Lessico


Manetone

Dotto sacerdote egiziano, forse originario di Sebennito (inizio sec. III aC). Fu tra coloro che introdussero, durante il regno di Tolomeo I, il culto di Serapide. Intorno al 280 aC scrisse in greco una storia egiziana (Aigyptiakà) attinta alle fonti indigene.

Di essa ci sono pervenuti solo estratti da opere di scrittori classici o di cronografi cristiani (Giuseppe Flavio, Giulio Africano, Eusebio). Intorno all'800 Giorgio Sincello (cronografo bizantino morto 810 o 811) introdusse nella sua Ecloga cronografica (cronaca universale dalla creazione ai tempi) un'Epitome (lista di re con la durata dei singoli regni, divisi in trenta dinastie che sono tuttora la base della nostra classificazione) derivata a sua volta dalle opere di Giulio Africano ed Eusebio. A Manetone sono attribuite anche altre opere di carattere religioso e rituale, alcune certamente spurie.


Sacerdote della trentesima dinastia. Scrisse una cronologia della storia egizia per i Tolomei (i faraoni di origine Greca). Purtroppo l'opera di Manetone ci è giunta solo attraverso i riassunti e i rimaneggiamenti di storici romani.

Sicuramente Manetone era un uomo di notevole cultura ed essendo sacerdote avrà certamente conosciuto bene la storia del suo paese e avrà avuto accesso a ogni tipo di documento storico.Tuttavia la sua opera, così come ci è giunta, è piena di inesattezze e non mancano neanche errori grossolani che tuttavia vanno sicuramente imputati ai sui trascrittori. Non è escluso però che Manetone stesso, in mancanza di notizie certe possa aver fatto ricorso a leggende mitologiche e racconti popolari di scarsa attendibilità. L'eccessivo rispetto per Erodoto, da parte degli storici fece a lungo sottovalutare Manetone. Il padre dell'egittologia moderna Jean-François Champollion (Figeac 1790 - Parigi 1832), si accorse che le notizie fornite da Manetone erano assai più degne di nota di quelle di altri storici greci e romani. Col tempo vennero ritrovate le prove concrete dell'esistenza di alcuni sovrani citati esclusivamente da Manetone. A lui si deve l'attuale suddivisione delle dinastie che se pur in una certa misura risulta arbitraria, è pur sempre basata su fatti concreti che determinarono una qualche discontinuità del potere faraonico.

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Sebennito / Sebennytos
Samannud

Sebennytos or Sebennytus (Greek: Σεβέννυτος, Ptol. iv. 5. § 50, Steph. B. s.v. or Σεβεννυτική πόλις, Strabo xvii. p. 802), or Egyptian Tjebnutjer, was an ancient city of Lower Egypt, now known as Samannud, located on the Damietta (Sebennytic) branch of the Nile in the delta. Sebennytos was the capital of Lower Egypt's twelfth nome (the Sebennyte nome).

Sybennytos lies nearly due east of Sais, in latitude 31° North. Sebennytos was anciently a place of some importance, and standing on a peninsula, between a lake (λίμνη Σεβεννυτική, now called Burlos) and the Nile, was favourably seated for trade and intercourse with Lower Egypt and Memphis. The neglect of the canals, however, and the elevation of the alluvial soil have nearly obliterated its site. (Champollion, l'Egypte, vol. ii. p. 191, seq.) Sebennytos is perhaps best known as the origin of Manetho, an historian and chronicler from the Ptolemaic era, circa 3rd century BC.

A temple dedicated to the (local) god Onuris-Shu once existed at this location, although it is now reduced to ruins. The site is also known as part of the route of the Holy Family during their time in Egypt.

This article incorporates text from the public domain Dictionary of Greek and Roman Geography by William Smith (1857).