Lessico
Uropigio
Uropigio
di gallo Livorno - Dopo averne asportato la cute che lo ricopre
si mettono in evidenza i due lobi che lo costituiscono.
Avian Anatomy Integument (1972) di Alfred Lucas & Peter Stettenheim
L’uropigio, o ghiandola dell’uropigio, o ghiandola uropigetica, prende nome dal greco ourá, coda, e pygaîon, deretano. È una voluminosa ghiandola tubulare composta a secrezione esterna costituita da due lobi, accolta nello spessore del derma e posta dorsalmente alle ultime vertebre nella regione del codrione. Essa elabora un secreto sebaceo che, dopo la confluenza del condotto ghiandolare di destra e di sinistra, sfocia all’esterno attraverso un unico dotto escretore terminale, il quale si apre in un rilievo della cute che prende il nome di papilla.
Il codrione (che sta per codarione, accrescitivo di coda), o codione, è la parte inferiore della colonna vertebrale degli uccelli che nel pollo sostiene la coda con l'uropigio. Nel pollo il codrione è composto da 5-7 vertebre coccigee. L'ultima vertebra coccigea, derivata dalla fusione di 3-4 elementi, assume forma triangolare e appare appiattita trasversalmente, indicata come pigostilo. Scherzosamente il codrione indica il coccige dell'uomo. Coccige deriva dal greco kókkyx che in primo luogo significa l'uccello cuculo (Cuculus canorus), e kókkyx proviene dall'onomatopeico kókky = cucù, il verso del cuculo; ma grazie a Galeno il termine kókkyx è passato a identificare anche l'osso coccige per la somiglianza che l'osso avrebbe con il becco di tale uccello.
Sezione
frontale di uropigio di gallo Livorno
Avian Anatomy Integument (1972) di Alfred Lucas & Peter Stettenheim
Il secreto dell’uropigio viene distribuito col becco a tutte le penne, proteggendole così dall’essiccamento e soprattutto dall’umidità. Le molecole che lo costituiscono sono strutturate in modo tale da incastrarsi l’una nell’altra mediante le loro catene laterali, per cui le penne vengono ricoperte da una pellicola continua.
L’uropigio manca in uccelli che vivono in zone molto aride, è particolarmente sviluppato negli uccelli acquatici, mentre in altri volatili ha dimensioni molto ridotte e in tal caso la funzione protettiva viene assolta dal pulviscolo che si forma quando le parti terminali delle penne si scompongono in finissime particelle di cheratina.
L'uropigio al microscopio ottico
A causa dei grassi che secerne, dal punto di vista gastronomico l’uropigio rappresenta un boccone molto saporito anche nel pollo arrosto. Vista la considerazione particolare in cui erano tenuti i Ministri di Dio, gli venne attribuito il nome di Boccone del Prete. A mio avviso suona invece un po’ irriverente il termine inglese riservato all’uropigio: Parson’s nose, cioè naso del Parroco.
Quali sono le sostanze capaci di rendere così prelibato questo boccone, detto anche cicerone? Il termine cicerone non avrebbe nulla a che fare con l’oratore più famoso di tutti i tempi, mentre potrebbe derivare dall’accrescitivo del latino cicer, che significa cece, in quanto l’uropigio ha una certa somiglianza con un grosso cece. Ma anche Cicerone aveva a che fare col cece: infatti in origine molti nomi gentilizi romani erano dei soprannomi presi dalle piante, tant’è che Fabio forse deriva da faba, la fava, Lentulo da lens, la lenticchia, e Cicerone da cicer (Giuseppe Pittàno, 1990).
Ma torniamo ai componenti del secreto dell’uropigio. Considerando i vari strati di cellule epiteliali dalle quali questa ghiandola è tappezzata, essa è istologicamente simile all’epidermide. Le gocce di lipidi cominciano a formarsi nelle cellule dello strato basale e vanno progressivamente raggruppandosi tra loro, formando così delle strutture globulari di dimensioni sempre maggiori. Tuttavia, siccome queste cellule non vanno incontro a cheratinizzazione, esse vengono completamente dissolte da parte dei lisosomi, verificandosi così una secrezione di tipo olocrino. I principali costituenti idrofobici sono rappresentati da sostanze ceruminose costituite da lunghe catene alifatiche e da omologhi complessi di acidi grassi ramificati nonché da alcoli. Vengono prodotti lipidi sia saponificabili che non saponificabili. Le specie acquatiche hanno ovviamente bisogno di una quantità maggiore di sebo, e la loro secrezione può contenere maggiori quantità di triacilgliceroli.
I componenti chimici, oltre a proteggere la cheratina dai fenomeni di sfaldamento, sono anche dotati di azione antimicrobica e antifungina. Come accade per le ghiandole sebacee dei mammiferi, è possibile che anche l’uropigio sia sotto controllo ormonale.
Le alterazioni gravi a carico di questa ghiandola sono di scarsa importanza nei soggetti allevati in batteria, mentre comportano l’eliminazione del ceppo se l’allevamento si svolge al suolo e soprattutto all’aperto.