheggio di Roma di Heinrich Leutemann -1870

Genserico (Balaton, 389 – Cartagine, 477) è stato un sovrano vandalo. Fu il re dei Vandali e degli Alani (428 - 477), prima nella Penisola Iberica e poi in Africa. Fu una delle figure chiave dell'ultimo e tumultuoso periodo di vita dell'Impero romano d'Occidente (V secolo). Condusse i Vandali, gli Alani e una parte di Visigoti sbandati dalla Penisola Iberica al Nordafrica, fondando un regno che in pochi anni trasformò un "insignificante" popolo germanico in una delle maggiori potenze mediterranee. Nel 455 guidò i Vandali nel Sacco di Roma.

Ascesa al trono e conquista dell'Africa

Genserico era figlio illegittimo di Godigisel, il re dei Vandali Asdingi. Dopo la morte del padre, nel 406, Genserico divenne il secondo uomo più potente tra i Vandali, dopo il nuovo sovrano, il fratellastro Gunderico.

Alla morte di quest'ultimo (428), Genserico divenne re. Versato nell'arte militare, iniziò subito ad accrescere il potere e la ricchezza del suo popolo, che all'epoca risiedeva nella Betica, nel sud della penisola iberica. Dato che i Vandali avevano subìto numerosi attacchi da parte dei Visigoti, Genserico, poco dopo essere salito al trono, decise di lasciare loro la Spagna. Infatti, sembra che avesse iniziato a costruire una flotta ancora prima di aver preso il potere.

Nel 429 Genserico guidò il suo popolo (circa 80.000 persone, di cui 15.000 in armi) nell'Africa, richiamatovi dalla situazione di caos venutosi a creare per la rivolta dei Mauri, che l'autorità imperiale non riusciva a controllare e forse chiamato dal generale romano Bonifacio caduto in sospetto presso la corte romana e vicino alla resa dei conti con il generale Ezio e l'imperatore Valentiniano III.

Mentre la popolazione si radunava al porto di imbarco di Julia Traducta, sulla punta più meridionale della penisola iberica, Genserico si volse contro i Suebi che, approfittando della partenza dei rivali, avevano invaso la Lusitania, e li sbaragliò.

Portata a termine la traversata (di circa 15 km) i Vandali si riversarono in Mauritania (l'odierno Marocco e l'attuale Algeria nordoccidentale), dove conquistarono Caesarea (l'attuale Cherchel, vicino ad Algeri) e l'attraversarono tutta. Giunto in Numidia Cirtensis o Cirtana (l'odierna Algeria orientale), Genserico vinse molte battaglie contro i Romani, conquistandola, nel 430. I Romani si erano però asserragliati nelle città, in particolare a Cirta e Ippona; Bonifacio si era chiuso in Ippona, cui Genserico pose l'assediò (durante l'assedio, il 28 agosto 430, morì sant'Agostino), ma, mancandogli le tecniche e i macchinari per l'assedio, non riusciva a prenderla; nel frattempo, inviato dall'imperatore d'Oriente, Teodosio II, era giunto, guidato da Aspar, un contingente militare che unitosi alle truppe di Bonifacio, attaccò Genserico che ripetutamente, nel 431, li sconfisse, costringendo Aspar a rientrare a Bisanzio e Bonifacio a rinchiudersi nuovamente a Ippona, che, intensificato l'assedio, finalmente cadde e fu conquistata da Genserico.

Dato che Bonifacio era stato richiamato in Italia (432), Genserico invase la Numidia proconsolare (le province di Zeugitana e di Byzacena). La guerra cominciava a pesare perché i Vandali avevano subito molte perdite e, a parte Ippona, non avevano conquistato le città e infine si profilava una nuova spedizione imperiale guidata da Aspar, per cui furono intavolate trattative con l'imperatore Valentiniano III. Il trattato di pace fu firmato a Ippona l'11 febbraio 435 che riconobbe i Vandali al servizio dell'impero romano, come foederati, per il proconsolato di Numidia Cirtana, con capitale Ippona, senza cessione formale di alcun territorio.

Consolidamento del regno dei Vandali

Genserico, radunate le sue forze, cominciò a comportarsi come un sovrano autonomo, destituendo sacerdoti ortodossi, che si opponevano all'arianesimo, e, dal 437, cominciò a esercitare la pirateria: pirati vandali, in quell'anno, razziarono le coste siciliane.

Il 19 ottobre 439 prese Cartagine, senza colpo ferire; ci fu saccheggio con atti di violenza, ma, stando alle cronache dell'epoca, nessun edificio fu deliberatamente distrutto o danneggiato; il clero cattolico e la nobiltà vissero il dramma della schiavitù o dell'esilio e tutte le proprietà ecclesiastiche vennero trasferite al clero ariano.

Essendosi impadronito di una parte della flotta navale romana d'occidente, ormeggiata nel porto di Cartagine, nel 440 organizzò incursioni in tutto il Mar Mediterraneo, sopratutto in Sicilia e Sardegna, i due granai dell'impero d'occidente, e Corsica e le isole Baleari. Nel 441, essendo la flotta romana d'occidente incapace di difendersi dagli attacchi dei Vandali, arrivò nelle acque siciliane una flotta orientale, inviata da Teodosio II. I suoi navarchi però indugiarono senza agire e quando i Persiani e gli Unni, sembra entrambi pagati da Genserico, attaccarono l'impero d'oriente, la flotta rientrò a Costantinopoli.

L'imperatore d'occidente Valentiniano III, nel 442, venne a patti con Genserico riconoscendogli l'indipendenza e la sovranità sulle terre e sui popoli da lui conquistati, cioè la Mauretania Tingitana (attuale Marocco, donde si controllava lo stretto di Gibilterra), la Numidia Cirtensis, la Zeugitana e la Byzacena (l'insieme delle tre costituisce l'Algeria orientale e la Tunisia attuali). In questo modo fu raggiunta la pace.

Sacco di Roma (455)

Questo trattato segnò la fine delle migrazioni del popolo vandalo, che si stabilì nelle ricche terre della Zeugitana, costringendo i precedenti proprietari o a trasferirsi in altre località o a lavorare per i nuovi padroni in posizione subordinata. La stessa sorte toccò anche ai sacerdoti ortodossi che risiedevano nelle zone della cosiddetta "assegnazione vandalica".

Cartagine divenne la capitale del regno vandalo e Genserico approvò una nuova datazione che partiva dal 19 ottobre 439, data della presa di Cartagine. Per i successivi trent'anni, Genserico e i suoi soldati compirono scorrerie nel Mediterraneo.

Una testimonianza della potenza del regno vandalo è dovuta al fatto che verso il 442 il re dei Visigoti Teodorico I cercò di allacciare stretti rapporti con Genserico, in chiave antiromana, dando in moglie a Unerico, figlio di Genserico, una sua figlia; ma l'abilità diplomatica di Ezio fece fallire il piano e Genserico rispedì la nuora, con naso ed orecchie recise, da Teodorico, con l'accusa di volerlo avvelenare.

A seguito di questo avvenimento sembra che si sia verificata una trattativa per un eventuale matrimonio tra Unerico e una delle figlie dell'imperatore Valentiniano. Anche se il progetto non andò in porto, le relazioni tra Genserico e l'impero si mantennero buone sino al 455.

Nel 455, il 16 marzo, l'imperatore Valentiniano III, responsabile dell'uccisione di Ezio, fu a sua volta assassinato dai seguaci di Ezio. Genserico, non riconoscendo l'usurpatore Petronio Massimo (che sembra fosse coinvolto in entrambi gli omicidi), ritenne decaduto il precedente trattato stipulato con Valentiniano. Da qui il pretesto per salpare alla volta dell'Italia (una leggenda narra che fosse l'imperatrice, Licinia Eudossia, a chiamarlo). Sbarcati a Porto, i Vandali, affiancati da guerrieri Mauri, marciarono su Roma, i cui abitanti si diedero alla fuga. Massimo, invece di combattere, si preparava anche lui alla fuga, ma fu ucciso da un soldato della sua guardia. Alla porta Portuense papa Leone I si fece incontro a Genserico e lo implorò di risparmiare la città e la sua popolazione. Genserico accettò e venne quindi accolto con il suo esercito. Sebbene la storia parli del violento saccheggio della città eterna da parte dei Vandali (da qui la parola vandalismo), in realtà Genserico onorò il suo giuramento: non vi furono né eccidi, né incendi, né dissennate distruzioni e i suoi uomini non devastarono Roma, rispettando le chiese cristiane. Comunque portarono via denaro e tesori (furono spogliati il palazzo imperiale, il tempio di Giove Capitolino, col suo tetto aureo e altri) e Genserico condusse con sé la vedova di Valentiniano, Licinia Eudossia, e le sue figlie, Eudocia (che, giunta a Cartagine, fu data in moglie a Unerico) e Placidia e il figlio di Ezio, Gaudenzio e molti notabili romani, che al rientro a Cartagine furono divisi, come schiavi, tra i partecipanti alla spedizione.

Guerre con l'Impero romano

Avito, nuovo imperatore d'occidente dal 9 luglio 455, cercò, senza risultati, l'adesione dell'imperatore d'oriente Marciano, per un'offensiva comune contro i Vandali; anzi Genserico occupò le restanti province della Mauretania (l'attuale Algeria centro-occidentale), con i Mauri pronti a riconoscere l'autorità vandalica.

All'inizio del 456 concluse un'alleanza con i Suebi di Rechiaro, che, rotto il trattato con l'impero, invase i territori della provincia Tarraconense, da cui si era ritirato pochi anni prima; nello stesso tempo Genserico attaccò le coste calabresi e siciliane. Sbarcati ad Agrigento, però i Vandali vennero sconfitti dal generale Ricimero, che, preso il mare incrociò la flotta vandala in Corsica e la sconfisse, sempre nel 456.

Il regno dei Vandali e le operazioni militari dell'imperatore Maggioriano

Nel 458, il tentativo di Genserico di formare in Gallia una coalizione anti-imperiale con Burgundi e Visigoti, fallì perché l'imperatore, Maggioriano, recandosi nel mese di novembre in Gallia la sventò, e poi passati i Pirenei, avanzò su Saragozza e poi sul porto di Cartagena. Da qui, nel maggio del 460, passò in Mauretania, mettendo paura a Genserico che inviò emissari per poter ottenere la pace; al rifiuto di Maggioriano, Genserico devastò la provincia e ne avvelenò i pozzi, per rallentarne l'avanzata. Non solo raggiunse lo scopo, ma con l'aiuto di alcuni traditori si impadronì della flotta romana, ancorata a Illici Augusta a sud dell'odierna Alicante. Maggioriano allora venne a patti, concordò un armistizio e al suo rientro in Italia, a Tortona, perse la vita in una battaglia contro Ricimero il 7 agosto 461; in quello stesso anno sembra che Licinia Eudossia e la figlia Placidia furono liberate dietro riscatto.

Tra la fine del 463 ed il 464, essendo ancora in guerra con l'impero perché non riconosceva il nuovo imperatore, Libio Severo, e poi perché non veniva accolta la sua richiesta di elevare al trono imperiale Anicio Olibrio, che, avendo nel frattempo sposato Placidia, era genero di suo figlio Unerico, fece un accordo col titolare del comando indipendente della Gallia del nord, Egidio, per attaccare contemporaneamente l'Italia; ma la cosa sfumò per l'improvvisa morte di Egidio. Comunque la situazione tra Vandali e impero rimase tesa.

Nel 467 l'imperatore d'oriente, Leone I, nominò il nuovo imperatore d'occidente, Antemio e lo fece scortare a Roma dal governatore indipendente dell' Illyricum, Marcellino, che avrebbe poi dovuto proseguire e attaccare Cartagine; ma la mancanza di venti favorevoli abortì il tentativo; Genserico, seccato, sia per la mancata nomina a imperatore d'occidente di Olibrio, che per l'ordine di Leone I di aggredire il suo regno, cominciò da quell'anno ad attaccare anche le coste dell'Illiria, dell'Epiro e della Grecia, non risparmiando neppure Alessandria d'Egitto.

Nel 468 il regno di Genserico fu l'obiettivo dell'ultimo sforzo militare congiunto delle due parti dell'Impero, teso a sottomettere i Vandali. Ma mentre i Vandali venivano sconfitti dai generali bizantini in Tripolitania e perdevano la Sardegna a opera di Marcellino con parte della flotta, Genserico sorprese e incendiò il grosso della flotta nemica al comando del generale romano d'Oriente Basilisco a Capo Bon; meno della metà delle navi scamparono in Sicilia. Mentre Marcellino, riunite le due flotte, si accingeva a salpare per Cartagine, nell'agosto dello stesso anno fu assassinato da un suo subalterno (forse sicario di Ricimero).

Genserico rimase signore incontrastato del Mediterraneo occidentale fino alla sua morte, regnando dallo stretto di Gibilterra alla Tripolitania. Nel 474 stipulò la pace perpetua con l'Impero romano d'Oriente, anzi permise a Severo, rappresentante dell'imperatore Zenone, di riscattare quanti più prigionieri e schiavi romani avesse potuto (quelli della sua famiglia li affrancò gratuitamente), concesse completa libertà di culto agli ortodossi e permise la nomina di un nuovo titolare alla carica vescovile di Cartagine (vacante dal 457). Da parte sua, Zenone, nel 476, confermò a Genserico il possesso di tutta la provincia d'Africa (dallo stretto di Gibilterra alla Tripolitania), le isole Baleari (comprese le isole Pitiuse), la Corsica, la Sardegna e la Sicilia (quest'ultima, eccettuata la città di Lilibeo, di interesse strategico, fu ceduta a Odoacre in cambio di un tributo annuo).

Genserico morì il 25 gennaio del 477, all'età di 87 anni (77 secondo alcune fonti), a Cartagine. In politica interna egli dette libertà di religione ai cattolici, ma volle che tutti i suoi stretti collaboratori si convertissero all'arianesimo. Durante il suo regno le tasse gravarono soprattutto sulle spalle delle ricche famiglie romane e del clero cattolico.

Gaiseric

Genseric sacking Rome

Geiseric the Lame (c. 389 – January 25, 477), also spelled as Gaiseric or Genseric, was the King of the Vandals and Alans (428–477) and was one of the key players in the troubles of the Western Roman Empire in the 5th century. During his nearly 50 years of rule, he raised a relatively insignificant Germanic tribe to the status of a major Mediterranean power — which, after he died, entered a swift decline and eventual collapse.

Early life and accession

Gaiseric, whose name means "spear-king", was an illegitimate son of King Godigisel; he is assumed to have been born near Lake Balaton around 389. After his father's death, Gaiseric was the second most powerful man among the Vandals, after the new king, his half-brother Gunderic.

After Gunderic's death in 428, Gaiseric was elected king. He immediately began to seek ways of increasing the power and wealth of his people, who then resided in the Roman province of Hispania Baetica in southern Spain. The Vandals had suffered greatly from attacks from the more numerous Visigoths, and not long after taking power, Gaiseric decided to leave Spain to this rival Germanic tribe. In fact, he seems to have started building a Vandal fleet even before he became king.

Africa

Taking advantage of a dispute between Boniface, Roman governor of North Africa, and the Roman government, Geiseric ferried all 80,000 of his people across to Africa in 429. Once there, he won many battles over the weak and divided Roman defenders and quickly overran the territory now comprising modern Morocco and northern Algeria. His Vandal army laid siege to the city of Hippo Regius (where Augustine had recently been bishop — he died during the siege), taking it after 14 months of bitter fighting. The next year, Roman Emperor Valentinian III recognized Geiseric as king of the lands he and his men had conquered.

In 439, after casting a covetous eye on the great city of Carthage for a decade, he took the city, apparently without any fighting. The Romans were caught unaware, and Geiseric captured a large part of the western Roman navy docked in the port of Carthage. The Catholic bishop of the city, Quodvultdeus, was exiled to Naples, since Geiseric demanded that all his close advisors follow the Arian form of Christianity. Nevertheless, Geiseric gave freedom of religion to the Catholics, while insisting that the regime's elite follow Arianism. The common folk had low taxes under his reign, as most of the tax pressure was on the rich Roman families and the Catholic clergy.

Added to his own burgeoning fleet, the Kingdom of the Vandals now threatened the Empire for mastery of the western Mediterranean Sea. Carthage, meanwhile, became the new Vandal capital and an enemy of Rome for the first time since the Punic Wars.

With the help of their fleet, the Vandals soon subdued Sicily, Sardinia, Corsica and the Balearic Islands. Geiseric strengthened the Vandal defences and fleet, and regulated the positions of Arians and Catholics. In 442, the Romans acknowledged the Carthaginian conquests, and recognised the Vandal kingdom as an independent country rather than subsidiary to Roman rule. The area in Algeria that had remained for the larger part independent of the Vandals turned from a Roman province into an ally.

For the next 30 years, Geiseric and his soldiers sailed up and down the Mediterranean, living as pirates and raiders. One legend has it that Geiseric was unable to vault upon a horse because of a fall he had taken as a young man; so he assuaged his desire for military glory on the sea.

Consolidation and later life

In 455, Roman emperor Valentinian III was murdered on orders of Petronius Maximus, who usurped the throne. Geiseric was of the opinion that these acts voided his 442 peace treaty with Valentinian, and on May 31, he and his men landed on Italian soil and marched on Rome, where Pope Leo I implored him not to destroy the ancient city or murder its inhabitants. Geiseric agreed and the gates of Rome were thrown open to him and his men.

Maximus, who fled rather than fight the Vandal warlord, was killed by a Roman mob outside the city. Although history remembers the Vandal sack of Rome as extremely brutal — making the word vandalism a term for any wantonly destructive act — in actuality the Vandals did not wreak great destruction in the city; they did, however, take gold, silver and many other things of value. He also took with him Empress Licinia Eudoxia, Valentinian's widow, and her daughters, including Eudocia, who married Geiseric's son Huneric after arriving in Carthage, and many important people were taken hostage for even more riches.

In 468, Geiseric's kingdom was the target of the last concerted effort by the two halves of the Roman Empire. They wished to subdue the Vandals and end their pirate raids. Geiseric, against long odds, defeated the eastern Roman fleet commanded by Basiliscus off Cape Bon. It has been reported that the total invasion force on the fleet of 1,100 ships, counted 100,000 soldiers. Geiseric sent a fleet of 500 Vandal ships against the Romans, losing 340 ships in the first engagement, but succeeded in destroying 600 Roman ships in the second. The Romans abandoned the campaign and Geiseric remained master of the western Mediterranean until his death, ruling from the Strait of Gibraltar all the way to Tripolitania.

Following up the Byzantine defeat, the Vandals tried to invade the Peloponnese but were driven back by the Maniots at Kenipolis with heavy losses.In retaliation, the Vandals took 500 hostages at Zakynthos, hacked them to pieces, and threw the pieces over board on the way to Carthage.

In 474, Geiseric made peace with the Eastern Roman Empire. Finally, on January 25, 477, Geiseric died at Carthage.