Lessico
Cornelis Otto Jansen
Cornelius Otto Jansen o Cornelis Otto Jansen, conosciuto con il nome latinizzato di Giansenio (Acquoy, Gheldria, Paesi Bassi, 28 ottobre 1585 – Ypres, Belgio, Fiandra Occidentale, 6 maggio 1638) è stato un teologo e religioso olandese, ritenuto il fondatore del giansenismo, una dottrina dichiarata eretica dalla Chiesa dopo la sua morte.
Nato presso Utrecht, studiò a Lovanio e a Parigi. Terminò gli studi accademici conseguendo prima il baccalaureato in filosofia e poi il dottorato in teologia. Insegnò nel collegio della cattedrale di Bayonne. Qui collaborò con Jean Duvergier de Hauranne allo studio di Sant'Agostino e degli altri Padri della Chiesa. Successivamente fu docente di Sacre Scritture a Lovanio e infine rettore della stessa università. In questa fase condusse una disputa contro i teologi calvinisti (soprattutto Gisbertus Voetius) in difesa di Cartesio. Nel 1626 con l'appoggio dell'Università di Lovanio si recò in Spagna, ma l'ostilità del potente ordine dei Gesuiti lo costrinse, dopo appena un anno, a rientrare nella cittadina del Brabante. Nel 1636 fu nominato vescovo di Ypres, dove morì il 6 maggio 1638.
Durante tutta la vita elaborò un'opera su Sant’Agostino, l'Augustinus, che curò in privato e non pubblicò. L'opera contiene la teorizzazione del Giansenismo e fu pubblicata postuma nel 1640. Il Giansenismo fu dichiarato dottrina eretica dalla Chiesa Cattolica ma Jansen, per il fatto di non aver divulgato le sue idee, almeno da un punto di vista di diritto canonico non è stato considerato eretico. Nel 1634 pubblicò, ancora in vita, il Mars Gallicus, feroce critica nei confronti dei monarchi francesi e del loro appoggio alle nazioni protestanti. Solo un anno dopo (1635) il Paese Gallo prenderà parte attiva alla Guerra dei Trent'anni a fianco delle potenze riformate.
Giansenismo
Il famoso teologo olandese Cornelius Otto Jansen (nome umanistico: Giansenio) nacque il 28 ottobre 1585 ad Acquoy, vicino a Utrecht, in Olanda. Dal 1602 studiò all'università di Lovanio (Louvain), dove conobbe e diventò amico di Jean Du Vergier de Hauranne, futuro abate di Saint Cyran. Dopo il baccalaureato in filosofia, si trasferì dapprima a Parigi per studiare greco antico e in seguito a Bayonne, presso la casa di Du Vergier, per insegnare nel collegio della locale cattedrale, dove l'amico era diventato canonico. Per circa 12 anni Jansen e Du Vergier studiarono approfonditamente gli scritti dei Padri della Chiesa, e in particolare Sant'Agostino (354-430).
Nel 1617 Jansen ritornò a Lovanio per occuparsi del collegio di Santa Pulcheria e nel 1619, diventato dottore in teologia, iniziò a insegnare all'università. Dal 1618 Jansen, come già detto appassionato e profondo conoscitore delle opere di Sant'Agostino, iniziò a scrivere il suo più famoso trattato, l'Augustinus, inserendosi nella polemica sul concetto di grazia, iniziato circa 50 anni prima da Michel de Bay, docente anche lui, nel secolo precedente, dell'università di Lovanio.
Nel 1630 Jansen fu ufficialmente nominato regio professore di Sacre Scritture all'università di Lovanio, da dove s'impegnò a difesa delle idee di René Descartes, detto Cartesio (1596-1650) in una polemica con il teologo calvinista Gisbertus Voetius, mentre nel 1635 egli ottenne l'incarico di rettore della stessa università. Stava ancora lavorando alla sua opera, quando fu proclamato nel 1636 vescovo cattolico di Ypres, in Belgio. Due anni dopo, il 6 maggio 1638, avvenne la sua morte per peste sempre a Ypres. L'Augustinus fu pubblicata solo nel 1640 e quest'uscita tardiva risparmiò l'autore dal putiferio di polemiche e condanne, che si scatenarono contro la sua dottrina.
La dottrina del giansenismo
Come precedentemente il baianismo (la dottrina teorizzata da de Bay), anche il giansenismo desiderava proseguire nell'arduo compito di mantenersi equidistante sia dalle tendenze controriformiste di ispirazione gesuita e molinista - [dal teologo Luis de Molina (1535-1600) - che dalle tentazioni riformiste di tipo protestante.
Jansen riprese alcuni concetti espressi (e condannati dalla Chiesa) dal de Bay: come per il suo predecessore, per Jansen pensava che l'uomo fosse irrimediabilmente corrotto e indotto al male dalla concupiscenza, trasmessa in maniera ereditaria anche ai bambini innocenti, e, nonostante il libero arbitrio, l'uomo non era capace altro che di peccare: quindi, senza la grazia divina, per l'uomo era impossibile obbedire ai voleri divini.
All'atto della creazione, Dio aveva dotato Adamo di una grazia "sufficiente", ma l'uomo l'aveva persa per sempre a causa del peccato originale. In seguito Dio aveva deciso di donare, con una scelta che non poteva e non può essere compresa da parte dell'uomo, la grazia "efficace" (a vincere il peccato) solo ai predestinati, giustificati per fede, ma anche, contrariamente al credo protestante, grazie alle opere buone.
Per quanto concerne il rapporto tra questa grazia divina e libero arbitrio dell'uomo, il giansenismo cercò di assumere una posizione equidistante tra il molinismo, che privilegiava una grazia assoggettata alla volontà umana, e il protestantesimo, che riteneva la volontà umana uno strumento nelle mani di Dio. Per il giansenismo, invece, la grazia e la volontà dell'uomo giusto si compenetravano in maniera tale che la volontà diventava parte della divinità stessa. La teologia sostanzialmente pessimista del giansenismo si rifletté soprattutto nella sua moralità, piuttosto severa e rigorosa, in contrasto con il cosiddetto lassismo dei gesuiti.
Il giansenismo
Il giansenismo va comunque visto come un fenomeno di dissidenza interna nel Cattolicesimo senza pretese di secessionismo (escluso il caso della Chiesa di Utrecht) ed ebbe un grande sviluppo soprattutto in Francia, per merito di Du Vergier de Hauranne, il quale, diventato abate di Saint Cyran, propagò il pensiero giansenista presso i propri discepoli, incluse le suore del convento cistercense di Port-Royal (27 km a ovest di Parigi, vicino a Versailles) e le loro badesse Jacqueline Arnauld (detta Madre Angélique) e la sorella Agnès. Sempre dalla famiglia Arnaud venne il miglior teologo del movimento, Antoine, successore di Du Vergier e artefice della diffusione delle dottrine gianseniste presso l'alta borghesia francese dell'epoca. Il convento di Port-Royal divenne il centro di riferimento del giansenismo in Francia e si trasferì nel 1626 a Parigi. Tra gli altri personaggi dell'epoca influenzati dal giansenismo, possiamo annoverare il teologo Pierre Nicole, lo scrittore Pasquier Quesnel, ma soprattutto il famoso filosofo e matematico Blaise Pascal.
Dopo ripetuti anatemi papali - decreto del Santo Uffizio del 1641, bolla In eminenti di Urbano VIII (1623-1644) del 1642, bolla Cum occasione di Innocenzo X (1644-1655) del 1653, bolle Ad sanctam beati Petri sedem del 1656 e Regiminis Apostolici del 1664 di Alessandro VII (1655-1667) - e continui attacchi da parte dei gesuiti, il giansenismo giunse, nel 1668, a una temporanea tregua con i cattolici denominata Pace della Chiesa, ma, in seguito alla ripresa delle attività gianseniste nel 1679, il movimento fu perseguitato con sempre più accanimento.
Nel 1665 fu chiusa la sede parigina di Port-Royal e nel 1704 fu soppresso il convento originario, denominato Port-Royal-des-Champs (nel 1710 gli edifici furono rasi al suolo e i cadaveri addirittura esumati dal cimitero), e le suore furono disperse tra i conventi della zona. Poco dopo divampò la polemica in seguito alla pubblicazione delle Réflexions morales (riflessioni morali) un Nuovo Testamento in francese con commento giansenista di Pasquier Quesnel, già imprigionato a Bruxelles per questo testo nel 1703. Papa Clemente XI (1700-1721), a riguardo, intervenne con l'ennesima condanna mediante la bolla Unigenitus del 1713, di un'insolita durezza e che condannava perfino frasi perfettamente ortodosse contenute nel testo.
Questo fatto provocò una momentanea scissione nella Chiesa Cattolica francese quando il cardinale Louis Antoine De Noailles, arcivescovo di Parigi (1651-1729), e otto (in seguito diciotto) altri vescovi, appoggiati dalle facoltà di Parigi, Reims e Nantes, oltre a circa 3.000 ecclesiastici, non accettarono per nulla i contenuti della bolla e si appellarono al sinodo generale francese. La reazione di Clemente XI fu durissima con l'emissione della bolla Pastoralis officii (1718), che condannava l'appello e scomunicava gli appellanti. Tuttavia i dissidenti rimasero sulle loro posizioni e anche il ritorno di De Noailles all'ortodossia nel 1728 non riportò la situazione alla normalità: il parlamento francese continuò ancora per molto tempo a rifiutare la bolla Unigenitus.
Ma quest'episodio più che una difesa del giansenismo pareva invece inserirsi nei frequenti fenomeni di gallicanesimo e non poté certo frenare il graduale declino del giansenismo in Francia, che ebbe un ultimo colpo di coda con l'apparizione dei convulsionari. Costoro, fanatici giansenisti, apparvero in seguito alla morte (nel 1727) del diacono François Paris (Francesco di Parigi), la cui tomba nel cimitero di Saint Médard era diventata meta di pellegrinaggi e presso la quale si raccontava avvenissero dei miracoli. Il cimitero fu chiuso per ordine della corte di giustizia il 27 gennaio 1732, ma i convulsionari proseguirono con le loro manifestazioni di fanatismo in case private, dove giovani fanciulle invasate erano sottoposte ad atroci prove: erano sospese sopra fuochi accesi, mangiavano escrementi, grandi pietre appoggiate sopra i loro corpi erano rotte a colpi di mazza; il tutto apparentemente senza danno fisico grazie all'incrollabile fede giansenista.
Tuttavia, già nella seconda metà del XVIII secolo il giansenismo era stato notevolmente ridimensionato in Francia, dove comunque sopravvisse, a sorpresa, alla Rivoluzione stessa: l'atto finale con il quale si estinse il movimento in Francia fu il ritorno al Cattolicesimo dell'ultima congregazione religiosa, le Sorelle di Santa Marta, nel 1847.
Il giansenismo negli altri paesi europei
Ebbe invece sorte migliore in altri paesi europei: soprattutto in Olanda, ma anche negli stati italiani, come il Ducato di Parma, il Regno delle Due Sicilie, e, più importante, nel Granducato di Toscana del Granduca Pietro Leopoldo I (1765-1790), dove il giansenismo ebbe la possibilità di influenzare alcuni punti delle conclusioni del famoso sinodo di Pistoia del 1786, voluto dal vescovo Scipione de' Ricci per proporre una moderata riforma della Chiesa Cattolica, ma che venne condannato senza pietà dalla bolla Auctorem fidei di Papa Pio VI (1775-1799) del 1794.
Come detto, però, fu soprattutto in Olanda dove il giansenismo fu ampiamente tollerato, soprattutto sotto i vicari generali, arcivescovi Johann Van Neercassel (arcivescovo: 1663-1686, m. 1686) e Petrus Codde (arcivescovo: 1686-1704, m. 1710), che accolsero i fuggitivi dalla Francia, come Arnauld, Nicole e Quesnel.
Codde fu deposto nel 1704 per ordine di Papa Clemente XI, ma la nomina del successore, Gerard Potkamp, fu rifiutata da parte del clero olandese, provocando nel 1713 una scissione dalla Chiesa Cattolica con la fondazione della Chiesa cattolica romana del clero antico episcopale o Chiesa (giansenista) olandese di Utrecht, prima di una serie di chiese cosiddette "vecchio-cattoliche", rinforzata nel 1724 dall'ordinazione del primo vescovo giansenista di Utrecht, Cornelius Steenhoven (m.1725). L'ordinazione, almeno formalmente, fu regolare perché eseguita da Monsignor Varlet, vescovo missionario cattolico di Babilonia. Nel 1742 e 1757, alla diocesi originaria di Utrecht si affiancarono le diocesi di Haarlem e Deventer, tutte e tre operanti oggigiorno.
La Chiesa di Utrecht è diventata la capostipite delle chiese nazionali vecchio-cattoliche, sorte in particolare dopo il Primo Concilio Vaticano del 1869-70 e federate come Unione di Utrecht e riunite definitivamente nella Convenzione di Utrecht del 1952, il cui sito è www.old-catholic.org.
www.eresie.it
Corneille Janssens, commonly known by the Latinized version of his name Cornelius Jansen or Jansenius, or, most commonly in English, simply as Jansen (October 28, 1585 – May 6, 1638) was Catholic bishop of Ypres and the father of the religious movement known as Jansenism.
He was born of humble Catholic parentage at Acquoy then in the province of Holland, now in Gelderland, the Netherlands. In 1602 he entered the Pontifical University of Leuven, then in the throes of a violent conflict between the Jesuit, or scholastic, party and the followers of Michael Baius, who swore by St. Augustine. Jansen ended by attaching himself strongly to the latter "Augustinian" party, and presently made a momentous friendship with a like-minded fellow-student, Jean du Vergier de Hauranne, afterwards abbot of Saint Cyran.
After taking his degree he went to Paris, partly to improve his health by a change of scene, partly to study Greek. Eventually he joined Du Vergier at his country home near Bayonne, and spent some years teaching at the bishop's college. All his spare time was spent in studying the early Fathers with Du Vergier, and laying plans for a reformation of the Church.
In 1616 he returned to Leuven, to take charge of the college of St Pulcheria, a hostel for Dutch students of theology. Pupils found him a somewhat choleric and exacting master and a great recluse from academic society. However, he took an active part in the university's resistance to the Jesuits, for they had established a theological school of their own in Leuven, which was proving itself a formidable rival to the official university faculty of divinity. In the hope of suppressing their encroachments, Jansen was sent twice to Madrid, in 1624 and 1626; the second time he narrowly escaped the Inquisition. He warmly supported the Catholic missionary archbishop (apostolic vicar) of the (Northern) Netherlands, Rovenius, in his contests with the Jesuits, who were trying to evangelize that country without regard to the archbishop's wishes. He also crossed more than once the Dutch Calvinist-Presbyterian champion, Gisbertus Voetius, still remembered for his attacks on René Descartes.
Antipathy to the papally supported Jesuits brought Jansen no nearer Protestantism; on the contrary, he yearned to beat them with their own weapons, chiefly by showing them that Roman Catholics could interpret the Bible in just as mystical and pietistic a manner. This became the great object of his lectures, when he was appointed regius professor of scriptural interpretation at Leuven in 1630. Still more was it the object of his Augustinus, a bulky treatise on the theology of St. Augustine, barely finished at the time of his death. Its preparation was his chief occupation since his return to Leuven. He had introduced in this treaty a long development favourable to contrition (III part, De gratia Christi salvatoris, book V, chap.XXI-XXV). In its appendice, titled Erroris Massiliensium, et opinionis quorumdam recentiorum parallelon et statera, he harshly condemned Jesuits, in particular Luis de Molina, Gabriel Vasquez and Leonardus Lessius.
But Jansen, as he said, did not mean to be a school-pedant all his life; and there were moments when he entertained political ambitions. He looked forward to a time when Belgium would throw off the Spanish yoke and become an independent Catholic republic, possibly even Flemish-ruled, according to the model of the Protestant United Provinces. These ideas became known to his Spanish rulers, and to assuage them he wrote a philippic called the Mars gallicus (1635), a violent attack on French ambitions generally, and on Cardinal Richelieu's indifference to international Catholic interests in particular. The Mars gallicus did little to help Jansen's rather persecuted theological friends in France, but it reversed Madrid's wrath with Jansen; in 1636 he was appointed bishop of Ypres (Ieper) in West Flanders by the Pope and the Spanish Court. Within two years he was however cut down by a sudden illness; the Augustinus, the book of his life, was published posthumously in 1640.
Opposed to Jansenism, a little groups of theological doctors from the Sorbonne extracted 8 propositions of Jansenius's Augustinus, later reduced to 5, treating of the problems concerning the relation between nature and grace. They accused Jansenius of having misinterpreted St. Augustine, conflating Jansenists with Lutherans. This led Pope Innocent X to condemn in 1643 these 5 propositions in the Cum Occasione papal bull, and again ten years later, without attributing them to Jansenius in particular. The Jesuits, who then enjoyed predominant political and theological power (including a personal confessor to the King of France), then persuaded the Pope to force all Jansenists to sign a formulary leading them to admit the papal bull and to confess to their errors. The formulary controversy led Pascal to write the famous Lettres provinciales (1657) in which he harshly attacked the Jesuits and their moral, in particular casuistry.
Following this anonym publication, the King sent spies everywhere, condemned the librarians and successfully attempted to discover the author of the Lettres provinciales. The Jansenists of Port-Royal, Antoine Arnauld, Pierre Nicole, la Mère Angélique, Soeur Agnès, etc., were forced to sign the formulary. Although ostensibly obeying to Papal authority, they added that the condemnation would only be sensible if the 5 allegedly heretical propositions were in fact found in Jansenius' Augustinus, and claimed that they did not figure there. The Jansenists' reasoning was that the Pope had of course the power to condemn heretical propositions, but not to make that what did not figure in Jansenius' Augustinus be there. This strategy would impose decades of theological disputes and debate, thus allowing them to gain time.
On the other hand, Pascal and some other Jansenists adopted a radical strategy, alleging that condemning Jansenius was equivalent to condemning the Father of the Church, St. Augustine himself, and adamantly refused to sign the formulary, with or without reserve. This in turn led to the further radicalization of the King and of the Jesuits, and in 1661 the Convent of Port-Royal was closed and the Jansenist community dissolved — it would be ultimately razed in 1710 on orders of Louis XIV. The controversy did not involve only Papal authority, but rather his authority concerning Biblical exegesis.