Quem
modo depingimus, simpliciter Gallum Indicum dicunt. Eum magno Hetruriae
Duci Ferdinando acceptum refero, qui prae eximia sua liberalitate, ut
est virorum doctorum studiosissimus, depictum mihi aliquando dono
transmisit. Avis toto corpore coloris erat aterrimi, calcaribus, et
cauda carebat, uti etiam crista, cuius loco cirros gerebat. Rostrum erat
bicolor, partim enim luteum, nempe caput versus, caetera atrum. Superius
rostrum aduncum. Quo loco in aliis Gallis narium foramina sunt, ibi haec
avis rotundum quid magnitudine cerasi luteum habebat. Tibiae, pedesque
tabellis albicantibus praediti. Pennae etiam quaedam prope anum exiguae
albescebant.
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Quello
che adesso raffiguriamo lo chiamano semplicemente gallo indiano. Lo
riporto come dovuto al Granduca di Toscana Ferdinando I,
il quale a causa della sua straordinaria generosità, come è
caratteristica di un grande fautore degli uomini di scienza, un giorno
me lo mandò riprodotto in dono. Il volatile era di colore estremamente
nero in tutto il corpo, era privo di speroni e di coda, come pure di
cresta, al cui posto portava dei riccioli. Il becco era di due colori,
infatti in parte era giallo, e precisamente la parte rivolta verso la
testa, per il resto era nero profondo. Il becco superiore era adunco.
Laddove negli altri galli si trovano i fori delle narici, costì questo
volatile presentava un qualcosa di rotondo e giallo della grandezza di
una ciliegia. Le gambe e i piedi erano forniti di tasselli biancastri.
Anche alcune piccole penne perianali erano biancastre.
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