Antonio Averulino o Averlino
detto il Filarete
ca. 1400 - ca. 1469

 Il gallo e la perla - Fedro
rilievo bronzeo - 1434-1445

Un galletto stava cercando qualcosa da mangiare in un letamaio, e vi trovò una perla. 'In che posto indegno stai', disse, 'preziosa come sei! Se ti avesse visto chi è avido del tuo valore, saresti già tornata allo splendore di un tempo. Ma ti ho trovata io, che preferisco di gran lunga il cibo, e questo non può giovare assolutamente né a te né a me'. Riferisco questa storia a chi non mi capisce.

Filarete (colui che ama la virtù) è il soprannome di Antonio Averulino o Averlino (Firenze 1400 ca. - Roma 1469 ca.), scultore e architetto italiano, la cui opera, per molti versi ancora ancorata ai canoni espressivi medievali, aprì la strada alle grandi invenzioni artistiche del Rinascimento. Collaborò con Lorenzo Ghiberti alle porte del Battistero di Firenze e nel 1433 fu chiamato a Roma da papa Eugenio IV per decorare i portali della basilica di San Pietro. Realizzata in dodici anni, quest'opera – assai criticata da Giorgio Vasari – fu in realtà fortemente innovativa, soprattutto per i riferimenti all'antichità, numerosi nelle bordure dei pannelli.

Lasciata Roma nel 1447, soggiornò a Firenze (1448) e a Venezia (1449), prima di stabilirsi a Milano dove Francesco Sforza, dietro raccomandazione di Piero de' Medici, lo aveva chiamato per introdurre le novità del Rinascimento in una città ancora impregnata di spirito gotico. Delle opere di questo periodo restano poche tracce: la torre del Castello Sforzesco di Milano fu distrutta nel XVI secolo e ricostruita solo in epoca moderna; la cattedrale di Bergamo fu modificata da interventi successivi. Nel capoluogo lombardo si può ammirare tuttora soltanto l'Ospedale Maggiore (iniziato nel 1456), attuale sede dell'Università degli Studi, in parte danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Il Filarete fu autore anche di un importante Trattato di architettura (1461-1464), la prima opera teorica di questo argomento in volgare, nella quale descrisse una città ideale, Sforzinda. Questo progetto, articolato e complesso, nutrito di spunti ideologici che mescolavano alla tradizione cristiana ricordi della Repubblica di Platone, ebbe un ruolo non secondario nella riflessione urbanistica del Rinascimento.