Lessico


Mani
Numi tutelari

In latino Manes plurale sostantivato dell'aggettivo arcaico manis = buono. Presso i Romani erano le anime dei morti che talora salivano a vagare sulla Terra. Considerati numi tutelari, erano onorati con libagioni di latte e vino e con feste, dette Parentalia, celebrate dal 18 al 21 febbraio di ogni anno.

Il rapporto dei Mani con i morti non è facilmente comprensibile con le categorie moderne condizionate dalla nostra idea della morte e della sopravvivenza dell'anima. I Mani non erano né divinità della morte, né spiriti dei morti. Erano piuttosto le divinità della condizione di morte, un'obiettivazione divina dello stato di morte di un determinato individuo. Quasi che ogni individuo, morendo, desse inizio a una nuova realtà in cui egli non esisteva più in quanto entità personale, ma si disgregava in poteri indefiniti, e perciò non riducibili a una singola entità spirituale (manes non viene mai adoperato al singolare). D'altra parte la necessità di stabilire un rapporto cultuale con questa nuova condizione di esistenza (i “poteri indefiniti”) ha portato alla formulazione degli dei Mani che danno una forma ai “poteri indefiniti” e alla nuova esistenza del morto. Con il culto dei suoi Mani (ossia dei Mani che personificavano la sua nuova condizione) si aveva così modo, presso i Romani, di stabilire e mantenere una relazione con il defunto.