Lessico
Antonio Pigafetta
Antonio Lombardo
Antonio Pigafetta, anche conosciuto come Antonio Lombardo (Vicenza, 1491 circa – dopo il 1534), è stato un esploratore, geografo e scrittore italiano. La sua importanza consiste soprattutto nell'avere lasciato un dettagliato resoconto del grande viaggio di Ferdinando Magellano, che aveva accompagnato nella sua circumnavigazione del mondo dal 1519 al 1522, la Relazione del primo viaggio intorno al mondo, opera oggi ritenuta uno dei più preziosi documenti sulle grandi scoperte geografiche del Cinquecento.
Casa Pigafetta a Vicenza - Casa Pigafetta, sita in via Pigafetta a Vicenza, è un palazzo eretto nel 1440. Era la dimora di Antonio Pigafetta, che tenne il diario di bordo durante la storica circumnavigazione del globo di Ferdinando Magellano, che qui nacque e vi trascorse quasi tutta la sua vita. Rielaborata da Matteo Pigafetta nel 1481, è un raro esempio di gotico fiorito, con singolari e piacevoli partiture decorative, incentrate sul motivo a torciglione. Le porte laterali sono trilobate, in stile arabesco. Il portale, risalente al Rinascimento, è affiancato da una scritta in francese:"Il n'est rose, sans espine" (non c'è rosa senza spine), alludendo allo stemma della casata dei Pigafetta. La facciata ospita un'iscrizione dedicata ad Antonio Pigafetta. L'interno dell'edificio, oggetto nel 1990 di un travagliato restauro, non è aperto al pubblico.
Poco ci è noto di Pigafetta, probabilmente rampollo di una delle più importanti famiglie nobiliari di Vicenza, se non che era uno studioso di matematica e astronomia. Trovandosi in Spagna in quel periodo e avendo sentito parlare della spedizione di Magellano, Pigafetta intraprese tale viaggio come passeggero pagante, spinto dalla sua curiosità di visitare terre remote. Inizialmente non bene accetto da Magellano, seppe tuttavia conquistarne gradualmente la stima, tanto da diventare il suo criado (uomo di fiducia). Nel combattimento con gli indigeni dell'isola di Mactan (Filippine) che portò alla morte di Magellano, anche Pigafetta rimase ferito.
In conseguenza della scomparsa di Magellano, Pigafetta assunse ruoli di maggiore responsabilità nell'equipaggio, in particolare gestendo le relazioni con le popolazioni autoctone. Fu uno dei superstiti della spedizione, tra i 18 che rientrarono con la Victoria, al comando di Juan Sebastián Elcano, il 6 settembre 1522 nel porto di Siviglia. Pigafetta è uno dei tre italiani che si salvarono: insieme a lui tornò Martino de Judicibus, anch'egli sulla Victoria, mentre un altro italiano, Luca Pancaldo, tornò sulla Trinidad nel 1525.
Probabilmente nel 1524, Pigafetta pubblicò la Relazione del primo viaggio intorno al mondo con il Trattato della Sfera, le sue memorie sul viaggio, redatte a partire dai suoi minuziosi diari che aveva tenuto nei tre anni di viaggio.
Mappa del Borneo di Pigafetta
Ad Antonio
Pigafetta è intitolato il liceo classico cittadino, la più antica
istituzione scolastica vicentina (1807) e una tra le più antiche in Veneto.
Pigafetta è stato interpretato dall'attore filippino Bob Soler nel film Lapu
Lapu (2002) come membro della spedizione di Magellano a Cebu.
Nell'ottobre del 2005 al Teatro Olimpico di Vicenza è stato rappresentato per il ciclo di spettacoli classici il singspiel "Pigafetta. In fines orbis terrae exivit sonus eorum" di Francesco Erle, Roberto Cuppone e Mauro Zocchetta, con Ugo Pagliai e la Schola San Rocco, tratto dalla Relazione.
Lettera autografa
Personaggio tanto affascinante quanto sfuggente, Antonio Pigafetta rappresenta ancor oggi un'irriducibile incognita per gli studiosi. Di lui si sa poco, troppo poco per definirne un profilo appena soddisfacente sul piano biografico. Scarsi i documenti originali, un paio di lettere autografe e qualche altra debole traccia archivistica, tutti comunque posteriori al viaggio. Poche anche le testimonianze dei contemporanei, spesso fondate su notizie di riporto e ricche di ambiguità e imprecisioni. Antonio nacque a Vicenza intorno agli anni '80' del 1400 e la data della sua morte dovrebbe collocarsi presumibilmente verso il 1530. Della sua formazione vicentina, dei suoi studi e attività precedenti alla grande avventura al fianco di Magellano non si sa nulla. Fino agli inizi del 1900 era dubbia anche la paternità. È stato solo grazie a un documento pubblicato da P. Pastells nel 1920 che si è riusciti ad identificare Giovanni Antonino Pigafetta come il padre del nostro viaggiatore. Ancora incertezze permangono sul nome della madre, dal momento che i documenti archivistici rivelano almeno tre matrimoni di Giovanni: il primo con Castellana Terrenato da Caltrano, il secondo con Lucia Muzan da Malo, il terzo con Angela dalla Zoga.
Il temperamento del personaggio, nelle sue caratteristiche fondamentali, si ricava in parte da quanto egli stesso scrive nella Relazione. Ne emerge, in sostanza, uno spirito permeato da una nobile curiosità, da una tensione umanisticamente rivolta al sapere e alla gloria. Ma è molto di più quello che si vorrebbe sapere di lui.
In questi anni il progetto Pigafetta ha svolto una costante attività di ricerca bio-bibliografica, che si è avvalsa anche, con reciproca utilità, della collaborazione di importanti studiosi della letteratura di viaggio del Quattro e del Cinquecento. Gli elementi nuovi emersi dalle indagini più recenti sul viaggiatore vicentino sono in gran parte registrate negli studi che introducono le due edizioni della Relazione patrocinate dalla Biblioteca Bertoliana, quelle curate da Mario Pozzi nel 1994 e da Andrea Canova nel 1999.
Riteniamo utile comunque fornire qui in forma di bibliografia essenziale una parte dei risultati del lavoro svolto in questi anni. È del resto auspicabile che ci vengano segnalate lacune o novità editoriali, al fine di costituire uno strumento di lavoro esauriente e aggiornato per chi intenda occuparsi dell'opera pigafettiana e, più in generale, di letteratura di viaggio del Cinquecento.
www.bibliotecabertoliana.it
Portrait traditionally believed to represent Antonio Pigafetta (Marasca Collection, Biblioteca Bertoliana of Vicenza), based on a statue in the Civic Museum of Vicenza, originally coming from St. Michael church (where the Pigafettas had a family tomb). It really represents another Pigafetta, Gio. Alberto of Gerolamo (d. 1562, 29 years old).
Antonio Pigafetta (c. 1491), was an Italian scholar born in Vicenza. He was engaged to accompany and assist the Portuguese captain Ferdinand Magellan and his Spanish crew on their trip to the Maluku Islands. During the voyage, he kept an accurate journal which later assisted him in translating one of the Philippine languages, Cebuano. It is the first recorded document concerning this language.
Out of approximately 240 men who set out with Magellan in 1519, Pigafetta was one of only 18 who returned to Spain in 1522, having completed the circumnavigation under the captainship of Juan Sebastián Elcano after Magellan's death. His journal is the source for most of what we know about Magellan and Elcano's voyage.
Pigafetta belonged to a rich family of Vicenza. In his youth he studied astronomy, geography and cartography. He served on board the galleys of the Knights of Rhodes at the beginning of the 16th century. Until 1519, he accompanied the papal nuncio, Monsignor Chieregati, to Spain.
In Seville, he heard of Magellan's planned expedition and elected to embark, accepting the title of sobrasaliente (supernumerary) and a modest salary of 1,000 maravedís. During the trip, Pigafetta collected extensive data about the geography, climate, flora, fauna and the inhabitants of the places that the expedition visited. His meticulous notes were invaluable to future explorers and cartographers, mainly due to his inclusion of nautical and linguistic data, and to later-day historians because of its vivid, detailed style. The only other sailor to maintain a journal during the voyage was Francisco Albo, last Victoria's pilot, who kept a formal logbook.
Pigafetta was wounded on Mactan in the Philippines, where Magellan was killed. Nevertheless, he recovered and was among the 18 who accompanied Juan Sebastián Elcano on board the Victoria, on the return voyage to Spain. Upon reaching port in Sanlúcar de Barrameda (Province of Cadiz) in September of 1522, three years after his departure, Pigafetta returned to Italy. He related his experiences in Relazione del primo viaggio intorno al mondo (Report on the first voyage around the world), which was composed in Italian. Although parts were published in Paris in 1525, the manuscript was not published in its entirety until the late eighteenth century. The original document was not preserved.
It was not through Antonio Pigafetta's writings that Europeans learned of the first circumnavigation of the globe. Rather, it was through an account written by Maximilianus Transylvanus, which was published in 1523. Transylvanus had been instructed to interview the survivors of the voyage when Magellan’s surviving ship Victoria returned to Spain in September 1522. After Magellan's voyage, Pigafetta utilized the connections he had made prior to the voyage with the Knights of Rhodes to himself achieve membership in the order.
Filipino actor Bob Soler as Antonio Pigafetta is depicted in the movie Lapu Lapu (2002) as a member of Magellan's expedition in Cebu.
Portrait
traditionnellement présenté
comme celui d'Antonio Pigafetta
Antonio Pigafetta, (date de naissance inconnue généralement située entre 1480 et 1491, probablement à Vicence et date de décès également inconnue), est un marin et chroniqueur italien du XVIe siècle qui a participé sous les ordres de Magellan puis Juan Sebastián Elcano au premier voyage autour du monde (circumnavigation) et qui en a laissé la chronique la plus complète et la plus célèbre, celle sur laquelle se basent tous les travaux relatifs au voyage de Magellan.
Les historiens doivent se contenter de très peu de documents concernant la vie d'Antonio Pigafetta : quelques lettres autographes, quelques indices éparpillées dans diverses archives, le tout postérieur à son voyage autour du monde. La famille Pigafetta est une ancienne lignée identifiée dès le XIe siècle. En 1920, P. Pastells identifia son père, Giovanni Pigafetta, mais celui-ci ayant eu au moins trois femmes, il n'est toujours pas possible de savoir qui est sa mère. Léonce Peillard écrit: « Puisqu'il n'est pas possible de faire entrer Antonio Pigafetta dans les tables généalogiques de cette famille, bien que celles-ci ne présentent aucune lacune, certains pensent qu'il était peut-être un enfant naturel; mais alors il n'eût pas été nommé chevalier de l'Ordre de Malte dont les bâtards étaient exclus. »
Antonio Pigafetta, également connu sous le nom d’Antonio Lombardo vient en Espagne en 1519 où il accompagne le nonce apostolique, monseigneur Chieregati, dont il était le secrétaire. Recommandé par le nonce apostolique, il se rend à Séville, où il s’enrôle dans l’équipage de la flotte de Fernand de Magellan à bord de la Trinidad. Il est inscrit comme supplétif et serviteur de Magellan, « criados del Capitan y sobresaliente » en espagnol.
Pigafetta raconte la mésaventure qui le 25 mars 1521 manque de le noyer lorsque pêchant du bord du navire il tombe à la mer; mais ses cris alertent des compagnons qui le tirent de ce mauvais pas, et l'auteur de conclure: « je fus secouru, non point par mes mérites mais par la miséricorde et grâce de la fontaine de pitié. » Une fois dans le Pacifique, que son texte désigne ainsi pour la première fois sous ce terme, et alors que la flotte rencontre après plus de trois mois de navigation les premières îles habitées, Pigafetta est parfois appelé à établir un contact prolongé à terre avec leurs populations. C'est notamment le cas fin mars 1521 sur l'île de Limasawa où avec un autre compagnon il partage plusieurs repas de bienvenue: « ainsi, avec cette cérémonie et autres signes d'amitié, nous banquetâmes puis soupâmes avec lui. Je mangeai le Vendredi Saint de la chair, ne pouvant faire autrement (...) Là j'écrivis assez de choses comme ils nommaient en leur langage, et quand le roi et les autres me virent écrire et que je leur disais leur manière de parler, ils furent tous étonnés. » Lors de l'affrontement avec les indigènes de l'île de Mactan le 27 avril 1521, Magellan meurt et Antonio Pigafetta est blessé. C'est d'ailleurs cette blessure qui lui fait échapper au piège du « banquet de Cebu » qui fait vingt-six victimes parmi l'équipage le 1er mai 1521: « Je ne pus y aller pource que j'étais tout enflé de la blessure d'une flèche envenimée que j'avais eue au front »
Magellan mort, Antonio Pigafetta voit son rôle au sein de la flotte prendre de l'importance. Il est souvent sollicité pour entrer en relation avec les populations rencontrées. Il accomplit finalement le tour du monde avec dix-sept autres survivants du périple sous les ordres de Juan Sebastián Elcano à bord de la Victoria en atteignant Sanlúcar de Barrameda le 6 septembre 1522. Deux autres Italiens, Martino de Judicibus – rentré lui aussi à bord de la Victoria – et Luca Pancaldo – rentré à bord de la Trinidad en 1525 – survécurent à l'expédition de Magellan. Comme l'écrivent Carmen Bernand et Serge Gruzinski dans leur Histoire du nouveau monde: « Pigafetta échappa à tous les maux qui décimèrent les membres de l'équipage et fut l'un des rares à faire le tour du monde avec Elcano » Les historiens ont relevé qu'il ne nomme pas une seule fois Elcano dans son récit du voyage de retour et qu'il rend au contraire un hommage très appuyé à son capitaine défunt.
Il remet dès son retour une première version de son témoignage écrit – essentiel pour la connaissance de cette première circumnavigation – à Charles Quint. Il voyage ensuite à Lisbonne pour rencontrer Jean III de Portugal et en France auprès de Louise de Savoie à qui il remet un manuscrit de sa relation. De retour en Italie début 1523 il continue la rédaction de son récit dans l'entourage du duc de Mantoue puis à la cour du pape Clément VII, cherchant à faire publier son texte. Il dédie son texte à Philippe de Villiers de L'Isle-Adam et est intronisé chevalier de Rhodes en 1524. Il reçoit alors une modeste pension et c'est à partir du mois août de cette année que l'historien perd sa trace.
Son long récit de navigation et de découverte n'est pas le premier témoignage imprimé concernant le voyage de Magellan. La « lettre » de Maximilianus Transylvanus publiée en janvier 1523 fut pendant quelques années la source principale d'information du public de l'époque. Un membre de sa famille, Filippo Pigafetta (1533-1604), a longtemps voyagé en Afrique et s'est fait connaître à la fin du XVIe siècle en publiant une relation de voyage au Congo.
Son récit de voyage
Navigation & découvrement de l'Inde supérieure & îles de Malucque où naissent les clous de girofle, faite par Antonio Pigafetta, vicentin et chevalier de Rhodes, commençant en l'an 1519, ainsi est intitulé le récit du voyage dans le manuscrit conservé à la Bibliothèque Beinecke de livres rares et manuscrits. Il s'agit d'un journal de bord, doublé à l'occasion d'un travail de linguiste. Il a en effet consigné, lors de ce voyage, le premier lexique des indiens de Patagonie qu'il élabore avec l'aide d'un autochtone capturé. Arrivé aux Philippines, sur l'île de Cebu, il consigne également le langage des autochtones tout en relevant leurs usages et coutumes, ce qui fait de son journal un document ethnographique précieux. Il est en particulier le premier à décrire la coutume du palang. Stefan Zweig écrit dans sa biographie de Magellan: « du paysage il ne donne nulle description, ce dont on ne peut d'ailleurs lui faire aucun reproche, étant donné que la description de la nature n'a été inventée que trois siècles plus tard par Jean-Jacques Rousseau ».
Pigafetta note aussi des observations astronomiques faites dans l'hémisphère sud. Une de ses observations permit de conforter la découverte des Nuages de Magellan déjà mentionnés par Pierre Martyr d'Anghiera en 1504. Léonce Paillard avance: « pour tout ce qui touche à la navigation, à la mer, le récit est succinct, ce qui confirme notre conception d'un Pigafetta plus terrien que marin, alors qu'il s'étend, parfois un peu trop, sur les détails de la faune et de la flore exotiques. » Cette relation est considérée comme « un incontestable chef-d'œuvre de la littérature de voyage » et Pigafetta retrouve dans quelques passages l'habitude des conteurs de l'époque de rapporter des faits extraordinaires ou heurtant le sens commun comme lors de la rencontre avec l'« indien patagon » au début de l'année 1520 qui « était tant grand que le plus grand d'entre nous ne lui venait qu'à la ceinture ». « Lorsque l'exagération atteint le merveilleux, Pigafetta prend soin d'ajouter qu'il ne fait que transcrire un récit de voyageur ou d'indigène » tempère Léonce Peillard.
La forme adoptée par Pigafetta est très probablement inspirée par le Liber insularum archipelagi de l'humaniste florentin Cristoforo Buondelmonti qui au début du XVe siècle propose un récit personnel d'un voyage dans les îles de la mer Égée agrémenté de cartes des îles visitées. Pigafetta transpose ce procédé en considérant l'ensemble du globe comme un immense archipel.
Il existe quatre manuscrits illustrés de son récit, tous des copies d'un original perdu. Trois sont en français, dont le plus complet et le plus sûr, deux conservés à la BNF et un à la bibliothèque Beinecke, et le dernier en italien daté de 1525, conservé à la Bibliothèque ambrosienne. Entre 1526 et 1536 paraît en France la première édition imprimée dans une version abrégée, traduite en 1536 en Italien puis traduite et résumée en 1555 en anglais. Le récit de Pigafetta a été en particulier repris en 1550 par Giovanni Battista Ramusio, qui est sans doute le traducteur de la version de 1536, dans son Primo volume delle Navigationi et Viaggi. De nombreuses éditions sont ensuite régulièrement publiées à partir du début du XIXe siècle jusqu'à aujourd'hui.