Vol. 1° -  II.2.8.

L'esemplare di Eichstätt
ex Compsognathus

Anche il quinto esemplare fu in un primo tempo classificato in modo erroneo. Scoperto nel 1951 in una cava della zona di Eichstätt, cinque anni prima del ritrovamento dell’esemplare di Maxberg, è il più piccolo degli scheletri conosciuti di Archaeopteryx, ma è quasi completo; inizialmente venne scambiato per un piccolo rettile simile a Compsognathus, errore comprensibile dal momento che la lastra che contiene il fossile non mostra impronte di penne.

Solo nel 1970, illuminando il fossile con luce radente, Franz Mayr dell'Università di Eichstätt riuscì a individuare le impronte quasi impercettibili delle penne delle ali  e della coda.

Di tutti gli Archaeopteryx noti, l’esemplare di Eichstätt è quello con il cranio meglio conservato. Analisi condotte recentemente con la tomografia computerizzata hanno dimostrato che l’articolazione del quadrato [1] con la scatola cranica è del tutto simile a quella degli uccelli attuali. Basandosi sulla curvatura all'indietro del collo, sulle condizioni di conservazione e sulla posizione - identiche a quelle dell'esemplare di Berlino - si può ipotizzare che entrambi gli animali siano morti allo stesso modo.

Certamente l’esemplare di Eichstätt non morì di vecchiaia: le piccole dimensioni dello scheletro fanno pensare che si trattasse di un animale in giovane età. Le ossa metatarsiche non mostrano segni di fusione, contrariamente al più grosso esemplare di Maxberg. Oltre a ciò manca la furcula, benché per il resto lo scheletro sia completo. La spiegazione più plausibile è che essa fosse ancora cartilaginea e non ossificata quando l’animale morì e che di conseguenza non si sia conservata allo stato fossile.

Un'altra caratteristica del piccolo Archaeopteryx di Eichstätt è la relativa lunghezza delle zampe, che dimostra come le ossa degli arti posteriori si sviluppassero prima delle ali e del resto del corpo. Può darsi che i giovani Archaeopteryx avessero bisogno di zampe ben sviluppate per la locomozione, perché l’attitudine al volo compariva in età più matura.

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[1] Il quadrato è un osso pari derivato dall’ossificazione della porzione prossimale della cartilagine palatoquadrata, ha forma irregolare ed è disposto anterolateralmente alla regione otica del cranio. Inferiormente è connesso al processo articolare della mandibola, superiormente raggiunge il periotico e lo squamoso, anteriormente si connette allo pterigoideo e al quadratogiugale. Infine, con un processo anteriore, si estende sino all’orbita.