Mosaici del IV secolo dC
della Basilica di Aquileia

Il gallo e la tartaruga
Mosaico pavimentale - Aula teodoriana nord della Basilica

È assai evidente che siamo di fronte a un gallo con le caratteristiche del Gallo Rosso della Giungla (Gallus gallus), ben diverso dall'antenato della Livornese con zampe gialle del mosaico romano del I sec. aC. L'interpretazione abituale di questa scena è centrata sulla lotta tra il bene, rappresentato dal gallo, e il male, simboleggiato dalla tartaruga in quanto abitatrice del Tartaro. Come ha sintetizzato Andrea Bertolazzi nella sua inattesa cartolina del 10 agosto 2006 – rendendosi così colpevole di aggiornarmi su un'antica e preziosa iconografia a me ignota – altri studiosi ritengono che il gallo rappresenti Gesù che, mentre annuncia l'alba e la sua resurrezione, scaccia la tartaruga abitatrice delle tenebre e simbolo del male.

Secondo altri il gallo rappresenta il mondo occidentale dove il tempo scorre in fretta, un mondo dinamico, ma al contempo assai vulnerabile, irascibile. La tartaruga rappresenta invece l’Oriente, in cui il tempo è l’elemento fondamentale per lo sviluppo della saggezza dei popoli; un mondo che corre più lentamente e che si fa carico di grandi fermenti filosofici e spirituali. In tutte le grandi civiltà (Cina, India, America centrale) la tartaruga è l’espressione di colei che sulle proprie spalle porta il peso dell’umanità intera. Il dialogo figurato di questi due animali simboleggia il desiderio di unire i due mondi in mezzo ai quali si è trovata Aquileia e, in virtù di un loro incontro, offrire la salvezza e la ricchezza a tutta l’umanità.

Potremmo disquisire all'infinito. Per me ha importanza il fatto che il mosaicista del IV sec. dC si ispirò a un gallo che aveva sott'occhio, e che altri non era che un bankivoide strettamente imparentato con il Gallus gallus.

   

A sinistra il gallo e la tartaruga del comparto centrale
Mosaico pavimentale della prima campata della Basilica

A prima vista i due galli sembrano uguali, ma ciò che li differenzia è il portamento della coda, che in quello di sinistra ricorda quella a scoiattolo posseduta e pretesa in alcune razze, salvo che il mosaicista volesse esprimere un momento di rabbia del gallo non attraverso un arruffamento delle piume della mantellina - come di solito accade, e lo dimostra il gallo di destra - ma attraverso un'erezione delle piume della coda. Per motivi cromatici dell'antico mosaico di sinistra non è possibile esprimere un giudizio sulla colorazione del piumaggio. Tuttavia, come per il gallo di destra, possiamo affermare che si tratta di un bankivoide, cioè di un discendente del Gallus gallus.