Lessico


Romolo Augustolo

Romolo Augustolo su un tremisse
moneta d'oro romana del peso di ca. 1,52 g
pari a un terzo del solido

Flavio Romolo Augusto, noto anche col soprannome spregiativo di Romolo Augustolo (latino: Flavius Romulus Augustus; 459 circa – dopo il 476), è considerato tradizionalmente l'ultimo imperatore romano d'Occidente (31 ottobre 475 - 4 settembre 476), in quanto dopo la sua deposizione a opera di Odoacre (figlio dello sciro Edicone, generale di Attila) non fu nominato un nuovo imperatore.

476 - Impero romano d'Occidente in blu e Impero romano d'Oriente in rosa

Romolo era figlio del generale Flavio Oreste, di probabile origine gotica, e della figlia del comes del Norico Romolo. Dal 474 era imperatore d'Occidente Giulio Nepote, il quale era stato nominato dagli imperatori d'Oriente Leone I e Zenone. Nel 475 Nepote rimosse il patrizio e magister militum dell'Occidente, il gallo-romano Ecdicio, per nominare al suo posto Oreste. Oreste, ottenuto il sostegno dell'esercito, si mosse da Roma ed entrò a Ravenna (28 agosto), obbligando Nepote, impossibilitato a resistere, a fuggire in Dalmazia, a Salona. Oreste attese due mesi prima di agire, forse attendendo un riconoscimento da parte dell'imperatore d'Oriente, poi, il 31 ottobre, Oreste dichiarò decaduto l'imperatore Giulio Nepote; non potendo - in quanto barbaro (forse apparteneva al popolo dei Rugi) assumere la porpora, concesse la dignità imperiale al giovane figlio Romolo, di dieci o quattordici anni. Romolo poteva assurgere al soglio imperiale in quanto la madre era di stirpe romana.

Romolo fu in effetti un imperatore fantoccio, in quanto fu Oreste a detenere il potere in nome del figlio. Il problema più urgente era gestire le truppe barbariche che erano poste a difesa dell'impero, nominalmente fedeli all'imperatore, ma effettivamente tenute a bada dai pagamenti versati continuamente attingendo alle casse dello stato. A nome di Romolo vennero coniate quantità di solidi d'oro a Roma, Milano e Ravenna; alcune vennero coniate persino ad Arles, in quanto la Gallia era ancora una delle poche province ancora in mano romana.

Nel 476 la situazione si fece più difficile, in quanto alcune truppe barbariche dell'impero — Eruli, Sciri e Turcilingi — chiesero di ottenere delle terre che Oreste decise di rifiutare loro. Questi popoli si rivolsero al capo barbaro Odoacre, eleggendolo re il 23 agosto: cinque giorni più tardi, il 28 agosto, Oreste veniva catturato vicino Piacenza e ucciso per volere di Odoacre; qualche giorno dopo, il 31 agosto o il 4 settembre, Odoacre occupò Ravenna, uccidendo Flavio Paolo, il fratello di Oreste.

Odoacre depose Romolo, ma gli risparmiò la vita, in virtù della sua giovane età, esiliandolo a Napoli, nel Castellum Lucullanum, l'antica villa di Lucullo (uomo politico romano, ca. 106-57 aC). Secondo alcune fonti gli concesse un vitalizio di seimila solidi annui (la rendita di un senatore facoltoso), permettendogli di vivere con i propri parenti, mentre altre affermano che si trattò di un esilio. Prima di allontanarsi e verosimilmente dietro ordine di Odoacre, Romolo inviò una lettera all'imperatore Zenone (che aveva appena guadagnato nuovamente il regno dopo essere stato spodestato da Basilisco) in cui affermava che non vi era bisogno di due imperatori e che era opportuno affidare il comando dell'Italia a Odoacre.

Odoacre inviò a Costantinopoli le insegne imperiali: la sovranità sulle terre dell'Occidente passò quindi formalmente a Zenone, imperatore d'Oriente, che riconobbe Odoacre governatore d'Italia col titolo di patrizio. Comunque la fine ufficiale dell'impero non modificò, sull'immediato, i modi di vita della popolazione romana d'Italia. Le istituzioni come il Senato e il consolato proseguirono a riprova del fatto che ormai da tempo l'impero d'occidente era solamente un nome privo di effettivo potere. È anche da rilevare che le regioni su cui si estendeva il potere, almeno formale, dell'Impero d'Occidente erano, nella fase finale dell'impero stesso, ridotte all'Italia, alla Provenza e a parte delle province del Norico e della Rezia.

È possibile che Romolo abbia fondato un monastero a Lucullanum, dedicato a san Severino. La nobildonna Barbaria, che contribuì allo sviluppo di questo centro religioso, potrebbe essere stata sua madre. Si conosce uno scambio epistolare del re ostrogoto Teodorico il Grande riguardo un certo Romolo: è possibile che Romolo Augusto abbia dovuto rinegoziare il vitalizio concessogli da Odoacre con il nuovo re, nel 493 e poi ancora nel 507/511.

Solido di Romolo Augusto celebrante le vittorie militari degli Augusti

Romolo è largamente noto con il nome, datogli in antichità, di Romulus Augustulus (italianizzato in Romolo Augustolo); la terminazione in -ulus denota il diminutivo, quindi il nome significava Romolo il piccolo Augusto. In effetti il nomignolo era doppiamente significativo, in quanto si riferiva sia alla giovane età dell'imperatore sia alla sua insignificanza politica, essendo il vero potere nelle mani del padre Oreste.

Tradizionalmente, Romolo Augusto è ritenuto essere l'ultimo imperatore romano d'Occidente: con un nome che fa riferimento al fondatore di Roma e dell'Impero romano sarebbe stato difficile resistere alla tentazione di trarre questa conclusione, e infatti già nel VI secolo, lo storico Marcellino Illirico considerava l'impero romano terminato nel 476.

Alcuni storici ritengono essere Giulio Nepote l'ultimo Imperatore d'Occidente, in quanto Odoacre, quando chiese all'Imperatore d'Oriente Zenone di essere riconosciuto come Re d'Italia, ebbe come contropartita di riconoscere a sua volta come imperatore d'Occidente Giulio Nepote. Odoacre accettò di riconoscere Nepote e infatti fece anche battere delle monete con la sua effige ma poi temendo di essere attaccato da quest'ultimo gli mosse guerra e lo uccise nel 480. Secondo alcune interpretazioni questa è la reale data della fine dell'Impero Romano d'Occidente. Questa tesi non è condivisa da tutti gli storici dato che Zenone non aveva la facoltà di eleggere un imperatore, potere detenuto, almeno in via formale, dal Senato romano e il Senato aveva riconosciuto come imperatore Romolo Augusto. Altri storici, addirittura, considerano il 486 l'anno di caduta dell'Impero d'Occidente, in quanto in quell'anno venne a cessare l'ultimo effettivo baluardo della romanità in Occidente, dal momento che il cosiddetto Regno di Soissons fu annesso al regno dei Franchi.

Lo scrittore italiano Valerio Massimo Manfredi ha scritto un romanzo basato sulla figura di Romolo Augusto, intitolato L'ultima legione dal quale è stato tratto l'omonimo film. Nell'opera le vicende sono ampiamente romanzate rispetto ai fatti storici e la figura del sovrano viene legata ad alcune leggende medievali.

Lo scrittore svizzero germanofono Friedrich Dürrenmatt ha scritto una commedia teatrale in quattro atti intitolata Romulus der Große (Romolo il Grande), che si distanzia molto dalla verità storica. Egli stesso la definisce "Una commedia storica che non si attiene alla storia in 4 atti".