Teodoro Pascal

Le razze della Gallina domestica

trascrizione di Fernando Civardi - 2010

Gli accenti rispettano la grafia del XXI secolo

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Razze asiatiche

 

RAZZE DELL’ASIA

1) INTRODUZIONE – L’Asia è la patria del Gallo Bankiva, quindi tutte le razze addomesticate del pollo traggono la loro origine, sia direttamente che indirettamente, da questa parte del Globo. Le razze derivate direttamente dall’Asia hanno avuto non poca influenza sulla trasformazione delle razze derivate indirettamente da questa stessa regione. Senza dilungarci ora su questo interessante argomento, rimando il lettore a quanto andrò a dire sulle tre grandi razze asiatiche: il complesso dei fatti che ivi svolgerò, dimostrerà con evidenza che le razze puramente asiatiche hanno rigenerate le razze europee.

2) LA RAZZA DI SHANG-HAÏ, DETTA ALTRIMENTI CINESE, DI NANKIN O DI PEKINO, E PIÙ COMUNEMENTE DELLA COCINCINA (Gallus asiaticus Nankin o Gallus cochinchinensis, franc. race de Shang-haï ou cochinchinoise, ted. die Cochinchina Rasse oder das Cochin-Huhn, ingl. Shangaes, Cochins, Chochin_China fowls) (Fig. 51) – Nel 1843 la regina Vittoria d’Inghilterra venne in possesso d’un gruppo di questa grande razza asiatica, sin’allora del tutto sconosciuta in Europa; nel 1846 l’ammiraglio Cécile spediva dalla China in Francia un numeroso gruppo di questi colossali animali e nel 1847 vennero importati altri soggetti in Inghilterra, provenienti dal porto di Shang-haï. Questi ultimi avevano i tarsi impiumati e le piume alle coscie, ai fianchi ed al ventre, cioè le piume della parte posteriore del corpo, lanuginose e molto aperte, ossia non serrate al corpo, il fusto sottile e le barbe lunghe e morbide; tutto ciò contribuiva a dare smisurate proporzioni a quelle parti.

Non erano così i tipi posseduti dalla regina Vittoria, poiché i loro tarsi si presentavano nudi e le parti inferiori del corpo a piumaggio serrato e poco o nulla lanuginoso, nel contempo il loro aspetto generale differiva anche dai primi.

Ciò premesso, sorge subito la domanda: A quali di questi due tipi bisogna far risalire l’origine della moderna razza Cocincinese? Senza dubbio l’attuale gallina della Cocincina ha molta analogia col tipo introdotto in Europa nel 1847 dagli allevatori inglesi, mentre che si discosta di molto dai tipi posseduti tre anni prima dalla regina Vittoria: questi ultimi sono attualmente scomparsi, ma sino a pochi anni or sono erano ancora abbastanza diffusi, ed io li ricordo benissimo pochi anni dopo il 1860 a Napoli, ove erano allevati con molta predilezione sotto il nome di galline storze. L’influenza di questa gallina asiatica, come razza incrociante sulla nostra comune, ebbe talmente a manifestarsi nelle adiacenze di Napoli, che per qualche tempo i mercati furono inondati di galline storze italianizzate, le quali rappresentavano un tipo ben fissato. Ho accennato a suo tempo a questa sottorazza della nostra gallina italiana nel capitolo riguardante le varietà di quest’ultima, e l’ho chiamata semplicemente “gallina storza” come si usava a Napoli, confondendola colla gallina storza originaria (la Cocincinese a tarsi nudi).

D’altronde la Cocincina a tarsi nudi era, sino a pochi anni addietro, ancora diffusa per tutta l’Europa, quindi non si può escludere il fatto che anch’essa, al pari della Shang-haï propriamente detta (la Cocincinese calzata), sia stata la razza madre del tipo moderno perfezionato dagli inglesi. Più d’un autore vede nell’antica gallina della Cocincina a tarsi nudi un prodotto derivato dalla Shang-haï (tipo calzato) e dalla grande Malese, e per conseguenza anche la probabilità che questa stessa sia proveniente dalla Cocincina. Per concludere, dirò che i due tipi primitivi, il calzato ed il nudo, hanno certamente contribuito entrambi a darci la moderna gallina riccamente calzata e che, in vista di quanto ho ora sovraccennato, le denominazioni “razza di Shang-haï” e “razza della Cocincina” sono entrambe giustificate; epperò ora prevale l’ultima, mentre che la prima è completamente esclusa dal dizionario avino. A voler essere giusti, il nome della razza dovrebbe suonare “Shang-haï” poiché, ripeto, il tipo moderno è molto più somigliante a quello che venne introdotto dal porto di Shang-haï, ma la moda ha preferito di chiamare la splendida gallina asiatica “razza della Cocincina” e, notate, malgrado l’opposizione di un gran numero di “gallinologhi”, che dichiarano assolutamente infondata siffatta provenienza.

Dall’epoca della sua importazione in Europa, la razza che ora c’interessa ha subito profonde modificazioni, e tutto ciò devesi alla intelligenza ed alla operosità degli allevatori inglesi. Sin dal principio si diede la preferenza al tipo calzato, ed attualmente le singole caratteristiche di quest’ultimo sono state talmente armonizzate in rapporto all’aspetto generale dell’animale, da rendere la Cocincinese una razza eccezionalmente singolare, bella, voluminosa ed emergente in particolar modo per le sue piume lanuginose e molto aperte alla parte inferiore del corpo. Quest’ultima prerogativa, alquanto rilevante nei tipi primitivi, è stata oggi giorno talmente esagerata da far sembrare l’animale molto più grosso e massiccio di quello che è realmente, ma tutto ciò, ripeto, venne sapientemente armonizzato col resto del corpo: così si diede maggiore grazia alle forme della testa, del collo e del petto, si cercò il dorso larghissimo e inclinato avanti invece che indietro, la coda venne resa larga, ma corta, i tarsi che erano trampoli per lo passato, si accorciarono in armonia della rotondità delle forme del corpo e si resero eccessivamente impiumati, acciocché l’enorme massa del corpo non avesse a sembrare appoggiata su due stecche. Sarebbe compito uscente dal limite che mi sono imposto se volessi passare in rassegna tutte le trasformazioni subite da questa razza dal 1845 in poi, vi ci vorrebbe un grosso volume, ma le poche righe che ho dedicate a questo argomento bastano, se non altro, a far rilevare che tanta costanza di lavoro doveva dare i suoi frutti: osservate all’uopo dei buoni tipi della razza come è attualmente e convenite con me che non si poteva fabbricare un pollo meglio armonizzato nell’assieme delle sue forme, meglio proporzionato della Cocincinese. L’animale moderno ha forme massiccie, pesanti e piuttosto goffe, se le vogliamo considerare isolatamente, ma ripeto, l’armonia dell’assieme è stupefacente e non rappresenta un’offesa all’estetica.

Si comprenderà facilmente l’entusiasmo che destarono al loro apparire questi enormi polli 60 anni or sono; sin’allora in Europa non si aveva l’idea di galline così grandi e di più il colore fulvo che le caratterizzava era una novità per gli allevatori europei, stante che essi non ebbero mai galline di quel mantello nei loro allevamenti. Vuolsi finalmente aggiungere che le forme della razza asiatica non avevano nulla di comune colle nostre razze indigene, per vieppiù convincersi dell’entusiasmo che destò questo pollo racchiudente tante caratteristiche strabilianti.

Colla introduzione della Cocincinese in Europa la passione per l’avicultura assunse gigantesche proporzioni, dapprima in Inghilterra, quindi in Francia ed in America, e finalmente in Germania e nel resto dell’Europa: la mastodontica figura di simili polli, le loro forme diametralmente opposte a tutte le razze sin’allora conosciute e poco o nulla curate, allettò lo sguardo di tutti gli appassionati di animali, e d’allora in poi l’avicultura divenne uno dei rami il più importante della zootecnica. Sicuramente, se questa branca dello scibile umano occupa un posto importante lo si deve indubbiamente alla razza della Cocincina, e valga a confermare questa asserzione il fatto saliente più che mai del perfezionamento o meglio dell’aumento di volume conseguito in molte razze. Così, ad esempio, nel corso di questo lavoro ho dimostrato come la celebrata Dorking deve il suo enorme volume all’influenza della Cocincinese e razze affini, così continuando potrei citare la non meno celebre “Coucou di Malines” e diverse altre razze di un qualche valore economico; ma non basta ancora, e perciò vi ricordo le non poche nuove razze europee, molte delle quali pregevolissime, che sono tutte discendenti dalla Cocincinese, senza poi voler ricordare la quasi totalità delle razze americane derivate dalla superba razza asiatica.

Qui dunque sarebbe proprio il caso di esclamare: “à tout seigneur tout honneur”, ma l’ingratitudine umana non si è smentita nemmeno verso i miseri polli. Abbiamo sfruttato per anni questo colosso del pollaio, ingrandendo le nostre piccole razze europee, formando nuove e numerose razze, ed ora che non ne abbiamo più bisogno gli diamo il calcio dell’asino, dichiarando che la razza asiatica non è un pollo utile alla economia domestica. Infine la Cocincinese ha descritto la sua parabola, e difatti essa non compare più numerosa alle mostre avine come per lo passato, e già trova molti detrattori; ma non è soltanto alle sovracitate condizioni che devesi il graduale abbandono di questa razza, bensì ad un altro potente fattore: alludo alla importazione della razza Langshan, che seguì dopo circa un trentennio della importazione della Cocincinese; ma su questo soggetto mi diffonderò con tutto il dettaglio possibile quando tratterò questa razza rivale della Cocincinese.

La gallina della Cocincina ha una straordinaria propensione all’incubazione, appena deposta una ventina d’uova cerca subito di covare e veramente non c’è nessuna razza europea che l’uguagli nella bisogna. Come la tacchina, anche questa gallina può essere adibita alle cove ripetute, senza tema che le venga a noia il compito impostole dall’allevatore, epperò non vorrei consigliare di farle compire più di due cove, giacché la terza la sposserebbe un po’ troppo a scapito della salute. Dopo 30 o 40 giorni gli allievi vengono inesorabilmente abbandonati dalla madre, poiché questa ricomincia a deporre le uova, per poi dedicarsi di bel nuovo al suo prediletto ufficio di covatrice. Il pulcino, abbandonato a se stesso dopo sì breve lasso di tempo, soffre sotto il nostro clima, e specialmente nei mesi di marzo ed aprile; egli è perciò che è consigliabile di praticare le schiuse nei mesi inoltrati della stagione d’allevamento, e cioè nel maggio, nel giugno e nel luglio; le schiuse precoci (fine febbraio sino a tutto aprile) sono consigliabili con chioccie nostrane o con tacchine che conducono le nidiate anche sino a tre mesi, sempre che non si voglia ricorrere alle madri artificiali.

I pulcini sono rustici e crescono rapidamente, ma tardano molto a mettere le piume e sono soggetti perciò ad essere colpiti dalle tristi conseguenze dell’umido e del freddo. Chi vuole ottenere soggetti di forte sviluppo non deve lesinare nella nutrizione animale, consistente in carne finamente tritata, in insetti (larve di mosche, crisalidi del baco da seta, ecc.) ed in lombrici.

L’età del pulcino giunge sino a 10 o 12 settimane (nella gallina italiana 6 a 8 settimane), dopo di che comincia il periodo dell’adolescenza, cioè cade la lanugine e cominciano a spuntar le piume – questo periodo diventa critico quando gli allievi sono esposti all’umido prolungato o al freddo. L’adolescenza dura sino al 6°, 7° o 8° mese d’esistenza.

La fetazione è rilevante anche nel cuore dell’inverno, vantaggio non comune, stante la scarsezza delle uova in questa stagione; ma ciò che colpisce più di tutto si è la differenza che distingue le uova della gallina Cocincinese dalle uova della gallina comune e delle razze europee in generale; difatti vi è una rilevante differenza nella dimensione, nel peso e nel potere nutritivo, nella colorazione, nella durezza e nella forma del guscio.

Un uovo della Cocincinese, posto accanto ad uno della gallina comune, e specialmente della nostra Italiana, è rilevantemente più piccolo, ma relativamente al suo piccolo volume, il peso di 50 a 55 grammi per una pollastra e 60 a 65 grammi per una gallina, abbenché anche inferiore alle cifre che ci dà l’uovo della Italiana, è sempre ragguardevole: ciò deriva dal tuorlo che è molto voluminoso di fronte alla quantità dell’albume o bianco che è eccessivamente ridotta, ed è anche a questo fatto che si deve la nascita di pulcini tanto grossi da uova così piccole, e la maggiore potenza di nutrizione (il rosso è più nutriente del bianco) delle uova della razza Cocincinese su quello delle razze europee. In merito al tuorlo aggiungasi anche la circostanza della sua colorazione sempre meno intensa che in quello proveniente dall’uovo della gallina italiana, e ciò anche a parità di condizioni della nutrizione degli animali.

Il guscio dell’uovo della Cocincinese è giallo bruno più o meno chiaro e spesso bruno rosato, talvolta disseminato di punti più scuri o più chiari alla superficie, e ciò in particolar modo nella stagione calda: bisogna quindi ritenere che quest’ultimo fenomeno stia in istretta relazione coll’attività funzionale dell’ovaia. Lo stesso guscio è più duro e più spesso del guscio d’uovo della gallina italiana, e questa circostanza fa sì che nel mentre le uova di questa schiudono entro i 18 ai 20 giorni, le uova della Cocincinese richiedono invece 22 giorni.

Dippiù devesi alla maggiore durezza del guscio d’uovo della Cocincinese che le sue uova à la coque richiedono circa 30 secondi di più di cottura delle uova a guscio bianco, ma questo fatto sta anche in relazione colla maggiore quantità di giallo che si solidifica, come è ben noto ai cuochi, più lentamente del bianco.

Per ciò che riguarda il confronto della forma dell’uovo della Cocincinese con quello della Italiana dirò che questa depone uova aventi una estremità arrotondita ed un’altra finemente a punta, e che l’altra ci dà uova quasi senza punta, cioè uova quasi rotonde, epperò le galline molto grasse e vecchie tendono a dare uova bislunghe e le pollastre uova non tanto rotonde.

La carne della razza che ora c’interessa non è della migliore qualità, anzi i detrattori arrivano a dire che è assolutamente pessima: la verità è che le galline adulte danno carne coriacea e secca, ma che gli individui giovani, se non sono squisitissimi, non sono per questo di pessimo sapore; è vero che la carne del loro petto è muscolosa e poco abbondante, ma per lo contrario alle coscie ed ai fianchi vi è sovrapposizione abbondante di grasso e carne piuttosto squisita.

Si migliora la carne col capponaggio, ma non saprei consigliarlo per questa razza, e nemmeno per la sua consorella, la Brahma-Pootra, in primo luogo perché i giovani galli non sopportano l’operazione prima dei 9 ai 10 mesi d’età, ed in secondo luogo perché anche a questa età soccombono facilmente sotto l’operazione. Più volte mi son provato a far evirare dei galletti di 6 mesi, ma a nessuna massaia è riuscita sinora l’operazione di estrarre i testicoli: gli è che i galletti Cocincinesi hanno, a questa età, quelle parti genitali ancora allo stato rudimentale. In tal caso è consigliabile lo spappolamento dei piccoli testicoli, e spesso, quando la massaia è molto pratica, l’operazione riesce a meraviglia: solo a questo modo si possono capponare i galletti della Cocincina a 6 mesi. Il capponaggio a 10 mesi, mentre offre il vantaggio che i testicoli sono bene sviluppati, ha d’altra parte l’inconveniente che il gallo, essendo già enorme, il dito deve percorrere una lunga distanza per arrivare alla parte da estirpare ed in tale contingenza vi è spesso emorragia, quindi la morte.

La gallina della Cocincina si adatta benissimo a vivere in ambiente ristretto, quindi il suo allevamento conviene egregiamente a chi dispone di poco spazio. In tali condizioni, l’animale, sedentario per natura, si conserva bene e produce abbondantemente, purché non si venga meno a rispettare le condizioni di una buona igiene e di una razionale vittazione: la verdura è il cibo che non si deve lasciar mancare, poiché accelera i processi digestivi, spesse volte rallentati dalla inerzia dell’animale.

Il gallo e la gallina hanno raggiunto il loro massimo sviluppo all’età di due anni, quindi chi vuole ottenere allievi enormi non deve mai ricorrere ai riproduttori di un anno. Il gallo che ha compito il terzo anno di età si deve spesso riformare poiché allora è talmente gravante e mena vita tanto sedentaria da non essere sempre in condizione di fecondare le uova. La tendenza alla vita sedentaria fa sì che questi animali spesso prendono il grasso all’interno, e così si spiega la frequenza dell’atrofia del fegato, causa frequentissima della morte prematura di questi grossi volatili.

Una curiosa particolarità di questa razza, fra le tante già citate, è quella della sua completa inabilità al volo; questa circostanza permette all’allevatore di adoperare rinchiusi molto bassi senza punto temere che questi pesanti colossi del pollaio possano saltarli; premesso ciò, si comprende facilmente che i posatoi dovranno distare ben poco dal suolo, senza di che gli animali non potrebbero arrivarvi.

Il carattere docilissimo e familiare della Cocincinese forma forse la maggiore sua attrattiva; questi colossali animali mangiano nella mano dell’uomo senza l’ombra di timore, ed abbenché più corti d’intelligenza del pollo paesano, si affezionano al loro custode con un attaccamento particolare. Diversi galli, purché cresciuti sin dall’infanzia insieme, si tollerano discretamente, beccandosi raramente o mai, ma più docili ancora sono le galline che, causa la loro famigliarità, non sanno nemmeno ribellarsi quando l’uomo, gli animali della casa ed altri ostacoli impauriscono i pulcini.

Tutte le sovracitate particolarità che distinguono la razza Cocincinese dalla razza comune, attribuite a quest’ultima, costituirebbero un grave inconveniente della razza, ma per la Cocincinese, animale da rinchiuso e da amatore, sono da considerarsi come pregi rilevanti.

Caratteri generali e morali della razza

Testa – piccola relativamente al considerevole volume del corpo.
Becco – giallo, forte, corto e curvato.
Cresta – del gallo di media grandezza e di tessuto fine, scempia, diritta, regolarmente dentellata, sporgente sul becco, non prolungata indietro (la sua curva corre parallela alla curva del capo). La gallina ha cresta piccola e diritta.
Bargigli – di tessuto fine e trasparente, piuttosto lunghi nel gallo e corti nella gallina.
Occhi – con iride rossa, espressivi e rilevanti un carattere bonaccione.
Orecchioni – rossi, quasi della stessa lunghezza dei bargigli.
Guancie – rosse, nude, di tessuto fine, con sopracciglie rilevate.
Collo – corto, graziosamente arcuato, inclinato un po’ in avanti e con le penne molto lunghe che covrono, non soltanto le spalle, ma anche porzione del dorso.
Corpo – voluminoso, largo, profondo, angoloso, con parte posteriore guarnita di piume non serrate al corpo, cioè di piume lanuginose di cui ognuna ha il fusto sottile, le barbe lunghe e morbide: tutto ciò contribuisce a dare immense proporzioni alla parte posteriore. Il corpo della gallina è più angoloso che nel gallo e le spalle sono ancora più prominenti.
Dorso – molto corto e largo (conserva quasi la stessa larghezza sino ai reni, cioè non si restringe verso i reni come nella gallina comune), pendente in avanti verso il collo (nella gallina comune il dorso pende indietro verso la coda ed in molte razze europee è anche orizzontale, mai pendente in avanti).
Spalle – larghissime e prominenti.
Ali – molto piccole, compatte e ben serrate al corpo, coverte in parte dalle penne della sella.
Petto – largo e pieno, profondo il più che possibile, portato abbastanza alto dal gallo e piuttosto basso dalla gallina.
Gambe – corte, molto robuste, guarnite di piume lunghe e lanuginose.
Collo del ginocchio – ben sviluppato, guarnito di piume morbide circondanti la giuntura (articolazione), non si vogliono penne a sperone o manichino (vedi nomenclatura), epperò si tollerano penne a sperone non troppo lunghe, purché siano rivolte verso i tarsi, pare che si poggi col ginocchio a terra; perciò negli allevamenti si condannino subito siffatti individui che contribuiscono a dare una orribile impressione sulla estetica della razza.
Tarsi – gialli, corti, robusti, molto discosti l’uno dall’altro, abbondantemente rivestiti di penne dure e orizzontali alla parte esterna, che si estendono sino al dito medio ed al dito esterno del piede.
Dita – quattro, forti, lunghe, diritte – dito esterno cortissimo e ben rivestito di piume alla superficie superiore; dito medio due volte più lungo dell’esterno ed egualmente rivestito di piume.
Coda – molto piccola e compatta, portata molto bassa in modo da formare una sola linea ascendente col piano del dorso inclinato verso il collo; timoniere piccole e molli, falcette piccolissime.
Portamento – grave, imponente, ma piuttosto goffo, tantopiù che l’animale appare più alto di dietro che davanti a causa dell’inclinazione del dorso in avanti.
Carattere – estremamente dolce e familiare.
Peso – gallo kg. 4 ½ - 5
       - gallina kg. 3 ½ - 4
Statura – gallo 75 centimetri nella posizione fiera
           - gallina 50                                     
Fetazione – abbondante, specialmente in inverno.
Uova – a guscio giallo salmone più o meno chiaro, spesso bruno rosato, pesano 65 grammi e sono piccole.
Carne – mediocre, ma niente affatto pessima come la vogliono i detrattori della razza.
Incubazione – spinta alla esagerazione.
Rusticità – gli adulti non richiedono cure speciali, i pulcini non sono affatto delicati e crescono rapidamente, ma sono un po’ meno rustici gli adolescenti che tardano immensamente a mettere le piume. Questo periodo critico degli uccelli si prolunga molte settimane nella razza della Cocincina, quindi occorre nel frattempo che gli allievi siano abbondantemente nutriti e che nei tempi piovigginosi vengano protetti dall’acqua: è questa una norma di allevamento che riflette tutte le razze galline, ma che maggiormente vuole essere osservata per la Cocincinese.

Caratteristiche del piumaggio

Sin’oggi si sono allevate sette varietà della Cocincinese:

1. Varietà fulva                                                                           (ingl. lemon-buff Cochins)
2.            fulva scura o cannella chiara o gialla dorata              (ingl. buff 
Cochins)
3.                    scurissima o cannella scura o gialla rossiccia   (ingl. dark cinnamon 
Cochins)
4.                    pernice                                                             (ingl. partridge 
Cochins)
5.                    cucula                                                               (ingl cuckoo Cochins
)
6.                    bianca                                                               (ingl. white 
Cochins)
7.                    nera                                                                   (ingl. black
Cochins)

Varietà fulva chiara – Gallo: petto parte inferiore del corpo (fulvo chiaro); testa, mantelletta, sella, dorso e coverture delle ali (fulvo più scuro, cioè fulvo dorato; coda (fulvo abbastanza scuro sino a diventare nerastro). Gallina: come il gallo, mantelletta più scura ancora. Le altre due varietà fulve, la scura e la scurissima, tranne nell’intensità del colore, corrispondente alla fulva chiara.

Varietà perniceGallo: Testa (rosso ranciato); mantelletta e sella (rosso bruno con striscie longitudinali nere nel mezzo); dorso e spalle (rosso bruno chiaro o scuro); coverture delle ali (al disotto delle spalle nero a riflesso verde metallico, formando una sbarra trasversale molto marcata sull’ala); remiganti primarie (rosso bruno scuro alle barbe esterne, bruno nerastro alle barbe interne); petto, parte inferiore del corpo e coda (nero). Gallina: Testa e collo (giallo scuro con larghe striscie nere nel mezzo, il resto del piumaggio a fondo bruno listato di bruno scuro o bruno nerastro).

Varietà cucula – È molto difficile, anzi forse impossibile riscontrare un manto cuculo irreprensibile in questa magnifica varietà; il gallo ha sempre la mantelletta più o meno dorata e spesso anche la sella, le ali anche quasi sempre di colore rosso bruno – è difetto grave la coda macchiata di bianco o di nero, ma questo inconveniente si manifesta di frequente. In generale questa varietà è molto rara e forse non degna di essere coltivata per i suoi grandi difetti nel piumaggio, ammenoché qualche volenteroso si volesse mettere all’opera di eliminarli con sapiente selezione ed opportuni incroci con razze a manto cuculo irreprensibile.

Varietà bianca – È alquanto rara, ma non come la precedente.

Varietà nera – È molto più diffusa delle due precedenti, e veramente merita di essere coltivata, ma negli ultimi tempi tende a sparire, poiché la Langshan, enorme al pari di essa, ma irreprensibile nel piumaggio, si fa preferire; difatti la Cocincinese nera, specialmente dopo la seconda muta, mette facilmente qualche penna rossa al collo e talvolta anche alla sella, di più spuntano frequentemente delle penne bianche ai tarsi e talvolta anche alla coda, ciò frequentemente nel maschio. Il becco di questa varietà deve essere giallo, ma si tollera anche quando è color di corno e anche quando appare nero alla base e giallo alla estremità. I tarsi non sono mai giallo brillante, ma bensì sempre giallo scuro spesso tendente al nero.

3) LA RAZZA BANTAM DI PECHINO – È la Cocincinese ridotta allo stato lillipuziano. Questi bantam sono estremamente docili e graziosi.

4) RAZZA DI BRAHMAPUTRA O BRAHMA-POOTRA – (Fig. 52, Fig. 53; Fig. 54) – Questa colossale razza ha molta affinità colla Cocincinese nei caratteri generali[1], e nei caratteri morali vi è poi tanta coincidenza, da potermi permettere di rimandare il lettore a quanto già dissi in proposito sulla razza della Cocincina, attenendomi ora soltanto alla esposizione di poche varianti.

Al suo apparire in Inghilterra nel 1853, la Brahma non destò tanto stupore come la sua consorella, la Cocincinese, nel 1837, poiché gli allevatori, sin da quell’epoca, erano già assuefatti alla vista di polli colossali. Non ostante ciò la nuova razza si diffuse rapidamente, stanteché risultò un po’ superiore alla Cocincinese nei requisiti economici, difatti la sua carne è migliore e più abbondante ne è la fetazione; benché questi due requisiti non siano di molto superiori a quelli della Cocincinese, aggiunti però all’altra prerogativa della Brahma di mostrarsi piuttosto più voluminosa ancora della sua consorella, contribuirono a far diffondere rapidamente la nuova razza.

Ed ora andiamo alla origine della Brahma: le congetture su questo argomento sono diverse e fanno a cozzo le une colle altre, ma, l’importanza, o per lo meno l’interesse dell’argomento, m’impone di passarle tutte in rassegna. In primo luogo cito volentieri il Mariot-Didieux.

Questa bella razza, così dice questo insigne trattatista, è originaria dell’Indostan e trovasi particolarmente nella vallata dove scorre il fiume Brahma Pootra, fiume sacro degli Indii e dedicato al loro dio Brahma. Questa razza è stata ritirata da quella contrada indiana e portata in Irlanda verso l’anno 1854. Dall’Irlanda la stessa è passata in Inghilterra da dove si è estesa poi sul continente.

 In opposizione alla versione del Mariot-Didieux, prevale invece, per ciò che riguarda l’introduzione della Brahma in Inghilterra, il fatto, accertato dalla realtà, che nel 1852 la Regina Vittoria ebbe dall’America i primi campioni della razza Brahma.

Baldamus riassume invece i dati del più grande gallinologo del diciannovesimo secolo, il Wright. I primi ceppi di questa eccellente razza giunsero a Nuova-York nel settembre del 1846 a bordo d’un legno proveniente dalla città di Luckipoor alla foce del Brahma Pootra.

La prima schiusa venne a luce nel maggio del 1847 e si esposero i primi esemplari a Boston nel 1850 sotto il nome di Grey Chittagongs, ma la Commissione incaricata dell’esame di questi polli li dichiarò differenti dai cosidetti Chittagongs[2] e li designò sotto il nome di Brahma-Pootra. Epperò il Wright non esclude la possibilità che prima del 1846 vennero importati in America dei ceppi di questa razza, i quali per mancanza d’interesse all’allevamento del pollame, degenerarono al punto da diventare irriconoscibili, ma che più tardi vennero coltivati sotto il nome di Chittagongs, e che come tali si manifestarono essenzialmente diversi dai ceppi importati dalle Indie.

I prodotti d’incrocio risultanti dall’unione della Cocincinese colla Malese danno molti allievi a cresta riccia (tripla), e questo carattere si conserva con facilità nelle future generazioni; da questo fatto, il sommo gallinologo inglese deriva la congettura che la speciale conformazione della cresta tripla appartenga ad un’antica razza coltivata diligentemente, ad una razza che si sviluppò gradualmente a razza di Shang-hai (Cocincinese) presso i cinesi ed a razza malese nelle Indie. Premesso ciò, Wright conclude che la Brahma potrebbe essere forse la più antica delle due ora menzionate, potrebbe essere infine la razza madre della Cocincinese e della Malese; e veramente non possiamo negare che l’aspetto esterno della Brahma non tradisca le forme combinate delle due razze.

D’altra parte Tegetmeier, degno competitore del Wright, dice che i primi soggetti della Brahma importati in Inghilterra avevano la cresta scempia e con lui ce lo dice anche il già citato dottor Maar nell’articolo sulla razza coucou de Malines. Questo illustre scrittore in materia avina, a coloro che non vogliono ammettere il sangue Brahma nella razza belga, risponde che i Brahma del 1857 non erano tutti a cresta riccia, poiché molti l’avevano scempia e dentellata e molti avevano anche i tarsi rosei.

La circostanza della cresta riccia, mancante nella generalità dei primi tipi della Brahma allevati in Europa, dovrebbe concorrere a smentire le logiche congetture del Wright, ma invece non è così. I tipi di allora non erano ancora ben fissati, ma che la cresta tripla fosse già allora un carattere prevalente, si desume dal fatto che gli allevatori inglesi diedero la preferenza a questa caratteristica, appunto perché prevalente su quella della cresta scempia.

Secondo un’altra versione i moderni Brahma non sarebbero altro che il prodotto d’incrocio dei Chittagongs con un Cocincinese grigio che si allevava nel 1846 in America, ma questa versione non si discosta troppo da quella enunciata dal Wright ed è forse la meno probabile.

Jacque, il famoso disegnatore d’animali, taglia corto a tutte le congetture e vede nella Brahma, possibilmente, una varietà riuscita della Cocincinese.

Sia come si vuole, egli è certamente assodato che la Brahma, se non è un prodotto essenzialmente americano, è sempre, senza dubbio, un prodotto di allevamento americano.

Caratteri generali e morali della razza

Testa – piccola e corta.
Becco – corto e curvato, forte alla base, giallo, talvolta con striscia nera alla punta nella varietà ermellinata e talvolta color di corno o nerastro nella varietà grigia.
Cresta – tripla e bassa, formata cioè da una piccola cresta scempia, molto bassa, fiancheggiata ad ogni lato da una piccola cresta tubercolata, più bassa ancora della cresta principale. La serie delle tre creste segue la curva del cranio e forma una massa compatta e rossa.
Bargigli – di tessuto fine e trasparente, piccoli, arrotonditi e rossi.
Occhi – con iride rosso perla o rosso vivo.
Orecchioni – grandi, più lunghi dei bargigli e rossi.
Guancie – rosse, di tessuto fine e nude il più che possibile.
Collo – graziosamente arcuato, ben proporzionato e guarnito di una lunga mantelletta che ricopre le spalle e parte del dorso.
Corpo – voluminoso, largo, profondo e di struttura compatta.
Dorso – corto, larghissimo e piano, formando coi reni una sola larghezza, pendenti in avanti verso il collo come nella Cocincinese.
La parte posteriore guarnita di piume molto aperte e lanose, molto più che nella Cocincinese.
Ali -  piccole, aderenti e serrate al corpo.
Petto – molto largo ed ampio, portato più basso che nella Cocincinese.
Gambe – robuste e guarnite di piume aperte e lanuginose, molto più aperte che nella Cocincinese.
Tarsi – gialli, corti e robusti, riccamente piumati come nella Cocincinese, e scostandosi l’uno dall’altro, cioè non correndo in linee parallele. Tallone senza penne a sperone[3].
Dita – quattro, lunghe e diritte.
Coda – piccola, ma non rudimentale come nella Cocincinese. Nel gallo le lancette e le piccole falcette in grande abbondanza. Forma una sola linea ascendente col piano del dorso inclinato verso il collo.
Portamento – grave, imponente
Carattere – docile e sedentario.
Peso – gallo kg. 5 a 5 ½.
       - gallina kg. 3 a 4.
Statura – gallo 75 centimetri.
          - gallina 55      
Fetazione – attiva, molto attiva in inverno.
Uova – di colore bianco rosate, più grandi che nella Cocincinese e del peso di 55 a 65 grammi.
Carne – molto migliore che nella Cocincinese.
Incubazione – esagerata, ma meno che nella Cocincinese.
Rusticità – come nella Cocincinese.

Caratteristiche del piumaggio

La razza si alleva in tre piumaggi distinti:
1) Varietà ermellinata o chiara;
2)             grigio scuro o semplicemente scura (inverse dei francesi e Dark Brahma degl’Inglesi);
3)             gialla – (Buff Brahma).

1) VARIETÀ CHIARA – (Fig. 52 e Fig. 53) – Fondo del colore bianco argento. Testa bianca, mantelletta con ogni penna bianca rigata di nero nel mezzo, lancette idem, ma spesso totalmente bianche, preferite le prime; coda nera a riflesso verde metallico, le due grandi falcette superiori, nei soggetti di prima scelta, devono essere contornate di bianco. Le grandi remiganti sono completamente nere, ma spesso anche orlate di bianco, epperò le barbe esterne delle remiganti secondarie sono bianche, e nere elle barbe interne. Calze grigio chiaro. Il manto della gallina è corrispondente a quello del gallo.

2) VARIETÀ SCURA – (Fig. 54) – Gallo: Parte inferiore del corpo perfettamente nera, parte superiore di colore chiaro e cioè così disposto: Testa (bianco argento); mantelletta (bianco rigato di nero ad ogni piuma); lancette (idem); dorso e spalle (bianco argento, ma nero con contorno bianco alle piume situate fra le spalle); coverture superiori delle ali (nero); pomo dell’ala (bianco) grandi coverture delle ali (nero intenso con riflessi verdi); remiganti secondarie (bianco alle barbe esterne, nero alle interne); remiganti primarie (nero con leggiera orlatura bianca alle barbe esterne).

Gallina: Testa e mantelletta (bianco argento, ogni piuma traversata nel mezzo da una striscia nera); coda (nero, le due penne superiori orlate di grigio); resto del piumaggio (fondo grigio argento sino a grigio acciaio, ogni penna marcata da una striscia grigia più scura del fondo assumente la forma di mezza luna, specialmente molto distinta nel petto); parte inferiore del corpo (grigio chiaro con disegno irregolare più scuro – si ammette anche una colorazione bruno scura del dorso e del petto, ma si preferisce a questa sempre un fondo grigio.

3) VARIETÀ GIALLA – Nuovissima varietà americana, sorta per selezione da individui della varietà chiara che si manifestarono gialli dopo la prima muta: così dicono gli americani, ma forse non vi sarà estraneo il sangue della Cocincinese fulva. Questa varietà, più piccola della varietà madre, dovrebbe aver la prerogativa di essere migliore ovaiola di questa. Il disegno è corrispondente a quello indicato per la varietà madre, ma si rileva invece su fondo giallo fulvo.

5) LA BRAHMA BANTAM – La razza nana della Brahma è di recente fabbricazione. Alla mostra di Roma del 1904 questo prodotto era largamente rappresentato da bellissimi soggetti, molto somiglianti alla razza madre, fuori che nel volume ridotto.

6) LA RAZZA LANGSHAN (Gallus asiaticus Langshan) (Fig. 55, Fig. 56, Fig. 57, Fig. 58, Fig. 59) – Nel 1847 e negli anni consecutivi l’apparizione della Cocincinese in Europa, come già dissi, destò uno straordinario fanatismo per la pollicultura, tanto che molti divennero allevatori, pur non avendo sin’allora mai sognato di diventarlo: gli è che l’enorme volume, il colore speciale del mantello e le forme esteriori della nuova razza, sorpresero, meravigliarono gradevolmente gli appassionati. Epperò, a fatti compiuti, allorché la calma era rientrata negli animi, eccitati da tanta strabiliante meraviglia, si comprese che la mastodontica razza asiatica, nelle sue prerogative economiche, non valeva le nostre buone razze europee.

Dopo un decennio dall’introduzione della Cocincinese, appariva in Inghilterra la colossale Brahma: s’intende bene che gli allevatori europei, già abituati alla Cocincinese, non si commossero troppo davanti all’importanza rilevante del volume di questi nuovi colossi del pollaio, anzi molti allevatori accolsero freddamente il nuovo prodotto, molti altri cercarono tutti i mezzi per denigrarlo e pochi volenterosi osarono portarlo sulla palma della mano.

I requisiti economici, superiori a quelli della Cocincinese, vennero però ben presto riconosciuti nella Brahma, e così la stessa si andò sempre più affermando, non ostante gli ostacoli che ebbe ad affrontare il suo riconoscimento come razza tipica. Ma...., e vi è sempre l’eterno ma: per me Brahma e Cocincina suona in allevamento come zuppa e pan bagnato, giacché tutte e due le razze hanno, nell’insieme, comuni pregi e difetti. Sissignore, è preferibile la Brahma alla Cocincinese per la carne e le uova, ma la differenza non è che molto insensibile, anzi tanto insignificante da potermi permettere di ripetere: è zuppa e pan bagnato.

Eccoci finalmente al 1872: sfolgorante di virtù, ma calunniata, vilipesa da interessati detrattori, appare all’orizzonte europeo la razza Langshan, enorme anch’essa come le due precedenti, ma pari alle migliori razze europee nei requisiti economici, pur avendo molti punti di contatto colle due precedenti razze asiatiche.

Oggidì la Langshan ha invaso tutta l’Europa ed i suoi coltivatori sono innumerevoli, e difatti, non vi è mostra ove questa gallina non sia predominante su tutte le altre; basta soltanto questa circostanza per convincervi che la grande schiera dei detrattori interessati della razza Langshan ha battuto in ritirata, abbagliata e confusa davanti a tanto splendore.

La familiarità che ho acquistato da circa un ventennio con questa superba e magnifica razza e l’interesse sempre crescente che desta il suo allevamento, sono tutte circostanze che m’impongono di trattare con un po’ di diffusione la sua monografia, quindi considererò la Langshan sotto diversi punti di vista, a tenore delle seguenti intestazioni:

1) Introduzione ed affermazione della Langshan in Inghilterra, sul continente ed in America.
2) Storia ed origine della Langshan.
3) Circostanze che concorrono a mettere in evidenza la Langshan come razza antica e ben fissata:
a) Caratteristiche principali della Langshan.
b) Prerogative della Langshan come razza incrociante.
c) Confronto della Langshan colla Cocincinese.
4) Generalità sulla Langshan.
a) La Langshan nell’infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta.
b) La Langshan fetatrice, covatrice e produttrice di carne, piume e letame.
c) La Langshan razza da sport.
5) La Langshan considerata nella sua varietà e nelle sue sottorazze.
6) Norme per allevare la razza Langshan.

1) Introduzione ed affermazione della Langshan in Inghilterra,
sul Continente ed in America.

Nel 1872 (16 febbraio) il maggiore Croad riceveva da suo nipote, residente nel Nord della China, un gruppo di questa magnifica razza. Nello stesso anno questi polli, assieme a diversi loro allievi, venivano presentati a Londra alla mostra annuale del Palazzo di cristallo, ove furono elencati nella classe delle razze diverse, riscuotendo il plauso generale.

Nel 1873 il Croad presentava nuovamente questa razza (3 coppie) alla mostra annuale del Palazzo di cristallo, ma questa volta gli animali vennero inscritti non più nelle razze diverse, ma bensì nella nuova classe, in quell’anno istituita, dei Cocincinesi neri. I campioni Croad questa volta vennero derisi poiché non presentavano affatto le caratteristiche della Cocincinese: come voluti rappresentanti di questa razza si trovò che la cresta era troppo grande (la Cocincinese ha la cresta più piccola della Langshan), che troppo lunga era la coda (la Cocincinese ha la coda rudimentale, non così la Langshan), e che finalmente i tarsi ed il becco non avevano l’ombra di giallo (nella Cocincinese nera queste parti sono gialle o per lo meno giallo nerastro, ma non così nella Langshan che ha becco e tarsi neri).

Dopo questo primo insuccesso la razza Langshan, dietro proposta del sig. C. W. Gedney, riapparve nel 1875 alla mostra di Bromley, catalogata in un’apposita classe, finalmente ufficialmente riconosciuta, nella classe dei Langshan. Non ostante che la nuova classe era rappresentata da ben trenta numeri, e non ostante che tutti i numeri vennero premiati, la crociata contro la nuova razza continuò più accanita che mai, ma invano. Il giornale Country nello stesso anno spronava il Croad a promuovere la costituzione d’una società degli amatori della nuova razza da lui introdotta; al 21 febbraio del 1887 si costituiva il Langshan-Club{s} di Londra che si proponeva lo sviluppo e l’affermazione della razza del Croad.

Finalmente, dopo mille controversie, la Langshan furoreggiò alla mostra del 1879 a Birmingham, ove, accanto ad essa, comparvero anche diversi Cocincinesi neri modificati col sangue Langshan, segno evidente che la superiorità della razza Croad sulla Cocincinese nera era riconosciuta dagli stessi allevatori di quest’ultima. Insomma dal giorno che venne importata la Langshan s’impegnò una lotta accanita dei suoi fautori contro quelli che lavoravano al perfezionamento della Cocincinese nera, allora nascente. Questa varietà ha sempre lasciato molto a desiderare per ciò che riguarda la perfezione del mantello, e specialmente allora, che era sul nascere, questa contrarietà formava la disperazione dei volenterosi: costoro trovarono nella Langshan ciò che loro abbisognava essenzialmente, il manto nerissimo, senza l’ombra di bianco o di rosso, quindi incrociarono senz’altro i loro Cocincinesi neri colla razza di Croad. Ciò premesso è evidente che costoro avevano tutto l’interesse a screditare la Langshan, e che perciò usarono tutti i mezzi per assorbire questa stessa nel loro prodotto favorito, nella Cocincinese nera. Il sistema era molto comodo, poiché gli allevatori della Cocincinese nera volevano edificare sulle rovine degli altri, ma la Langshan aveva già troppa preponderanza, i suoi allevatori si contavano a centinaia ed il Langshan- Club{s} progrediva prospero e rigoglioso. Alla mostra di Birmingham si disse l’ultima parola sulla Langshan:

Langshan for {ewer} <ever>

Riassumendo tutte le peripezie attraverso le quali la Langshan percorse impavida il suo cammino in Inghilterra, diremo che dall’epoca della sua importazione in questo stato (1872) sino al suo trionfo finale, la razza percorse quattro periodi di esistenza così divisi:
1872-1873 epoca di avvilimento della Langshan.
1873-1874            raccoglimento “         
1874-1877            lotta accanita            
1877-1879            esaltazione                 

Dal 1879 in poi, dietro l’esempio del Langshan-Club{s} di Londra, si formarono altre società consimili in Iscozia, in America, in Germania ed in Austria-Ungheria; per quanto io mi sappia in Francia non vi è mai esistito un Langshan-Club{s} e naturalmente nemmeno in Italia. Tutte queste società concorsero, non soltanto a diffondere la razza, ma bensì anche a metterla in evidenza come razza tipica, come razza affatto indipendente dalla Cocincinese.

Questo scopo fu però anche raggiunto per mezzo della stampa avina in Inghilterra, e così tutti i giornali di allevamento batterono con efficacia la gran cassa alla trionfante Langshan, e come se la campagna a favore di questa razza non fosse sufficiente ad affermarla, si pubblicarono opuscoli speciali dovuti alla valentia di allevatori e conoscitori emeriti. Nell’interesse degli amatori della Langshan, cito i due principali lavori inglesi su questo argomento, notando che se volessi soltanto fare un elenco dei principali autori inglesi, che nelle loro opere hanno dedicato molte pagine alla nostra razza, non la finirei più pel momento, talmente ne è rilevante il loro numero.

1)  The Langshan fowl, its history and characteristics, by A. C. Croad. 1889, London.

2)  Rules and{s} latest revisal of the Standard of ex<c>ellence  of the Langshan Society. 1889, London.

Il volumetto del sig. Croad è tradotto in tedesco sotto il titolo: Das Langshan-Huhn. Seine Geschichte und seine Verdienste, e meriterebbe che venisse ridotto anche in lingua italiana per farlo conoscere anche ai nostri allevatori. In poche pagine, circa 50, si passano rapidamente in rassegna tutte le circostanze indispensabili per far conoscere nella sua quintessenza la Langshan: leggetelo, vi assicuro che ne vale la pena.

L’allevamento intrapreso dal maggiore Croad, dopo la sua morte, venne continuato dal nipote A. C. Croad e si deve più a questo che a quello la propagazione della razza in Inghilterra. Attualmente l’allevamento della Langshan in casa Croad è sempre continuato, essendo diventato tradizione di famiglia. Presiede alle sorti di quei pennuti una signorina Croad, che è profonda conoscitrice della Langshan. L’allevamento Croad è praticato nella contea di Sussex a Durrington – Worting – proprietà Manor House. Oltre l’allevamento Croad si contano si contano a centinaia gli altri allevamenti di Langshan in Inghilterra.

L’epoca dell’importazione in Francia del nostro prezioso volatile rimonta al 1876 e si deve a Goffroy Saint-Hilaire d’averlo fatto conoscere pel primo ai suoi connazionali nel giardino d’acclimatazione di Parigi da lui sapientemente diretto; ma chi ha contribuito in seguito a diffondere rapidamente la razza in Francia è il signor {de Foncault} <de Foucault>, che da varii anni possiede un grandioso allevamento di questi volatili al «{Châtean} <Château> de l’hermitage près Guines, Pas-de-Calais». In questa località si allevano annualmente circa 700 capi di pollame, tutti appartenenti alla razza Langshan, in uno spazio si quattro ettari di terreno.

Questo rinomato allevatore è degno competitore della signorina Croad nell’allevamento della Langshan, ed i suoi prodotti trovano smercio non soltanto in Francia, ma anche in Italia, in Germania, in Austria e finanche in Russia, riscuotendo dappertutto l’ammirazione generale da parte degli intelligenti.

Come in Inghilterra, così in Francia, i periodici dell’avicultura hanno continuamente consacrato molte pagine alla Langshan, e perciò hanno contribuito efficacemente alla sua diffusione. La letteratura avina francese è al pari della inglese, ricca di monografie e lavori speciali sulla Langshan, eccovene un breve elenco:

1) Monographie de la Langshan par Louis Rouillé (Librairie I. B. Baillière. Paris, 1893).

2) La race Langshan par I. de Foucault. (Calais, 1888).

3) Race de Langshan par V. La Perre de Roo – non è un opuscolo speciale, ma un lavoro dettagliato (circa 30 pagine) sulla razza Langshan, che è compreso nell’opera magistrale di questo autore Monographie des races de poules. La nota competenza e dottrina di V. La Perre de Roo fa sì che l’argomento è trattato con molta precisione; ma il lavoro il più classico ed il più dettagliato (circa 50 pagine) è quello del Rouillé. La razza è descritta da diversi punti di vista in forma puramente scientifica, resa popolare da limpide definizioni. Leggere questo volumetto, vuol dire accrescere le cognizioni che possediamo sul conto della Langshan.

Quasi tutti gli scrittori francesi, come già dissi per quelli d’oltre Manica, si sono ripetutamente interessati alla Langshan nei loro scritti, e farei opera vana di voler enumerare soltanto le opinioni dei più competenti; ma voglio per lo meno riferire il giudizio d’un praticone per eccellenza, che è nel contempo il più brillante scrittore in materia avina. Il Leroy, l’autore del classico lavoro La poule pratique, non ha potuto resistere al fascino che esercitava su di lui la razza Langshan, e perciò l’ha messa in esperimento: “Ho intrapreso, così dice questo brillante autore, durante la campagna di allevamento testé chiusa, uno studio sulla fecondità comparata di differenti razze di polli prese nei miei recinti, ed ho scelto per questo studio le quattro razze seguenti: 1. Campine; 2. Spagnuola; 3. Langshan; 4. Grande combattente inglese.

Questi animali scelti fra i più bei tipi, e a un dipresso dell’età uguale (18 mesi a 2 anni), ossia in piena produzione, furono rinchiusi per gruppi composti di un gallo e 3 o 4 galline, in quattro recinti a rete, paralleli, colla stessa esposizione e superficie uguale (8 metri quadrati ciascuno).

Vennero sottoposti ad un identico regime; in una parola, nelle condizioni più uniformi possibili, per l’esperimento. Il risultato della produzione, segnato accuratamente giorno per giorno e per ciascun recinto, mi diede per l’anno intero e per caduna gallina le seguenti cifre:

1. Campin{a}<e> argentata     112  uova
2. Spagnuola nera                    102   
3. Langshan                          167   
4. Combattente inglese             105   

La sensibilissima differenza che risultò in favore della razza Langshan si spiega in parte per l’attitudine di questo bel pollo a produrre anche in inverno, allorquando le altre galline non ne fanno punto o quasi; e in secondo luogo perché la Langshan, gallina massiccia e tranquilla, si adattava benissimo del mio collocamento in 8 metri quadrati, mentre per le razze girovaghe quali la Campine, Spagnuola e Combattente, rappresentava un regime di sequestrazione sfavorevole alla produzione.

In Germania i primi campioni della Langshan vennero portati a Kiel dal capitano Mensing che li acquistò nel Giappone, provenienti dalla China. In seguito nel 1881 e nel 1882 vi furono delle spedizioni dal Nord della China e della Siberia orientale dirette ad Amburgo. La prima di queste spedizioni era di pertinenza del signor G. Völlschau, il chiaro autore dello splendido trattato illustrato di pollicultura. Il signor Völlschau così parla dei polli che ricevette in quell’epoca dal nord della China:

“Nel gennaio dell’anno 1891 ricevetti, direttamente dal nord della China, dieci polli Langshan, dei quali un gallo e qualche gallina avevano i tarsi nudi e gli altri li avevano invece calzati. Questi polli presentavano un magnifico colpo d’occhio a causa del loro piumaggio nero brillante a forte riflesso verde metallico e del loro viso rosso vivo, abbellito, particolarmente nel gallo, da una grande cresta e da lunghi bargigli. Poiché avemmo un inverno rigidissimo, ebbi timore che gli animali avessero avuto a patire molto del freddo, tantopiù che erano strapazzati del lungo viaggio e che si dovevano ancora acclimatare. Le mie apprensioni riuscirono purtuttavia inutili, giacché il freddo, che spesso raggiunse 16 e 18 Réa<u>mur, non danneggiò per nulla la salute degli animali, e nemmeno la grande cresta del gallo ebbe a soffrirne. Malgrado il freddo, i polli cominciarono ben presto a deporre uova abbastanza grandi e rossastre. In seguito, allorquando raddolcì la temperatura, gli animali presentavano un bel colpo d’occhio a causa della loro natura gaia, e massimamente il gallo era di temperamento molto vivace. In seguito le galline vollero covare e devo sinceramente confessare che mi meravigliai molto di vedere con quale circospezione quelle grosse bestie trattavano le uova. Esse scivolavano addirittura sulle uova quando ritornavano al nido: in una parola, queste galline sono distinti covatrici. Mano mano feci covare tutte le mie galline che non schiacciarono mai un uovo e né tampoco un pulcino, mentre ciò verificasi abbastanza spesso colla Cocincina e colla Brahma. Una circostanza degna di nota è quella che di tutti i miei pulcini Langshan non ne perì nessuno, tutti si svilupparono rapidamente in esemplari robusti e grandi. In seguito alle esperienze che già feci nel primo anno coi Langshan, non posso fare a meno che pronunziare la più grande lode sul conto di queste belle bestie: esse sono distinte fetatrici e covatrici, che spiccano pel loro splendido piumaggio e per la loro natura vivace. Se per lo passato, dai veri intenditori, venne lanciata la sentenza che i Langshan potevano essere un incrocio della Cocincinese colla Spagnuola, posso combattere questa supposizione dichiarando che, possibilmente, si scambiarono siffatti incroci per veri Langshan. Osservando dei veri Langshan ognuno capirà immediatamente d’avere davanti a sé una razza antica; la migliore prova viene constatata dalla purezza degli allievi. Se si trattasse d’un incrocio, gli allievi, per riversione di caratteri, somiglierebbero spesso a una delle due razze madri”.

In Italia il primo ceppo Langshan importato dal nord della China venne in possesso del comm. G. B. Sella. Questo distinto avicultore così scriveva al principio del 1881 nel giornale Il Raccoglitore (vedi l’ottimo manualetto del Gemignani Pollicultura pratica).

“L’anno scorso ho avuto in dono un gallo e tre galline giovani della vera razza Langshan di diretta importazione dal nord della China. Gli animali ricevuti sono stupendi; grossi senza essere goffi, di corporatura forte, con carne e pelle bianche, hanno le zampe leggiere, di color plumbeo, mantello interamente nero con riflessi metallici, indole tranquilla, rusticissimi. Le galline sono oltremodo feconde; dal 28 dicembre scorso non cessarono di far uova e continuano oggidì (28 marzo) almeno cinque giorni su sette. È insomma una razza che si può dire miracolosa, tanto per la enorme quantità di uova nell’inverno, come per la qualità della carne che puossi solo paragonare con quella del fagiano, e non esagero; quanto a me non voglio più tener altre razze che questa. La razza Langshan, così scriveva in seguito questo emerito avicultore, continua ad essere la prediletta di quanti s’intendono di polli e di uova, non che di perfetti capponi in tavola”.

Credo di non errare affermando che in Italia i Langshan sono quasi tutti di provenienza francese; il ceppo Sella, per quanto io mi sappia, non si è propagato per la nostra penisola, anzi è da presumere che sia estinto completamente. Ma non così vorrei dire dei due ceppi introdotti in Germania negli anni 1891 e 1892 che, a quanto ho potuto decifrare, si diffusero rapidamente per tutta la Germania.

La Langshan, attualmente, è diffusa per tutta l’Europa ed i suoi allevatori si contano a migliaia, ma i tipi predominanti sono quelli di provenienza Croad (Inghilterra) e de Foucault (Francia). I Langshan di questi allevamenti hanno acquistato tale rinomanza da essere richiesti dai più lontani paesi. È da quasi un ventennio che bazzico con questa meravigliosa razza asiatica, ma è appena dal 1891 che ottenni risultati sorprendenti, appunto perché da quell’epoca lavorai con discendenti d’uno splendido gruppo che ritirai dal de Foucault.

2) Storia e origine della Langshan

I detrattori della Langshan si avvalsero della analogia che essa presenta colla Cocincinese per considerarla senz’altro come varietà di questa razza asiatica, anzi taluni andarono tanto lontano da abbandonarsi alla congettura che la razza introdotta dal maggiore Croad era un prodotto d’incrocio risultante dall’unione della Cocincinese colla Spagnuola.

Tutti gli autori seri respingono questa calunnia, così il Baldamus giustamente osserva, che se così fosse, le uova della Langshan non dovrebbero essere tanto intensamente colorate di bruno, ma vi ha di più: la colorazione delle uova delle tre grandi razze asiatiche, la Cocincinese, la Brahma e la Langshan, potrebbe forse essere indizio di parentela delle stesse razze con una specie di gallo selvaggio differente dal gallo Bankiva, il capostipite dei polli domestici, secondo le deduzioni del Darwin[4], ed in tal caso la Langshan sarebbe da ritenersi come la più antica delle tre grandi razze asiatiche, e ciò a causa della sua coda più lunga che nelle altre due. Così ragionando, la Cocincinese, fra le tre grandi razze asiatiche, dovrebbe essere la più recente, e rappresentare, al pari della Brahma, un prodotto d’allevamento abilmente derivato dalla Langshan dagli allevatori chinesi: costoro credono finanche che quest’ultima sia derivata dal tacchino, ma non vi è nessuna circostanza per potervi prestare, in un certo qual modo, fede, come per la razza Collo nudo di Transilvania.

Che la Langshan sia una razza tipica e di allevamento remoto, risulterà dai pochi dati che seguiranno sulla sua abitazione naturale, e da questi dati potremo concludere che la detta razza non è altro che la gallina comune delle contrade che verranno qui appresso indicate.

Prima del 1872 la razza Langshan, come già dissi, non era affatto conosciuta in Europa, epperò l’europeo Kehle già ne aveva fatto menzione sin dal 1862: in quell’epoca l’equipaggio di un legno di stazione all’altezza del distretto di Langshan, scendendo a terra, ebbe a vedere questi splendidi polli; dopo qualche anno sbarcarono altri europei in quelle contrade, ma non poterono acquistare nessun esemplare di quei polli, poiché gli indigeni non li vollero cedere. Allorché venne domandato agli indigeni di Langshan da dove venivano i loro polli, la risposta fu che questi erano sempre esistiti a Langshan. Da questa circostanza possiamo già dedurre il fatto che la Langshan è razza di allevamento remoto.

Tutti i nomi chinesi hanno un significato, e così ne è della parola composta “Lang-shan” (lang vuol dire due e shan vuol dire collina); la contrada ove l’equipaggio sovracitato ebbe ad osservare quei splendidi polli, la contrada di Langshan, è per lo appunto situata ai piedi di due colline nella provincia di Kiang-Son, situata nella China Orientale[5].

Egli è essenzialmente nel villaggio di Langshan ove questa gallina venne sempre coltivata da tempo immemorabile per essere offerta in olocausto a Budda[6] nell’antica pagoda di questa località. Pare che sino al 1862 la Langshan non fosse conosciuta nemmeno nel resto della China e che da quell’epoca in poi ebbe a propagarsi nel nord della Tartaria chinese, ove le razze domestiche e selvaggie sono tutte nere [7]quindi a Hangkon a 965 chilometri da Shang-hai e finalmente a Chusan, Staphoo e nel resto del vasto impero[8].

3) Circostanze che concorrono a mettere in evidenza la
Langshan come razza antica e ben fissata

Quanto ho riferito precedentemente in merito alla storia ed all’origine della Langshan costituisce un complesso di circostanze che c’induce a considerare necessariamente questo splendido pollo asiatico quale rappresentante d’una razza di allevamento molto antico e perciò d’una razza ben delineata.

Ma se tutto quell’assieme di circostanze, molto favorevole alla esaltazione della Langshan, dovrebbe sembrare incompleto, imperfetto, abbiamo per nostra buona ventura altri dati egualmente a ciò favorevoli, così ci basta studiare a tal uopo la Langshan:

a) Nelle sue caratteristiche essenziali;
b) Nelle sue prerogative di razza incrociante.
c) Nel suo confronto colla Cocincinese.

a) Le principali caratteristiche della razza sono in gran parte, non soltanto ben fissate, ma anche d’impronta tutta speciale. Osserviamo in primo luogo il mantello intensamente nero, d’un nero eccessivamente lucente ed a forte riflesso verde metallico o verde scarabeo.

Molte razze galline hanno il mantello nero, ma nessuna lo ha d’un nero tanto intenso e brillante come quello della Langshan, anzi molte razze si dicono nere per un modo di dire, ma hanno un mantello nero brunastro o nero rossastro, a tinta matta, priva di lucido e di riflessi metallici. Le razze che presentano i più perfetti manti neri non raggiungono mai a darci gli splendidi riflessi verdi che caratterizzano la Langshan, negli stessi predomina la tinta violetta o porpora più o meno accompagnata dal verde scarabeo, mentre che nella Langshan, il codice esclude finanche la più che minima parte di riflessi violetti; pure le galline di questa razza hanno forti riflessi metallici come i galli, ed è veramente un magnifico colpo d’occhio a vedere un numeroso gruppo chiamato a raccolta: si osserva una massa negra rallegrata dai più splendidi riflessi verde-scarabeo.

Ciò che poi stupisce in particolar modo si è la facoltà di trasmissione del mantello nero dei genitori agli allievi, non l’ombra di penne rosse o bianche, ma tutto è nero brillante di generazione in generazione: non vi è dunque tendenza al ritorno di un tipo qualsiasi, non vi è riversione di caratteri, ma invece costanza in tutto il significato della parola. Non vi pare che il mantello speciale della Langshan, accompagnato dalla costanza e dalla fedeltà della riproduzione, sia il migliore indizio per vedere un tipo di remoto allevamento, una razza ben fissata infine?

Epperò, dicono alcuni, ed hanno pienamente ragione, che i primi tipi importati dalla China in Inghilterra, in Francia, in Germania ed in Italia, se non tutti, per lo meno qualche esemplare, tradivano una o due penne bianche alle calze e qualche gallo finanche una qualche rara penna bianca al collo ed alla coda. Chi ha allevato dei Langshan sa che questi piccoli inconvenienti si manifestano talvolta, benché molto raramente; epperò tengo a dichiarare che nel mio allevamento speciale di questa razza, e ciò dal 1891, sopra 400 e più allievi appena qualche gallo e qualche gallina tradirono una o due penne bianche alle calze.

Questo insignificantissimo difetto potrà forse rappresentare una riversione dei caratteri, ma, stante la sua niuna entità, bisogna pur convenire che non può distruggere la convinzione che la Langshan sia una razza antichissima.

I detrattori della Langshan dicono che il suo tipo non è ben fissato: non vorrei dire che hanno tutti i torti, perché abbiamo individui a tarsi quasi o magari totalmente nudi ed altri abbastanza calzati, e similmente nascono individui a tarsi lunghi, mentre altri nascono a tarsi piuttosto corti.

Così continuando potremo anche lagnarci della differenza delle forme fra individuo e individuo, poiché ne abbiamo dei pesanti avvicinantesi ai Cocincinesi e dei leggieri che se ne scostano molto. Questi inconvenienti non pesano nella bilancia e si spiegano dal fatto che la Langshan è razza, relativamente, di recente importazione, proveniente da contrade ove il suo allevamento non poteva essere seguito con norme razionali come presso gli allevatori europei. Probabilmente i chinesi non andarono tanto pel sottile nella selezione dei soggetti come gli europei, e che così sia lo dimostra il fatto che dall’epoca della sua importazione in Europa la Langshan ha molto migliorato.

b) La Langshan come razza incrociante dà splendidi risultati e nei prodotti incrociati sono prevalenti le sue caratteristiche ed i suoi requisiti economici: da questa sola circostanza, dimostrata dalla pratica, si può anche concludere che questa bella gallina rappresenta una razza ben delineata. Allorquando ho trattato le razze germaniche, ho citato il prodotto d’incrocio della Langshan colla italiana nera, ed ho fatto notare che questo riuscito incrocio tende ad affermarsi nel nord della Baviera, tanto da lasciar sperare che finirà per diventare la gallina comune di quelle contrade. È vero che la Italiana è razza di antico allevamento, ma se la Langshan non lo fosse egualmente non avrebbe potuto dare gli splendidi risultati che hanno ottenuto gli allevatori bavaresi unendola colla Italiana. I pochi campioni di Langshan che diedi nella località ove soggiornai per lo addietro, l’hanno inondata di polli neri, provenienti tutti dall’unione dei primi colle galline comuni: con mia sorpresa ho constatato che il nero della Langshan si è propagato con costanza eccezionale, ad onta che le galline incrociate erano generalmente di piumaggio variopinto. Non vi pare che sia questa una circostanza favorevole alla esaltazione della Langshan come razza delineata?[9] Nel caso occorsomi si potrà obiettare che il gallo trasmette nella riproduzione con facilità il suo colore, più che non faccia la gallina, ma questa preponderanza non è poi tanto eccessivamente pronunziata come si dovrebbe credere.

c) Il confronto della Langshan colla Cocincinese ci porta a risultati meravigliosi, poiché mette in evidenza, dirò così, l’antagonismo fra le due razze e ci convince sempre più che la Langshan non è affatto una varietà della Cocincinese, ma bensì una razza di antico allevamento.

LANGSHAN

COCINCINA

Cresta e bargigli – grandi e di colore molto vivace; nella gallina la cresta è talvolta diritta e talvolta ripiegata da un lato come nella gallina spagnuola; cresta scempia, doppia o riccia. La cresta riccia non è usuale, ma si sono avuti dei campioni perfetti dalla China che l’avevano, anzi si sono importati finanche dei tipi leggermente ciuffati come si verifica non di rado nella Dorking.
Peluria -  non abbondante: le penne della coda sporgono in fuori dalla peluria di diversi pollici.
Tarsi – né forti, né corti, non troppo lunghi o abbondantemente calzati, talvolta nudi, mai gialli, rare volte corti.

Cresta e bargigli – piccoli; nella gallina molto piccoli, uscenti appena al di fuori delle piume.






Peluria – abbondante: le punte delle penne della coda appena visibili sotto la peluria.

Tarsi – robusti, corti, abbondantemente guarniti di piume, sempre gialli, ma rare volte lunghi e leggermente impiumati.

Muscoli del petto – non tanto piccoli, sviluppati al punto che l’uccello possa volare.
Coscie – non molto robuste e proporzionate alle altre parti del corpo.
Sterno – lungo, con molta sovrapposizione di carne.
La gallina – è covatrice leggiera: riesce molto facile di distrarla dal suo compito.
La pelle è delicata e bianca, molto tenera e si strappa facilmente quando si spenna l’animale: essa è indizio, come la pelle della razza anglo-sassone, di abitazione naturale a clima temperato o freddo.

Muscoli del petto – piccoli, non sviluppati al punto che l’uccello possa volare.
Coscie – molto robuste sproporzionate alle altre parti del corpo.
Sterno – corto, con poca sovrapposizione di carne.
La gallina – è covatrice pesante: riesce molto difficile di distrarla dal suo compito.
La pelle è gialla, coriacea e non ha l’aspetto appetitoso: essa è indizio, come la pelle del negro, di abitazione naturale in clima tropicale.

Quasi tutte le opere sorte dopo la pubblicazione dell’opuscolo A. C. Croad contengono un quadro comparativo fra le due grandi razze asiatiche, la Cocincinese e la Langshan, ove gli autori, chi più chi meno, prendono le mosse dal sovracitato opuscolo.

Il La Perre de Roo, nella sua Monographie des races de poules riesce molto efficace nell’argomento e non meno efficace di lui è il Rouillé nel suo voluminoso opuscolo sulla razza Langshan.

LANGSHAN

COCINCINA

Cresta più alta, denti più grandi, scempia, piegata, talvolta riccia.
Ali larghe e lunghe.

Petto, sterno lungo, pettorali molto carnosi, ben sviluppati, ciò che denota l’attitudine al volo.
La Langshan non vola che quando è perseguitata, s’eleva poco e non può percorrere più d’una decina di metri al volo.

Cresta sempre scempia, diritta e molto piccola.
Ali molto corte e portate rilevate al livello del dorso.
Petto, sterno corto, pettorali poco carnosi, insufficientemente sviluppati per permettere all’animale di volare.

Coda abbastanza sviluppata e portata rilevata. Nel gallo grandi falcette sporgenti in fuori di 15 centimetri.
Tarsi di media lunghezza, di color piombo scuro e molto leggermente impiumati.
Piedi, membrana rossa fra le dita.
Unghia del dito medio simile a quella del gallo comune.
Dito supplementare eccessivamente raro.
Ossatura leggiera, fine, i tarsi specialmente.
Epidermide bianca, grana fina striata da piccole vene bleu che accusano una grande finezza di carne.
Carne fine e saporita, più abbondante al petto che ai femori ed alle tibie, e conservando bene il suo grasso alla cottura.
Uova
liscie.
Propensione alla incubazione molto accentuata; la gallina vuol covare dopo la deposizione di una ventina d’uova.

Coda rudimentale e portata orizzontalmente. Nel gallo le falcette non sono apparenti.
Tarsi corti, grossi, gialli, abbondantemente calzati.

Piedi, membrana gialla fra le dita.
Unghia del dito medio appiattita a forma d’unghia di scimmia.
Dito supplementare molto frequente.
Ossatura pesante e massiccia.
Epidermide gialla e di grana grossolana.
Carne mediocre, più abbondante ai femori ed alle tibie che al filetto, e perdendo il suo grasso alla cottura.


Uova ruvide.
Propensione alla incubazione eccessiva; la gallina vuol covare dopo la deposizione di una ventina d’uova.

4) Generalità sulla Langshan

Volendo considerare la Langshan nelle sue generalità avremo a dettagliare i seguenti argomenti:
a) La Langshan nell’infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta;
b) La Langshan fetatrice, covatrice e produttrice di carne, piume e letame;
c) La Langshan razza da sport.

a) La Langshan nell’infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta – I pulcini (vedi Figura 59) hanno il becco color di corno chiaro o scuro e finanche nero, più frequentemente corno chiaro alla punta e corno meno chiaro, scuro o nero alla base; i tarsi sono ordinariamente grigio scuro al calcagno e diventano mano mano più gialli verso i piedi; ma non d’un giallo brillante e ranciato come nei Cocincinesi, bensì d’un giallo rosato.

Il mantello è formato di peluria di color nero e bianco e nero e bianco paglierino, è nera la parte superiore del corpo e bianca la parte inferiore, talvolta è bianca anche la parte superiore della testa. Il nero deve avere una trasparenza bianco-argentina e mai rossastra, poiché mi consta, per esperienza personale, che allorquando all’età di 4 a 6 mesi il piumaggio comincia a risplendere di riflessi metallici sono appunto i pollastri provenienti da questi ultimi che mostrano un riflesso rosso-violaceo: la Langshan, come già dissi, deve emergere sulle altre razze a manto nero nella esuberanza di riflesso verde metallico. Dopo pochi giorni cominciano già a spuntare le penne del volo, ma le stesse sono bianche e prendono il nero a misura che si sviluppa il pulcino, ma la peluria cade abbondantemente per dar posto alle piume dopo 5 o 6 settimane dall’esistenza dei pulcini. In questo periodo bisogna continuare a ben nutrire gli animali, acciocché le piume spuntino rapidamente, tanto più che ciò, per naturale costituzione della razza, richiede un tempo relativamente lungo e cioè circa quattro settimane, dopo di che il pulcino è diventato pollastro.

L’infanzia della Langshan dura circa 2 mesi e mezzo per dar posto poi all’adolescenza che dura sino all’età di 6 a 9 mesi. Entro i quattro mesi la generalità degli allievi è totalmente impiumata, ma mostra ancora del bianco alle remiganti secondarie che però andrà a scomparire completamente colla prossima muta. Alcuni individui ritardano a rivestirsi di piume sino al 6° mese, ma non sono la generalità: il collo e la testa sono sempre le ultime parti del corpo che si rivestono di piume, e così pelati gli allievi hanno un brutto aspetto, non degno della razza, che dovranno dopo rappresentare come adulti.

Il pulcino Langshan è estremamente rustico: le schiuse del marzo e dell’aprile danno indubbiamente i più robusti e grossi allievi, ma non così le schiuse invernali, poiché in quest’epoca si hanno non solamente molte uova chiare, ma anche pulcini che vanno soggetti al rachitismo. Anni or sono ebbi una schiusa invernale (50 e più pulcini) alla metà del gennaio. Benché risiedessi in una località ove l’inverno è molto mite, pure le pioggie prolungate ni obbligarono a tenere i pulcini in una stanza. Le funeste conseguenze del rachitismo, malgrado il cibo variato ed in abbondanza, non si fecero troppo aspettare: gli animali crescevano molto rapidamente ed erano sani, ma all’età di un mese già cominciavano a non reggersi bene sulle gambe, si trascinavano a stento e finalmente finivano per soccombere. In simili casi è consigliabile di ricorrere ad una cura preventiva, a tal uopo si mette nel pastone una presa di fosfato di calce per ogni pulcino, di tal guisa si procura l’accrescimento delle ossa e se ne combatte il rammollimento (rachitismo)[10]. Ma, comunque sia, il miglior rimedio per combattere il rachitismo è quello di non ricorrere alle schiuse troppo precoci o meglio alle schiuse invernali: nell’inverno, anche sotto il bel cielo della nostra Italia, le pioggie continuate impediscono di far prendere aria ai pulcini, quindi ne viene il rachitismo – la Langshan, come qualsiasi pollo, vuole aria e sempre aria.

Il pulcino cresce alquanto lentamente in confronto del pulcino di razza comune[11]; ma in capo a 3 mesi, allorquando è diventato pollastro, lo sviluppo si compie rapidamente. Egli è appunto in questo periodo di tempo che non bisogna far mancare la nutrizione all’animale, altrimenti si hanno allievi a statura ridotta, gravissimo difetto in una razza quale è la Langshan, la di cui prerogativa essenziale deve essere quella di dare allievi enormi: chi trascura quanto ho ora detto è certo di avere in due o tre generazioni allievi non più grandi di un pollo comune, e vi assicuro che ne ho visto della robaccia simile.

In generale l’infanzia e l’adolescenza della Langshan si compie senza speciali cure da parte dell’allevatore, poiché gli allievi sono molto rustici, così, per es., sono meno freddolosi dei pulcini di razza comune italiana, ed è questo un vantaggio non comune per le schiuse precoci. Gli allievi, specialmente dal 3° mese in poi, cominciano a prendere l’andatura degli adulti, camminano cioè con passo pesante e sono piuttosto sedentari, ma non al punto esagerato dei loro confratelli asiatici, i Cocincinesi ed i Brahma, quindi se si allevano in un rinchiuso è preferibile che questo non sia di spazio troppo limitato.

La Langshan entra nella pubertà dal 6° al 10° mese[12] della sua esistenza, epperò gli individui precoci sono sempre più piccoli, quindi per la riproduzione bisogna utilizzare i meno precoci. È riprovevole di adibire per riproduttori gli animali entrati da poco nella pubertà, poiché la Langshan, come la Cocincinese e la Brahma, cresce sino al 2° anno della sua esistenza, quindi è questa la migliore età per la riproduzione; ma d’altronde anche gli animali che hanno compito i 18 mesi sono egualmente atti alla riproduzione. Le pollanche cominciano a deporre a 6 mesi, ma più spesso a 7, 8 e 9 mesi e le più tardive sono sempre le più grosse, le più belle.

Il gallo è atto alla riproduzione sino al 4° anno della sua esistenza e la gallina sino al 5°, e ciò in opposizione alla Cocincinese che già a tre anni è spesso impotente a causa della sua pesantezza. Il sistema di utilizzare il gallo sino al 3° anno e la gallina sino al 4° è generalmente usato, e non saprei affatto riprovare questa abitudine, ma volendo, per la Langshan non si va incontro a nessun inconveniente prolungando questo limite d’un altro anno. Certamente dopo questa età la Langshan può ancora vivere per molti anni (sino a 14 anni), ma in generale il gallo è decrepito a 5 anni e la gallina a 6.

La Langshan adulta è d’indole docile e mansueta, non molto battagliera e piuttosto sedentaria se la paragoniamo alla gallina comune; ma di fronte alla Cocincinese ed alla Brahma è addirittura vivace, irrequieta: difatti, tenuta in libertà, ama scorrazzare dappertutto e si allontana molto dal pollaio. Come la Cocincinese, la Langshan si adatta a vivere in un pollaio ristretto; in simili condizioni, purché non le si lasci mancare il cibo adatto e variato, produce anche bene, ma per ottenere una produzione molto eccessiva bisogna darle assolutamente un grande spazio, e che così sia me ne ho dovuto convincere per mia propria esperienza: concedere dello spazio eccessivo alla Cocincinese, vuol dire fare opera vana, poiché la produzione resta invariata, ma ben diverso è il caso colla Langshan.

Il carattere meno sedentario della Langshan di fronte alla Cocincinese fa sì che gli animali non prendono tanto facilmente il grasso all’interno, come ebbi a dire per quest’ultima razza, quindi la morte prematura causata dall’atrofia del fegato è molto meno frequente: non vorrei dire che sia addirittura rara negli animali tenuti troppo sequestrati, ma la dichiaro rarissima negli animali che dispongono di molto spazio: questa circostanza c’induce maggiormente a convincerci che la Langshan vuole un percorso non troppo ristretto per ben prosperare.

In tesi sommaria vorrei dire: la Langshan ha colla Cocincinese comuni i pregi ed i difetti, epperò, colla differenza che i primi sono in essa molto più pronunziati, e molto, ma molto meno i secondi. D’altronde, nel seguente argomento, b) questa ultima circostanza risulterà in tutta l’evidenza.

b) La Langshan fetatrice, covatrice e produttrice di carne, piume e letame – La Langshan è distintissima fetatrice, così taluni pretendono che la gallina possa produrre sino a 180 uova in un anno; questo risultato, se veramente si può ottenere, è positivamente eccezionale, poiché, per quanto mi consta, 140 uova in un anno è ciò che costituisce il massimo della produzione, e voglio pure accettare la cifra di 150 che ha raggiunto qualche allevatore.

Il signor Rouillé pretende che il ricavo dalla vendita delle uova è di per se stesso sufficiente a coprire le spese di nutrizione, e lo dimostra come segue:

La spesa d’una gallina Langshan, nutrita razionalmente ascende a circa 10 franchi per anno (40 chilogrammi a 0,20 centesimi in media); in questa cifra sono comprese le spese generali, e cioè le cure del pollaio, la paglia dei nidi, 1/8 pel gallo, ecc. Il minimo della fetazione è di 135 ova, a 0,90 centesimi la dozzina – L. 10.

Il conto del signor Rouillé non è esagerato, però la fetazione è soggetta alle variazioni individuali, quindi molte galline danno una produzione annuale inferiore a 135: è vero che altre daranno finanche 140 ova, ma queste galline saranno certamente in numero inferiore alle prime, perciò la media di 135 uova dovrebbe sembrare un tantino esagerata, e positivamente è proprio così. Ciò premesso, vorrei piuttosto accettare la media di 120 ed allora il ricavo ascenderebbe a L. 9 annuali per ogni gallina.

Lo specchietto che segue è pure opera del Rouillé, ed ho creduto di non defraudarne il lettore, poiché dimostra fedelmente l’importanza della Langshan come produttrice d’uova:

PRODUZIONE
Pollastra nata il 1° marzo, che fa il primo uovo al 1° ottobre
cioè a sette mesi d’età

Questo quadro non ha certamente un valore assoluto, poiché è in istretta relazione colle variazioni individuali, ma come media di risultati differenti è abbastanza preciso e distinto. D’altronde comprendere in un quadro la produzione annua della Langshan, come lo ha fatto il signor Rouillé, vuol dire mettere in evidenza sotto gli occhi del lettore le due prerogative le più spiccate della Langshan, quella di fetatrice e quella di covatrice. Ma il sovracitato specchietto ci fa rilevare inoltre che la Langshan, se è ottima covatrice, è nel contempo molto facile ad essere distratta da questo compito. Come già ebbi a dire della Cocincinese, che è alquanto difficoltoso di toglierle la febbre d’incubazione, non posso egualmente affermarlo per la Langshan: quando questa vuol covare, e non ho bisogno per nulla del suo servizio, la chiudo immediatamente per 3 giorni in un’apposita gabbia, privandola del cibo e dell’acqua: siate sicuri che dopo questo lasso di tempo qualunque velleità materna è completamente sfumata. Provate a far ciò colla Cocincinese e vedrete che questa testarda, appena rimessa nel pollaio, mangia, beve e ritorna nel nido.

Come covatrice la Langshan è assai leggera e non vi è timore che schiacci le uova come succede spesso colla Cocincinese. I pulcini vengono condotti dalla madre con grande premura, ma lasciati dopo 30 o 40 giorni similmente come pratica la gallina Cocincinese, epperò a questa età i piccoli Langshan, abbenché non completamente impiumati, lo sono sempre meglio dei piccoli Cocincinesi, e poi la loro maggiore resistenza al freddo è anche un fatto assodato, quindi anche che vengano lasciati presto dalla madre non ne risentono tanto come i loro confratelli.

La Cocincinese e la Brahma depongono nel cuore dell’inverno e similmente ne è della Langshan le di cui uova assomigliano a quelle delle due prime. Un uovo della Langshan, posto accanto ad uno della gallina comune, e specialmente della nostra Italiana, è rilevantemente più piccolo, ma relativamente al suo piccolo volume, il peso di 50 a 55 grammi per una pollastra e 60 a 65 grammi per una gallina, abbenché anche inferiore alle cifre che ci dà l’uovo della Italiana, è sempre ragguardevole: ciò deriva dal tuorlo che è molto voluminoso di fronte alla quantità dell’albume o bianco che è eccessivamente ridotta, ed è anche a questo fatto che si deve la nascita di pulcini tanto grossi da uova così piccole e la maggiore potenza di nutrizione (il rosso è più nutriente del bianco) delle uova della razza Langshan su quelle delle razze europee. In merito al tuorlo aggiungasi anche la circostanza della sua colorazione sempre meno intensa che in quello proveniente dall’uovo della gallina italiana, e ciò anche a parità di condizioni nella nutrizione degli animali.

Il guscio dell’uovo della Langshan è giallo bruno più o meno chiaro e spesso bruno rosato, talvolta disseminato di punti più scuri o più chiari alla superficie, e ciò in particolar modo nella stagione calda: bisogna quindi ritenere che quest’ultimo fenomeno sia in istretta relazione coll’attività funzionale dell’ovaia. Lo stesso guscio è più duro e più spesso del guscio d’uovo della gallina italiana, e questa circostanza fa sì che nel mentre le uova di questa schiudono entro i 18 ai 20 giorni, le uova della Langshan richiedono invece 20 a 22 giorni. Dippiù devesi alla maggiore durezza del guscio d’uovo della Langshan se le sue uova à la coque richiedono circa 30 secondi di più di cottura delle uova a guscio bianco; ma questo fatto sta anche in relazione colla maggiore quantità di giallo che si solidifica, come è ben noto ai cuochi, più lentamente del bianco.

Per ciò che riguarda il confronto della forma dell’uovo della Langshan con quello della Italiana dirò che questa depone uova aventi una estremità arrotondita ed un’altra finente a punta, e che l’altra ci dà uova quasi senza punta, cioè uova quasi rotonde; epperò le galline molto grasse e vecchie tendono a dare uova bislunghe e le pollastre uova non tanto rotonde.

La carne della Langshan è bianca, delicata e succulenta, non inferiore a quella delle nostre buone razze europee da carne. L’ingrasso forzato non è applicabile a questa razza e nemmeno l’ingrasso per sequestrazione nella stia, poiché è constatato dalla pratica che gli animali dimagrano con siffatti sistemi, anziché ingrassare. Chi si dedica all’allevamento di questa razza, deve disporre d’un recinto destinato a contenere tutti gli animali da ingrassare: si diano loro sempre dei pastoni diluiti[13], e mai grani secchi, solo così si otterranno animali bene in carne, ma mai dell’eccessivo embonpoint che raggiungono le razze classiche europee da ingrasso; epperò i capponi, in tre settimane di regime semiliquido, ingrassano abbastanza bene. Egli è bensì vero che per subire l’operazione della castrazione, i galletti devono aver raggiunto per lo meno l’età di 8 mesi, ma non si può sconvenire che non ne valga la pena, quando si riflette che la carne capponata della Langshan è assolutamente prelibata. Talvolta ho fatto evirare dei galletti di 6 mesi e l’operazione è anche riuscita, ma non sempre: a questa età i testicoli sono ancora rudimentali e perciò non percettibili dal dito; i galletti di sviluppo precoce, quelli che hanno subito rapidamente la crisi della prima muta dal 6° al 7° mese, riescono quasi sempre, perché hanno già sviluppato i testicoli. La castrazione a 8 o 9 mesi offre il vantaggio che i testicoli sono bene sviluppati, ma d’altra parte a questa età, il dito deve percorrere una lunga distanza per arrivare alla parte da estirpare, ed in tale contingenza vi è spesso emorragia, quindi la morte.

Ciò premesso, il capponaggio della Langshan, industrialmente, non è conveniente, ma conviene in piccolo per famiglia. Siccome vi è la probabilità della morte del paziente durante l’operazione del capponaggio, così l’allevatore che avrà parecchi allievi da evirare non dovrà operarli tutti nella medesima giornata, altrimenti non potrà consumare per la famiglia tutti quelli che periranno.

La mia esperienza mi ha insegnato che una mano abile, sopra quattro galletti, ne riesce ad operare tre con esito favorevole, quindi conviene calcolare una perdita del 25%, e perciò farne operare quattro per volta, quello che muore si mangia: ebbi la soddisfazione una volta, di veder riuscire sei campioni ma ritengo che fu un caso raro.

Nel mio lavoro Manuale teorico-pratico d’Avicoltura[14], parlo delle semi-capponese operate secondo il metodo del dottor Benci: tutte le pollanche difettose le sottopongo all’operazione dell’estirpamento del coderizzo, ed a capo di 8 o 9 mesi sono più grasse e arrotondite delle altre compagne non scodate.

Ho applicato con successo l’operazione del dott. Benci anche ai capponi, e vi assicuro che così mutilati, si presentano molto meglio in tavola, poiché la parte posteriore del tronco si arrotondisce e dà un aspetto appetitoso al pollo.

Le piume e lo sterco, che si ricavano dalla Langshan, contribuiscono a darci un benefizio niente affatto trascurabile[15]. Da quanto ho detto, risulta che la Langshan è razza di reddito, epperò intendiamoci bene, non voglio pretendere che si possa espletare l’allevamento della Langshan come industria da fattoria, tutt’altro, ma bensì come industria sportiva, e lo dimostrerò.

Un gruppo composto d’un gallo e dieci galline, costa circa 100 lire annue di mantenimento: questa spesa è esuberantemente coverta dal ricavo delle uova, delle piume e del letame, come risulta da quanto ho già esposto con alquanto dettaglio su questo argomento; per conseguenza, dal momento che il mantenimento del gruppo in questione non costa nulla all’allevatore, ne emerge che tutto ciò che viene venduto per uso sportivo, e cioè uova per cova ed allievi per la riproduzione, costituisce un reddito netto. Non voglio sostenere che le richieste di una coppia a lire 45 e delle uova a lire 10 la dozzina, giungono a tutti i momenti, ma sopra 100 allievi che si schiudono a fine d’anno, non è certamente difficile di venderne per lo meno 4 coppie: ciò costituisce, a lire 45 la coppia (prezzo modico), un utile netto di lire 180 ricavato dal gruppo di 10 galline. Notate bene che non faccio castelli in aria, perché ho molto limitato le possibilità di vendita, 10 galline ed un gallo non ci avranno arricchiti nel corso d’un anno, non lo metto in dubbio, ma ci avranno procurato grande svago, uova abbondanti e fresche in tutta l’annata, ed un piccolo lecco. Vi pare che ciò sia poco?

c) La Langshan razza da sport – Una delle più splendide razze da sport è certamente la Langshan: essa ha avuto la fortuna di non subire il capriccio della moda, come a suo tempo la Cocincinese, quindi, salvo qualche insignificante variante, lo Standard della Langshan attuale coincide con quello adottato dal Langshan Club di Londra all’epoca della sua fondazione. Le variazioni individuali della razza, per ciò che concerne le sue caratteristiche, sono, come già dissi, piuttosto salienti,anziché no; egli è perciò che nella selezione annuale che opera l’allevatore sugli allievi, lo Standard della Langshan society di Londra deve sempre servire di guida, stanteché lo stesso è accettato, oltre che in Inghilterra, anche sul continente.

Caratteristiche della razza dettate dal Langshan Club di Londra.

Accettate sin dal principio
della sua importazione

Riviste e corrette recentemente

Gallo

Volume – Per un pollo, che è essenzialmente pollo da tavola, il volume è una delle condizioni principali.
Il gallo deve pesare non meno di 9 libbre inglesi di 453 grammi = 4 Kg. 2.82.
L’American Langshan society vuole come minimo peso libbre 9 ½ ingl. = 4 Kg. 5.04

Come contro.



Come contro.


Come contro.

Forma e portamento – Abbastanza alto sulle zampe perché possa dare un portamento grazioso al corpo; testa portata bene all’indietro, con collare abbondante e soffice; spalle ben larghe; petto ben lungo e ben provvisto di carne; coda a ventaglio portata abbastanza alta, molto ricca di lancette e falcette lucenti, delle quali le due principali s’allungano almeno un quindici centimetri più delle altre; l’insieme del corpo è quello d’un animale estremamente attivo ed intelligente.

Cresta[16] – Rossa, scempia, diritta e grande; bella di struttura e regolarmente dentellata, assolutamente libera di escrescenze laterali.

Becco – Color di corno scuro, forte, leggermente curvo alla punta.

Testa – piccola rispettivamente alla grandezza dell’animale, e portata bene indietro.





}Come contro.






Rosso vivo, scempia, diritta sottile e di media grandezza, regolarmente dentellata, assolutamente libera da escrescenze laterali.

Color di corno chiaro o scuro: si dà la preferenza a quest’ultimo.

Come contro.


Occhi – grandi, vivi, intelligenti, varianti dal bruno chiaro al nocciuola molto carico, pupilla nera.

Orecchioni e bargigli – Colore rosso vivo, belli di struttura ed abbastanza grandi.

Collo – Di tale sufficiente lunghezza da dare al corpo un’apparenza simmetrica.


Dorso[17] – Largo fra le spalle, salendo verso la coda, ricoperto bene dalle penne della sella (lancette della sella).

Petto – profondo e ben guarnito di carne.

Ali – Portate abbastanza alte con coverture molto brillanti.

Coda – Portata alta a ventaglio.

Gambe – Bene spaziate; garretti di lunghezza media e bene piumati fino al ginocchio; una striscia di penne scende esteriormente al ginocchio fino all’estremità del piccolo dito esterni d’ogni zampa. Le dita devono essere lunghe e diritte; l’ossatura leggiera; il colore delle dita e delle zampe è ardesia scuro, e viene più chiaro con l’età. La pelle tra le dita, come tra le squame delle zampe, deve essere di colore rosso ben marcato.

Invariato, ma si preferiscono le tinte scure.



Colore rosso vivo, di grandezza media e lisci, bargigli ben rotondi.

Bella curva, lancette del collare lunghe, flessuose e ricadenti mollemente sulle spalle.

Corto, spalle larghe; lancette della sella e della coda elevantesi in pendenza concava fino alla coda.

Profondo e lungo, ben guarnito di carne.

Generalmente portate basse, ma spesso rialzate e strette al corpo.

Come contro.





}Come contro.






Piumaggio – Nero intenso con vivo riflesso verde-metallico; tinte porpora o bleu da rigettarsi, come pure le penne bianche alle zampe.

Liscio ed unito alla superficie, ma punto serrato al corpo; irridescente; bel nero a riflessi metallici, verde scarabeo.

Gallina

Volume – La gallina deve pesare non meno di 8 libbre inglesi di  453  gr. =   3 Kg. 2/3.

Forma e portamento – Profilo graziosamente arrotondito, libero d’ogni apparenza pesante e rettangolare, che risulta da petto troppo corto. Presenta l’aspetto d’un animale attivo e intelligente.

Piumaggio – Identico a quello del gallo.

Cresta – Grandezza media, diritta, sottile, a dentelli regolarmente spaziati.

Coda – In forma di ventaglio, portata abbastanza alta. Per il resto la gallina rassomiglia al gallo.

Non meno di Kg. 3





Come contro




Come contro.


Come contro.


Come contro.

Descrizione complementare delle caratteristiche(secondo Louis Rouillé)

Gallo

Gallina

Cranio – Il cranio della Langshan si distingue dal cranio del pollo comune dai caratteri seguenti:

I caratteri ne sono meno pronunziati che nel gallo.

Un profondo solco mediano a orli molto sporgenti in fuori, parte da una depressione che trovasi al punto d’appoggio delle mascellari superiori contro l’osso frontale. L’altezza verticale del foro occipitale è più grande della larghezza orizzontale, ed il contorno è così triangolare invece di quasi circolare.
Il cranio è, nella sua forma generale, più appiattito e più allungato che quello del pollo comune; la cavità del cervello della Langshan si prolunga in avanti in una specie di chiasetto che non si trova nel pollo comune. (vedi figure 60 e 61).
La massa encefalica (assieme di tutte le parti contenute nel cranio dei vertebrati) pesa da 2 a 3 grammi nel gallo della Langshan; nella razza comune, la stessa è di 4 grammi; da ciò si può inferire l’intelligenza relativa alla Langshan. Arcata sopraccigliare spessa.













figura 60






Cresta – scempia, diritta, circa m. 0.03 di altezza, m. 0.10 di lunghezza, m. 0.018 di spessore alla base; sei a sette denti di m. 0.01 di profondità, ben delineati, e, alle estremità, qualche altro appena delineato.

Becco – Il becco ha, generalmente nel gallo adulto, da m. 0.035 a m. 0.045 di lunghezza; la punta del becco (dextrum) è molto aguzza.

Occhi – Il colore dell’iride il più diffuso è bruno-rosso.

Orecchioni – m. 0.25 formanti il mezzo cerchio perfetto

Bargigli – 0.05 di lunghezza.

Collo – Da m. 0.20 a m. 0.22; vi sono 13 vertebre cervicali compresovi l’atlas; queste sono più allungate che nel gallo comune, la tredicesima cervicale porta dei rudimenti di costole abbastanza accentuate. Questo numero di 13 è variabile. Rouillé ne ha trovato spesso 14, finanche 15. Le piume del collo hanno delle barbule estremamente fini, ciò che dà loro l’aspetto di seta.

Dorso – Largo, formando una linea ascendente verso la coda: questa linea è di m. 0.20. La lunghezza delle spalle è di m. 0.23.

Scempia, trasparente, molto piccola, talvolta ripiegata nelle galline di più di un anno, specialmente durante la muta.



Come nel gallo, salvo la lunghezza.



Idem.


Come nel gallo.


Corti, arrotonditi.

Come nel gallo, salvo la lunghezza.










Largo, molto corto.


Corpo – Lunghezza dalla nascita del collo al coderizzo, da m. 0.26 a m. 0.28
Circonferenza presa nel mezzo, le ali chiuse, le gambe all’indietro ove si articolano, ma senza comprenderle, da m. 0.45 a m. 0.50.

Ali – Strette al corpo; lunghezza del cubito (il cubito corrisponde, nello scheletro dell’uomo, all’osso che va dal gomito alla giuntura della mano): m. 0.10, del {corpo} <carpo> (giuntura della mano), del {metacorpo} <metacarpo> (ossa che vanno dalla giuntura della mano alle dita) e delle dita insieme: m. 0.10; 8 remiganti della mano, 16 del braccio. Le remiganti primarie sono corte: il volo, che è generalmente di 8, è talvolta di 9 e finanche di 10.

Coda – Le falcette mediane hanno m. 0.30 di lunghezza.

Tibia – (corrisponde nello scheletro umano all’osso che va dal ginocchio alla caviglia) – circa m. 0.20.

Tarsi – (corrispondono nello scheletro umano alle ossa dell’articolazione del piede colla tibia) lunghi da m. 0.12 a 0.15; dello spessore di m. 0.025.

Speroni – Diritti, lunghi da m. 0.025 all’età di due anni, spessore m. 0.015 alla base: sorpassano raramente m. 0.04; la loro inserzione è più interna che nel gallo comune.

Più raccorciato che quello del gallo; sterno lungo, prominente e basso fra le gambe.




Salvo la coda, tutte queste parti  corrispondono a quelle del gallo, ben inteso nelle dovute proporzioni.






















Mancano.




Dita – Medio, m. 0.07; esterno, m. 0.05; interno m. 0.04; pollice, m. 0.03. La membrana che congiunge le sovracitate dita è rosa nel gallo giovane, quindi diventa ardesia al di sopra e bianca al di sotto. L’unghia del dito medio è larga e leggermente appiattita.

Piedi – Il piede della Langshan va classificato nei Pedes i<n>sidentes (tre dita in avanti riunite alla base da una corta membrana congiuntiva, il dito interno diretto indietro) e nei Pedes gradarii (tibia guarnita di piume sino al collo del piede).

Statura – m. 0.75 nella posizione fiera.
















m. 0.45 a m. 0.50 nella posizione fiera.

Piumaggio –
                
Piumaggio : peso vivo del corpo  =  1 : 9
Un pigmento giallo, la psittofulvina, è la base del verde delle piume della Langshan. L’aggiunta d’un bruno scuro, la fuscina, sorgente dei colori blu e neri che si osservano in certe piume, fa sembrare il piumaggio verde.
Noi conosciamo dunque la ragione del colore bruno scuro delle piume molli delle tibie e del disotto delle ali che si produce dal secondo anno in poi nella Langshan; la psittofulvina sparisce e resta la fuscina.
Scheletro
– leggiero;
                Scheletro  :  peso vivo del corpo   =  1  :  7.
Nel gallo comune vi è la proporzione di 1:6, nell’Houdan 1:9, nei grossi vertebrati 1:4.

5) La Langshan considerata nelle sue varietà
e nelle sue sottorazze

Ho ampiamente dimostrato che la Langshan tipica ha il manto nero, assolutamente nero, ma attualmente si hanno diverse varietà, e perciò fa d’uopo di passarle tutte in rassegna.

La razza Langshan è coltivata in diverse varietà:
  I) Varietà nera.
 II)            bianca.
III)            bleu.
IV)            bruna.

I). La varietà nera l’ho descritta in tutte le sue particolarità; da questo tipo, che è indubbiamente il tipo primitivo della razza, si derivarono delle filiazioni che si possono elencare come segue:

a) Tipo inglese o europeo (Fig. 55 e Fig. 57). – È quello che corrisponde al tipo indicato dal Langshan-Club{s} di Londra; è il più diffuso in Inghilterra e sul continente europeo. La sua descrizione è risultata ampiamente nelle precedenti pagine.

b) Tipo tedesco. – Differisce dal tipo inglese nei tarsi che sono nudi: non da confondersi colla sotto-razza di Orpington, anch’essa a tarsi non calzati, ma molto divergente nelle forme dalla razza madre, mentre che la tedesca è il fedele ritratto di questa. In Germania il tipo a tarsi nudi è il prevalente, il calzato è invece poco coltivato, ma non va omesso che i soggetti a tarsi nudi non hanno lo splendido riflesso verde metallico così pronunziato come nei calzati: è questo forse il motivo che fa preferire da noi questi a quelli, ma d’altra parte il tarso nudo è il requisito apprezzabilissimo, specie nell’incrocio colle razze europee, essendo la razza Langshan il migliore prodotto incrociante che si conosca.

Dal surriferito risulta che inutile sarebbe di occuparsi più oltre di questo tipo, purtuttavia, nell’interesse di chi lo volesse coltivare, credo opportuno di riferire sul codice tedesco del Kramer, che è in vigore presso gli allevatori della Langshan a tarso nudo.

Forme caratteristiche del gallo (Tipo asiatico)

Portamento diritto e fiero, corporatura massiccia.
Testa – piccola con fronte graziosamente arcuata.
Becco – di mediana lunghezza e robusto, leggermente ricurvo e scuro, quanto più possibile nero.
Volto – rosso e sprovvisto di piume.
Occhi – bruno-nerastri.
Orecchioni – rossi e di media grandezza.
Bargigli – moderatamente lunghi, bene arrotonditi, rossi.
Cresta – scempia, al disotto della media grandezza, graziosamente arrotondita, rossa, non troppo lunga e regolarmente dentellata.
Collo – di media grandezza e robusto, leggermente arcuato e fornito di lunga, ricca e spessa mantelletta.
Dorso – molto largo e sembrante corto. Petto pieno e rotondo. Tronco lungo. Parte posteriore piena e arrotondita. Il dorso dev’essere graziosamente incavato, la linea deve prolungarsi in arco leggiadro dal collo verso il dorso, qui incavarsi leggermente e poi sboccare presso la coda in graziosa curva ascendente. Il dorso appare più corto di quello che è realmente a causa della ricca mantelletta che lo covre e della parte ascendente della ben guarnita sella. All’attacco della coda e del collo non deve formarsi alcun angolo.
Ali – robuste, portate alte e ben serrate.
Coda – abbondantemente sviluppata, purtuttavia non lunga. Le abbondanti covritrici debbono covrire le corte timoniere-
Coscie – robuste, di media lunghezza e bene impiumate sino al ginocchio.
Tarsi – di media lunghezza e di ossatura non grossolana, liberi di piume, di colore ardesia scuro.
Dita – lunghe e distese, in numero di quattro e con unghie bianche. Pianta del piede e pelle interstiziale delle dita devono trasparire di rosso.
Livrea – nero puro coverto di riflesso verde. Oltreciò vi sono pure Langshan bleu ed anche bianchi a tarso nudo. Il piumaggio ricco, ma serrato ben bene al corpo.
Gallina in generale simile al gallo. Testa e cresta elegantemente piccole, quest’ultima finamente dentellata e portata diritta. Dorso largo, non troppo lungo, salente verso la coda.
Qualità: pollo rustico e buon produttore di carne ed uova, cova bene e conduce pure bene la prole. Molto atto per l’incrocio, con polli da uova specialmente.
Difetti trascurabili, che non escludono dalla premiazione: Tarsi più chiari e becco più chiaro in animali più vecchi. Un po’ di riflesso bronzato nella coda del gallo. Leggiero difetto alla cresta.
Difetti grossolani, che escludono dalla premiazione: Dorso lungo e inclinato. Corpo troppo corto e depresso, coda eretta. Cresta troppo grande o pendente. Forma grossolana della cresta, becco chiaro e tarsi chiari in animali giovani. Bianco agli orecchioni. Riflessi violetti.

c) Tipo americano (Fig. 56). – Differisce dalla gallina inglese nel maggior volume (il gallo passa i 5 Kg. di peso) ed è molto somigliante alla Cocincinese, ma con gambe più alte. La Langshan americana è infine una gallina Cocincinese, a pelle bianca e tarsi ardesia.

d) Tipo serico. – Somigliante in tutto e per tutto al tipo inglese, salvo nelle penne che sono molto morbide e di aspetto serico: è quasi sconosciuto. Indubbiamente trattasi di soggetti che subirono una vera degenerazione alle barbe ed allo stelo delle piume.

II). La varietà bianca (vedi figura 58), tuttora molto rara, venne sempre combattuta, perché inferiore alla nera nell’aspetto esterno. Non conosco questa varietà per esperienza personale, ma ho visto spesso dei campioni presso altri allevatori e, francamente, rimasi sempre deluso: il volume inferiore a quello della varietà nera, l’eleganza delle penne, il portamento, tutto lasciava molto a desiderare in quei Langshan imbiancati[18].

Molti allevatori non ne vogliono sapere di questa varietà, così il de Foucault dice che la stessa è sorta da incroci praticati sulla varietà nera: la vraie race Langshan noire est une race primitive et vient de la Chine, così conclude il sunnominato specialista. Ma, aggiungo io, che viene dalla China anche la Langshan bianca, poiché il Rouillé stesso afferma che dal 1886 al 1889 vennero importati da quella vasta regione dei Langshan bianchi sia in Inghilterra che in America. Da ciò possiamo dedurre che la Langshan bianca è forse una razza di antico allevamento, stanteché proviene da una contrada ove la smania del nuovo non è malattia come in Inghilterra e specialmente in America[19]. Quelli che non vogliono vedere nella Langshan bianca una varietà antica, la dicono formata dall’unione della nera colla Cocincinese bianca, e citano, in appoggio alla loro opinione, la circostanza che i tarsi sono più impiumati che nella varietà nera: certamente è questo un motivo che milita molto a favore dei detrattori della Langshan bianca.

Nel catalogo americano dei Langshan (vedi Allg. deutsche Geflg. Zeitg) di Hirby Smith, si dice quanto segue a favore della varietà bianca:

Possiamo assicurare che fra tutti i Langshan bianchi importati non vi era un solo animale che tradiva la minima traccia di piedi o pelle gialli, e di più, fra i pulcini schiusi in questo anno (1890), nemmeno uno ha dimostrato un simile difetto. Quindi noi secondiamo gli importatori Pope e Sondes di {Brigthon} <Brighton> (Inghilterra) nella loro opinione che la varietà bianca trae la sua origine da tipi scelti dalla varietà nera, e che il sangue cocincinese o di altre razze non vi entra per nulla nel giuoco.

La Langshan bianca dovrebbe essere più precoce alla fetazione della nera e di più dovrebbe dare un quantitativo maggiore di uova. Il becco è corno chiaro e si verifica molto rosso alle membrane che congiungono le dita, specialmente alla pianta del piede. Il mantello è bianco puro e non si riveste di giallo al collo od al dorso come succede con tutta facilità nelle altre razze bianche. Vi è anche, a quanto pare, una varietà bianca a piume morbide, quasi seriche.

III). La Langshan bleu è un regalo che ci hanno fatto gli americani, sempre amanti della novità. Si vuole che sia un prodotto derivato dall’incrocio della Langshan nera colla bianca[20], ma è prevalente e più razionale l’opinione, che soltanto l’unione della prima colla andalusa abbia potuto dare questa elegante varietà[21]. Non dico altro sulla varietà bleu della Langshan, poiché quanto si contiene nelle note qui sotto è sufficiente per far rilevare che se forse, con tutta probabilità, la varietà bianca è animale di antico allevamento, non lo è affatto la bleu.

IV). La Langshan bruna venne ottenuta nel 1887 dal defunto barone Villa Secca, che fu uno dei più rinomati allevatori austriaci. Simile al tipo inglese nelle forme, ne differisce soltanto nella livrea rosso-dorata al collo ed alle spalle, e nera in tutto il resto del corpo. Questo colore venne presto abbandonato e nessuno lo conosce oggigiorno. Certo questa livrea non è che degenerazione del colore nero tipico, non dovuta ad incrocio, ma semplicemente a caso spontaneo; nei miei allevamenti, nel corso di almeno dieci anni, ebbi due galli ed una gallina con qualche piuma rossa al collo ed alle spalle, e specialmente un gallo era molto arrossito di piume in queste parti del corpo. I soggetti erano di razza pura, provenienti da genitori irreprensibilmente neri e che, alla loro volta, discendevano da tipi incensurabili: infine avevo allievi provenienti da diverse generazioni, tutte passate per le mie mani, quindi era escluso il caso d’una riversione di caratteri, ammenoché questa avesse potuto farsi risalire a più lontane generazioni non facenti parte del mio allevamento. Comunque sia, è meglio che non si sia più oltre coltivata questa livrea aberrante.

Due sono le sottorazze della Langshan, e cioè la Orpington e la gallina del nord della Baviera.

Sottorazza Orpington (fig. 62 e fig. 63) - Questo derivato della Langshan si deve al sig. William Coock, ed il nome deriva dalla proprietà che possiede l’emerito allevatore inglese presso S. Mary Cray (contea di Kent), denominata Orpington House. Questo allevatore allevò una quarantina di polli provenienti dall’unione delle galline Plymouth-Rock a manto nero con grossi galli Minorca. Degli allievi nati da questo prodotto d’incrocio il Coock scelse le migliori galline e le incrociò con galli Langshan, e di siffatto modo, già nel secondo anno, egli poté ottenere un giovane gallo Langshan a tarsi nudi. Questo gallo, unito alle precedenti galline, diede finalmente l’attuale Orpington.

Il gallo pesa circa 4 kg., ma il manto è simile in tutto e per tutto alla razza madre, la Langshan; ha la cresta di media grandezza, scempia, diritta e regolarmente dentellata, lo sguardo intelligente, la testa piccola, gli orecchioni rossi, i bargigli bene arrotonditi; il becco forte e incurvato alla punta è corno scuro e spesso nero, il collo proporzionato al corpo e graziosamente arcuato, il petto profondo, pieno, sporgente, il dorso corto con spalle larghe, i tarsi abbastanza corti e neri, la coda piuttosto lunga e portata indietro (non a ventaglio come nella razza Langshan). La prima volta che comparve questa sottorazza in una mostra italiana si fu nel 1864 a Torino, presentata dalla ditta Marchese in esemplari assolutamente splendidi[22].

Nel 1903, a Roma, il signor Coock espose un magnifico gruppo di questa razza, rappresentato da soggetti enormi, non mai visti sin’allora. Accanto a questi, però alquanto più ridotti nel volume, figurarono pure individui bellissimi a manto fulvo; d’altronde ora sono in commercio anche Orpington bianchi e Orpington tricolori, questi con fondo fulvo e piuma bianca e nera alla punta.

6) Norme per allevare la razza Langshan

Pulcini. – 1. Nei primi due o tre giorni si distribuisce mollica di pane inzuppata nel vino.
2. Dopo questo periodo somministrazione d’un miscuglio composto di mollica di pane, insalata e uova sode: il tutto finemente tritato e ben mescolato.
3. Allorquando i pulcini hanno raggiunto il 10° o 12° giorno d’età si sopprime il sovracitato miscuglio e si danno alternativamente pastoncini di farina d’orzo, di frumento, di granoturco, di cocco, ecc. Quanto più variato è il cibo tanto meglio cresce il pulcino. Questi pastoncini vengono sempre addizionati di sangue raggrumato, di polvere d’ossa, di ritagli di carne, ecc. Nel corso della giornata si somministra verdura tagliuzzata in grande abbondanza e di tempo in tempo grani secchi.
4. Una volta diventato pollastro, l’allievo viene trattato come gli adulti.

Adulti. – 1. Al mattino pastone di farina di cocco (25 grammi di panello secco per capo) mescolato alternativamente con sangue raggrumato, polvere d’ossa, cruschello, patate, ecc.
2. Verso mezzogiorno verdura.
3. Alla sera, alternativamente, frumento, granoturco, orzo, ecc.
Richiamo in particolar modo l’attenzione dell’allevatore sul felice impiego dei panelli di cocco che sono suscettibili di dare i seguenti vantaggi:
1. Migliore stato sanitario.
2. Più forza e più vigore.
3. Più carne e di migliore qualità.
4. Spesa inferiore ad ogni altro alimento.
5. Ingrasso ricco di azoto.

Il cocco è una materia molto concentrata ed ha bisogno di molta acqua per espandere la sua forza. In ogni kg. di cocco occorre versare da 6 a 7 litri d’acqua, formando così un pastone equivalente a quasi 8 chilogrammi di mangime, cioè materia assai nutriente. Un quintale di cocco quindi equivale ad 8 quintali il cui prezzo di lire 17 al quintale rappresenta il valore reale ed effettivo di sole lire 2,50 al quintale.

Il valore nutritivo del cocco consta di:

La forza nutritiva del cocco è superiore a tutti gli alimenti finora usati, e dei quali i principali hanno i seguenti valori nutritivi:

Il cocco si somministra facendo assorbire tanta acqua per quanta ne richiede (da 6 a 7 litri per ogni kg.) formando così un abbondante pastone molto nutritivo. Nell’allevamento della Langshan non si trascuri l’uso continuo della polvere d’ossa (1/3 del peso del pastone) che si ottiene triturando e macinando le ossa in apposite piccole macchine.

7) LA RAZZA MALESE (Vedi fig. 64) – (Gallus malayensis, franc. race malaise, ted. Malayen rasse, ingl. Malays). – Questa gallina proveniente dalle Indie è di antico allevamento, e prima della importazione in Europa della Cocincinese e della Brahma era molto coltivata: il suo grosso volume, in mancanza di queste due ultime razze, serviva allora ad ingrandire le piccole razze europee, e difatti la Malese, come razza incrociante, percorse sempre trionfalmente il suo cammino[23]. Un riuscito incrocio è quello provocato colla Langshan: si hanno allievi poco estetici, allievi che camminano sui trampoli e privi di grazia, ma che per lo contrario diventano molto graziosi quando sono arrostiti, poiché la carne è squisitissima e profumata.

La razza malese va annoverata fra quelle da combattimento, e difatti già dalla piccola età gli allievi rivelano carattere litigioso, irrequieto e perverso. Attualmente sono pochi i suoi cultori, ma le sue orme si rinvengono in molte razze migliorate ed in particolar modo nella combattente di Bruges, nella combattente inglese, nella combattente indiana (Aseel), nella combattente giapponese (Chamos), ecc.

L’assieme delle forme di questo interessante pollo ha un cachet tutto speciale che non si riscontra in nessun’altra razza, salvo nelle combattenti ora citate. Difatti il suo corpo è quasi in posizione verticale, le gambe sono lunghe e muscolose ed i tarsi lunghi e nervosi. Il piumaggio, molto aderente al corpo da sembrare, dirò così, incollato alla pelle, è affatto privo di peluria: siffatta struttura fa sì che le forme del corpo non restano nascoste come nelle grandi razze asiatiche, e l’animale appare come se fosse corazzato di folto manto verniciato, mostrando le sue forme marcate con tutta evidenza.

Ho già detto nel capitolo sull’origine delle principali specie avine che Temmink vede nella Malese il discendente del gallus giganteus, ma questa sua asserzione è molto combattuta dagli ornitologhi.

La razza Malese è razza rustica, e perciò il suo allevamento non offre alcuna difficoltà, ma i suoi requisiti economici lasciano molto a desiderare, ragione questa per ritenere siffatta gallina come animale di puro lusso.

Caratteri generali e morali della razza

Testa – larga e lunga con arcate sopraccigliari molto prominenti; è questa una delle caratteristiche le più salienti della razza, poiché l’occhio resta di tal modo infossato e la fisionomia acquista un aspetto malvagio.
Cresta – piccola, appiattita, formante un lobo compatto, diviso in tre parti guarnite di piccolissime punte.
Becco – forte alla base e ben curvato alla punta, di colore giallo.
Bargigli – rossi e molto corti con gola nuda e rossa.
Orecchioni – rossi.
Guancie – rosse e nude.
Occhi – sinistri con iride gialla o ranciata.
Collo – molto lungo e quasi diritto con penne molto corte, sottili e aderenti.
Corpo – lungo e sottile, di forma conica e cioè largo alle spalle e assottigliantesi verso la coda.
Dorso – lungo, alquanto arcuato e molto inclinato verso la coda.
Petto – molto largo e portato in alto.
Ali – abbastanza lunghe, serrate al corpo, portate molto in alto e sporgenti alle spalle.
Gambe – lunghe, robuste, con penne molto corte e aderenti.
Tarsi – nudi, molto lunghi e forti; di colore giallo e con quattro dita ad ogni piede.
Coda – portata quasi orizzontale, abbastanza corta, con falcette poco arcuate – la gallina porta la coda un po’ più alta del gallo.
Statura – Gallo nella posizione fiera 70 – 75 centimetri.
Peso – Gallo   kg. 4 e più.
        Gallina “   3 e più.
Carne – molto mediocre.
Incubazione – La gallina cova bene, ma è pesante.
Fetazione – mediocre, uova piccole.
Carattere – malvagio – è assolutamente impossibile di tenere dei galli assieme – le galline sono poco socievoli anche fra di loro, quindi non conviene di tenere branchi numerosi.
Piumaggio
Varietà nera
– molto rara.
           bianca – rara, ma meno della precedente.
            pile – frequente: manto simile a quella della combattente inglese.
Varietà bruno-scura – corrispondente alla varietà combattente inglese.
          bruno-chiara – corrispondente alla varietà combattente inglese.

8) LA COMBATTENTE INDIANA (Vedi fig. 65) – (combattants indiens, indische Kämpfer, Indian game Fowls, Aseel degli indigeni) – Questo tipo di gallina è molto somigliante alla Malese, ma è ridotto nella statura ed è molto più battagliero. I principi indiani (Rajah) si dilettano nell’allevamento di questa razza.

L’allevatore e scrittore tedesco du Roi dà notizie tanto interessanti su questo pollo combattente, che non posso passarle sotto silenzio[24].

“Cornish Harry racconta che i principi indiani spendono molto per questa razza, così un solo Rajah spendeva annualmente 30.000 lire sterline per galli combattenti: per ognuno di questi graziosi galli il munificente Rajah aveva impiegato un uomo a cui passava uno stipendio mensile di 3 lire sterline, ed il di cui esclusivo compito consisteva nel prestare le cure occorrenti al trattamento dell’animale a lui affidato. Per lo passato questa razza veniva denominata dagl’inglesi Red Indian game fowl, ma recentemente la si disegna sotto il nome adottato in India di “Aseel” (nobile), e ciò per distinguerla dai combattenti indiano di Cornovaglia, che sono un po’ diversi dal tipo originario.”

La combattente indiana si potrebbe definire come Malese allevata per il combattimento. Forse nessuna razza ha l’indole così perversa come l’Indiana da combattimento. Bisogna dividere gli allievi sin dalla tenera età, altrimenti si accoppano fra di loro colla migliore intenzione di questo mondo, e ciò succede appena si cominciano a sviluppare i sensi della mascolinità. Tutte le razze combattenti hanno il carattere litigioso, ma questa che ora trattiamo è in ciò superiore a tutte: guai se una gallina, nuova venuta, viene introdotta nel pollaio, le terribili comari l’accoppano senza troppe cerimonie a colpi di becco. Ho già detto che la combattente inglese affronta il nemico non solo a colpi di becco, ma anche a colpi di speroni, tanto che i tarsi vengono armati per la bisogna di piccoli speroni d’acciaio. La combattente indiana invece non si serve che soltanto del suo becco, ed i colpi colgono sempre nel segno, infallantemente: il gallo che si fa scendere nel campo viene dagli indiani privato degli speroni, poiché nella pugna si vuole che tiri di scherma soltanto col becco.

La razza è eccezionalmente rustica e di costituzione robustissima: l’allevamento ne è oltremodo facile ed i segni della degenerazione (rachitismo, languore, ecc.) non compariscono mai. Come requisiti economici non si ha nulla da attendere dalle galline: poche uova e cattiva carne.

Caratteri generali della razza (secondo du Roi)

Gallo

Gallina

Testa: angolosa, forte, abbastanza appiattita in alto, leggermente curvata alla nuca, sotto il mento, verso l’avancollo, la testa è disposta ad angolo.
Becco: corto, molto forte, giallo
Cresta: forte riccia come la Brahma.
Guancie: grandi, di colore rosso pallido, guarnite di piume biancastre corte e fini come peli.

Testa: angolosa, forte, abbastanza appiattita in alto.


Becco: corto e forte, giallo.
Cresta: appena sporgente
Guancie: più pallide di quelle del gallo.

Occhi: maligni, di colore giallo pallido e biancastro.
Bargigli: piccoli e di colore rosso pallido.
Orecchioni: piccoli, ovali, aderenti, rossi.
Collo: forte, di media lunghezza, ossuto, poco arcuato, con forte nuca; gola guarnita di penne biancastre e fini come peli.
Corpo: abbastanza corto, ventre ritirato, spalle larghe.
Dorso: corto, scendente verso la coda.

Ali: corte, arrotondite, portate alte.
Petto: largo.
Coda: orizzontale, guarnita di buone falcette.
Gambe: robuste, di media lunghezza, con piume aderenti.
Tarsi: nudi, gialli.

Dita: quattro, corte, forti, con unghie bianche.
Aspetto generale: imitante la Malese.
Portamento: diritto.
Volume e peso: più piccolo della malese; 2 ¼ - 2 ½  kg.

Occhi: di colore giallo, pallido e biancastro.
Bargigli: mancanti.
Orecchioni: piccoli e rossi.
Collo: forte, più corto di quello del gallo.


Corpo: abbastanza corto.

Dorso: corto, scendente verso la coda.

Ali: corte, arrotondite.
Petto: largo.
Coda: orizzontale.
Gambe: robuste, di media lunghezza.
Tarsi: nudi, più corti di quelli del gallo, gialli.

Dita: quattro.
Aspetto generale: imitante la Malese.
Portamento: diritto.
Volume e peso: più piccolo del gallo.

 

Piumaggio della razza

1) Rosso variopinto – Piumaggio rosso bruno, nero e bianco, mantelletta e selletta del gallo rosso dorato, penne della coda verde-nerastro.
2) Bruno rossastro – Piumaggio rosso bruno, d’un colore solo.
3) Nero variopinto -                  macchiato di bianco e nero.
4) Almond – Piumaggio giallo mandorla.
5) Nero -                       nero, d’un colore solo.
6) Grigio -                     grigio, d’un colore solo.

9) LA COMBATTENTE DI GIAVA – (Perkisas). – Questa gallina, da non confondersi colla Giava (americana) già citata, proviene da incroci di razze indiane colla specie selvaggia che vive a Giava, il “Gallus varius” – è una razza che assomiglia molto alla specie selvaggia: e quasi sconosciuta in Europa.

10) LA COMBATTENTE GIAPPONESE – (Chamos) (Vedi fig. 66). – Molto somigliante alla Malese, ma è più alta sulle gambe, più lunga e più diritta. Il gallo è valoroso ed intrepido guerriero e forma la delizia delle arene dei galli nel Giappone.

11) RAZZA DI YOKOHAMA – (vedi fig. 67) – Nel 1864 il missionario francese Girard spediva dal Giappone i primi campioni di questa elegante razza al giardino d’acclimatazione di Parigi. Nel complesso delle forme la Yokohama corrisponde alquanto alla Malese, di fronte alla quale è però più bassa, più svelta e meno diritta; ma ciò che la mette vieppiù in evidenza, come razza d’ornamento, è la sua lunga coda che raggiunge 80 centimetri nei soggetti di 2a scelta ed un metro in quelli di tutto primo merito. Questo pollo è delicatissimo, gli allievi si sviluppano rapidamente, ma danno un fortissimo contingente alla mortalità ed in mano inesperta periscono tutti. Anche nei requisiti economici la Yokohama lascia molto a desiderare: la gallina depone uova molto piccole ed in numero limitato, infine nella Yokohama abbiamo una bellissima razza da sport per eccellenza, ma nulla di più.

La coda, portata orizzontalmente, è tanto lunga da strisciare per terra, ed è perciò naturale che gli allevatori, al primo apparire di questo bellissimo pollo, ebbero ad entusiasmarsi, poiché sin’allora (1864) non si vide mai nulla di simile. Senonché questo speciale requisito della razza è molto più degnamente rappresentato nella Fenice, maravigliosa gallina, introdotta molto tempo dopo della Yokohama in Europa, e cioè nel 1878. La fenomenale lunghezza della coda del gallo Fenice (lunghezza normale m. 1,50 a 2 – lunghezza straordinaria 2,80 a 3 metri) ha fatto passare la Yokohama in seconda linea.

Caratteri generali e morali della razza

Testa – piccola, lunga e larga.
Cresta – come nella razza Malese, ma ancora più appiattita: colore rosso vivo.
Bargigli – rudimentali e di colore rosso vivo.
Guancie – rosse e non nude, ma leggermente guarnite di piccole piume.
Occhi – vivaci, con iride ranciata e sguardo truce.
Becco – di media lunghezza, robusto, curvato alla punta e di colore giallo sbiadito.
Collo – graziosamente curvo e lungo, portato quasi orizzontale durante il moto e abbastanza alto nel riposo, guarnito di mantelletta a piume soffici e lunghissime.
Corpo – slanciato e conico, largo alle spalle.
Dorso – inclinato indietro e abbastanza largo (non inclinato tanto esageratamente come nella Malese).
Petto – abbastanza stretto e nascosto sotto l’abbondanza delle piume o lancette del collo (mantelletta).
Ali – serrate al corpo.
Tarsi – lunghi, nudi e gialli.
Dita – quattro, lunghe e gialle.
Coda – portata orizzontale, con lancette e falcette lunghissime nel gallo; la gallina ha anche la coda a falcette (ciò non si verifica in altre razze), ma queste sono leggermente arcuate e molto meno lunghe che nel gallo.
Statura – Gallo 65 centimetri, posizione fiera.
         – Gallina 50 a 55                          
Portamento – fiero, ma non imponente.
Carattere – malvagio: la gallina è attaccabrighe quasi come il gallo.
Incubazione – la gallina cova bene e conduce con molta premura la nidiata, ma spesso ammazza i propri pulcini.
Piumaggio
1) Varietà rosso-bruna – Il gallo ha il petto bruno misto di bianco, il dorso e le spalle rosse, il resto del corpo bianco.
2) Varietà bianca.
3) Varietà nera.

12) RAZZA FENICE(Vedi fig. 68, fig. 69, fig. 70. fig. 71, fig. 72) – È un pollo assolutamente meraviglioso a causa della straordinaria lunghezza della sua coda, che in alcuni campioni ha financo raggiunto i tre metri. Questo stupefacente risultato è però assolutamente eccezionale, ma è stato più volte ottenuto, così al museo di storia naturale a Tokio si conserva impagliato uno di questi strabilianti animali; (vedi figura 69); comunque sia, la lunghezza normale si potrebbe ammettere come oscillante fra m. 1,50 a 2, e vi par poco? Vi sono allevatori nel Giappone che consacrano cura speciale a questa razza singolarissima, ma essi non vanno tanto pel sottile nell’osservanza delle caratteristiche generali[25], poiché il loro unico e solo obbiettivo è quello di ottenere il massimo sviluppo di coda nel gallo; acciocché questa non abbia e sciuparsi, l’animale è tenuto espressamente rinchiuso in una voliera stretta e alta 3 metri circa; sotto il tetto della voliera è situato un posatoio ove il gallo vi resta costantemente appollaiato.

Nel corso della giornata gli si concedono pochi momenti di svago, ed all’uopo, prima di levarlo dalla gabbia, gli si lega l’immensa coda, acciocché non venga danneggiata dallo strofinio per terra. Il gallo si abitua a quello stato di sequestrazione e non cerca affatto di uscirne: all’epoca della muta, quando appena spuntano le piume della coda, vi si sospendono dei pesi per provocarne l’allungamento.

Come la Yokohama, la Fenice è allevata a preferenza in Germania, e dalle bellissime illustrazioni che mi pervennero, emergono in questo allevamento un signor Nissen per i Fenice ed un signor Max Puchert di Ruppertsgrün-Werdau per i Yokohama. La razza Fenice venne importata ad Amburgo direttamente dal Giappone dal signor Wichmann nel 1878, in seguito il di lui fratello ed il già citato du Roi incrociarono i tipi originari con galline combattenti inglesi, ed oggidì tutti i campioni della razza allevati in Germania provengono da quei prodotti d’incrocio.

Certamente questi soggetti hanno un po’ perduto nella lunghezza della coda, ma sono per lo contrario molto meno delicati dei tipi originari; le bellissime illustrazioni che abbiamo sott’occhio mettono in evidenza delle lunghissime code non ostante che rappresentano individui incrociati. Il tipo originario del Giappone è semplicemente meraviglioso, ma è altresì meravigliosa la sua estrema delicatezza nel clima nordico della Germania; contentiamoci dei soggetti modificati dagli allevatori tedeschi, che sono anche bellissimi e di allevamento non difficilissimo, ma pur tuttavia sempre abbastanza difficile. D’altronde una selezione accurata potrà raggiungere le perdute dimensioni della coda nei tipi tedeschi; ma checché se ne dica, gli allevatori della Yokohama, e della Fenice, si contano sempre sulla punta delle dita, e ciò grazie alle grandi contrarietà che presenta il loro allevamento.

I Fenice di allevamento tedesco, salvo nella enorme coda, assomigliano non poco alla combattente inglese e nelle forme e nel mantello (nel mantello specialmente); mi piace di riportarne le caratteristiche secondo le norme dettate dal noto scrittore Max Bröse.

Caratteristica della razza
(Tipo tedesco adottato negli allevamenti europei)

GALLO
Testa – allungata e di media grandezza.
Cresta – scempia, diritta e regolarmente dentellata, somigliante alla cresta della razza italiana.
Guancie – abbastanza grandi, d’un bel rosso e nude.
Occhi – vivi, abbastanza grandi e con iride ranciata.
Bargigli e orecchioni – i primi abbastanza lunghi e arrotonditi e di colore rosso vivo, i secondi ovali , piccoli e bianchi.
Becco – forte e leggermente curvo, grigio bluastro o color di corno.
Collo – leggermente arcuato, di media grandezza, con ricca mantelletta a penne sottili e lunghe.
Petto – un po’ prominente e bene arrotondito.
Dorso – di media larghezza e piano, con ali portate alte e serrate al corpo e con penne della selletta molto graziosamente sviluppate; le più lunghe toccanti a terra e le più corte raggiungenti il ginocchio.
Corpo – forte, purtuttavia piuttosto sottile anziché raccorciato, restringentesi dalle spalle verso la coda.
Coda – smisuratamente sviluppata; le falcette propriamente dette, delle quali il gallo ne possiede circa una ventina, sono fortemente inarcate, sottili, 1 a 2 centimetri di {lunghezza} <larghezza>, e considerevolmente allungate, più lunghe d’un metro, ricadenti all’indietro e striscianti a terra.
Gambe – abbastanza alte, con coscie robuste ed a piumaggio aderente, con tarsi nudi di colore verde scuro o bluastro, con speroni bene sviluppati e con quattro dita per piede.

GALLINA
Ricordante, nelle forme e nella struttura del corpo, la gallina combattente inglese, purtuttavia si distingue da questa da una coda lunga e sottile portata orizzontalmente, le di cui penne alla punta sono inarcate in basso, e si distingue inoltre dal piumaggio fortemente sviluppato al coderizzo.

Aspetto generale del gallo e della gallina - Il pollo Fenice ricorda nel tipo la combattente inglese; come questa, lo si trova in diverse varietà e gl’incroci colla Yokohama sono irriconoscibili. Questo ai corrispondenti della combattente inglese, solamente il disegno non è così distinto e fissato, elegante. Il gallo porta lo strascico con grazia impareggiabile.

Piumaggio del gallo e della gallina
1) Varietà cucula
2)           bianca
3)           argentata
4)           dorata.

I mantelli n. 3 e 4 sono molto somiglianti ai corrispondenti della combattente inglese, solamente il disegno non è così distinto e fissato.

Requisiti – pollo da sport. Veramente le galline (s’intende sempre il tipo tedesco) sono buone fetatrici e danno uova giallastre di 45 grammi e gli allievi non sono molto delicati.

13) RAZZA DI NAGASAKI, CHIAMATA ALTRIMENTI BANTAM GIAPPONESE O CHABOS – (vedi fig. 73) – Razza nana, oltremodo graziosa ed estremamente piccola, originaria del Giappone ed importata in Europa sin dal 1854. I Chabos sono polli di puro lusso, giacché sono abbastanza delicati nell’infanzia: la gallina dopo aver deposto una ventina d’uova cerca di covare, ed in tale ufficio, non che in quello di conduttrice, è addirittura impareggiabile. Pochi polli sono tanto docili e familiari come i Chabos, che mangiano in mano e si affezionano a chi li cura; si accontentano di poco spazio, al punto che i Giapponesi li allevano in apposite gabbie artistiche di bambou. I Chabos, sono polli a caratteristiche ben fissate, non tendono ad aumentare in volume come gli altri Bantams e perciò il compito dell’allevatore, da questo lato, che è poi l’essenziale per i Bantams, è molto agevolato: chi ha allevato, p. es., i Bantam Sebright, sa quanto è difficoltoso di mantenere la statura ridotta che caratterizza la razza.

I Chabos differiscono completamente da tutti gli altri Bantams, perché sono molto bassi sulle gambe e non hanno la corporatura snella come questi, di più la loro cresta è relativamente molto sviluppata e posa sopra una testa lunga e troppo grande in proporzione della corporatura ridotta dell’animale; malgrado queste sproporzioni, siffatti nani del pollaio sono egualmente graziosi nell’aspetto, poiché la coda, molto sviluppata e di forma tutta speciale (vedi caratteristiche), rende armonioso tutto l’insieme delle parti sproporzionate.

Caratteri generali e morali della razza

Testa – relativamente grande e lunga in proporzione del corpo.
Cresta – grande, più grande che in qualunque altra razza nana, scempia, diritta, sporgente sul becco e prolungantesi indietro nel gallo. La gallina ha cresta abbastanza grande con denti talvolta un po’ ripiegati.
Guancie – nude e rosse.
Orecchioni – rossi.
Bargigli – lunghi e bene arrotonditi.
Becco – giallo, più o meno vivace, e ciò a seconda del piumaggio.
Collo – allungato e piuttosto sottile, curvato all’indietro al punto da toccare la coda.
Petto – molto sviluppato e prominente.
Dorso – molto corto e pendente in avanti.
Ali – talmente pendenti da toccare terra.
Tarsi – estremamente corti (non più lunghi di 4 centimetri nel gallo e 3 ½ centimetri nella gallina) e di colore giallo più o meno vivace a seconda del piumaggio.
Coda – molto sviluppata, portata dal gallo tanto rilevata ed aperta a ventaglio da toccare la nuca: le falcette formano  una leggiera curva e perciò assumono piuttosto la forma di sciabola, tantopiù che finiscono bene a punta.
Statura – nei soggetti puri non superiore ai 25 centimetri (gallo) e 20 centimetri (gallina).
Portamento – fiero e pretensioso nel gallo, grazioso nella gallina.
Carattere – dolce e familiare, molto sedentario.
Fetazione – abbondante.
Incubazione – ottima – buona conduttrice.
Piumaggio
Questa razza venne importata in una sola varietà (varietà bianca a coda nera), in seguito si ebbe dal Giappone una varietà tutta bianca ed attualmente si hanno ben nove varietà, una più bella dell’altra – queste sono:
1. Varietà bianca (Ma-siro-Chabo)
2.            bianca a coda nera (siro-Chabo)
3.            a manto Houdan (Butschi-Chabo)
4.            nera a mantelletta dorata (Chin-Curo Chabo)
5.                                      argentata (Kuro-Chisasa-Chabo)
6.            camosciata (Sha-Cro-Chabo)
7.            dorata (Aka-Uhabo)
8.            sericea (Katsuro-ito-no-Chabo)
9.            ricciuta (Shin-Kora-Sackagvè-Chabo).

La varietà bianca è tutta bianca, il becco ed i tarsi sono d’un giallo molto vivo.
La varietà bianca a coda nera è così distinta:
Gallo: - Piumaggio interamente bianco con rettrici e falcette nere alla punta e bianche alla base, o nere orlate di bianco e con remiganti bianche alla base e nere all’estremità, o bianche macchiate di nero o quasi nere.
Gallina: - Coda nera orlata di bianco; remiganti come nel gallo; resto del piumaggio tutto bianco.
La varietà sericea è bellissima e si è ottenuta sin’oggi soltanto col manto bianco – ha le piume come quelle della mora a seta, abbenché non così soffici e sfioccate.
La varietà riccia, molto originale, è tutta nera.
Fra le altre varietà, la dorata è bellissima: ha il manto del gallo comune dorato. La varietà uso Houdan non è di mantello irreprensibile, ma è molto graziosa.

14) LA RAZZA NEGRA O MORA, CHIAMATA IMPROPRIAMENTE AFRICANA (gallus morio, ted. neger od. Mohrenhühner, ingl. negro fowls) – Si è spesso confusa la gallina negra colla mora a seta (nègre-soie), perché ha, come questa, la pelle completamente nera, ma le sue piume non sono sfioccate, molli e seriche come quelle della mora a seta, quindi, di primo acchito riesce inesplicabile siffatta confusione: purtuttavia, meglio esaminando lo stato delle cose, si viene alla conclusione che questa gallina mora non è altro che un prodotto derivato dalla Mora a Seta, e ciò risulta lampante, non soltanto dall’analogia della sua pelle con questa razza, ma bensì anche dall’analogia delle forme. Si potrebbe obbiettare che invece che derivare la gallina mora dalla Mora a Seta, questa potrebbe derivare da quella, ma ciò non regge, poiché la mora a seta è già menzionata da {Gesmer (1500)} <Gessner (1555)>, da Aldrovandi (1600), e non così la gallina mora.

Questo pollo ha il manto nero intenso a riflessi bronzati e nel resto corrisponde, più o meno fedelmente, alla razza negra, epperò non di rado il piumaggio riesca alquanto sfioccato e di apparenza serica, circostanza questa che milita a favore della voluta origine di questo pollo dalla mora a seta.

La gallina è distinta covatrice e migliore ovaiola della mora a seta. La carne è delicata, non dissimile nel gusto a quella delle faraone: capisco che la prevenzione può molto sui nervi dello stomaco e che perciò non tutti potranno adattarsi a mandar giù carne calata nell’inchiostro, ma non per questo possiamo pretendere che la stessa sia di cattivo sapore.

15) LA RAZZA MORA A SETA, GIAPPONESE O GIAPPONESE LANATA (gallus lanatus, franc. race nègre-soie, ted. japanisches Seidenhun, ingl. Silky fowl o downy fowls) (vedi fig. 74) – Questa gallina da taluni viene chiamata semplicemente mora (gallus morio) è un prodotto derivato dalla Mora a Seta[26]. La gallina che ora c’intrattiene non appartiene alle razze nane, poiché come volume rappresenta la linea di mezzo fra la gallina comune e la Bantam, essa è cioè più piccola della prima e più grande della seconda (peso del gallo kg. 1,600, della gallina kg. 1,200 a 1,400); ma vi sono dei campioni che non sono più grandi di un Bantam, anzi ne ho visti di quelli addirittura piccolissimi.

Siffatti individui vengono catalogati nella classe Bantams e messi in commercio sotto la denominazione generica di Bantams lanati o Bantams a seta. (Silk-Bantams) pur tuttavia, per non ingenerare confusione colle altre varietà lanate o a seta anche nane, vorrei adottare a preferenza il nome della razza madre colla specifica di Bantams. Voglio in proposito far notare che il tipo Mora a Seta, come è adottato recentemente negli allevamenti europei, è abbastanza diverso dal tipo nano: questo ultimo, al contrario del primo, ha poca stabilità di caratteri e non è che una contraffazione del primo, così si vedono dei Bantam della Mora a Seta aventi quattro dita al piede invece di cinque, altri quasi o totalmente privi del ciuffetto caratteristico di piume sul capo, ed altri opposti in tutto e per tutto alla razza madre nelle caratteristiche essenziali.

La Mora a Seta, apparentemente, sembra più grande di quello che è in realtà, e ciò a causa del suo piumaggio straordinariamente sfioccato, niente stretto al corpo, soffice e di aspetto serico. Il fusto della piuma è molto debole e molle: le barbe, eccessivamente lunghe, cadono pioventi in tutti i sensi, e sono talmente molli, flessuose e lucenti da assomigliare a dei lunghi fili di seta o di lana, anziché a delle barbe di piume. Questo speciale requisito della piuma è comune anche alla razza della Cocincina, epperò egli è soltanto alle parti inferiori del corpo ed ai fianchi dell’animale che troviamo piume sfioccate e flessuose, nel mentre che la Mora a Seta ha coverto tutto il corpo di siffatte piume. La varietà chiamata Cocincina a seta proviene da Cocincinesi che mostrarono questo carattere in tutta l’evidenza, ed ha anche penne sfioccate e seriche alla parte superiore del corpo, purtuttavia questo carattere non è tanto esageratamente pronunziato come nella Mora a Seta. In condizioni più o meno simili trovasi la Brahma e la Langshan.

Alla speciale conformazione della piuma che caratterizza questa gallina, si aggiunge un’altra circostanza che contribuisce vieppiù a stupire l’osservatore: in ambedue i sessi la pelle è nera in tutta l’estensione del corpo, e ciò in contrasto col candore niveo del serico piumaggio che ricovre l’animale. Questo carattere anormale ha una stupefacente forza di trasmissione, tanto che se s’incrocia un pollo a pelle bianca e piume normali con questa razza, i prodotti d’incrocio risultano quasi sempre a pelle nera, e gli stessi, riprodotti fra di loro, daranno allievi la di cui generalità avrà anche la pelle nera in tutta la estensione del corpo, mentre che le prerogative del serico piumaggio andranno scomparendo.

Il chiaro prof. Antonino Fienga, dell’istituto fisiologico della Università napoletana, ebbe il gentile pensiero d’inviarmi un suo lavoro “Sulla pigmentazione nera nel gallus lanatus – Ricerche”. Mi disobbligo della sua cortesia, citando alcuni brani di quelle ricerche che maggiormente possono attirare la nostra attenzione. Nell’esordio sulle ricerche del pigmento nero il prof. Fienga dà alcune generalità che meritano di venir riprodotte:

“La prole proveniente da genitori simili è sempre identica: non così però nell’incrociamento con le specie comuni nostrali, potendosi avere mancanti molti dei caratteri descritti, e delle volte, se non fosse per la speciale pigmentazione, non si potrebbe punto spiegarne la provenienza. Infatti nell’incrociamento si potrà avere che le piume si conservino bianche; ma più ordinariamente sono quasi per niente sfioccate, ed hanno il colore di quelle della specie con la quale è avvenuto l’innesto; la pelle però con le altre parti esterne del corpo è completamente nera, e sono neri anche alcuni organi interni, come vedremo in appresso. In quanto alla grandezza, la nuova specie può essere piccola come nel “Gallus lanatus”, o grande quanto la specie innestata. La cresta sarà costantemente piccola. Un fatto singolare è stato quello di avere ottenuto in un incrociamento con una razza comune, una gallina della grandezza del Gallus lanatus, con piume affatto nere egualmente sfioccate; cresta piccola e nera; becco, gambe e piedi neri, mentre la pelle era completamente bianca. Alla sezione gli organi interni si mostrarono più o meno pigmentati, come vedremo per tutte le varietà. – Un tale esemplare, inviato al Direttore Cav. Prof. Costa, conservasi nel Museo zoologico della nostra Regia Università”.

Dopo l’esordio, il prof. Fienga procede alla sezione degli organi interni, descrivendo la localizzazione interna del pigmento:

“Aprendo tali polli, vedesi indistintamente, anche in quelli ottenuti per incrociamento con le specie comuni nostrali, come la pigmentazione nera osservatasi esternamente sulla cute ed altre parti esterne, si ripeta egualmente nella massima parte degli organi interni, o, per meglio dire, in speciali parti degli stessi. Una simile pigmentazione vedesi poco nei muscoli, e quelli del petto costantemente non la mostrano: bene pigmentati sono:

a) il tubo gastro-intestinale;
{q}<b>) le ovaia;
c) la milza;
d) le ghiandole linfatiche;
e) le ghiandole lagrimali, ecc.;
f) le sierose e le aponevrosi generale;
g) la trachea ed i bronchi; più sono classicamente pigmentati gli involucri dell’asse cerebro-spinale, ed il rivestimento esterno delle ossa.

Le parti ed organi cennati non mostrano però sempre l’uguale pigmentazione, ed in tutta la loro estensione. Fra essi il tubo gastro-intestinale lo è solo ordinariamente nel tratto superiore, e nella seconda metà inferiore. La milza è rare volte tutta nera, spesso per metà o solo in parte. – Le ovaia lo sono o completamente o per solo due terzi, e fra le altre suaccennate glandule le linfatiche, e più di esse, le lagrimali si mostrano completamente nere. Lo stesso osservasi nella trachea, però la pigmentazione è più carica sugli anelli anziché fra gli spazi connettivali e fibrosi che separano i singoli anelli, una buona parte dei quali, specialmente gl’inferiori, altre volte mostransi affatto scolorati, e dei bronchi solo quelli di maggiore calibro si mostrano pigmentati. – Dal surriferito quindi le membrane cerebro-spinali, il rivestimento esterno delle ossa e qualche glandula speciale sono le parti rinvenute sempre pigmentate”.

Il chiaro osservatore analizzò il pigmento, e così concluse in proposito: “Dalle ripetute analisi fatte sullo stesso, mi sembra chiaramente trattarsi di melanina, presentandosi con tutti i caratteri e reazioni descritte dagli autori per una tale sostanza: Granulazioni amorfe, di colore bruno o nero; insolubili nell’acqua, alcool ed acidi; come pure nell’etere”.

Indicata quindi la natura del pigmento, il Prof. Fienga ne escogita senz’altro la sua provenienza che è sito di evoluzione organica, riassumendosi come segue: “Riassumendo diciamo che nel caso in esame trattasi di una melanosi fisiologica localizzata classificamente negli elementi connettivali per una esagerata metamorfosi pigmentaria del loro protoplasma, e questo per esagerata ossidazione”.

La gallina Mora a Seta depone da 10 a 30 uova piccole aventi il guscio giallastro, e quindi si dispone senz’altro a covare: nella bisogna procede con molta cautela e non vi è da temere che vengano schiacciate delle uova, siano pure quelle piccolissime dei colins, delle quaglie, ecc. Quasi tutti gli allevatori de pernici, fagiani, ecc. si servono della Mora a Seta come covatrice e conduttrice, poiché le covate di questi preziosi volatili esigono covatrici leggiere e madri premurose, e vi assicuro che la Mora a Seta è insuperabile da questo lato.

Questo pollo è rustico e robusto ed i suoi allievi non sono delicati, ma conviene di provocare le schiuse nei mesi inoltrati della buona stagione, poiché nascono rivestiti d’una peluria eccessivamente fine e sono perciò sensibili al freddo. La carne della Mora a Seta trova molti che la disprezzano a causa del suo colore scuro, ma come sapore non è da mettersi in seconda linea: interrogate un allevatore della razza su questo argomento e vi sentirete dire per tutta risposta che la migliore carne ce la fornisce questa gallina.

Caratteristiche della razza

Testa – piccola e corta; il gallo ha un mezzo ciuffetto cascante all’indietro e finiente a punta, e la gallina ha invece un ciuffo intero ma piccolo e sferico.
Becco – corto curvo e di color corno chiaro o grigio bluastro.
Cresta – di colore porpora molto scuro, ossia rosso violettato in nero, piccola, più larga che lunga, e avanzantesi sul becco.
Bargigli – di media grandezza e dello stesso colore della cresta.
Orecchioni – lunghi e di colore azzurro.
Guancie – nude e dello stesso colore della cresta.
Collo – corto portato in avanti e molto leggermente arcuato, guarnito di piume lunghe, fini e soffici.
Corpo – raccorcito e molto somigliante a quello della Brahma-Pootra.
Dorso – largo, corto e con leggiera inclinazione in avanti verso il collo.
Spalle – ben rotonde.
Ali – portate basse, corte e serrate al corpo.
Petto – portato alto e rotondo.
Gambe – corte.
Tarsi – di media lunghezza, leggermente calzati di piume sfioccate che covrono anche il dito medio e l’esterno. Colore bleu ardesia, piombo scuro o nero.
Dita – cinque per piede.
Coda – piccola, specialmente nella gallina: il gallo ha falcette corte come nella Brahma, ma leggermente sfioccate e soffici.
Colore del piumaggio – bianco candido.

16) GALLINA A SETA DEL SIAM (franc. race soyense, ted. siamesiches Seidenhuhn) – Differisce dalla Mora a Seta nella colorazione della pelle che è bianca, nella cresta scempia e rossa, (talvolta anche riccia), nei tarsi gialli con quattro dita al piede, nella coda più lunga e nel becco giallo. Vi sono individui ciuffuti come nella Mora a Seta, ma abbondano anche quelli senza ciuffo. Il colore del piumaggio è ordinariamente bianco, ma vi hanno anche altri colori. La razza è un po’ più piccola della precedente; la gallina è mediocre fetatrice, ottima covatrice e madre. Vi è anche la Bantam corrispondente.

17) LA GALLINA A SETA DELLA CINA – Più grande della precedente ha il piumaggio sfioccato, ma piuttosto lanoso anziché serico. Razza rustica, buona produttrice di uova e carne, distinta covatrice; carattere tranquillo, sedentario. Vi è anche una gallina nana a seta inglese – è molto piccola. ha la cresta scempia e tripla, ha tarsi molto calzati: non è molto rara.

18) LA GALLINA SCODATA DI CEYLAN O WALLIKIKILLI (Gallus ecaudatus, franc. race sans queue, ted. Klutthuhn od Purzelhuhn, ingl. rumpless fowls) – Questa razza originale si distingue dall’assenza dell’ultima vertebra della coda (coderizzo) e conseguentemente anche dall’assenza delle penne della coda. Da molti naturalisti questa gallina è stata considerata come appartenente ad una specie selvaggia ben distinta, così Aldrovandi, nel {1645} <1600>, la descrisse sotto il nome di polli di Gallina Persia (gallus persicus), attribuendogli una cresta doppia e voluminosa e dei tarsi corti aventi quattro dita al piede. In seguito Temminck chiamò questo volatile Gallus ecaudatus e Buffon Gallo di Ceylan. Questo pollo dovrebbe vivere allo stato selvaggio nelle foreste dell’isola omonima, ove gli indigeni gli avrebbero affibbiato il nome di Wallikikilli (gallo dei boschi), epperò il rinomato ornitologo Layard, che soggiornò a Ceylan, ebbe a incontrare questa gallina soltanto allo stato domestico, anzi gli venne assicurato che la stessa era di origine chinese. Difatti gli indigeni di Ceylan designano la gallina scodata col nome di Choki-kukullo (pollo della Cocincina), un nome che, se forse non è bene appropriato, indica per lo meno sempre una provenienza cinese. Il nome di Wallikikilli, generalmente adottato dai trattatisti, a quanto ne dice Layard, non è bene appropriato, poiché nel gergo ceylanese indica la femmina del Gallus Sonneratii (Walligiungle e Kikilli-gallina). In Europa si riscontra non di rado questa gallina scodata, così in Italia la si trova sotto forme della razza comune. Ciò devesi alla facilità colla quale la gallina di Ceylan trasmette la prerogativa dell’assenza della coda ai suoi prodotti d’incrocio.

I caratteri aberranti di talune razze si trasmettono talvolta con tanta facilità che si avrebbe quasi diritto di dedurre che la gallina trasmettitrice appartenesse a specie distinta; ciò è risultato con tutta evidenza nella razza che ora c’interessa. Certamente non possiamo sostenere ciò nel senso assoluto della parola, poiché i prodotti di incrocio, riprodotti fra di loro, finiscono per perdere i caratteri aberranti ereditati dalla razza incrociante, e ciò nel volgere di poche generazioni, ma è sempre degno di nota che i caratteri aberranti prevalsero nelle prime generazioni.

Concludendo, diremo che la gallina scodata sia originaria dalla China, dalla Persia, dalla Virginia e magari dalla Luna, e conosciuta da secoli in Europa, trasformata nella razza indigena della località ove si trova, così abbiamo, oltre il tipo classico ceylanese, una gallina comune senza coda[27], una gallina nana senza coda chiamata “Jabot”, una gallina ciuffata senza coda[28]. In generale tutti questi prodotti sono rustici e produttivi.

19) LA GALLINA RICCIA, RICCIUTA O CAFRA (vedi figura 75) Gallus crispus, franc. la poule frisée, ted. das Strupphuhn op das Kraushuhn, ingl. frizzled fowls). – Questo strano animale, a quanto pare, d’origine asiatica, si distingue per le sue piume impiantate a rovescio sul corpo, impiantate insomma a forma di riccioli: è comune nell’India ed assomiglia molto alla gallina da fattoria. Ha la cresta riccia, bargigli lunghi, orecchioni rossi, tarsi grigio-scuro: il manto è di tutti i colori – molto preferito il bianco e il nero. La carne è rossastra, ma delicata. La fetazione da taluni si ritiene soddisfacente, da altri scarsa. Da questa razza goffa ed antipatica si è derivata la padovana riccia detta altrimenti del Chilì, che, malauguratamente, trova qualche allevatore. Abbiamo anche una Bantam riccia.

FINE

Razze asiatiche

 

[1] LA PERRE DE ROO, Monographie des races de poules. – “Au premier aspect, l’observateur superficiel trouve une grande analogie de formes entre le brahmapoutra et le conchinchinois; mais cette analogie est plus apparente que réelle, comme il ne me sera pas difficile de le démontrer. Le brahmapoutra a les formes du corps plus moelleuses, moins heurtées; la corpulence plus forte; la queue plus grande, plus sorties, portée plus relevée; les ailes plus longues et les sujets des deux sexes ont la crête petite, épaisse, formée de trois crêtes réunies, imitant par leur réunion une petite crête frisée. Le brahmapoutra a le plastron bas, la poitrine proéminente et très amplement développée. Le cochinchinois a, au contraire, le plastron haut et sa poitrine manque généralement d’ampleur. Le plumage de brahmapoutra {et} <est> plus serré, de nature moins duveteuse; et tandis que le cochinchinois a la queue rudimentaire, entièrement formée de plumes molles, et portée horizzontalement, le brahmapoutra a la queue formées, au contraire, de rectrices résistantes, les faucilles chez le coq sont d’assez bonne longueur et forment un petit panache porté presque perpendiculairement. La ponte chez la poule est aussi plus prolongée et sa propension à la couvaison est moins grande que chez la race cochinchinoise”.

[2] Questi Chittagongs non erano altro che dei malesi americanizzati, cioè modificati dagli americani e allevati con un certo fanatismo in quell’epoca agli Stati-Uniti. In questi soggetti appariva manifesto il sangue Cocincinese, ma Wright crede che potevano essere nient’altro che dei Brahma degenerati.

[3] Questa dovrebb’essere la regola, ma si tollerano penne a sperone come fu detto per la Cocincinese.

[4] BALDAMUS, Die Federviehzucht. – “La parentela dei polli selvaggi, oltre che da diverse caratteristiche, risulta dalle uova che sono di colore uniforme, più o meno bianco. Di tutte le specie selvaggie conosciute, soltanto {il gallo} <la gallina> Lafayette depone uova di colore rosso bruno non uniforme,ma bensì a macchie; questa specie non si è mai arresa alla domesticità ed è con tutta probabilità confinata nell’isola Ceylan. Si sa che per effetto della domesticazione le uova colorate e macchiate diventano bianche, ma non è mai stato constatato il caso a rovescio, quindi si può supporre che le tre grandi razze asiatiche non derivino da una delle quattro specie selvaggie di polli conosciute, giacché non si può pensare alla discendenza del gallo Lafayette a causa della sua limitata ed isolata abitazione”. Tutte queste ragioni inducono il Baldamus a domandarsi: “Avremmo forse a vedere in queste grandi razze calzate diffuse attraverso la China i discendenti d’una grande specie di pollo selvaggio ancora vivente o già estinto?”

[5] La Langshan par LOUIS ROUILLÉ, Paris 1893. La Lang-Shan est dans la province de Hiang-Son et se trouve environ à 80 kilomètres ovest-nord-ovest de Woo-Sung; cette ville est à l’embouchure de la rivière Hoang-Pou, tributaire du Yang-Tse-Hiang (fleuve-fils-de-l’océan), plus connu en Europe sous le nom de Fleuve-Bleu. Il se jette, près de Shang-hai, dans la mer de la Chine orientale. Le bassin du Fleuve Bleu est le plus peuplé de tous les bassins des fleuves chinois; il offre une richesse naturelle incomparable: le riz est la principale nourriture des habitants.

[6] Ce n’est, paraît-il, qu’au moment de la mue que les étrangers peuvent se procurer ces superbes oiseaux sucrés; parce que les Chinois considèrent ces animaux comme indignes d’être immolés aux dieux pendant la chûte des plumes; probablement parce que, pendant la mue, les oiseaux sont dans un état valétudinaire, de souffrance et de langueur, que doit nécessairement engendrer la naissance de nouvelles plumes et qui ne peut manquer d’exercer une certaine influence sur la qualité de leur chair! Bien difficiles les dieux! Monographie des races de poules par V. LA PERRE DE ROO.

[7] Questa circostanza è di valido appoggio all’opinione che la Langshan trae forse la sua origine da una specie di pollo selvaggio che non ha che vedere con nessuna delle quattro specie già note e descritte nel capitolo a pag. 55 “Origine del pollo domestico”, questo capostipite della Langshan potrebbe dunque essere stato tutto nero, circostanza per cui la razza ha il mantello così ben fissato.

[8] Düringen così si esprime sulla patria della Langshan: “La patria della Langshan è la Manciuria e l’Amur, dunque il nord della China ed il sud della Siberia; per lo meno tutti gli animali importati da noi provengono da quelle regioni”. L’affermazione del Düringen è esatta, ma il paese che ha dato origine alla Langshan, come risulta dalle più recenti informazioni, è il distretto di Langshan. Da questa regione la Langshan si è diffusa prima nella Manciuria e nell’Amur e quindi nel resto dell’immenso impero chinese, per conseguenza quando diciamo con Düringen che la patria della Langshan è la Manciuria e l’Amur, non diciamo una inesattezza, tantopiù che tutti gli animali importati sinora in Europa provengono da quelle contrade.

[9] La Lagshan par LOUIS ROULLIÉ. Paris, 1893.
Comme race croisante, la Langshan donne de très bons résultats: au bout de cinq générations elle a absorbé la race autochtone, c’est-a-dire la race qui est originaire du pays qu’elle habite, si les manifestations atavistiques der cette races sont rares, D’après Bénion, le coq cochinchinois a entièrement régénéré la poule commune méridionale, sauvage, petite, osseuse et coriace; le coq Langshan donne les mêmes Résultats.
Voici la manière sûre et économique de procéder:
1. année.
1. Supprimer avant le printemps tous le coqs, cochets et poules de la race commune (à cause de l’imprégnation): ne garder que les poulettes non cochées;
2. Remplacer les coqs par des coqs Langshan pur, un par sept poules;
3. Supprimer à l’entrée de l’hiver les poules mères et le cochets issus du croisement. Les métis seront des demi-sang:
(1+0) /2 =0,50
2. année.
4. Faire reproduire les mêmes coqs Langshan avec le poulettes métisses se rapprochant le plus de la Langshan. Les métis seront de trois quart de sang:
(1+0,50) /2= 0,75
5. Supprimer les coqs Langshan qui, ayant trois ans, ne sont plus aptes à une reproduction, et les poules mères.
3. année.
6. Faire reproduitre les coqs et poulettes issus du deuxième croisement, ayant le plus de caractères principaux du Langshan. Le métis seront indéfiniment de trois quarts de sang:
(0,75+0,75) /2 = 0,75
qui, par suite de la sélection, deviendront de plus en plus Langshan.
La race autochtone peut-être considérée comme absorbée.

[10] Colla polvere d’ossa nel pastone si raggiunge lo stesso effetto, e solo così è possibile di portar innanzi le schiuse invernali.

[11] LOUIS ROUILLÉ, La Langshan, Paris. – Dans les 3 premiers mois la croissance a été très lente, comparée à celle de la race commune; de 3 à 6 mois les forces et les poids s’égalisent; à 7 mois la différence du poulet et de la poulette Langshan avec le coq et la poule commune est en faveur des premiers. En effet, à ce moment, le Langshan l’emporte de 300 a 400 grammes pour les mâles, de 150 a 250 pour les femelles.

[12] Peso del galletto secondo lo Standard of perfection, del Langshan Club{s} americano: Kg. 3,630; peso della pollanca Kg. 2,720.

[13] La Langshan par LOUIS ROUILLÉ. – Si l’on désire des poulets dont la chair est couleur isabelle et possède un léger fumet de gibier on les nourrit avec des farines délayées dans du vin à 5° d’alcool.

[14] Fratelli Battiato, editori, Catania.

[15] La Langshan par LOUIS ROUILLÉ. – La grosse plume – que l’on peut évaluer à 150 gr. par poulet – vaut 8 fr. les 100 kg. au minimum comme engrais, soit 0 {fF} <fr.>, 012 par tête.
La duvet, 50 gr. par poulet, vaut de 40 à 100 fr. les 100 kg. soit 0 fr. 02 par tête au minimum.
La colombine sèche et pure 35 kg. environ par tête d’adulte de 3 kg. et par an (pour la nuit seulement), se vend de 6 à 12 fr. les 100 kg., soit de 2 à 4 fr. par tête et par an.
Trois cochelet pesant ensemble 4 kg. 750 nous ont donné en 7 jours et 7 nuits 2 kg. 125 de fiente, soit 0,32 gr. par 12 heures et par kilo de poids vif. Lemoine a trouvé 124 kg. par an et par poule de forte taille. D’après Andersen, la fiente de poule contient %:
Substances organiques azotées.    59,26
Phosphates                                13,79
Carbonate de chaux                    25,58
Sels alcalins                                 3,37
                                               -----------
                                                100.00

[16] Richiamo in particolar modo l’attenzione del lettore sulla differenza della cresta esistente fra l’indirizzo d’allevamento antico ed il moderno. Da quanto ho potuto osservare nei miei allevamenti, i soggetti a cresta grande non portano sempre la coda a ventaglio e non di rado hanno il lobo anteriore della cresta un po’ ripiegato, precisamente come i galli della razza padovana gigante; ciò premesso, credo di poter concludere, che, a causa di questi inconvenienti, si è preferito di attenersi, nell’indirizzo moderno, alla cresta di media grandezza.

[17] Il dorso elevantesi in pendenza concava verso la coda, è una delle caratteristiche più salienti della Langshan, non rinvenibile in altre razze.

[18] La Langshan par LOUIS ROUILLÉ. – “Nous avons vu au mois d’avril 1891, au Jardin d’acclimatation, des Langshan blanches envoyées per un éleveur anglais, et qui ne différaient de Langshan noires absolument que par la couleur du {plamage} <plumage>”. P.C.

[19] In una lettera che A. C. Croad riceveva nel 1879 da C. P. Burnham, questi gli dichiarava che il console degli Stati Uniti ad Hongkong gli aveva fatto pervenire una dettagliata descrizione dei Langshan neri, aggiungendo che esisteva anche una varietà bianca di straordinaria bellezza e molto rara.

[20] La Langshan par LOUIS ROUILLÉ.- La Langshan bleu est un des plus beaux types de volaille qu’ait créé l’industrie avicultrice américaine. La teinte agréable de son plumage, son port élégant, sa chair délicate, ne peuvent que la faire rechercher et contribuer à sa diffusion. C’est un produit de la Langshan noire à reflets métalliques et de la Langshan blanche. (The scientific american, 21 novembre 1891).

[21] Loco citato. – La prétendue variété bleue de la Langshan est originaire d’Amerique. Est-elle, comme on la prétend, le produit du croisement de la Langshan noire et de la Langshan blanche? On peut répondre harditement: Non! La Langshan blanche croisée avec la Langshan noire reprendera les caractères et la teinte de la noire sans prendre la teinte ardoisée. On a pris pour la croiser avec la Langshan noire un producteur à plumage ardoisé, très probablement de race andalouse, qui a justement les pattes grises. Ce qui frappe en voyant les Langshan bleues, c’est leur ressemblance avec la race andalouse. La Langshan bleue au lieu d’avoir comme la Langshan blanche plus de plume aux pattes que la Langshan noire, en a au contraire peu ou point: nouvelle preuve à l’appui de notre hypothèse. Sa taille est plus svelte, accentuant la tendence à rappeler le type andalous: quant aux qualités de cette race, ses éleveurs vantent beaucoup la finesse extrême de la chair (ce que nous croyons sans peine si vraiment la race andalouse y entre pour quelque chose) et la ponte qu’elle tient de la Langshan noire. Toutefois, la variété doit avoir bien peu de fixité, car elle n’a pas pris une grande extension. (AN.)

[22] Rivista {dagli} <degli> avicultori 1891 – pag. 71. La ditta G. Marchese di Milano, la quale possiede un allevamento di polli a Chiaravalle Milanese, si è fatto spedire dal sig. Clawford di Colsfield (Inghilterra) un gallo e tre galline della razza Orpington. Questa razza, o se vogliamo con maggior proprietà, questa varietà rappresenta per me l’ideale del pollo forse più perfetto. Esso infatti è un Langshan, che {lo} <io> continuo a stimare per uno dei migliori fra tanti, ma un Langshan ritoccato e perfezionato. I caratteri generali sono quasi tutti gli stessi, e di primo acchito chi vede un Orpington crede di vedere un Langshan. Ma esaminandolo più attentamente ci trova delle differenze che sono a suo vantaggio. Il corpo è più rotondo, posa su gambe meno lunghe, difetto che nei Langshan qualche volta è addirittura pronunziatissimo, il petto è più sviluppato, i tarsi scurissimi e completamente ignudi. Insomma è più tracagnotto, meno slanciato e va esente dalle calze che sono sempre un po’ un difetto, perché s’insudiciano, e si popolano d’insetti. Il gallo è fiero, ardente, gagliardo. La gallina tranquilla, feconda e buona madre, come la Langshan. I pulcini si allevano colla stesa facilità, e si riproducono uniformemente identici ai genitori, ciò che vale a dimostrare che la razza è ben fissata. Per me adunque, se il Langshan mi lasciava ancora dei rimpianti, specie in alcuni soggetti, l’Orpington realizza i miei ideali in fatto di forme estetiche, che per quanto riguarda i caratteri e le prerogative, non è per nulla inferiore alla razza che l’aveva preceduta o che ormai non ha più una riputazione a farsi. A. G.

[23] BALDAMUS. op. cit.. – L’incrocio del gallo Malese con le galline Dorking dà ottimo pollame da tavola e giovani galli di kg. 4,500, con carne abbondante e molto squisita. Incroci colla spagnuola diedero una varietà nera e molto rustica ed enorme, che produceva uova grossissime e squisite: si credette di averla fissata e la si nominò gallina della Columbia (Columbian Fowls).

[24] All. deutsche Geflügel. Zeitung. Leipzig.

[25] I tipi importati per lo passato dal Giappone non avevano caratteri fissati, così si ebbero individui a cresta riccia, altri a cresta scempia, nel contempo taluni avevano tarsi e becco gialli, altri li avevano verdognoli o grigi, e lo stesso vale per le forme e pel mantello.

[26] Il La Perre de Roo è fra questi taluni. Il libro del Rémy Saint-Loup, dal titolo “Les oiseaux de basse-cour” contiene quanto segue a pagina 22. “M. La Perre de Roo assure que les naturalistes ont confondu les Silky-Fowls (i galli lanati) avec le gallus morio ou coq-nègre, l’erreur semble plutôt se trouver dans le livre de M. de Roo, et voici pourquoi: “{Geener}<Gessner>, vers 1550, a figuré plusieurs types de la poule soyeuse qu’il nomme “gallina lanigera”. L’oiseau est représenté avec une queue peu fournie, un crête frisée, les pattes lisses et quatre doigts. Aldrovande dit que la poule-soie est sans queue et que ses ailes sont invisibles. Sa crête est double. Edward Blyth écrit au sujet des mêmes oiseaux qu’il a vu, en différentes parties de l’Inde, des poules ayant la peau noire, les appendices bleu vert en place de barbillons, les plumes ébourissées au bord, ce qui leur donne l’apparence du èpoil que de la plume; il s’agit bien ici de l’oiseau désigné sous le nom de silky-Fowls, nègre soie, gallus laniger au gallus lanatus. Or, le gallus lanatus de Temminck est exactement le même animal, tandis que le gallus morio est un coq à peau noire, mais dont le plumage n’est nullement laineaux”. D’accordo, sig. Saint-Loup; il gallus morio è una razza differente dalla Mora a seta.

[27] In quel di Casal di Principe (Terra di Lavoro) esisteva per ogni dove una gallina comune scodata, e ciò sino al 1860. Per quante pratiche io mi abbia fatte, sinora, non ho potuto rinvenire questo bellissimo prodotto; quei terrazzani mi assicurano che lo stesso è completamente sparito ed aggiungono che era molto produttiva.

[28] Molto somigliante alla razza del Sultano.