Traduzione dal tedesco
di Antonella Comasini e Stefano Bergamo
della biografia scritta da Matthias Freudenberg

Revisione del 5-3-1999
pubblicata in

www.bautz.de/bbkl

Gessner, Konrad, medico, naturalista, dotto universale e teologo, nato il 16(26.?)-3-1516 a Zurigo, e ivi spentosi il 13-12-1565. Il padre Urs esercitava la professione di pellicciaio a Solothurn[1], divenne cittadino di Zurigo fin dal 1511 e cadde il 24.10.1531 nella seconda guerra di Kappel [2]; la madre Anna Barbara morì nel 1564. Nel 1535 sposò Barbara Singysen; dal matrimonio non nacquero figli. Affidato fin dal 1521 alla custodia del prozio, il cappellano Johannes Frick, che lo fece studiare alla scuola tedesca, Gessner fu sostenuto negli studi da diversi benefattori, tra i quali Ulrich Zwingli[3], che nel 1531 gli fece attribuire una borsa di studio. Nel 1524 entrò alla scuola latina dell’abbazia di Zurigo, condivise la tavola con il suo insegnante Oswald Myconius[4], fu assunto nel 1529 dalla scuola della stessa abbazia e visse nella dimora di Johann Jakob Ammann. Raccomandato da Myconius, divenne nel 1532 assistente di Wolfgang Capito a Strasburgo, ove studiò lingue antiche e teologia.

Nel 1533 ritornò a Zurigo, dove – incoraggiato da Ammann – concepì il progetto di studiare medicina. Grazie ad una borsa di studio per l’estero, intraprese gli studi di medicina e scienze naturali dapprima a Bourges e successivamente, nel 1534, a Parigi, dove, tramite lo studio approfondito specialmente delle opere dei medici antichi e dei testi di scienze naturali, pose le basi di un sapere a carattere universale. A causa dell’incipiente persecuzione nei confronti dei Protestanti, alla fine del 1534 lasciò Parigi e giunse a Strasburgo presso Martin Bucer[5]  donde fu richiamato a Zurigo all’inizio del 1535 dal collegio direttivo della scuola latina. Seguito nel corso di ulteriori studi di medicina, vi lavorò quale insegnante elementare fino al 1536, anno in cui ancora una volta, grazie a una borsa di studio conferitagli tramite Heinrich Bullinger[6], fu inviato a Basilea a compiere gli studi di medicina.

Qui vide la luce nel 1537 il suo Lexicon Graecolatinum. Probabilmente grazie alla mediazione di Myconius, nel settembre del 1537 Gessner fu nominato Professore di Greco alla recentemente fondata Accademia di Losanna, dove trascorse tre anni, che dedicò perlopiù agli studi di botanica, a escursioni sulle Alpi della Savoia e alla composizione di scritti minori di medicina, botanica e filosofia.

In occasione di una visita a Zurigo a metà 1540, l’Ufficiale sanitario della città Christoph Clauser lo spronò a riprendere gli studi di medicina, cosa che mise in pratica nell’ottobre dello stesso anno, quando cominciò a frequentare i corsi di anatomia a Montpellier. Nel febbraio del 1541, dopo una breve preparazione, acquisì a Basilea il titolo di Dottore in medicina, e per esercitare la professione si stabilì definitivamente a Zurigo, dove oltre che all’ambulatorio medico si dedicò ad una mal retribuita funzione di Lettore e, dal 1546, alla cattedra di Fisica, Scienze naturali ed Etica presso il Collegium Carolinum[7].

Tra il 1547 ed il 1551 videro la luce numerosi suoi scritti di medicina, teologia e zoologia. Nel 1552 divenne Sottoufficiale sanitario della città di Zurigo e successivamente, nel 1554, Ufficiale sanitario della stessa città; nel 1558 fu nominato Canonico del Grossmünster, la grande abbazia cittadina. Il 21 maggio 1564, con missiva imperiale gli fu attribuito lo stemma araldico, in cui è significativamente raffigurata la disciplina della Teologia con simboli di animali e pietre.

Mentre nel 1564 si dedicava a curare Bullinger, gravemente malato di peste, si consumò egli stesso – spesso già malato, spossato e quasi cieco – nella battaglia all’epidemia e nel proprio incessante lavoro scientifico, cosicché nel dicembre 1565 si ammalò egli stesso di peste e ne morì.

Bullinger riporta che Gessner continuò a lavorare nel suo studio finché ebbe respiro. In Gessner ritroviamo uno dei dotti più versatili e attivi che la Svizzera abbia mai avuto, e che sempre si è espresso ai massimi livelli in diverse discipline scientifiche contemporaneamente. Il giusto riconoscimento va ai suoi lavori di compilatore, di enciclopedista metodico, dotto universale nel campo della cultura e della geografia, riconosciuto grecista, latinista ed ebraicista, teologo, orientalista, linguista, studioso di scienze naturali e medico. Continuamente minacciato dal bisogno materiale, e costretto ad accettare l’aiuto e il sussidio altrui, con la sua immensa sete di sapere e altrettanto grande applicazione ha dato origine a numerose opere scientifiche illuminanti.

Tra quest’ultime si contano i suoi scritti filologici e bibliografici, tra cui spiccano: l’opera Mithridates, sive de differentiis linguarum ... observationes (1555), che attua un’analisi comparativa delle lingue antiche e moderne, ancor oggi considerata il lavoro di un pioniere della linguistica; la Bibliotheca universalis in due volumi (rispettivamente 1545 e 1548/49) che registra in ordine alfabetico, secondo dettami enciclopedici, circa 3.000 titoli di autori greci, latini ed ebraici, dall’antichità ai contemporanei, catalogati per argomento. La raccolta di Pandectae[8] del 1548/9 riassume le conoscenze dell’epoca nei diversi campi del sapere. Tale monumentale lavoro si concluse nel 1555 con una Appendix bibliothecae, con la quale Gessner diede vita alla prima bibliografia generale in assoluto, che gli valse il titolo universalmente accettato di padre della bibliografia.

Inoltre, quale conoscitore della letteratura esistente, acuto osservatore e appassionato collezionista, Gessner contribuì con una quantità di lavori alla ricerca nel campo della medicina e delle scienze naturali. Notevole la sua Historia animalium, illustrata da oltre 1.000 xilografie e ordinata con criteri lessicali, i cui primi quattro volumi, per un totale di circa 4.500 pagine, che trattano di mammiferi, anfibi e rettili, uccelli e animali acquatici, uscirono quando Gessner era ancora in vita (1551-1558). Un quinto volume sui serpenti e un sesto sugli insetti furono pubblicati postumi, rispettivamente nel 1587 e nel 1634. Gessner si era prefisso di raccogliere tutte le conoscenze esistenti nel campo della zoologia, e di renderle intelligibili sia alla luce delle ricerche contemporanee - prendendo in considerazione, a tale scopo, anche le forme animali scoperte in America – sia completandole per mezzo di ricerche sue proprie e illustrazioni dei testi. Di tale opera enciclopedica, significativamente molto importante per quella nuova scienza che è la zoologia, furono stampate e diffuse anche diverse edizioni di una versione in tedesco, destinata a un pubblico più vasto, detta Thier-, Vogel-, Fisch- und Schlangenbuch (1557-1589)[9].

Molte sono le opere che si dedicano alla medicina e alla farmacia: il corpus De balneis (1553), una raccolta di scritti sulla balneazione da Ippocrate attraverso gli scrittori romani, alessandrini, arabi e medievali fino ai contemporanei, in cui Gessner affronta perfino il tema delle fonti di acque dalle caratteristiche guaritrici presenti in Germania e Svizzera; la trattazione dell’arte casearia detta Libellus de lacte, et operibus lactariis (1541); il Thesaurus Euonymi Philiatri de remediis secretis, dedicato principalmente all’arte della distillazione e dei prodotti medicinali da essa derivati (1552, di cui il secondo volume uscì postumo nel 1569), che per i suoi fondamenti galenici è interessante dal punto di vista farmaceutico, e ha preceduto lo sviluppo della iatrochimica; e infine, un’opera dotta, De omni rerum fossilium genere, gemmis, lapidibus, metallis (1565) sui fossili, le pietre e i cristalli. Parte delle opere di Gessner fu pubblicata postuma dall’amico e collega Caspar Wolf, mentre altre rimasero inedite o uscirono a stampa solo molto più tardi.

Tra queste si annovera la Historia plantarum, corredata da oltre 1.500 figure, di cui una parte uscì a cura di Casimir Christoph Schmiedel tra il 1751-1771, mentre l’edizione completa si ebbe nel 1972-1987, dopo il ritrovamento, avvenuto nel 1929 a Erlangen, dei manoscritti con le raffigurazioni delle piante. Tale opera contiene disegni dettagliati raffiguranti gli organi delle piante, e la classificazione sistematica delle specie botaniche – 200 delle quali furono scoperte da Gessner stesso durante le sue escursioni - portata a termine per la prima volta su base morfologica. Se fosse uscita a suo tempo, la Historia Plantarum avrebbe assunto un significato senz’altro fondamentale.

Oltre a lavori autonomi di tale portata, Gessner spicca per la sua notevole produzione epistolare: era in corrispondenza, infatti, con numerosi e significativi esponenti dell’Umanesimo e della Riforma. Degna di nota fu anche la sua attività di traduttore ed editore di opere straniere e di classici.  Il suo ruolo di versato teologo è stato riscoperto e compreso solo in tempi  recenti; a questo proposito si veda Staedtke, Conrad Gesner, 1966, 238-265; Leu, Conrad Gessner, 1990.

A Zurigo era uno degli oppositori più in vista della Riforma fondata dallo Zwingli. In ragione di una fede profonda, si dedicava intensamente alla scienza teologica, che diede origine a un Opus teologico, giuntoci solo allo stato di frammenti a causa della morte prematura. Ben lontano dal proporre panteistiche rappresentazioni dell’immanente, fornì un contributo all’integrazione delle scienze naturali in una cultura cristianizzata, e al riconoscimento della potenza creatrice di Dio nella natura con la contemporanea sdemonizzazione della natura stessa. Diede vita a una teologia che considera l’uomo quale parte integrante della natura, senza perdere di vista l’insieme del creato, che vede in Dio il creatore e tutore[10] del mondo. La visione del mondo del cristiano e dell’uomo di scienza non sono in Gessner contraddittorie, bensì determinate appunto dalla loro conciliabilità, che fa in modo che ogni credenza demonistica venga sviluppata in Gessner ad absurdum, grazie al sobrio studio esplorativo degli eventi naturali e alla ricerca della verità a partire dall’oggetto stesso (cfr. lo scritto De raris et admirandis herbis [1555]).

L’analisi in parallelo condotta da Gessner sulla natura e sulle fonti della fede cristiana, con al primo posto la Bibbia, ritenuta già da sola sufficiente a giustificare la stessa fede, e studiata nelle lingue originali, gli permise di mettere a punto un modello ordinativo della teologia e delle scienze naturali: la rappresentazione della fede cristiana, e con essa della teologia stessa, quale regina della scienza, deve essere sostenuta con ogni mezzo e con l’ausilio di ogni disciplina, come la fisiognomica, la filologia, le scienze naturali, la filosofia e la medicina.

Gessner si distinse anche per la sua attività di traduttore, curatore ed editore della patristica greca e latina. In tali attività trova espressione la preoccupazione avvertita da Gessner, da cristiano e umanista, di intendere formazione e apprendimento come un dono di Dio. Il suo più grande contributo in campo teologico consiste nelle Partitiones theologicae (1549), che costituiscono l’ultimo libro della raccolta della Bibliotheca universalis, riassumono la totalità delle discipline teologiche, e sono considerate l’unica enciclopedia bibliografica teologico-sistematica della Riforma. Ancora oggi la successione delle Partitiones corrisponde in parte alla classificazione delle discipline teologiche (esegesi biblica, teologia pratica, dialettica[11] e storica).

Gessner è considerato uno dei dotti universali più determinanti e dotati dal punto di vista interdisciplinare che il XVI secolo abbia avuto. Oltre al lavoro portato a termine nel suo studio, acquisiva cognizioni anche per mezzo dell’osservazione immediata della realtà in occasione di viaggi, escursioni sulle Alpi, visite a fonti termali e giardini botanici. Non mancava inoltre di integrare i propri studi attraverso colloqui con chi esercitava una professione a stretto contatto con la natura, come giardinieri, pastori, pescatori e gente di montagna. I suoi risultati eccezionali nel campo della botanica e della zoologia furono apprezzati, in tempi più recenti, da Carl von Linné e Georges Cuvier. Ma le prospettive aperte da Gessner assumono valore incalcolabile alla luce della questione che si è ripresentata nel XX secolo, ad opera per esempio di Karl Heim, relativa alla conciliazione della teologia e della fede cristiana con le scienze naturali.

Storia della Medicina
di Ralph Major
trattato in 2 volumi - Editrice Sansoni
novembre 1959

Un altro notevole studioso svizzero di questo periodo fu Conrad Gesner, che Cuvier chiamò « il Plinio tedesco » a causa della sua competenza in botanica, zoologia, bibliografia e per la sua erudizione. Molti del suoi ammiratori si sono risentiti per una tale denominazione ed hanno affermato che per l'ampiezza e la precisione delle sue conoscenze egli era di gran lunga superiore a Plinio e che, diversamente dall'antico romano, i suoi scritti non sono un confuso ammasso di storielle di vecchie comari od una infantile accettazione di storie fantastiche. Gesner era nato a Zurigo nel 1516, figlio di un povero pellicciaio.

Dopo la morte del padre alla battaglia di Zug, Gesner si recò a Strasburgo, ove studiò latino, greco ed ebraico; dopo andò a Parigi ove proseguì gli stessi studi. Ritornato a Zurigo come maestro in una scuola elementare, intraprese gli studi di medicina, che dovette interrompere essendo stato chiamato a Losanna come professore di greco. Ma dopo andò a Montpellier ed a Basilea, nella quale città ottenne il dottorato in medicina nel 1541. Dopo avere esercitato in varie città dell'Europa, tornò a Zurigo, ove fu nominato professore di storia naturale e nel 1554 medico capo della città. Mori di peste nel 1565.

Gesner fu eminente come fisiologo, medico, botanico e zoologo. La. sua Bibliotheca universalis, 154.5-1549, un catalogo di tutti gli scrittori e che disgraziatamente non fu mai completata, fu la più grande bibliografia fino ad allora pubblicata. La Historia animalium, pubblicata in quattro volumi in folio nel 1551-1558 con un quinto volume sui serpenti del 1587, segna l'inizio della zoologia scientifica. Essa contiene circa 4.500 pagine in folio, illustrate da quasi 1.000 eccellenti incisioni su legno. Gesner progettò una esauriente Historia plantarum e raccolse circa 1.500 figure per questa opera, ma non visse tanto da vederla completata. Molte delle sue figure furono introdotte nella edizione del 1586 del De plantis epitome del Mattioli e nel suo Hortus medicus, 1588, opere entrambe pubblicate da Camerario.

Ma due secoli dopo la morte di Gesner comparve il suo libro Opera botanica, edito da Schmiedel, 1751-1771. Nell'opera di. Gesner sotto descritti specie e generi e vi si trova un concetto della classificazione più chiaro che nei suoi predecessori o contemporanei; ma come Sachs osserva: « L'opera, la cui pubblicazione fu troppo dilazionata, non fu utile alla scienza che ormai l'aveva superata ». Per di più Gesner fu autore di molte opere mediche, tra le quali sono notevoli la sua Collectio chirurgica, 1555, ed Epistolarum medicinalium, 1577, opera postuma. Malgrado la lotta con la povertà, la cattiva salute, e la crescente debolezza della vista, Gesner, a causa della sua incredibile attività, erudizione ed innata onestà, venne riconosciuto come uno dei più grandi scienziati del suo tempo, in relazioni di intimità con la maggior parte degli uomini dotti di tutta l'Europa.


[1] Solothurn: città (15.400 ab.; 35.700 ab. l'agglomerato urbano) della Svizzera, capoluogo del Cantone omonimo, 23 km a ENE di Biel, a 432 m su entrambe le sponde del fiume Aare. Situata ai piedi del Giura, è un importante nodo ferroviario e frequentato centro turistico con industrie tessili, meccaniche e meccaniche di precisione (orologi). In italiano, Soletta; in francese, Soleure. - Un Vicus Salodurum è menzionato in un'iscrizione romana del 219 dC. La località fu fortificata nel sec. IV e passò poi sotto le successive sovranità dei Burgundi, dei Franchi, del regno di Borgogna, per diventare città imperiale soggetta ai duchi di Zähringen dal 1127. Inizialmente alleata con Berna e successivamente con i cantoni svizzeri, Solothurn partecipò a tutte le loro imprese belliche del sec. XV, ottenendo nel 1481 l'ammissione nella Confederazione. La politica di Solothurn nell'ambito della Svizzera fu caratterizzata da un tenace orientamento filofrancese e dal rifiuto della Riforma protestante. La città, che è ancora in parte cinta dalle fortificazioni del sec. XVII, conserva numerose case dei sec. XVII-XVIII, belle fontane barocche, la barocca chiesa dei Gesuiti (1680-88) e la monumentale cattedrale tardobarocca dei SS. Orso e Vittore (1763-74) di G. M. e P. A. Pisoni. Nel Museo Civico si trovano interessanti tavole dei sec. XV-XVI. - Il Cantone di Solothurn (791 km2; 230.000 ab.) si estende nella parte settentrionale. del Paese, su un territorio interessato dal rilievo del Giura a N (Weissenstein, 1447 m; Passwang, 1204 m) e pianeggiante a S,  dove è attraversato dall'Aare e dai suoi affluenti Emme e Dünnern. La popolazione, di lingua tedesca, è dedita all'agricoltura (vite, frutta), all'allevamento e all'industria.

[2] Una delle guerre a sfondo religioso che presero il nome dal mandamento di Zurigo detto Kappel am Albis.

[3] Zwingli Huldreich o Ulrich: riformatore religioso svizzero (Wildhaus 1484-Kappel 1531). Compì gli studi teologici completandoli con una solida formazione umanistica. Parroco a Glarona e poi a Einsiedeln, sempre applicato agli studi, si legò d'amicizia con Erasmo, che esercitò sul suo spirito una forte influenza, ma a fargli concepire la necessità di una profonda riforma della Chiesa fu l'aberrante spettacolo di preti simoniaci e una pratica religiosa che troppo spesso sconfinava con mistificazioni superstiziose. Nel 1519 passò a Zurigo e nel suo animo ancor meglio si delinearono gli elementi di una riforma, che doveva semplificare il cristianesimo liberandolo di una troppo pesante struttura dogmatica per riportarlo a un più preciso impegno morale: via quindi tutto ciò che non aveva una conferma esplicita nella Bibbia, niente digiuni né penitenze inutili, ma la serietà della vita morale in ogni atto quotidiano; nessuna opposizione al matrimonio dei preti. Su questa strada Zwingli fece abolire anche il culto alla Vergine e ai santi, proibì il commercio delle immagini, contestò l'autorità del papa e dei concili, negò alla Messa il significato di sacrificio. Il vescovo di Costanza e la stessa Dieta confederale proibirono la sua predicazione, ma Zwingli, forte del sostegno del Consiglio zurighese, continuò indisturbato la sua opera e diede una prima sistemazione alle sue dottrine negli scritti Auslegung und Grund der 67 Schlussreden (1523; Commento e prova delle 67 conclusioni), Kurze christiliche Einleitung (1523; Breve introduzione cristiana). La sua riforma trovò pienamente consenziente il governo della città, che introdusse il tedesco nella liturgia, stabilì la lettura pubblica della Bibbia e abolì il celibato ecclesiastico. Precisato ulteriormente il suo pensiero con il nuovo scritto Commentarius de vera et falsa religione (1525), Zwingli si dedicò alla diffusione della sua riforma, che trovò aderenti a Basilea, nel Vallese, nei Grigioni e nell'Appenzell. Nel 1529 Zwingli s'incontrò a Marburgo con Lutero per un colloquio “di religione”: tema specifico fu l'Eucaristia, dove maggiori erano le divergenze fra i due riformatori, perché Lutero ammetteva la presenza reale del Cristo, mentre Zwingli la limitava a una semplice assistenza spirituale. L'accordo non fu possibile e dimostrò ancora una volta la profonda differenza esistente fra i due uomini per diversa formazione culturale e mentalità: Zwingli, in linea con la sua formazione umanistica, ammetteva la possibilità di una conoscenza razionale di Dio, mentre Lutero la riferiva solo alla fede; il peccato originale per Zwingli si riduceva a “un vizio ereditario”, che non sminuiva le capacità etiche dell'uomo, mentre in Lutero comportava l'incapacità ad agire proprio nell'ambito etico; la salvezza si doveva estendere, secondo Zwingli, anche ai pagani osservanti della legge naturale, Lutero li escludeva da ogni salvezza. Mancava poi al riformatore tedesco quel rigore morale, che invece in Zwingli era stato predominante in ogni momento. Nel tentativo di espansione delle sue dottrine Zwingli trovò la fiera opposizione dei cattolici dei cantoni di Lucerna e di Friburgo e il contrasto si esasperò fino a sfociare in conflitto armato: a Kappel le milizie di Zurigo furono sopraffatte da quelle cattoliche e Zwingli trovò la morte. La pace fermò l'espansione della riforma di Zwingli alle regioni di Zurigo, Basilea, Berna, Sciaffusa e Grigioni.

[4] Myconius: nome umanistico con cui è noto il teologo svizzero Oswald Geishüsler (Lucerna 1488-Basilea 1552). Collaborò con Zwingli e poi con Ecolampadio. Dal 1532 fu a capo della Chiesa di Basilea, dove cercò una via di accordo fra la dottrina luterana e quella di Zwingli del quale scrisse una biografia.

[5] Bucer o Butzer Martin: riformatore tedesco (Schlettstadt 1491 - Cambridge 1551). Di umili origini, entrò nell'ordine domenicano nell'anno 1506, lesse le opere di Erasmo e quindi conobbe Lutero a Heidelberg nel 1518, aderendo alla Riforma; lasciato il convento, fu dapprima cappellano di F. von Sickingen e poi parroco a Strasburgo. Si adoperò ripetutamente per la conciliazione fra Svizzeri e luterani (partecipante al colloquio di Marburgo, 1529; coestensore con Melantone della “Concordia di Wittenberg”, 1536) e per l'avvicinamento fra protestanti e cattolici (colloquio di Ratisbona con il cardinale Contarini, 1541); rifiutò di aderire all'Interim di Augusta (1548) proposto da Carlo V ai protestanti sconfitti nella guerra smalcaldica ed esulò in Inghilterra, dove insegnò teologia in qualità di “professore regio” a Cambridge, fino alla morte. Le sue dottrine influenzarono la II edizione del Prayer Book; a lui si deve l'introduzione del dogma sulla predestinazione secondo Calvino nelle dottrine zwingliane. Opere: De regno Christi, Riforme di molti abusi.

[6] Bullinger Johann Heinrich: teologo svizzero (Bremgarten 1504 - Zurigo 1575). Dopo la morte di Zwingli (1531), fu a capo della Chiesa riformata di Zurigo. Operò per l'unione delle Chiese riformate svizzere (Consensus Tigurinus, 1549) ed europee (fu redattore della Confessio Helvetica, cui aderirono i riformati svizzeri, francesi e ungheresi, 1566).

[7] Non ho trovato alcuna ulteriore notizia sul Karolinum di Zurigo, che a rigor di logica deve essere una scuola fondata da Carlo Magno.

[8] Pandectae: dal lat. pandectae, dal gr. pandéktai, da pân, tutto+déchesthai, accogliere, contenere.

[9] Il Libro degli animali, degli uccelli, dei pesci e dei serpenti.

[10] Letteralmente mantenitore.

[11] Ho preferito dialettica a polemica a livello intuitivo, non avendo trovato traccia di alcuna disciplina della teologia detta polemica. Suppongo che siano le materie che costituivano il complesso della teologia evangelica, ora suddivisa in: Antico e Nuovo Testamento, Storia della Chiesa e dei Dogmi, Sistematica e Teologia pratica.