Lessico


Temistocle

Uomo politico e generale ateniese (nato ad Atene tra il 530 e il 520 - morto a Magnesia al Meandro verso il 460 aC). Figlio di Neocle della nobile stirpe dei Licomidi, del demo di Phrearrioi, eletto arconte nel 493, trasformò il Pireo nel porto militare di Atene. Messo in secondo piano dall'azione vittoriosa di Milziade a Maratona (490), tornò a dirigere la politica ateniese dopo il fallimento della spedizione di Paro.

Espulsi gli Alcmeonidi suoi oppositori, propose e ottenne, adducendo a pretesto la ripresa della guerra contro Egina, ma pensando a una ripresa della guerra persiana, che i proventi delle miniere del Laurion venissero impiegati nella costruzione di navi; così la flotta ateniese crebbe di 100 triremi. Allo scoppio della II guerra persiana Temistocle fu posto come stratego alla testa delle forze ateniesi; partecipò, sebbene ciò non rientrasse nei suoi piani, alla difesa delle Termopili; crollata tale linea di difesa, diede ordine alla flotta di ritirarsi nel golfo Saronico e fece evacuare Atene, trasferendo la popolazione a Salamina, dove la flotta panellenica pose la sua base. Di contro al parere degli Spartani di impegnare battaglia ai limiti del Peloponneso, Temistocle indusse gli alleati, ricorrendo anche all'inganno, a combattere nelle acque di Salamina.

La vittoria del 480 fu un trionfo per i Greci e per Temistocle; nonostante nel 479 fosse stato sostituito nel comando da Aristide e da Santippo, la popolarità di Temistocle rimase inalterata; nel 476 fu celebrato da Frinico con le Fenicie e applaudito ai Giochi Olimpici. Avversato nel suo programma di avvicinamento ad Argo e sospettato di atteggiamenti tirannici, fu ostracizzato tra il 476 e il 471.

Prese allora dimora ad Argo da dove cercò di sollevare nel Peloponneso un moto democratico contro Sparta e di procurare ad Atene il dominio dell'Ellade. Dagli Spartani fu denunziato agli Ateniesi per aver cospirato con Pausania. Condannato a morte in contumacia, fuggì a Corcira e di lì a Efeso. Più tardi accolto da Artaserse I andò a vivere a Magnesia al Meandro, in Caria, intorno al 465-464, che gli assegnò il dominio della città beneficiando delle rendite di Magnesia, di Miunte e di Lampsaco. Della sua morte, avvenuta alcuni anni dopo, forse nel 460, non si conosce né la data né il modo; secondo la maggior parte delle fonti si sarebbe suicidato, ma secondo lo storico Tucidide, che era a conoscenza di quanto tramandato circa il suicidio, morì di malattia.

Il ritrovamento di un'epigrafe contenente il famoso “decreto di Temistocle” ha riproposto, con il problema della autenticità del testo, anche quello della sua politica prima di Salamina.